da Maria Letizia Panerai | Mag 3, 2024
Pietro Vella è un professore di lettere in un liceo alla periferia di Roma. È molto amato dai suoi allievi, meno da alcuni colleghi. Nell’insegnare applica quella che lui definisce “la didattica degli affetti”, una metodologia che negli anni attirerà l’attenzione del Ministero permettendo a Pietro di diventare un apprezzato autore di testi volti a migliorare l’efficacia dei metodi di insegnamento.
Pietro è particolarmente attratto dall’intelligenza acuta di una sua allieva, Teresa Quadraro. Ma quando la classe consegue la maturità, della ragazza Pietro ne perde le tracce. A distanza di un anno scopre da alcuni suoi ex compagni di classe che Teresa non ha continuato gli studi e lavora come cameriera in una trattoria. Pietro allora decide di andare a trovarla per convincerla ad iscriversi alla Facoltà di Matematica, materia in cui eccelleva al liceo. Ma appare evidente che sotto quell’interesse ci sia altro da parte dell’ex professore. Tra i due inizia, con alti e bassi, una relazione che dura qualche anno, periodo durante il quale Teresa riesce a laurearsi. A suggellare questo legame, che si spezzerà di lì a poco con il trasferimento di Teresa in America, sarà una reciproca confidenza che i due amanti si faranno. Un segreto inconfessabile che, sulla scia della passione i due si scambiano per legarsi per sempre, oltre l’amore, oltre il rapporto quotidiano di coppia. Allo spettatore non è dato sapere cosa i due si confidano. Ciò che sicuramente sappiamo è che il segreto di Pietro è più grave di quello di Teresa: se lei decidesse di rivelarlo, lo rovinerebbe per sempre.
Lucchetti riesce, con questo film, a farci navigare nella psiche del protagonista in una sorta di ossessione che lo accompagnerà tutta la vita, rappresentata da quel segreto condiviso. Pietro si sposerà con Nadia, avrà una figlia e diventerà una personalità nel suo campo. Ma Teresa in tutte le fasi della sua vita continuerà a materializzarsi come un fantasma o una persona reale e con lei il macigno di quel segreto.
Basato sull’omonimo romanzo di Domenico Starnone e sceneggiato dallo stesso Lucchetti in coppia con Francesco Piccolo, Confidenza rappresenta un viaggio nell’animo di Pietro, nel suo reale sentire, nelle sue paure più intime, nella sua insicurezza, in completa contrapposizione con il suo status pubblico di uomo di successo. Ricco di sfumature, il film presta il fianco a tante interpretazioni, facendo camminare il protagonista sempre su un filo, con la perenne paura di cadere giù per essere andato “oltre”. Un uomo diviso tra l’apprezzamento degli altri e la sua cattiva coscienza che lo fa sentire sempre inadeguato, frustrato. Cast eccellente, su cui primeggia Elio Germano in uno dei suoi tanti ruoli di grande spessore.
data di pubblicazione:3/05/2024
Scopri con un click il nostro voto:
da Giovanni M. Ripoli | Mag 2, 2024
È ispirato, alla lontana, dall’omonima serie TV degli anni ’80, in Italia, Professione Pericolo. Si narra di un abile stuntman, Colt, cascatore, controfigura di un attore becero ma famoso, coinvolto in una serie di avventure, incredibilmente rischiose, nel tentativo di riconquistare la donna dei suoi sogni.
Come descrivere un ruolo professionale, fondamentale nei film di azione, renderlo personaggio simpatico e affascinante e al tempo stesso, parlare di se stessi? Lo sa bene David Leitch, uno che quel lavoro lo ha fatto per anni ed oggi, in qualità di regista, ne celebra il mito. Per la verità, è un po’ che il nostro si cimenta alla regia con risultati altalenanti (Atomic Blonde, Deadpool 2, Fast&Furious, discreti, John Wick, Bullet Train, buoni). Con The Fall Guy realizza certamente il suo miglior film. Una pellicola, occorre dirlo, che può dividere spettatori e pubblico in quanto ha il pregio/difetto di accarezzare più generi che si confondono, direi volutamente, fra loro. È un action movie? Si! E dei più scanzonati e movimentati. È un film sul cinema? Certamente si! È un Thriller? In buona parte. Ma è anche una commedia sentimentale? Certo! Ecco allora che il coacervo che ne viene fuori potrebbe far pensare o a un esagerato guazzabuglio o a uno spettacolo globale, a seconda dell’approccio personale. Onestamente ho trovato The Fall Guy estremamente dinamico, ironico, divertente, adrenalinico. Ricco di spunti scoppiettanti in tutti i sensi (c’è il record di otto scappottamenti di un auto, al cinema mai visto prima!), di gags brillanti, di scene mozzafiato, di continue citazioni da cinefili, di attori in gran forma. In buona sostanza, un mix di situazioni un riuscito pastiche, che finisce per coinvolgere lo spettatore., pur con qualche inevitabile pausa. La trama è semplice, ma ben articolata. Il protagonista Colt Seavers, uno straordinario Ryan Gosling, è uno stuntman che dopo un incidente imprevisto, non lavorerà per diciotto mesi. Si allontanerà dalla dolce fidanzata Jody (Emily Blunt, finalmente in un ruolo brillante), divenuta nel mentre regista a pieno titolo di un rozzo film di fantascienza che si gira a Sidney. Mi fermo qui perché succede di tutto e di più al ritorno di Colt, controfigura del bolso protagonista del film in lavorazione. Ci saranno complotti, rocamboleschi inseguimenti (nelle strade di Sydney e nel mare di fronte alla Opera House), voli surreali, botte da orbi (picchiano duro anche le girls) e scene che neanche James Bond o Mission Impossible…! La narrazione, spettacolare come non mai, è però sempre intrisa di ironia alleggerita da siparietti rosa e da una celata critica allo star system hollywoodiano.
Altro merito, non da poco, l’assenza inconsueta di volgarità, cosi come la presenza di una robusta e variegata colonna sonora. Dunque, non di capolavoro trattasi, ma certamente di un onesto spettacolo per tutti, in linea col concetto di un divertimento costato solo 130 milioni di dollari, come solo il buon cinema sa offrire. Un film che anche nel post- finale rende omaggio agli stuntmen, figure spesso misconosciute ma essenziali, per la buona riuscita dei film d’azione. Proprio come quel David Leitch degli inizi, oggi affermato regista.
data di pubblicazione:2/05/2024
Scopri con un click il nostro voto:
da Paolo Talone | Mag 1, 2024
(Spazio Diamante – Roma, 29 aprile 2024)
Lo Spazio Diamante, a due passi dal cuore pulsante del quartiere romano del Pigneto, fresco di restauro in parte grazie ai fondi del PNRR che hanno permesso di insonorizzare per ora due delle tre sale di cui è fornito il teatro, ospita la quinta edizione di inDivenire. Dal 2017 il festival, “nato per dare vita e forma a un’intuizione” su idea di Alessandro Longobardi e per la direzione artistica di Giampiero Cicciò, è un’opportunità offerta alle compagnie che vogliono mettersi in gioco e non hanno a disposizione o fanno fatica a trovare i mezzi necessari per realizzare i progetti che hanno nel cassetto. Una vetrina per mostrare le novità, ma anche un’occasione preziosa per misurare l’andamento dei nuovi linguaggi della scena.
Da un centinaio di lavori visionati ne sono stati scelti 19 che saranno presentati in scena in forma di studio da martedì 30 aprile a sabato 11 maggio. Con orgoglio Giampiero Cicciò fa notare una forte presenza femminile di nove registe e otto autrici, in contrasto con il panorama dei cartelloni italiani. A inaugurare la kermesse è stato Filippo Timi che la sera di lunedì 29 ha presentato il suo Studio per una danza dei sette veli, ispirato a Salomè di Oscar Wilde. Diverse le tematiche che saranno trattate, tra cui spiccano i problemi generazionali legati alla solitudine, le difficili questioni sociali e ambientali, la voglia di vedere un mondo trasformato e migliore. inDivenire è un festival giovane, fatto da e per i giovani con tutto il loro travolgente entusiasmo e forza creativa.
Ogni compagnia avrà a disposizione trenta minuti per dare vita alla propria idea e convincere il pubblico e la giuria di esperti che, presieduta da Giampiero Cicciò, è composta da Annalisa Canfora, Marianna De Pinto, Gianni Guardigli, Rossella Marchi, Giuseppe Marini, Luciano Melchionna e Andrea Pocosgnich. Al termine di ogni rappresentazione le compagnie potranno dialogare e approfondire le motivazioni dei loro lavori con il pubblico negli incontri moderati da Giampiero Cicciò e Andrea Pocosgnich. La serata di premiazione, presieduta da Pia Lanciotti, è prevista per il 12 maggio. Le compagnie premiate avranno la possibilità di sviluppare la loro messinscena di trenta minuti in un vero spettacolo che verrà inserito nella prossima stagione teatrale dello Spazio Diamante.
È possibile consultare il programma del Festival inDivenire qui Home | Festival inDivenire
data di pubblicazione:1/05/2024
da Antonio Jacolina | Apr 29, 2024
Regno del Bhutan 2006. Un anziano Lama di un piccolo villaggio alle pendici dell’Himalaya apprende dei cambiamenti derivanti dalla decisione del Re di far votare per la prima volta il suo popolo. Chiede allora al suo giovane discepolo di portargli un fucile prima della Festa della Luna Piena, data fissata per la simulazione delle votazioni. Contemporaneamente, un trafficante di armi americano entrato di nascosto nel Paese è con il suo interprete alla ricerca di un vecchio fucile dall’inestimabile valore. Lo stesso fucile…
L’opera seconda del regista bhutanese è stata presentata con discreto apprezzamento all’ultima Festa del Cinema di Roma. Lontano emulo di Tarantino il nostro autore ci rappresenta alcune storie parallele che si intrecciano e poi si collegano tutte fra di loro nel sorprendente finale. Con humour e grazia, sullo sfondo un paese pacifico, idilliaco e rurale come è il Bhutan, l’autore gioca con tutti gli effetti paradossali e comici dei cambiamenti sociali, culturali e politici decisi top-down dal Governo del piccolo Regno.
All’epoca, ultimo fra gli stati, ad aver avuto accesso alla televisione e ad internet, il Bhutan si sta preparando anche divenire la più giovane democrazia e ad imparare quindi come e perché si deve votare. Con cuore ed ironia, con scetticismo ed ottimismo e con una sottile suspense il regista disegna tutta una serie di personaggi. Ci narra le loro singole storie con acuta semplicità, realismo ed eleganza senza mai perdere il doppio fil rouge che tutte le unisce: la ricerca del fucile e gli effetti surreali e comici degli imprevisti cambiamenti legati alle elezioni.
La regia governa la narrazione con giusto ritmo in una gradevole alternanza fra le varie vicende narrative e con i toni leggeri della commedia. Il risultato è di certo un piccolo film, però un film gradevole, interessante e ricco di suggestioni che fa sorridere e che rasserena con i suoi paesaggi ed i suoi interpreti. Nel contempo ci fa anche riflettere sul valore delle tradizioni culturali secolari allorché poste davanti ai processi innestati dal cambiamento, dalla modernizzazione e dall’occidentalizzazione.
data di pubblicazione:29/04/2024
Scopri con un click il nostro voto:
da Giovanni M. Ripoli | Apr 29, 2024
Documentario sulla vita e le prestigiose opere di Anselm Kiefer . L’artista tedesco, pittore e scultore è considerato uno dei più grandi artisti tra il XX e XXI secolo. Il pluripremiato regista, Wim Wenders ci regala uno straordinario lungometraggio sul Maestro tedesco. Un affresco girato con la tecnica del 3D che ne esalta attraverso allegorie, figure, installazioni, forme e contenuti, l’importanza del suo percorso artistico ed esistenziale
Come raccontare un artista, come renderlo personaggio autentico e affascinante. Lo sa bene un grande cineasta quale, Wim Wenders che, non pago del successo di Perfect Days, ci regala un’ennesima perla della sua straordinaria filmografia. Di recente, si assiste al proliferare di docu-film sulle vite e opere di artisti e musicisti, non ultimo, quello su Edward Hopper. Quasi sempre, tocca dirlo, si tratta di onesti compitini ben svolti e improntati sul grado di interesse che generano presso il grande pubblico i personaggi coinvolti. In questo caso, invece, tutto viene stravolto dall’aspetto visivo (un consapevole utilizzo del 3D), dalla tecnica magistrale di Wenders, dall’imponenza delle opere di Kiefer, come dai luoghi e dalle storie narrate. Niente viene lasciato al caso, si parla, e spesso è l’artista stesso (ripreso ora bambino, ora giovane adulto, ora uomo maturo) a farlo attraverso le sue parole. Si racconta a tutto tondo, in modo a volte cruento, a volte poetico, sempre sontuoso, un uomo e il suo percorso esistenziale e artistico. Anselm, artista monumentale, sognatore, indagatore dell’animo umano, consapevole fustigatore dei costumi, capace anche di terribili provocazioni, per esempio, ai danni dei suoi stessi compatrioti, allorché poco inclini o pigri nel rinnegare il nazismo. Come l’uomo, geniale e controverso, così la sua opera fatta di eccessi, di ombre e di colori, di materia viva, di fuoco e di fango, di misteri ed alchimie, di angeli e diavoli anche contemporanei.
La narrazione, però, non è mai didascalica e ovvia, ma procede per sbalzi e continui salti temporali, in grado di illuminare i progetti, le ispirazioni, il processo creativo di un uomo e di tutta una vita al servizio dell’arte e della conoscenza. Un’esperienza unica, un ritratto di artista, volto a far conoscere ad un pubblico più vasto un supremo artista contemporaneo e la sua monumentale produzione. Wenders con questo lavoro torna ai fasti del documentario, Il Sale della Terra sul fotografo Sebastiao Salgado che gli valse diverse candidature agli Oscar.
Prodotto da Road Movies e distribuito in Italia da Lucky Red. L’uscita del film in Italia è prevista per il 30 di aprile.
data di pubblicazione:29/04/2024
Scopri con un click il nostro voto:
da Antonio Jacolina | Apr 27, 2024
Bernadette (Catherine Deneuve) moglie del Presidente Jacques Chirac è stata la Première Dame di Francia dal 1995 al 2007. Vissuta nell’ombra di un leader politico ambizioso, in realtà è stata la vera artefice del suo successo. Ritenuta poco carismatica, antiquata ed austera è messa in disparte per lasciare la ribalta al Presidente. Ritiene però che sia giunto il momento per rivendicare il suo posto al sole. Con la forza tranquilla della sua intelligenza, con astuzia, garbo e dignità ribalterà la sua immagine e …
La moglie del Presidente è il film che ha chiuso la XIV edizione di Rendez-Vous Festival del Nuovo Cinema Francese tenutosi recentemente a Roma. E’ anche il film d’esordio di Léa Domenach già affermata sceneggiatrice. Un riuscito e gradevole incrocio fra un biopic stravagante ed una fiction liberamente ispirata a fatti e personaggi assolutamente reali. Un falso biopic, come precisato con humour ed autoironia fin dalle prime immagini, che si prende con garbo la libertà di mescolare il vero ed il verosimile con una punta di immaginario. Come nell’arte culinaria il risultato è tutta questione di giusti dosaggi così anche il film della Domenach si basa tutto sul giusto equilibrio fra la veridicità dei fatti narrati e la libertà fantasiosa con cui vengono rappresentati.
La regista e la sua cosceneggiatrice riescono ad evitare la trappola dei biopic agiografici e ci regalano una commedia agrodolce, tenera e graffiante. Nel sottofondo di una pungente satira politica, il ritratto di una donna in egual misura ignorata ed apprezzata che dietro le quinte ha favorito l’affermazione del marito. Una moglie accantonata che decide di recuperare con stile il suo ruolo e affermare la propria individualità e l’immagine personale e pubblica. Più che di femminismo il film parla di autoaffermazione ed egualitarismo. Una storia di emancipazione intellettuale e politica ben sviluppata con il giusto humour e garbo anche quando si toccano le realtà più intime e dolorose del personaggio e della sua famiglia. La rivincita di una donna determinata a non essere più solo un bel soprammobile. Come non riandare allora con la memoria alla protagonista (sempre la Deneuve) di Potiche il bel film di F. Ozon del 2010!
Il punto forte del film è certo l’ottima sceneggiatura, ma il vero colpo di genio è avere convinto la Deneuve ad interpretare la figura di Bernardette Chirac. L’attrice gioca nelle sfumature e più che imitare l’aspetto fisico sa cogliere lo spirito del personaggio con i diversi toni di recitazione. Attorno a lei una corte di comprimari di buon livello. Fra tutti spicca Denis Podalydès nei panni del consigliere per la comunicazione. La regista dirige in modo classico e lineare senza particolari guizzi ma ha un buon senso del ritmo e della narrazione. I dialoghi sono cesellati al dettaglio ed estremamente curati ed autentici. La moglie del Presidente è un film nella media delle buone commedie francesi. Un film senza eccessive pretese però ben recitato, che fa sorridere e sa essere piacevole ed arguto e non annoia mai.
data di pubblicazione:27/04/2024
Scopri con un click il nostro voto:
da Daniele Poto | Apr 26, 2024
con Fioretta Mari, Patrizia Pellegrino, Blas Roca Rey, regia di Luca Pizzurro
(Teatro Manzoni – Roma, 25 aprile /12 maggio 2024)
Commedia brillante con un pizzico finale di dramma dolceamaro. Il prolifico Gianni Clementi, il più produttivo autore di teatro del secondo millennio sforna un’altra godibile messinscena partendo dal mestiere più antico del mondo.
Separate da una generazione Mari e Pellegrino cuciono una perfetta sinergia interpretativa condendo i dialoghi rispettivamente con il dialetto siciliano e quello napoletano. Protagoniste due prostitute che sono entrate in regime di pensione e che cercano di evitare riferimenti all’antica professione anche se fidati clienti ancora chiamano e vengono dirottati da altre donne più disponibili. Un ipotetico viaggio a Sharm El Sheik dovrebbe essere il punto di sutura tra vecchia e nuova vita. Ma dato che il futuro si può programmare fino a un certo punto nella loro vita irrompe un autorevole protagonista della vita italiana che si manifesta come frequentatore di un trans brasiliano e compare con reggicalze in posa e mise inequivocabile. La disponibilità a coprirlo va lautamente ricompensata e dopo una veloce trattativa viene messa a disposizione una cifra importante e un viaggio premio e non più nel vicino Egitto ma nelle più esotiche Barbados. Se non che non tutto va come dovrebbe andare. Testo pieno di battute, doppi sensi e qualche funzionale parolaccia per un pubblico di buona disponibilità. Paga in termini teatrali l’eloquio pieno di citazioni del Vip rispetto alla grana grossa delle due donne e i battibecchi continui della coppia incerta su come cambiare la propria esistenza. Un fondale efficace per divagazioni umoristiche. Pellegrino profonde impegno, Mari un collaudato mestiere. E quando leggi le loro date di nascita ti stupisci per la loro intatta vitalità e capacità di trasformazione dopo aver attraversato vari mondi di recitazione, dalle scuole alla televisione.
data di pubblicazione:26/04/2024
Il nostro voto:
da Paolo Talone | Apr 26, 2024
con Fabio Albanese, Alessandro Bernardini, Luca Carrieri, Matteo Cateni, Chiara Cavalieri, Christian Cavorso, Sara Cavorso, Viola Centi, Massimiliano De Rossi, Massimo Di Stefano, Michele Fantilli, Marcello Fonte, Gabriella Indolfi, Giulio Maroncelli, Piero Piccinin, Giancarlo Porcacchia, Fabio Rizzuto
(Teatro India – Roma, 23/28 aprile 2024)
Il Teatro di Roma ripropone uno spettacolo di grande successo, Destinazione non umana della compagnia stabile Fort Apache Cinema Teatro composta da attori ed ex detenuti, tutti professionisti del palcoscenico. In scena i relitti di sette cavalli da corsa ormai vecchi in attesa di una destinazione definitiva. (foto di Jo Fenz)
Erano partiti in sette, ma sono arrivati in cinque al traguardo della vita. Uno si è perso, rivoltoso e indomabile, che nessuna briglia poteva tenere fermo. Un altro è esploso in mille baluginanti pezzi cercando la gloria nella corsa. Bello ma fragile, lo avevano chiamato Cristallo. Chi è rimasto ora è riversato tra i propri escrementi nell’abbeveratoio su cui è inciso il numero di pettorina con cui correva. Una bara senza coperchio a un passo dalla morte, in attesa di essere appeso al gancio dell’ammazzatora per diventare carne da macello o di essere venduto a un circo.
Vecchi e malati, i cavalli da corsa protagonisti del racconto di Valentina Esposito, fondatrice, regista e drammaturga della compagnia Fort Apache che coinvolge attori professionisti e attori ex detenuti o detenuti in misura alternativa che hanno intrapreso un percorso di professionalizzazione e inserimento nel sistema dello spettacolo, non sono né vivi né morti. Sospesi in un limbo sono privati della libertà di poter compiere qualsiasi scelta. Ricordano il passato, glorioso certamente, ma manipolato per il divertimento di qualcun altro. Il materiale su cui riflettere è denso, come densa è la scrittura scenica. La vita e la testimonianza degli attori impegnati sul palco si riversa insieme alla provenienza linguistica e dialettale nella struttura drammaturgica, cucita addosso a loro in maniera eccellente. Il teatro infondo è l’arte di saper trasformare la materia umana in discorso universale.
Il meccanismo narrativo a ritroso ce li mostra adesso da giovani. Spavaldi e inconsapevoli sono già schiavi di un sistema sociale che li sfrutta e li avvelena con sostanze dopanti perché corrano più veloci senza sentire fatica e dolore. Finché riescono a portare risultati tutto va bene, ma quando una zampa si rompe finiscono con morso e briglie ad aspettare la morte. Non va meglio alle femmine, incatenate anche loro in questa terribile favola, il cui unico scopo è quello di mettere al mondo i puledri per la corsa.
La storia personale incisa nel corpo degli attori parla attraverso la tensione dei muscoli, la vocalità rabbiosa, per mezzo del fuoco che si accende negli occhi. Al cuore dello spettatore arriva tutta la forza della passione e dell’impegno di questi artisti per i quali il professionismo è ormai un traguardo acquisito dopo anni di lavoro sulle scene e sul set. Aspettiamo di vedere i nuovi tasselli dell’attività che Valentina Esposito e Fort Apache portano avanti con successo da due lustri.
data di pubblicazione:26/04/2024
Il nostro voto:
da Maria Letizia Panerai | Apr 25, 2024
Prende in prestito il titolo di una sua famosa canzone il film su Amy Winehouse appena uscito nelle sale italiane che restituisce un po’ di umanità al mito dannato di questa fantastica cantante scomparsa a soli 27 anni. E riesce nell’impresa, regalandoci tanta bella musica concentrata in un tempo piccolo che tuttavia restituisce ciò che questa fragile ragazza ci ha lasciato.
“Voglio che la gente senta la mia voce e dimentichi i suoi problemi per cinque minuti. Voglio essere ricordata per la mia voce, per i concerti, per essere stata me stessa”. Marisa Gabrielle Abela è l’attrice britannica che interpreta magistralmente il ruolo di Amy Winehouse. Un romantico biopic che parla dell’artista e delle sue fragilità e del suo unico grande amore, Blake Fielder, interpretato dal convincente Jack O’Connell. Londinese di origini ebraiche, la giovane Amy comincia da giovanissima a muovere i primi passi nel mondo del jazz. Viene incoraggiata dalla nonna Cynthia, sua “icona di tutto”, e dal padre che preferirà farle da manager piuttosto che proteggerla come genitore. Corpo esile, pelle chiara, carattere rissoso, Amy si impone in campo musicale come cantante black. Nella vita nessun uomo sembra riuscire a starle vicino. Sino all’incontro fatale con Blake che la farà gioire e morire. Un amore tormentato e devastante, infedele, tossico. Il film si concentra prevalentemente sulla coppia, sorvolando sulle carenze affettive palpabili dei genitori separati di lei e sui suoi visibili problemi alimentari nati dall’abbandono. Ne emerge il ritratto di una giovane donna fragile che affoga la sua disperazione nell’alcool, in un mondo che la osanna riconoscendole premi importanti, seguita notte e giorno da fotografi e giornalisti.
Il cast di attori è di ottimo livello e Marisa Gabrielle Abela assieme a Jack O’Connell sono bravissimi, in una pellicola molto equilibrata e non banale. Incentrata sul talento musicale della protagonista lasciata sola e senza mezzi a gestire qualcosa di troppo grande e improvviso, Back to Black ci restituisce oltre a tanta bella musica quella inevitabile tenerezza che una così giovane vita può ispirare.
data di pubblicazione:25/04/2024
Scopri con un click il nostro voto:
da Antonio Iraci | Apr 24, 2024
Westalis e Ostania sono due nazioni europee confinanti. Un tempo paesi amici, sono ora impegnati in una vera e propria guerra fredda. Al fine di costruire una possibile condizione di pace, l’agente Twilight si infiltra come spia in Ostania. Per raggiungere più facilmente il suo scopo, si crea una famiglia di facciata sposando Yor e adottando un’orfana di nome Anya…
Per gli amanti del manga, i famosi fumetti che rappresentano un vero e proprio pilastro dell’industria editoriale giapponese, Spy x Family è un film che soddisfa anche le più sofisticate aspettative. Una spy story molto aggrovigliata, coinvolgente e piena di azione adrenalinica. Certo il tutto è rivolto a un pubblico appassionato del genere anche perché la narrazione non si lascia seguire facilmente. Se i protagonisti, i Forger, assumono l’aspetto di membri di una famiglia felice, in realtà nascondono dietro una realtà ben diversa. Loid, come spia, è impegnato nella missione segreta Strix non esente da rischi di ogni tipo. Yor, oltre a sostenere il ruolo di moglie fedele, di fatto è una spietata criminale. Anya, insieme al fido cane Bond, è una figlia adottiva con spiccate doti di telepatia. Ci sono risvolti politici da appianare e il tutto richiede grandi doti di diplomazia. Come al solito non si comprende bene chi siano i buoni e chi i cattivi, ma forse questo non è poi di capitale importanza ai fini della storia. Non mancano le dinamiche affettive di una tipica famiglia, ma ogni cosa è trattata nella maniera giusta. Molta action per un coinvolgimento emotivo forse improprio per coloro che si avvicinano per la prima volta a questo genere di animazione. Ma Tatsuya Endo, autore della serie d’origine, ha concepito un film che può essere seguito anche da coloro che non hanno dimestichezza con i manga. L’autore riesce infatti a introdurre molti personaggi che interagiscono per affrontare una serie di avventure, in un contesto narrativo spettacolare. Forse arriva in sala in una stagione non propriamente adatta, nel film infatti viene creata un’ambientazione tipica natalizia. Ma questa particolarità rende il film più accattivante. Una miscela esplosiva, coinvolgente ma anche eccessivamente condita di super effetti speciali.
data di pubblicazione:24/04/2024
Scopri con un click il nostro voto:
Gli ultimi commenti…