LA STRANA COPPIA di Gene Saks, 1968

LA STRANA COPPIA di Gene Saks, 1968

La strana coppia è forse la commedia di maggior successo del duo Jack Lemmon e Walter Matthau, nel ruolo rispettivamente di Felix Ungar e Oscar Madison, quarantenni freschi di divorzio che tuttavia hanno accolto con differente spirito la separazione: Felix, inconsolabile perché la moglie lo ha lasciato, è un maniaco ossessivo dell’ordine e della pulizia, ama cucinare ed occuparsi della casa; al contrario Oscar, giornalista sportivo, è pienamente felice della sua riconquistata libertà da scapolo e non ha alcuna intenzione di mettere “ordine” nella sua vita, preferendo passare le serate a giocare a poker con gli amici e non curandosi affatto del suo aspetto, tanto meno dell’appartamento! Felix si trasferisce momentaneamente da Oscar per dividere le spese e per colmare le rispettive solitudini, ma la diversità dei loro caratteri renderà la convivenza molto difficile, anzi impossibile. La commedia ambientata a New York, scritta da Neil Simon e diretta da Gene Saks, punta il dito proprio sullo scontro che nasce dai problemi di convivenza quotidiana tra due persone così diametralmente opposte, interpretate splendidamente dai due attori che danno vita a situazioni comiche divertentissime ed indimenticabili. In una scena Felix è alle prese con una sua specialità, il polpettone al forno: la ricetta del polpettone che vi proponiamo è talmente facile, da risultare “fattibile” anche a chi si sente più vicino all’indole di Oscar che al perfezionismo di Felix!

INGREDIENTI: – 6 etti di macinato di vitella – 3 cucchiai da tavola di parmigiano grattugiato – 2 uova fresche e 2 sode sgusciate – noce moscata q.b.- 1 bicchiere di vino bianco – brodo vegetale – trito di carota, sedano e cipolla per soffritto -sale q.b..

PROCEDIMENTO: In una coppa lavorate la carne macinata con 2 uova, 3 cucchiai di parmigiano, una grattata di noce moscata, un pizzico di sale. Se la carne, dopo averla lavorata con le mani, non risulterà elastica ed asciutta aggiungete un po’di pan grattato o un po’ di mollica sminuzzata, ma vedrete che non sarà necessario: basta lavorarla tanto. Quindi, la palla ottenuta schiacciatela, ed adagiate al suo interno le due uova sode una di seguito all’altra, ed avvolgetele con la carne sino ad ottenere il polpettone, facendo attenzione che l’impasto aderisca bene alle uova sode. Quindi adagiate il polpettone in una pentola antiaderente dove avrete messo il trito di carota, sedano e cipolla con abbondante olio d’oliva; fate rosolare molto bene da un lato il polpettone sino a creare una bella crosticina, quindi con una paletta girare con delicatezza e far rosolare altrettanto bene l’altro lato. Bagnare quindi con un bicchiere di vino bianco secco e, appena evaporato, aggiungere ½ litro di brodo vegetale bollente (da rimboccare durante la cottura se fosse necessario). Abbassare la fiamma, mettete un coperchio e fate cuocere per almeno 30 minuti, girando una sola volta il polpettone a metà cottura. Se al termine il sughetto risulterà ancora liquido, togliere il polpettone, fate restringere il sugo e rimettere nella pentola le fette di polpettone che nel frattempo avrete tagliato dopo averlo fatto raffreddare. E buon appetito!

 

 

 

SPOLETO- FESTIVAL DEI DUE MONDI, 26 giugno/ 2 luglio 2015

SPOLETO- FESTIVAL DEI DUE MONDI, 26 giugno/ 2 luglio 2015

Chi è stato almeno una volta al Festival dei Due mondi non può dimenticare la particolare atmosfera che trasforma la bellissima cittadina umbra in quei giorni. Gente di tutto il mondo, artisti, musicisti, piazze e caffè gremiti, grande raffinatezza. Da quando Giancarlo Menotti inventò questo bel festival il nome di Spoleto ha fatto il giro del mondo e la rassegna ha avuto anche una “gemella” in un  altro continente, North Carolina.

Dopo un piccolo periodo di leggera crisi, ai primi del nuovo secolo, la rassegna ha avuto un nuovo rilancio da quando come direttore artistico è arrivato Giorgio Ferrara.

Come sempre lirica danza e teatro di prosa fanno la parte del leone ma il panorama spazia davvero attraverso tutte le arti.

Nel mare di eterogenee proposte mi prendo la responsabilità di consigliarvi le più “imperdibili”.

OPERA – un’edizione del Così fan tutte di Mozart con la prestigiosa firma, come autori di scene e costumi, della coppia da Oscar Dante Ferretti-Francesca Lo Schiavo.

DANZA – una serata dedicata a Roland Petit, protagonisti nientepopodimeno che la Abbagnati e Luigi Bonino.

MUSICA – La dolce vita un concerto musicale sulla musica nel cinema italiano che vedrà la partecipazione speciale di artisti come Alice, Tosca, Morgan, Federico Paciotti, special guest Raphael Gualazzi e direttore Steven Mercurio.

Il ritorno in Italia dopo una decina d’anni di Juliette Greco, con un recital chiamato semplicemente Merci.

TRA PROSA E MUSICA – Un recital di poesia prosa e musica Il mare è blu con la grande Adriana Asti impegnata in un repertorio di Kurt Weill e Brecht che comprende, tra l’altro, il famoso monologo della “moglie ebrea” tratto da Terrore e miserie del terzo reich.

PROSA – nutrito programma: un’edizione teatraledei racconti dublinesi di Joyce, creazione di Sepe con produzione dello Stabile Abruzzese; una riduzione de I Duellanti dal racconto di Conrad, un’installazione ispirata al mondo di Proust e di Luchino Visconti e due testi di Pasolini, uno con Davoli (Il vantone) e uno con regia di Binasco (Porcile).

EVENTI – una serie di Incontri raccontati da Paolo Mieli; un omaggio alla memoria di Ronconi che tanto fece per il Festival; moltissimi concerti in piazza, qualche mostra e dulcis in fundo, una serie di proiezioni cinematografiche di capolavori restaurati come Uccellacci e uccellini  ma anche di novità succulente come un video su Amy Winehouse.

Tutto il programma qui http://www.festivaldispoleto.com/

QUARTET GALA a cura di Daniele Cipriani

QUARTET GALA a cura di Daniele Cipriani

Il bello della danza contemporanea è la continua sorpresa che può riservarti. Nulla è scontato e niente è regola definita.

Può succedere allora che magicamente quattro grandi coreografi decidano di raccontarsi in prima persona e regalarsi ai presenti in una serata speciale.

Quattro composizioni da artisti con un glorioso passato da danzatori che hanno voglia di riprendersi il palcoscenico. Sono divi ‘diversamente giovani’ i protagonisti, festosamente “over 60”, di Quartet Gala in scena al Teatro Argentina di Roma il 24 e 25 giugno 2015: Mats Ek, Ana Laguna, Susanne Linke e Dominique Mercy.

Quattro leggende della danza contemporanea che ci parlano di memoria, raccontata al presente e proiettata al futuro.

Il grande coreografo svedese Mats Ek (70 anni) interpreta Potato e Memory, due suoi lavori, accanto alla ballerina spagnola Ana Laguna (60 anni), sua musa e moglie.

Nessuno meglio di un interprete del teatro danza di Pina Bausch, nella fattispecie il 65enne Dominique Mercy (40 anni trascorsi con il Tanztheater Wuppertal), è in grado di dimostrare – cosa che fa nell’assolo That Paper Boy di Pascal Merighi – che anche in un’arte così fisica come la danza, la capacità e l’intensità  espressiva siano in grado di creare magia e armonia.

A 71 anni splendidamente portati Susanne Linke, una delle maggiori caposcuola della danza libera tedesca, interpreta A Lost Solo…. With Greeting to Dore(2014), tratto dalla sua esplosiva versione de La Sagra della Primavera, lavoro stravinskiano che continua ad affascinare.

Uno sguardo diverso e inteso quello nel complesso proposto, un insieme di quadri che progressivamente acquistano nuovi colori e sapori, dinamicità ed armonia, sorpresa  e innovazione.

Guardare sempre al domani guidati dall’essenza del racconto della propria vita, è la lezione ed il messaggio del Galà, perché come Mick Boyle afferma (il grande Harvey Keitel di Youth) “le emozioni sono tutto quello che abbiamo”.

 

data di pubblicazione 25/06/2015

PRESENTAZIONE STAGIONE TEATRALE  2015/2016 ♦4 TEATRO PARIOLI PEPPINO DE FILIPPO

PRESENTAZIONE STAGIONE TEATRALE 2015/2016 ♦4 TEATRO PARIOLI PEPPINO DE FILIPPO

Scrive Luigi De Filippo,  direttore del Parioli Peppino De Filippo “sono ormai quattro anni che ho assunto la Direzione Artistica del Teatro Parioli Peppino De Filippo ed ancora una volta mi chiedo cosa sia per me il Teatro…E’ il racconto della lotta quotidiana che fa l’uomo per dare un senso alla propria esistenza. Questo mi è stato insegnato a suo tempo dai miei maestri che sono stati Eduardo, Peppino e Titina De Filippo, e questo concetto ho messo sempre in pratica nel mio lavoro, nella scelta delle commedie che ho inserito nel cartellone del Teatro Parioli. Il mio è un atto d’amore verso il Teatro di grande tradizione che riesce sempre a comunicare al pubblico belle emozioni. Noi De Filippo facciamo Teatro per combattere l’ignoranza e recuperare i sentimenti…”

Anche qui classici e novità interessanti con nomi di rilevo, conosciuti dal grande pubblico .Il padrone di casa Luigi De Filippo reciterà in ben tre spettacoli: Miseria e nobiltàBerretto a sonagli e La fortuna di nascere a Napoli. Poi si alterneranno sul palcoscenico di Via Borsi: Isa Danieli e Lello Arena con un Sogno di Shakespeare, Anna Galiena con Diamoci del tu, e ancora : un Beckett, un Miller, un Rostand fatto da giovanissimi e perfino un tuffo nell’operetta (Cin Cin La).

Ma la chicca più gustosa è uno spettacolo che lo scorso anno a Milano ha fatto faville. Si chiama Dipartita finale (parafrasando Beckett) che riunisce quattro grandissimi attori di quattro generazioni diverse; l’ultranovantenne Gianrico Tedeschi, il settantenne Ugo Pagliai, il sessantenne Franco Branciaroli e il cinquantenne Maurizio Donadoni: applausi sicuri ! ! !

PRESENTAZIONE STAGIONE TEATRALE  2015/2016 ♦3 TEATRO QUIRINO GASSMAN

PRESENTAZIONE STAGIONE TEATRALE 2015/2016 ♦3 TEATRO QUIRINO GASSMAN

Il teatro Quirino Vittorio Gassman è stato il primo, quest’anno, a presentare la stagione,  lanciandola con lo slogan lasciatevi pungere. Da cosa ? “dalla curiosità intellettuale, da stimoli nuovi, dalla voglia di vedere dei classici riletti in maniera antitradizionale”, come  un Bugiardo di Goldoni con la regia frizzante del grande regista argentino Alfredo Arias, lo straordinario Danza di morte di Strindberg, uno dei più recenti spettacoli di Luca Ronconi con Adriana Asti; una Bisbetica domata riadattata per un’attrice popolare come Nancy Brilli; un film come I Duellanti che diventerà una pièce con Alessio Boni, una  Lupa di Verga  in cui Lina Sastri affronterà a distanza confronti terribili con la Magnani, la Proclemer e la Alfonsi; un Don Giovanni cui presterà anima e corpo Alessandro Preziosi. Si attende anche il debutto teatrale di Claudia Gerini in un ritratto contemporaneo, Storie di Claudia mentre finalmente vedremo un Giardino dei ciliegi con la regia di Luca De Fusco, presentato già nel 2014 al Napoli Teatro Festival. Gradito il ritorno di un testo di Leonardo Sciascia  Il consiglio d’Egitto adattato per la scena da Guglielmo Ferro, unitosi a Glyeses nella direzione del teatro. Quindi: classici, allestimenti interessanti, nomi famosi, questa sembra essere la ricetta del Quirino per  fare onore al suo passato glorioso.

A QUALCUNO PIACE CALDO di Billy Wilder, 1959

A QUALCUNO PIACE CALDO di Billy Wilder, 1959

Considerato uno dei più grandi film comici della storia del cinema, A qualcuno piace caldo (Some Like It Hot) vinse un Oscar, tre Golden Globe e un Bafta. Ambientato nella Chicago del proibizionismo, narra le disavventure del sassofonista Joe (Tony Curtis) e del contrabbassista Jerry (Jack Lemmon), che per sbarcare il lunario suonano ovunque e per chiunque, senza fare troppo caso ai luoghi e alle persone; ma una sera mentre si esibiscono durante una festa, sono involontari testimoni della strage di San Valentino: è il 1929. Per sfuggire alle ricerche dei sicari di Al Capone si travestono da donne e si “intrufolano” in un’orchestra tutta femminile che sta per partire in tournèe verso la Florida. Sarà alla stazione ferroviaria che Josephine/Joe e Dafne/Jerry, con i loro strumenti al seguito, incontreranno la splendidasuonatrice di ukulele Zucchero “Candito” Kandinsky: una tanto, ma tanto sexy ed indimenticabile Marilyn Monroe! Corteggiare Zucchero, ma nei panni di Josephine e Dafne, sarà la vera sfida di questi due splendidi ed indimenticabili interpreti: ”Aspetta da molto?- Non importa quanto si aspetta, ma chi si aspetta!”

E come non potevamo abbinare a questa meravigliosa pellicola, in ricordo del mito indiscusso di Marlyn, la ricetta regalataci da Claudia di candide e zuccherose meringhe?

INGREDIENTI: uova a temperatura ambiente – 60 gr di zucchero per ogni chiara d’uovo – 1 pizzico di sale.

PROCEDIMENTO: Scaldare il forno termo-ventilato a 100°; quindi montare bene gli albumi a temperatura ambiente (il numero delle uova dipende dal quantitativo di meringhe che si vuole realizzare), alle quali bisognerà aggiungere un pizzico di sale; all’ultimo farle amalgamare con lo zucchero sempre con lo  sbattitore.

In una teglia con carta forno formare, con l’albume appena montato con lo zucchero, le meringhe usando due cucchiai o una sacca da pasticcere, stando attenti di metterle separate l’una dall’altra di qualche centimetro.

Cuocere in forno a 100° per 2 ore con la stessa temperatura e senza mai aprire il forno. La cottura deve essere dolce e lenta e verso la fine bisogna fare attenzione che non comincino a dorarsi.

Una volta fredde, farcire le meringhe con panna montata e marron glaces oppure con panna e fragole, o semplicemente addentatene la loro voluttuosa bontà al naturale.

 

 

IL FASCINO INDISCRETO DELL’AMORE (TOKYO FIANCEE) di Stefan Liberski, 2015

IL FASCINO INDISCRETO DELL’AMORE (TOKYO FIANCEE) di Stefan Liberski, 2015

(Festival Internazionale del Film di Roma 2014 – Alice nella città)

Questo film ci porta nel favoloso mondo di Amelie, questa volta in Giappone. Amelie torna a Tokyo dove è nata da genitori belgi e dove ha passato i primi cinque anni della sua vita. Piena dell’entusiasmo dei suoi vent’anni, intraprende nella grande metropoli una nuova entusiasmante vita, cercando di integrarsi al massimo in questa città. L’incontro con Rinri, anche lui ventenne, farà conoscere ad Amelie un Giappone diverso, e quando l’amore impacciato di lui si paleserà con i ritmi propri di quella cultura, ad Amelie non resterà altro che accettare un fidanzamento in regola ed una promessa di matrimonio, anche se l’idea la terrorizza. Tokyo fiancèe, uscito nelle sale italiane con il titolo Il fascino indiscreto dell’amore,  purtroppo però si perde strada facendo: i personaggi potevano essere meglio tracciati ed assumere un caratteristica più peculiare. Mentre sembrano azzeccate le location: Tokyo appare con diverse belle sfaccettature, alcune anche poco patinate ed inedite, fondamentale la scena di repertorio dello tsunami che assume un ruolo fondamentale nel racconto. Consenso del pubblico che sembra aver apprezzato questa love story, una volta tanto non a lieto fine… Ma non basta.

data di pubblicazione 17/06/2015


Scopri con un click il nostro voto:

REVIVAL di Stephen King – Sperling & Kupfer, 2015

REVIVAL di Stephen King – Sperling & Kupfer, 2015

La storia comincia all’inizio degli anni ‘60 e, come in 22/11/1963, King fa una descrizione magistrale dell’America dell’epoca intrisa dalla nostalgia di chi ne è stato testimone, e noi ne diventiamo spettatori.

Ottobre 1962.  New England. Jamie Morton, sei anni, sta giocando con la terra smossa da una ruspa, i suoi fratelli sono intenti nelle più varie attività adolescenziali: chi aiuta il padre ad aggiustare la macchina nel garage di famiglia, chi si allena a base ball con gli amici, chi ascolta musica con le amiche ma “di colpo sparirono gli schiamazzi dei ragazzini in cortile, la musica del piano di sopra, il frastuono del garage. Persino gli uccelli smisero di cantare” e appare il nuovo pastore. Charles Jacobs, giovane, disponibile e simpatico, diventerà il fulcro della sua parrocchia e per Jamie diventerà un vero e proprio eroe perché “salverà” Conrad, il fratello poco più grande, dalle conseguenze di un incidente di sci.

Purtroppo questa storia idilliaca finirà presto, spezzata da una tragedia che colpirà il reverendo Jacobs e che minerà la sua fede in Dio.

Da quel momento le storie di Jamie e Charles si incroceranno diverse volte nell’arco della loro vita, con conseguenze profonde per entrambi che porteranno Jamie a stringere una sorta di “Patto con il Diavolo”, nelle vesti del reverendo Jacobs, per ottenere una “Rinascita” (Revival) senza la quale, per lui, non ci sarebbe futuro.

Quindi un secondo miracolo del suo infallibile amico Charles Jacobs? La curiosità non è peccato Harry ma dovresti esercitare cautela, dice il preside Silente ad un giovane Harry Potter ed è lo stesso consiglio che ci senteremmo di dare a Jamie quando si improvvisa detective e incomincia a indagare, con l’aiuto della sua amica Bree, sul passato del reverendo. Un passato ricco di “miracoli” ma anche disseminato di strane e, in alcuni casi, inspiegabili morti. Il prezzo che le persone “rinate” per mezzo di Charles Jacobs hanno pagato è stato un prezzo equo? E qual è il vero motivo di tanto amore disinteressato verso il prossimo che ha portato il reverendo in giro per l’America a dare una seconda opportunità a tante persone?

Marzo 2014. Jamie tornerà a essere attore principale della vita di Jacobs e questo ruolo gli permetterà di dare una risposta a tutte le sue domande, unico testimone del fanatismo di Jacobs per ciò che potrebbe esserci nell’al di là della vita.

Una nuova pietra miliare nella bibliografia del “Re”.

DIRITTO AL CORTO – FESTIVAL DEL CORTOMETRAGGIO SOCIO-GIURIDICO

DIRITTO AL CORTO – FESTIVAL DEL CORTOMETRAGGIO SOCIO-GIURIDICO

Si è da poco conclusa la prima edizione di Diritto al Corto – Festival del cortometraggio socio-giuridico, iniziativa promossa dal Dipartimento di Giurisprudenza dell’Università “Roma Tre”, con il patrocinio dell’Assessorato alla Creatività, con il patrocinio del Consiglio Regionale del Lazio e dell’Assessorato alla Cultura, Creatività e Creazione artistica di Roma Capitale (www.dirittoalcorto.it).

Le proiezioni, tenutesi il 28-29 maggio e il 2-3 giugno 2015, hanno mostrato quanto eterogenee possano rivelarsi le prospettive di quell’attributo “socio-giuridico”, inserito nel sottotitolo del Festival e che indubbiamente rappresenta l’elemento di più evidente originalità dello stesso.

La serata conclusiva si è tenuta presso il Teatro Palladium di Roma, di fronte a una platea gremita. Apertosi con un omaggio musicale di Andrea Rea, l’evento si è chiuso con la premiazione dei cortometraggi vincitori. I premi sono stati sono stati attribuiti da una Giuria di esperti, presieduta da Pupi Avati e composta da Valerio Aprea, Enrico Carocci, Valeria Fabrizi, Lilli Garrone, Blasco Giurato, Francesca Inaudi, Davide Perino, Pino Strabioli.

Questi i premi assegnati:

Primo premio “Miglior cortometraggio”: Un día de campo (di Carlos Caro) – Spagna

Premio speciale “Pupi Avati”: Un día de campo (di Carlos Caro) – Spagna

Premio speciale della Giuria (ex aequo): Cuando todo pase (di Suso Imbernon) – Spagna  e Bishtar az do saat (di Ali Asgari) – Iran

Premio “30 e lode”: La smorfia (di Emanuele Palamara) – Italia

L’ideatore e il Direttore artistico di “Diritto al Corto” è Antonella Massaro, Ricercatore confermato di Diritto penale per professione e Accreditata per passione. Quasi doveroso, quindi, tracciare insieme a lei un bilancio sul Festival, a conclusione di un’esperienza che tutti gli Accreditati hanno seguito fin da quando quel progetto ha iniziato a muovere i suoi primi (incerti) passi.

Antonella, la prima domanda è d’obbligo. Un Festival di cortometraggi organizzato da un Dipartimento di Giurisprudenza: non ti è sembrata una scelta “azzardata”?

Sì, all’inizio è stata indubbiamente la mia remora principale. L’entusiasmo e la buona volontà a volte non bastano, rendendosi per contro necessarie delle competenze professionali. Ci sono state però delle circostanze che mi hanno convinto a continuare. Anzitutto organizzo già da tempo proiezioni di film in Dipartimento, alle quali seguono incontri seminariali o veri e propri convegni sui temi emersi dalla pellicola. Non è necessario che sul grande schermo compaiano giudici o avvocati per valorizzare il connubio tra cinema e diritto: abbiamo proiettato Lo Stato della follia, Miele, Terraferma e le numerose tesi richieste alla nostra cattedra sui temi degli ospedali psichiatrici giudiziari, delle pratiche di fine vita e dell’immigrazione irregolare mi hanno convinto che il cinema possa funzionare (anche) quale autentico strumento didattico. Certo, il rischio che si corre è quello di una pressoché esclusiva valorizzazione del “contenuto” a tutto discapito del “contenitore”, ma, visti i risultati, è un rischio che ho accettato di correre volentieri.

Quanto a Diritto al Corto, poi, abbiamo cercato di bilanciare l’inesperienza dei selezionatori con la autoevidente competenza della Giuria di esperti ai quali abbiamo affidato la scelta dei cortometraggi vincitori.

 

Parliamo proprio della Giuria. Una prima edizione tenuta a battesimo da un Presidente di eccezione come Pupi Avati, che ha attribuito anche un premio speciale.

Sì, Pupi Avati ci ha mostrato fin da subito una così cordiale disponibilità da averci sinceramente sorpreso. Ha accettato il nostro invito raccogliendo quella che, per molti aspetti, era ancora un esperimento dall’esito affatto scontato. Ha visionato e valutato i singoli cortometraggi in tempi rapidissimi, malgrado i suoi numerosi impegni. Ha voluto scrivere una motivazione per il suo “premio speciale”. E ci ha fatto i complimenti per il lavoro che abbiamo svolto. Ecco, questo è stato il “premio speciale” per me e per l’intera organizzazione.

Tutti i giurati, per la verità, hanno mostrato, anche pubblicamente (durante la serata conclusiva), il loro apprezzamento per il nostro lavoro e per il livello dei cortometraggi inseriti in selezione. È stata una conferma significativa per noi tutti, che, insieme alla voce emozionata dei registi ai quali abbiamo comunicato l’esito della nostra selezione, è forse il fotogramma più rappresentativo di questa prima edizione di Diritto al Corto.

Dalle tue parole emergono l’impegno e la difficoltà con la quale avete proceduto alla selezione dei cortometraggi iscritti al Festival. È un’impressione corretta?

Un’impressione più che corretta. Ci siano trovati a gestire un numero e un livello tecnico-artistico di cortometraggi che non avremmo potuto neppure lontanamente immaginare quanto abbiamo pubblicato il nostro bando. Lo abbiamo fatto a tarda notte, magari attorno al tavolo della sala riunioni di uno studio da avvocato o affidandoci a un boccale di birra che facesse da spartiacque tra il nostro lavoro e la nostra passione. Non è stato semplice, ma si è trattato di una sfida che io e tutti gli organizzatori siamo stati felici di aver raccolto.

Quando abbiamo fatto realizzare da Mike Miranda, media partner di Diritto al Corto, il logo del Festival, non sapevamo bene cosa quel regista in toga si sarebbe trovato a dover dirigere. Abbiamo recitato a soggetto, senza un copione ben definito. Con tante difficoltà, tanti errori, ma con la voglia di vedere come andasse a finire la storia della strana coppia “toga e megafono”.

La selezione ufficiale e quella dei cortometraggi fuori concorso mostrano una significativa varietà di cortometraggi, tanto per Paese di produzione quanto per temi affrontati. Puoi dire di condividere il “verdetto della Giuria”?

 

Abbiamo cercato di proporre una selezione che fosse il più rappresentativa possibile del materiale visionato: per nazionalità, per temi affrontati e per background produttivo del cortometraggio selezionato.

Volendo indentificare un filo conduttore, lo si potrebbe individuare nella contrapposizione, spesso dialettica, tra Diritto e Giustizia, tra ciò che è scritto nelle leggi e nei codici e ciò che si avverte “giusto” sulla base di una valutazione extra (o pre) giuridica. Una contrapposizione che, durante la serata finale, ho voluto sintetizzare leggendo, in sequenza, i celebri versi di Antigone (ripresi, in qualche modo, dal cortometraggio Prohibido Arrojar Cadáveres a la Basura di Clara Bilbao) e le parole della requisitoria del Cons. Iacoviello relativa al “processo Eternit”.

Ben due cortometraggi italiani, del resto, avevano da sfondo il “caso Ilva”: Alle Corde di Andrea Simonetti (in concorso) e Thriller di Giuseppe Marco Albano (fuori concorso), quest’ultimo vincitore del David di Donatello 2015.

Siamo stati poi significativamente colpiti dall’elevato numero di cortometraggi spagnoli “ispirati” dai temi legati alla crisi economica degli ultimi anni. Ne abbiamo inseriti due in selezione ufficiale: Metros útiles di David Cervera e Cuando todo pase di Suso Imbernón, vincitore del premio speciale della Giuria.

Il premio speciale della Giuria ha in realtà fatto registrare un ex aequo, attribuendo un trofeo anche a Bishtar az do saat di Ali Asgari, storia di divieti giuridici, regole culturali o religiose e imperativi morali. I giurati, fatta eccezione per il Prof. Carocci, non sapevano che Ali è stato uno studente del Dams di “Roma Tre”: una bella coincidenza, che ha reso ancor più “simbolica” la consegna del trofeo.

Il premio “30 e lode”, assegnato da una Giuria di 30 studenti, specializzandi e dottorandi del Dipartimento di Giurisprudenza dell’Università “Roma Tre”, è andato a La smorfia di Emanuele Palamara, delicata ma penetrante fotografia della tutela dell’arte e della cultura nel nostro Paese. Il fatto che l’ultima serata si tenesse proprio presso il Palladium, teatro che di certo non ha vissuto un semplice momento di transizione, ha attribuito al premio, almeno secondo me, una valenza del tutto peculiare.

L’autentico trionfatore del Festival è stato però Un día de campo di Carlos Caro, che, girato in “campo di lavoro” ugandese, rappresenta un tanto potente quanto commovente appello a una più effettiva tutela dei diritti dell’infanzia. Un día de camposi è aggiudicato tanto il premio speciale assegnato dal Presidente Pupi Avati quanto il primo premio come miglior cortometraggio, che prevedeva anche una somma in denaro. Siamo stati davvero felici nel sapere da Carlos che l’intera somma confluirà nella campagna di raccolta fondi, associata al cortometraggio, che servirà a donare un aiuto concreto ai “protagonisti” del cortometraggio. I fondi raccolti saranno usati anche per costruire una scuola.

Per rispondere alla domanda, sarebbe stato difficile anche solo sperare che i “nostri” premi riassumessero così efficacemente lo spirito che, fin dalla prima ed embrionale idea, ha animato Diritto al Corto.

data di pubblicazione 14/06/2015

PRESENTAZIONE DELLA STAGIONE TEATRALE 2015/2016  ♦2  TEATRO DEL VASCELLO

PRESENTAZIONE DELLA STAGIONE TEATRALE 2015/2016 ♦2 TEATRO DEL VASCELLO

Nella mattinata di oggi 11 giugno Manuela Kustermann, fondatrice e direttrice del Vascello, ha illustrato la 23esima stagione del Teatro di Via Giacinto Carini, realtà ormai robusta e sempre stimolante del teatro italiano.

Come si sa il VASCELLO ha una programmazione che si dirama in varie forme di spettacolo: danza, teatro drammatico tradizionale e di ricerca, letture, eventi, ospitalità di spettacoli facenti parte di festival prestigiosi e spettacoli per l’infanzia. Unico denominatore: la qualità e la raffinatezza delle proposte.

Ci soffermiamo qui sulla stagione relativa alla programmazione di prosa. Ci sono tre nuove produzioni: Dyonisus, spettacolo del valente regista Daniele Salvo, ex allievo di Ronconi, ispirato alle Baccanti di Euripide, teso a ritrovare quella primitività l’intimità e la fisicità che la nostra realtà tecnologica sacrifica. Sempre di Daniele Salvo sarà la regia del Pilade di Pasolini (mentre il Porcile dello stesso autore sarà proposto da Valerio Binasco per il Metastasio di Prato). Infine una riduzione di Yerma di Garcia Lorca è stata affidata a un giovanissimo regista, Gianluca Morolli. Anche tra gli spettacoli ospitati ci sono delle perle: in primis Le mille e una notte del fantastico Teatro del Carretto; la comicità folle dell’habituè Rezza; il geniale Roberto Latini con Ubu Re e Le Metamorfosi di Ovidio. Da qualche anno il Vascello instaura con alcune compagnie dei rapporti privilegiati che vanno un poco oltre la semplice ospitalità. E’ il caso, quest’anno del grande spazio che avrà sul palcoscenico del Vascello, il Teatro F Parenti di Milano. Si avvicenderanno, infatti Sonia Bergamasco con Il ballo, dove la grande attrice interpreterà molti ruoli: verrà anche la bella edizione de Gli innamorati di Goldoni firmata Shammah e infine  la sorpresa comica dello scorso anno Peperoni difficili.

Dispiace però che questi spettacoli, a parte Rezza, avranno poche repliche mentre sarebbe auspicabile una programmazione piu lunga, perché nel teatro è importante anche il passaparola.

Infine vorremmo di più vedere in scena la grande Manuela Kustermann. Come direttrice è brava ma la sua arte d’attrice è sublime e vorremmo apprezzarla più spesso.

data di pubblicazione 1106/2015