PRESENTAZIONE DELLA STAGIONE TEATRALE 2015/2016   ♦1  TEATRO ELISEO ( E’ E e)

PRESENTAZIONE DELLA STAGIONE TEATRALE 2015/2016 ♦1 TEATRO ELISEO ( E’ E e)

Riapre il teatro Eliseo, la storica struttura che ha rappresentato un caposaldo del teatro romano e italiano in genere. Con la semplice terza persona del verbo essere, E’ il neodirettore Luca Barbareschi intende l’Eliseo come “realtà nuovamente magicamente presente”, ma anche “ E congiunzione  che vorrebbe  “unire e non dividere idee relazioni rapporti”. I giochetti linguistici di Barbareschi indicano quindi la volontà di aprire una nuova fase, fatta di grande positività, scommesse e rinnovamento, sia per la grande realtà di via Nazionale, sia per Il Piccolo Eliseo, l’amato “ridotto” (come lo chiamavano un tempo), una “e” minuscola, ma non meno importante.

Le ultime vicende del nostro protagonista, teatro privato di interesse pubblico, sono state caratterizzate da grandi vicissitudini, che raccontandole avrebbero come sfondo il periodo difficilissimo e complesso che la capitale e il paese stanno, purtroppo, ancora attraversando. Dopo una chiusura repentina e preoccupante – sia per i dipendenti della società che per cittadini e operatori culturali, artisti, maestranze – si annuncia l’imminente riapertura fissata al 29 settembre, non prima del termine dei lavori di ristrutturazione, previsti in estate, ma con la nuova stagione 2015/2016 già realizzata e ricca di sorprese.

Quello che stiamo costruendo e restaurando è uno spazio polifunzionale che usufruisce di due sale da utilizzare per prosa, musica, incontri culturali, biblioteca” – dichiara Barbareschi in conferenza stampa. Continua “un organismo eterogeneo e sfaccettato, per un investimento a tutto campo, ben radicato nel contesto di una città complessa”.

Il palco dell’Eliseo grande propone un cartellone di dodici spettacoli, sia produzioni interne che esterne, e relative coproduzioni: si spazia dai classici (Chechov, Schnitzler, Pinter,  Chaplin, e ovviamente il Bardo…) alla drammaturgia contemporanea, dove non mancano autori italiani; ma è il piccolo Eliseo, pochi metri più in là, a farsi depositario dei testi più attuali (per dirne uno il Sorrentino cineasta con Hanno tutti ragione (protagonista Iaia Forte), poi Paravidino, Vacis, Carlotto, Labute) Tanti i registi del panorama italiano più consolidato ma anche più promettente, tanti gli attori, dai nomi più altisonanti a quelli un po’ più emergenti: fra questi spiccano lo stesso Barbareschi, immancabile, Ugo Pagliai, Filippo Dini, Lunetta Savino, Paola Quattrini, Michele Placido, Gabriele Lavia, Stefania Rocca, Carlo Cecchi, Eros Pagni, Alessandro d’Alatri, Tosca e Venturiello e dulcis in fundo Francesco Scianna e Ambra (nel citato Pinter).

Un nuovo complesso, articolato e invitante, senza contare le attività collaterali, che nei particolari sono da considerarsi ancora segrete. Così il grande attore e regista getta le basi per un grande rilancio, in linea con quasi un secolo carico di storia – il teatro di prosa preferito dai romani nel 2018 sarà centenario.

Tuttavia, in questo quadro di risorse, non mancano due perplessità, l’inizio degli spettacoli alle ore 20.00 ma soprattutto la concreta apertura di una scuola di recitazione, vera piaga fallimentare di tutto il teatro italiano e delle attuali contingenze professionali degli attori nostrani, ormai saliti a numeri immaginabili e non gestibili.

Comunque, mentre le istituzioni e gli enti locali, con l’assessore Giovanna Marinelli in testa, salutano il nuovo direttore, per il momento, da noi, “lunga vita al TEATRO ELISEO !

data di pubblicazione 11/06/2015

B.L.U.E. IL MUSICAL COMPLETAMENTE IMPROVVISATO

B.L.U.E. IL MUSICAL COMPLETAMENTE IMPROVVISATO

(Fonderia delle arti – Roma, 7 giugno 2015)

Domenica 7 Giugno, alla Fonderia delle arti, andrà in scena l’ultima replica di Blue, il Musical completamente improvvisato, della Compagnia dei Bugiardini. Ma forse dovremmo scegliere meglio le parole con cui descriverlo, perché di replica non si può tecnicamente parlare. Se non avete mai assistito ad uno spettacolo d’improvvisazione, la visione di Blue potrebbe essere un ottimo inizio. Non si può parlare di  replica perché lo spettacolo non è mai uguale a sé stesso, in quanto esplode sul palco seguendo lo scoppio della miccia lanciata dal pubblico, e si sa, le esplosioni non possono che essere tutte diverse! Accolto dai due musicisti a vista, sulle note di quella che sarà una trama melodica ispirata alle atmosfere dei musical di Broadway, il pubblico avrà il compito di decretare luogo di ambientazione della storia e titolo del musical stesso, proponendoli, con urla più o meno scomposte, agli attori in scena. Potrà accadere, così, come lo scorso 31 Maggio, di trovarsi ad assistere allo spettacolo Servizio in camera ambientato in un Grand Hotel appena promosso ad avere la quarta stella e di veder trasformare gli attori, entrati in scena come sé stessi,  in allegre villeggianti o in lavoratori indefessi, nella prestazione del servizio in camera! E se nei musical, spesso, ci si ritrova ad ascoltare canzoni pretestuose, tasselli funzionali della narrazione senza valore autonomo dal punto di vista musicale, nel caso di Blue lo stupore, l’ammirazione e il divertimento non lasciano mai lo spettatore mentre assiste all’atto creativo che gli attori mettono in scena inventando di sana pianta testo e arabeschi vocali intorno al canovaccio melodico.  Potremmo anche parlare di sfondamento non solo della quarta ma anche di una quinta ipotetica ed iperbolica parete, per la possibilità di intravedere, in scena, mascherate da esilaranti battute,  le piccole lotte di  potere tra i vari attori e personaggi, che creano la dinamica della rappresentazione. D’altronde, in uno spettacolo in cui non esiste un testo e una storia preordinata, agli attori e ai loro personaggi è lasciato il compito di diventare autori nel momento stesso in cui sono interpreti. Assistere ad un tale percorso creativo, soprattutto se demandato ad un gruppo di attori affiatati, intonati (e non sempre è scontato nei musical!) e scanzonati, è qualcosa di estremamente affascinante ma soprattutto, molto divertente. Consigliatissimo! Da quattro stelle!

 

data di pubblicazione 06/06/2015

UN TERRIBILE AMORE di Catherine Dunne – Guanda, 2015

UN TERRIBILE AMORE di Catherine Dunne – Guanda, 2015

Pilar e Calista due donne molto differenti tra loro.

Senza conoscersi e nulla sapendo una dell’altra, si incontreranno di sfuggita nella bottega di un antiquario di Madrid.

I loro destini già indissolubilmente uniti dall’amore sbagliato per due uomini di una stessa famiglia: la loro vita parallela culminerà in un tragico evento che segnerà ancora di più le loro vite, un omicidio.

Calista, irlandese di buona famiglia, ancora adolescente scambia per amore l’ansia di controllo di Alexandros, bellissimo trentenne cipriota, e se ne innamora perdutamente.

Rimasta incinta non può, nella cattolica Irlanda della metà degli anni ’60, che sposarlo e andare via con lui con la promessa della felicità dell’eterno amore. Ma troppo presto imparerà che l’amore adolescenziale che le ha cambiato la vita è in realtà un amore violento, rancoroso e privo di ogni forma di rispetto, un amore ricco di menzogne che la sconvolgerà fino alle estreme conseguenze.

Pilar, figlia di contadini spagnoli, dopo una infanzia di stenti si riscatterà grazie ai sacrifici e alla tenacia della propria madre, ma cadrà vittima di un amore imprevisto che disorienterà la sua vita così ordinatamente costruita.

“Pilar si concede di buttarsi a capofitto in un futuro avventato. È un futuro che cancella ogni sua prudenza, che si fa beffe del suo schermirsi, che rivolta le sue certezze come le maniche di un maglione consunto. Quel pomeriggio Pilar è perduta, lo sa”; perduta a causa del suo amore per Petros, uomo “fedele” alla propria famiglia e padre di Alexandros, amore che la porterà alla rinuncia più grande che una donna possa mai compiere.

È la Catherine Dunne che abbiamo imparato a conoscere e apprezzare, con le sue protagoniste femminili di La metà di niente o di Se stasera siamo qui, in guerra contro un mondo maschile. Donne determinate e piegate dal dolore e dalle rinunce, capaci di un immenso amore che si può trasformare in un immenso odio e che, con infinito coraggio, percorrono la vita e in alcuni casi mettono in atto terribili vendette.

È ARRIVATA MIA FIGLIA di Anna Muylaert, 2015

È ARRIVATA MIA FIGLIA di Anna Muylaert, 2015

Insieme alla figlia della protagonista (titolo italiano: È arrivata mia figlia), arriva in sala dal 4 Giugno un film brasiliano che ha già conquistato il consenso e il premio del pubblico al Festival di Berlino. A che ora torna? potrebbe essere la traduzione letterale del titolo originale ma anche una domanda di fondo che ci introduce nel tema del film: il confronto tra due mondi, due epoche. Il vecchio Brasile, cresciuto e costruito , non solo metaforicamente, ma anche a livello architettonico, dentro e fuori le abitazioni, dividendo lo spazio e le classi sociali, ma separando anche le madri dai figli, quelle ricche dai loro pargoli affidati alle bambinaie che a loro volta sono costrette ad “abbandonare” i loro figli in luoghi lontani, lasciandone la cura ad altri. Il  nuovo Brasile, rappresentato dalla figlia che arriva e rompe gli schemi, le regole, invade gli spazi, oltrepassa la soglia della porta della cucina (titolo della sceneggiatura). La comunicazione, difficile, tra questi due mondi, passa e si declina attraverso le immagini, una su tutte la bella scena del dialogo tra Val e sua figlia mentre sono sull’autobus che le porta nella casa dove Val vive e lavora come bambinaia da 13 anni: Val guarda la figlia e le parla, ma Jessica invece guarda fuori, poggia il suo sguardo  dove sua madre non ha mai osato fare, al di là di quella porta della cucina, verso il futuro, su una laurea in architettura, perché pensa che l’architettura sia uno strumento di cambiamento sociale. Val invece parla la lingua del suo vecchio mondo, in cui quando ci offrono qualcosa lo fanno per educazione, sanno che noi rifiutiamo. Dove le porterà questo dialogo? Riusciranno a trovare una sintesi, una lingua comune su cui costruire un’abitazione a loro misura? Troveranno il coraggio di tuffarsi nell’ignoto di acque che confluiscono da mondi così diversi?Per saperlo non rimane che immergersi nella visione di questo film,  terzo lungometraggio della regista Anna Muylaert. Buona visione di umanità.

data di pubblicazione 01/06/2015


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UNA STORIA SBAGLIATA di Gianluca Maria Tavarelli, 2015

UNA STORIA SBAGLIATA di Gianluca Maria Tavarelli, 2015

E com’è casa tua?, chiede Khaleed (interpretato dal bravissimo Mehdi Dehbi) a Stefania (Isabella Ragonese). La risposta dell’errante Stefania (e dello spettatore) è inevitabilmente come qui. Una Storia Sbagliata di Gianluca Maria Tavarelli, ambientato durante la seconda guerra del Golfo, è un coraggioso e inedito viaggio nel Sud iracheno che accompagna un altro altrettanto difficile percorso: quello di Stefania, siciliana di Gela innamoratissima del marito Roberto (Francesco Scianna), la quale, avvolta nella sua fredda corazza di rabbia e risentimento, prende il primo aereo della sua vita alla disperata ricerca della verità sulla scomparsa dell’uomo che ama e dell’uomo iracheno ha sconvolto le loro esistenze. In un perfetto alternarsi di flash back tra la storia d’amore di Stefania e Roberto, tanto semplice quanto vera e speciale (ormai il suo passato), e la ricerca della verità in Iraq, la protagonista compie un viaggio dell’anima che probabilmente ogni donna, protagonista suo malgrado di una “storia sbagliata”, avrebbe voluto compiere dopo il rientro in Italia della salma del proprio padre, del proprio marito, del proprio figlio. I tramonti sul mare e sulle torri fumanti del Petrolchimico di Gela e le “solfatare” di petrolio fumanti lungo le strade del Kuwait non sono poi così diverse e lontane. Il fil rouge dell’oro nero segna i paesaggi, le vite, le sofferenze, la speranza di un futuro migliore e le malformazioni dei bambini siciliani e iracheni rendendoli un popolo unico: un popolo solo. Dalla ricerca incosciente della protagonista dove tutto sembra esser governato dalla regola “corrotta” Io ti pago, pago te e pago chi mi da informazioni, il percorso dell’anima si conclude con la forte dolcezza dell’incontro delle “due vedove” e dei loro sguardi silenziosamente eloquenti.

Un’ottima Isabella Ragonese e una matura interpretazione di Francesco Scianna che finalmente mette a nudo il suo talento spogliandosi dei panni del bel tenebroso maledetto in stile anni ‘60/’70. Il film di Gianluca Maria Tavarelli racconta un viaggio dentro noi stessi guidandoci verso la comprensione e l’abbattimento dei pregiudizi. Dal 4 giugno da non perdere!

 

data di pubblicazione 01/06/2015


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AMERICA OGGI di Robert Altman, 1993

AMERICA OGGI di Robert Altman, 1993

Film cult super premiato a Venezia, capolavoro di Altman che ci presenta un’America falsa, indifferente, direi anche molto cinica.

Varie storie si intrecciano (titolo originale: short cuts) tutte brevi ma montate ad incastro come in un complicato puzzle, storie che vanno e vengono e si esauriscono. Le vite interiori che osserviamo ci lasciano sbigottiti, con l’amaro in bocca, e ci danno un volto insolito di questa America del grande benessere sociale. Un quadro tutto americano che valeva più di venti anni fa, quando il film uscì nelle sale, ma che vale esattamente anche per l’oggi di oggi. La sostanza non è cambiata.

Il cast? Tutto di altissimo livello: Anne Archer, Jack Lemmon, Madeleine Stowe, Tim Robbins, Andie MacDowell, Julianne Moore, Robert Downey Jr., Lily Tomlin, Jennifer Jason Leigh,  tanto per citarne alcuni.

Tutto eccezionale tanto che la giuria di Venezia istituì un premio speciale da assegnare all’intero cast.

L’America ci suggerisce a tavola il tacchino, ma la ricetta che proponiamo ha un sapore speciale, non da Thanksgiving: il brasato di tacchino.

INGREDIENTI: una coscia di tacchino già tagliata aperta (per quattro persone)- una cipolla – 300 grammi di funghi champignons – due carote – sale e pepe q.b. – olio d’oliva q.b. – un litro di vino rosso.

PROCEDIMENTO: Fare soffriggere in abbondante olio d’oliva la cipolla insieme alla coscia del tacchino, facendo rosolare bene da entrambi i lati. Aggiungere i funghi e le carote tagliate a pezzetti. Dopo tre minuti di cottura aggiungere il vino rosso, sale e pepe e lasciare cuocere a fuoco medio e a lungo fin a quando il vino non si sarà ristretto, formando una salsa abbastanza vellutata.

Da servire tiepido, tagliando a fette il brasato, anche con un contorno di purè di patate.

MEDITERRANEO di Gabriele Salvatores, 1991

MEDITERRANEO di Gabriele Salvatores, 1991

Quinto film di Salvatores, che a suo tempo riscosse un notevole successo tra il pubblico, e non solo in Italia, tanto da meritarsi un premio Oscar come migliore film straniero.

Al di là della trama, con questo film il regista sembra avviare un nuovo genere italiano, imponendo alla cinematografia nostrana un proprio stile.

Un gruppo di soldati italiani (principali interpreti: Diego Abatantuono, Claudio Bigagli, Giuseppe Cederna, Claudio Bisio, Gigio Alberti) durante il periodo fascista, si trova a presidiare un’isola greca abitata solo da anziani e donne. Tra queste anche la bellissima prostituta Vassilissa (Vanna Barba) la quale fa l’amore con tutti, ma alla fine si innamora del timido e riservato soldato Farina.

Rimasti completamente isolati, non avendo più contatti radio con il resto del mondo, i soldati passano il tempo oziando.

Successivamente, per caso da un pilota costretto ad atterrare sull’isola per una avaria all’aereo, apprendono che Mussolini non è più al potere e che l’Italia viene adesso liberata dagli Americani.

Mentre tutti tornano finalmente a casa, Farina sposa la bella Vassilissa e rimane a vivere con lei sull’isola.

Questo assolato film di Salvatores, dal sapore tutto mediterraneo, ci suggerisce questa ricetta estiva piena di colore: l’insalata di riso.

INGREDIENTI: 600 grammi di riso flora speciale per insalate – un peperone giallo – un peperone rosso – 200 grammi di provolone dolce – 100 grammi di provola affumicata – 300 grammi di pisellini surgelati – 1 scatola di mais – 2 wurstel – 100 grammi di cetriolini sotto aceto – sale e pepe q.b.- olio d’oliva e aceto bianco.

PROCEDIMENTO: Tagliare i due peperoni, il formaggio, i wurstel ed i cetriolini a pezzetti. Bollire il riso con una cottura al dente, scolare bene e lasciare raffreddare.

Aggiungere i pisellini, precedentemente bolliti in acqua salata, il mais e gli altri ingredienti, tutti a freddo e poi condire come una normale insalata con sale, pepe, olio d’oliva ed una spruzzata di aceto. Riporre in una zuppiera e lasciare per qualche ora a riposare in frigo. L’insalata di riso va servita fredda.

CAFE’ EXPRESS di Nanni Loy, 1980

CAFE’ EXPRESS di Nanni Loy, 1980

Commedia dai risvolti amari, scritta e diretta dal grande Nanni Loy e splendidamente interpretata da Nino Manfredi (nella veste anche di co-sceneggiatore), Cafè Express è un film che parla dell’arte di arrangiarsi di quella fetta d’Italia (oggi sempre più grande) che vive ai margini della società. Michele (Nino Manfredi) è un napoletano cinquantenne che, per mantenere il figlio agli studi, viaggia abusivamente in treno per vendere altrettanto abusivamente caffè caldo ai passeggeri di seconda classe nella tratta tra Vallo della Lucania e Napoli. Film impostato tutto sugli espedienti che si inventa il protagonista per non essere “pizzicato” nell’esercizio abusivo di venditore di caffè, è una delle tante pellicole cinematografiche di questo incredibile regista (sono suoi anche Audace colpo dei soliti ignoti sequel de I soliti ignoti di Monicelli, Le quattro giornate di Napoli, Detenuto in attesa di giudizio, Mi manda Picone, Amici miei atti III) che, sul finire degli anni settanta, inventò la candid camera, strumento oggi considerato “originale” ed intorno al quale vengono ancora costruiti interi show televisivi.

A questo tipo di film non potevamo che abbinare una ricetta dove il caffè è un elemento determinante: il tiramisù.

INGREDIENTI: 500 gr. di mascarpone – 100 gr di gocce di cioccolato fondente – 5 uova – 5 cucchiai da tavola di zucchero e 2 rasi – 100 ml di crema di latte o panna liquida non montata – 1 confezione grande di savoiardi – 3 cucchiai da tavola di cognac – 3 cucchiai da tavola di porto – 1 ciotola grande di caffè appena zuccherato e a temperatura ambiente – cacao amaro per decorare q.b…

PROCEDIMENTO: Preparare una macchinetta di caffè da almeno 4 tazze, facendo attenzione a non farlo molto forte; mettere il caffè ottenuto in una ciotola con 2 cucchiai rasi di zucchero e 3 cucchi di porto, e far freddare il tutto a temperatura ambiente. In un recipiente mettere a montare 5 rossi con 5 cucchiai di zucchero; non appena saranno schiumosi e quasi bianchi, aggiungere i 3 cucchiai di cognac e la crema di latte; alla fine aggiungere i rimanenti 5 albumi montati a neve molto solida che andranno incorporati nei rossi con movimenti delicati, dal basso verso l’alto, per evitare che smontino. Cominciare a foderare il fondo di una pirofila rettangolare con i savoiardi precedentemente imbevuti nella ciotola di caffè e cognac, quindi rovesciarci metà dell’impasto di mascarpone e uova, spolverando il tutto con una manciata generosa di gocce di cioccolato fondente; quindi ripetere lo stato di savoiardi imbevuti di caffè e porto, coprendo il tutto con la metà di crema al mascarpone rimasta. Mettere a riposare il tiramisù in frigo per almeno mezza giornata, coprendo la pirofila con pellicola trasparente. Prima di portare in tavola o servire in porzioni, cospargere la superficie di abbondante cacao amaro (operazione da non fare prima perché il cacao verrebbe assorbito dall’impasto).

 

 

 

IL CARCERE E’ STATO INVENTATO PER I POVERI della Compagnia “In…Stabile Assai”

IL CARCERE E’ STATO INVENTATO PER I POVERI della Compagnia “In…Stabile Assai”

(Teatro Due – Roma, 23 maggio 2015)

Il Teatro, da sempre, è qualcosa che unisce, provoca, denuncia, diverte, cura.

Con lo spettacolo messo in scena dai detenuti di Rebibbia di ieri abbiamo appreso che il Teatro è anche capace di abbattere ogni barriera e di unire chi sta al di qua con quelli che stanno al di là delle sbarre.

La Compagnia nasce da un laboratorio teatrale che l’Associazione Culturale CAPSA Service organizza da qualche anno all’interno della Casa di Reclusione, tra i detenuti comuni, con l’intento di dare voce alle persone che stanno scontando una pena.

Gli stessi detenuti hanno scritto il testo del lavoro ora portato in scena, con la regia di Daria Veronese, composto di brani e poesie letti al pubblico e alternati con una azione scenica che assume spesso un tono divertente e nella stesso tempo realisticamente umano.

Lo spettatore non può fare a meno di essere affascinato da questi frammenti di vita dove non traspare alcuna ombra di astio o aggressività ma al contrario un delicato sentimento di speranza di venir fuori al più presto per abbracciare gli affetti lasciati fuori e riprendere le cose semplici della vita come bere una tazza di caffè al bar.

Qui non c’è spazio per commiserazione, ma semmai com-passione, intesa come condivisione empatica di emozioni comuni.

Un bravo agli attori ed un plauso agli organizzatori all’interno del Penitenziario per aver saputo rendere possibile qualcosa di straordinario e potrei dire finalmente socialmente utile.

 

data di pubblicazione 25/05/2015


Il nostro voto:

YOUTH La Giovinezza di Paolo Sorrentino, 2015

YOUTH La Giovinezza di Paolo Sorrentino, 2015

Deve essere un posto perfetto per rilassarsi, osserva banalmente il “ciambellano” della Regina Elisabetta. E’ soltanto un posto per rilassarsi, risponde il direttore d’orchestra Ballinger (un immenso Michael Caine), che dietro il suo imperturbabile british humor sa benissimo che quell’albergo-oasi di benessere è molto di più. Ballinger, oramai in pensione, non vuole più dirigere alcuna orchestra, nemmeno quella commissionata da Buckingam Palace, a causa del dolore per l’assenza della moglie Melody, melodia di nome e di fatto, visto che sulla sua esistenza ha costruito gran parte della sua brillante carriera. Ogni estate lui e il suo miglior amico, il regista Mike Boyle (Harvey Keitel) si ritrovano in questo luogo incastonato tra le montagne svizzere; Mike, supportato da un gruppo di giovani sceneggiatori, si è arenato nella scrittura corale della terza stesura del suo film, che lui stesso definisce il suo testamento, di cui tuttavia non riesce a trovarne il finale.

Il soggiorno estivo raccontato da Paolo Sorrentino è diverso da ciò che inizialmente appare agli spettatori e di questa diversità sembrano esserne consapevoli solo i due anziani protagonisti. Youth è il continuo confronto tra due generazioni: gli ottantenni e i trentenni, ma in quest’altalena il desiderio di progettare e di guardare avanti non è appannaggio solo dei secondi, perché la giovinezza è qualcosa che può essere legata all’arte, come la musica o il cinema, ma non certo di esclusivo appannaggio dell’età anagrafica. E così le età si mescolano, conta solo il sentire, il desiderare. E come il Maestro Ballinger riesce a scavare dentro se stesso e a vivere il proprio dolore e le proprie emozioni grazie alla figura della figlia Leda, così Leda si trova a ricostruire la sua vita e si riaffaccia all’amore proprio grazie alla convivenza forzata con il padre nel centro benessere. Analogamente, il regista Mike deve circondarsi dell’inesperienza e dell’ingenuità di un variegato gruppo di giovani sceneggiatori per portare a termine la stesura del suo ultimo film, che tuttavia dovrà essere interpretato da una attrice (Jane Fonda) ormai avanti negli anni; e così, in questo continuo scambio vitale tra vecchio e nuovo, anche il giovane attore Jimmy Tree (Paul Dano) prepara il personaggio del suo prossimo film osservando e ascoltando attentamente i movimenti, gli sguardi, i pensieri degli “anziani” che s’incrociano tra la piscina termale, il solarium, i giardini dell’albergo e le passeggiate di montagna.

La Giovinezza rappresentata da Sorrentino è presente in ogni personaggio a cominciare dai due amici ottantenni che ancora ridono delle loro scommesse e guardano al presente con maggiore leggerezza ed incoscienza, lasciando riaffiorare quel sentire giovanile allorquando si confrontano sui ricordi dell’infanzia e su quello del primo amore per la stessa ragazza in età adolescenziale o mentre osservano incantati la bellezza statuaria di Miss Universo mentre nuda si immerge nelle acque della loro stessa vasca termale mostrandosi diversa dal personaggio da copertina patinata.

Non tanto un film sul tempo che passa inesorabile, dunque, bensì un film sulla progettualità che mantiene giovani e sull’amore. E se in Cocoon di Ron Howard (1985) un gruppo di anziani ritrovava l’energia e la luminosità della giovinezza immergendosi in una grande piscina di una villa disabitata, nell’incantevole albergo svizzero di Sorrentino i massaggi, le abluzioni durante le saune e nella piscina termale non regalano alcun sollievo analogo, perché i protagonisti non ringiovaniscono grazie ad esse, ma insegnano ed imparano ad amare e senza artifici estetici tutto appare armonioso e perfetto sebbene perfetto non sia.

Ogni singolo dettaglio nel film genera emozione, complice anche la fotografia e l’impeccabile miscela delle canzoni della colonna sonora; forse solo la figura di quel Pibe de Oro, tra gli ospiti illustri dell’albergo svizzero, al quale il regista dedicò un affettuoso ricordo dal palco dell’Accademy, riesce a marcare il distacco con un passato glorioso ed energico rispetto ad un appannato presente, dando una connotazione nostalgica alla assoluta leggerezza di questo film.

 

data di pubblicazione 24/05/2015

 


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