UNSANE di Steven Soderbergh, 2018

UNSANE di Steven Soderbergh, 2018

Sawyer Valentini è costretta a lasciare la sua città e il suo lavoro a causa di un uomo che, spinto da una vera ossessione nei suoi confronti, la perseguita. Pur iniziando una nuova vita in un ambiente completamente estraneo, la giovane donna non riesce suo malgrado a lasciarsi dietro le paure incapace soprattutto di distinguere il passato dal presente: tra realtà e fantasia, il suo equilibrio mentale risulta oramai seriamente compromesso. Nonostante il ricovero in un centro medico per disturbi del comportamento, una serie di eventi metteranno gravemente a rischio la sua stessa incolumità.

 

Con questo thriller psicologico che affascina subito lo spettatore trasmettendogli la giusta dose adrenalinica, Steven Soderbergh ancora una volta si insinua nei meandri della psiche umana per indagare quanto si possa essere influenzati da un soggetto esterno in maniera così violenta da non poter più riconoscere ciò che sia la vita reale da quello che invece i sensi riescono a generare come conseguenza di un trauma subìto e irrisolto. Il regista, al pari dell’indimenticabile Alfred Hitchcock, risulta così essere un vero e proprio maestro del brivido lavorando molto sul rapporto psicotico tra la donna ed il suo stalker che riesce a generare in lei uno stato di così forte ansia da compromettere lo svolgimento della sua normale vita quotidiana. La protagonista (Claire Foy) è sicuramente una donna insicura perché costantemente minacciata, ma nonostante ciò riesce a trovare la forza e la determinazione per gestire situazioni a volte senza una apparente via di scampo. Se a tutti i costi si vuole attribuire al film una lettura attuale che riguarda la fragilità della donna contro la prepotenza dell’uomo si è liberi di farlo, ma il soggetto va sicuramente oltre per dimostrare invece quanto l’essere umano sia vulnerabile e spesso soggetto a condizionamenti dai quali difficilmente se ne viene fuori. Sawyer è una donna che rimane vittima non solo del suo aggressore ma anche di un sistema sociale all’interno della clinica dove è forzatamente reclusa e dove tutto sembra congiurare contro di lei, per smorzare il suo istinto di sopravvivenza quando oramai tutto sembra perduto.

Ottima la sceneggiatura curata da Jonathan Bernstein e da James Greer. Un ottimo cast accompagna la credibile interpretazione di Claire Foy (debutto sul grande schermo nel 2011 con il film L’ultimo dei Templari di Dominic Sena).

Curiosità da segnalare: le riprese sono state effettuate dal regista in un brevissimo lasso di tempo con un normale iPhone. Presentato fuori concorso all’ultima edizione della Berlinale, il film ha ottenuto ritorni positivi di critica da parte della stampa internazionale.

data di pubblicazione:16/07/2018


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NAVIGANTI NELLE TENEBRE di Carlo Mazza – Edizioni E/O, 2018

NAVIGANTI NELLE TENEBRE di Carlo Mazza – Edizioni E/O, 2018

Nel 2012 Massimo Carlotto presentò la nuova collezione Sabot/Age per l’editrice E/O spiegando che il genere noir può essere uno strumento utile per riuscire a leggere la realtà; la collezione è dedicata alle storie che non si raccontano più, storie di degrado della società italiana. Tra i primi due scrittori scelti per la pubblicazione ci fu Carlo Mazza col suo Lupi di fronte al mare.

Oggi Carlo Mazza ha pubblicato il suo terzo libro Naviganti delle Tenebre ambientato sempre a Bari, città meticcia e contraddittoria, dove ancora una volta il capitano Bosdaves dovrà risolvere l’ennesimo mistero: la scomparsa di una ragazza etiope, migrata in Italia nel ‘93.

L’autore è barese e la sua esigenza di realtà lo spinge ad ambientare a Bari le storie di degrado e sfruttamento di migranti costretti a prostituirsi e spacciare droga. Il racconto prosegue con stile asciutto ed essenziale, tra abissi di violenza e dolore, in una rappresentazione corale di personaggi legati tutti da avvenimenti drammatici passati.

Domina in molti il senso di colpa e il desiderio di espiazione, unitamente al sogno di fuga come soluzione per le proprie responsabilità. La fuga viene declinata in tutti i suoi aspetti, dal bisogno di fuggire in continenti altri, alla fuga da fermi che sarà la drammatica soluzione di alcuni.

Gli avvenimenti descritti rappresentano una realtà ormai troppo compromessa per far sperare in un lieto fine e lo stesso atteggiamento di sfiducia e pessimismo si riflette nell’impostazione mentale del protagonista, il capitano Bosdaves.

Scrupoloso nel suo lavoro, complice con gli amici maschi, bipolare, non sa relazionarsi però con le donne e in particolare con la moglie. Ama l’idea della famiglia ma la vive solo come luogo in cui trovare consolazione, di ritorno dal lavoro, e ricevere senza dare. Non riesce a capire quando e perché è entrato in crisi il rapporto con la moglie, non ha pazienza, capacità di ascolto o attenzione all’altra.

Il finale di questo noir fa intuire che, in assenza di accoglienza e integrazione, non ci sarà speranza né per Bari, città rappresentativa di una realtà più vasta, né per i rapporti interpersonali.

Tutti potenziali incontri-mancati come quello descritto nel capitolo quarto del Cantico dei Cantici.

Lo stesso patrono della città San Nicola, emblema di fratellanza tra popoli e di messaggio di salvezza rischia di annegare tra i flutti torbidi del mare nostrum sempre più luogo di morte.

data di pubblicazione:12/07/2018

PRESENTAZIONE SPETTACOLI STAGIONE 2018/19 DEL TEATRO VASCELLO

PRESENTAZIONE SPETTACOLI STAGIONE 2018/19 DEL TEATRO VASCELLO

(Teatro Vascello – Roma, 28 giugno 2018)

Stagione numero ventinove per il teatro Vascello di Roma, che conferma anche quest’anno la sua caratteristica di proporre un cartellone multidisciplinare, di prosa, danza, musica e di serate uniche e imperdibili quali sono quelle del “doppio assoluto”, dove stili e linguaggi diversi si fondono in uno stesso spettacolo. Tanti i titoli e altrettanti i nomi degli artisti che si alterneranno in palcoscenico a partire dal prossimo 12 settembre: da Monica Guerritore a Sonia Bergamasco, da Valter Malosti a Massimo Popolizio, da Umberto Orsini a Ugo Pagliai, da Paola Pitagora a Manuela Kustermann e tanti altri ancora. Una stagione che ha come tratto distintivo la qualità, una programmazione coraggiosa e variegata (P. Pitagora) che negli anni ha saputo educare un pubblico interessato e particolare quale è quello del Vascello, che si propone come baluardo contro l’indifferenza e l’inconsapevolezza che ormai dilagano nella nostra società e che rappresentano un pericolo non solo per i più giovani, ma per tutti. Il Vascello diventa così quest’anno uno spazio a difesa della cosa più colpita al giorno d’oggi, la bellezza, ma anche un luogo dove potersi incontrare e combattere la solitudine. In programma a questo scopo “I pomeriggi al Vascello”, ogni giovedì a partire da gennaio Quel copione di Shakespeare, calendario di appuntamenti culturali rivolti a creare scambio e socialità, che vedranno protagonista Vittorio Viviani nella lettura delle novelle che hanno ispirato il bardo per la scrittura di alcune delle sue più grandi opere, come Romeo e Giulietta, Otello, Molto rumore per nulla, Misura per misura e tanti altri.

Ma vediamo meglio per sezioni la suddivisione del cartellone della prossima stagione.

Per la sezione dedicata a “Shakespeare nostro contemporaneo” sono sei gli appuntamenti previsti. Si inizia con una riscrittura del Re Leardi Shakespeare, Lear schiavo d’amore, per la regia di Marco Isidori, con la compagnia Marcido Marcidorjs, una delle due compagnie storiche di avanguardia insieme alla Odin Teatret ad essere ospitate quest’anno, l’unica che ha saputo mantenere integri nel tempo il suo nucleo di attori e la poetica; uno spettacolo che lascerà incantati anche per il particolare spazio scenico e i costumi realizzati da Daniela Dal Cin. Si continua poi con un ambizioso e coraggioso progetto a episodi che durerà tre anni (questo il primo) ideato da Lino Musella, Andrea Baracco e Paolo Mazzarelli, Who is the king, una serie di spettacoli, a imitazione di una serie televisiva, che illustreranno più di un secolo di storia inglese così come è stata narrata dal Bardo nelle opere cosiddette storiche: si comincia con Riccardo II (parte 1 e 2) e Enrico IV (parte prima) in scena a gennaio. Per la regia di Valter Malosti vedremo a marzo Shakespeare/Sonetti, versione drammaturgica di una delle più belle e complesse opere moderne di poesia adattate da Fabrizio Sinisi e Valter Malosti e coreografate da Michela Lucenti, che torna a collaborare dopo anni con il regista. A seguire La bisbetica domata, per la regia di Andrea Chiodi, con Tindaro Granata. Questa interessante sezione si chiude con Abitare la battaglia (conseguenze del Macbeth), drammaturgia originale di Elettra Capuano e regia di Pierpaolo Sepe, uno spettacolo molto particolare che vedrà sul palcoscenico un gruppo di attori composto da soli uomini che reciteranno senza parole, ma solo compiendo con un forte dispendio di forza fisica delle azioni sceniche.

Il Vascello ospiterà anche alcuni Festival, tra cui quello francese Gouttes de Théâtre/Gocce di teatro, che vedranno sparsi per tutta la stagione teatrale due spettacoli della Compagnia Tout Pour tre Heureux, La felicità è lì, a portata di mano e Un Emploi Nommé désir, entrambi per la messa in scena di Isabelle Courger, mentre di Molière avremo rappresentato un grande classico: Les Fourberies de Scapin, con la regia di Guy Simon. A questi spettacoli se ne potrebbero aggiungere anche altri durante la stagione, così da arricchire questo festival volto a far scoprire al pubblico italiano, attraverso l’amore e la passione per l’arte teatrale, la lingua e la cultura francesi (gli spettacoli in francese saranno sottotitolati in italiano).

Interessante sarà anche partecipare a maggio al Festival Cinese, un focus sulla cultura della grande nazione orientale che vedrà come protagonista l’attore e regista, nonché mediatore culturale tra la Cina e l’Italia, Sergio Basso, in collaborazione con l’Istituto Confucio di Roma, negli spettacoli Te la do io la Cina e Cessi pubblici. Ci sarà spazio anche per la musica con il Concerto per Guzheng e per il cinema, con la proiezione di Giallo a Milano, sempre per la regia di Sergio Basso. In apertura della rassegna alcuni artisti esporranno le loro opere e sarà un’occasione per degustare prodotti tipici della cucina cinese.

Alla sua prima edizione sarà ospite anche Flamenca, il festival romano di flamenco, con spettacoli e concerti che vedranno impegnati artisti come Diego Amador, Josemi Carmona, Javier Colina, e per la prima volta in Italia ‘Tomatito hijo’ e Kiki Cortiñas.

Per il festival musicale Flautissimo andranno in scena invece la prima assoluta di Toccare le nuvole con Massimo Popolizio e Javier Girotto che ricorderanno la straordinaria passeggiata compiuta da Philippe Petite su un filo teso tra le torri gemelle; La Passeggiata di Robert Walser, con Roberto Herlizka; La strada di Cormac McCarthy per la regia di Stefano Cioffi, storia di ispirazione felliniana; On the road con Fabrizio Bosso alla tromba e Luciano Biondini alla fisarmonica; Histoire du soldat di Igor Stravinskij, con la voce narrante di Massimo Wertmuller e la direzione di Alessandro Murzi con l’Ensemble strumentale della Music Theatre International; Walking on the moon, con Rita Marcotulli al pianoforte e Israel Valera alle percussioni. Come si evince dai titoli il tema dominante di questo festival sarà il camminare, il percorrere una strada lentamente, insieme.

A pieno titolo Histoire du Soldat rientrerebbe in un’altra sezione del calendario, quella che celebra La grande guerra. In questo spazio il primo spettacolo ad andare in scena sarà Un attimo prima di Paolo Logli, regia di Norma Martelli, con Claudia Campagnola nelle vesti della “portatrice carnica”, una storia che ci racconta il sacrificio di tante donne impegnate ad aiutare i loro uomini a combattere sul fronte friulano nella regione della Carnia. La sera del 5 novembre ingresso libero per 1918-2018 Il Piave mormorava, scritti e canti della grande guerra eseguiti dal Coro Malga Roma Associazione Nazionale Alpini. A marzo vedremo invece L’uomo seme, una sorta di fiaba musicale basato sull’omonimo e incantevole libro di Violette Ailhaud, ideato, diretto e interpretato da Sonia Bergamasco, che continua sulla scena la ricerca tutta al femminile di racconti e storie che colpiscano il cuore di chi li ascolta.

Ampio spazio anche alla danza, che vedrà quest’anno diverse compagnie e artisti a lavoro. Aprirà infatti la stagione teatrale Collapse per la direzione e la coreografia di Francesco Sgrò con la compagnia Spellbound, uno spettacolo che coniuga insieme i vari ruoli della complessa macchina delle relazioni in un equilibrio instabile di danza, nuovo circo e musica dal vivo. Si continua con Little something, produzione Twain, per la regia e coreografia di Loredana Parrella e theKITCHENtheory, ultimo progetto della DaCru Dance Company, che mischia generi e stili diversi in un linguaggio moderno e giovane di danze urbane; Concepte regia di Marisa Ragazzo che cura anche le coreografie insieme a Omid Ighanì. La danza sarà protagonista anche a Natale (un Natale annunciato per tutti!) con Lo Schiaccianoci di Čajkovskij per le coreografie di Massimiliano Volpini, che rilegge il primo atto ambientandolo in una strada di periferia metropolitana anziché nella solita casa borghese. I personaggi saranno come abitanti senzatetto e ribelli senza fortuna che vivono una vita di incubo nell’ombra della città. Solo nel secondo atto si rivivrà l’incanto della magia, come da tradizione della favola.  Protagonisti saranno i danzatori del balletto di Roma che torneranno a fine febbraio con Giselledi Adolphe Adam, coreografie di Chris Haring e Itamar Serussi Sahar. Torna infine al Vascello la compagnia Enzo Cosimi con Ode alla bellezza. Tre creazioni sulla diversità, che vedranno come protagonisti persone appartenenti a delle minoranze o non professionisti, come persone senza fissa dimora in Homeless, il lavoro Corpus Hominis sulla omosessualità “anziana” e il nuovo I love my sister, sulla transizione da femmina a maschio.

Troverà posto anche la rassegna di spettacoli Calendario Civile, Circolo Gianni Bosio, con Roma forestiera. Naufragio di Lampedusa 3 ottobre 2013, una serata di testimonianze e di musiche di migranti, la nuova musica popolare di Roma. In occasione della giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne Una mattina mi son svegliata ed ero stanca di morir, una serie di ballate popolari che raccontano storie difficili e dolorose di donne che si opposero alla sopraffazione. La rassegna continua con i canti dei Castelli Romani Mira la rondella e si chiude con Introduzione al divorzio, uno spettacolo di canti e letture che prende spunto dai Comizi d’amore di Pier Paolo Pasolini.

La musica sarà protagonista in tre concerti: Tour-Namm, la Paranza di Nando Citarella insime con i Tamburi del Vesuvio ci trascineranno in un viaggio attraverso i ritmi  e il canto ai piedi del vulcano; Stimmung di Karl Heinz Stockhausen, eseguito dall’Ensemble Labirinto Vocale e Un gioco sottile, con la fisarmonica di Germano Mazzocchetti.

Musica e teatro si fonderanno invece in Il sogno di Borges, con Massimo Popolizio come voce narrante e con le musiche eseguite dal vivo da Javier Girotto, per la sezione denominata Doppio Assoluto proprio perché fonde nello stesso spettacolo più forme d’arte. Alla questa sezione appartengono anche Un Chant d’amour – omaggio a Jean Genet con Francesca Benedetti, regia di Marco Carniti e A proposito di gatti con Umberto Orsini, per la prima volta al Vascello con un recital sui gatti.

Tornando al teatro e nello specifico alla grande prosa, in scena a ottobre Moby Dick, la bestia dentro, testo e regia di Davide Sacco, che trasforma il capitano Achab in un eroe alla ricerca della conoscenza; le musiche saranno eseguite dal vivo da Giuseppe Spedino Moffa. A chiusura della trilogia sulla famiglia americana “tradizionale” con tutti i suoi problemi, Lunga giornata verso la notte di Eugene O’Neill, per la regia di Arturo Cirillo, nella veste anche di attore.

Ugo Pagliai, Manuela Kustermann e Arianna Di Stefano saranno impegnati invece in Dopo la prova di Ingmar Bergman, per la regia di Daniele Salvo. Un omaggio all’autore, dove il teatro è visto come una macchina pericolosa capace di rubare la vita. Si parla di cosa è un artista, della sua solitudine, di un certo modo di fare teatro che ormai non esiste più. Altri due grandi autori verranno rappresentati: Eugène Ionesco di Delirio a due per la regia di Fabio Galadini e Luigi Pirandello di Il piacere dell’onestà per la regia di Alessandro Averone.

Interessante sarà seguire tra novembre e dicembre il progetto Fiato d’artista 1968-2018, rassegna di proiezioni, spettacoli e incontri per riportare alla memoria gli artisti di Piazza dei Popolo 50 anni dopo. Manca effettivamente una memoria di un ventennio (quello tra gli anni cinquanta e gli anni settanta) in cui Roma era la protagonista straordinaria della cultura e della produzione artistica, ma come disse Flaviano: “Coraggio, il meglio è passato”. Tra i numerosi appuntamenti anche Fiato d’artista 1958-1968: dieci anni a Piazza del Popolo, uno spettacolo teatrale di Evita Ciri e Nicola Campiotti tratto dal libro omonimo di Paola Pitagora.

Spazio infine a molte altre drammaturgie originali come l’interessante lavoro della compagnia Odin Teatret L’Albero, con la regia di Eugenio Barba, uno spettacolo che avvolgerà lo spettatore, uno spazio scenico unico, un testo che nasce leggendo i giornali. Ma anche Mare Mater o della esemplare storia della nave asilo Caracciolo e del suo capitano, la signora Giulia Civita Franceschi, che sperimentò questo straordinario metodo educativo, interpretata da Manuela Mandracchia. Di Giuliano Scarpinato e Gioia Salvatori Se non sporca il mio pavimento – un mèlo, con video di Beatrice Schiros, che narra il tragico assassinio dell’insegnante di sostegno Gloria Rosboch, strangolata dall’ex allievo Gabriele Defilippi, una vicenda che fonde insieme mito e cronaca.

Grande attesa invece per Monica Guerritore, per la prima volta sul palcoscenico del teatro Vascello, in Giovanna d’Arco, scritto e diretto dall’attrice, che si ispira per la composizione della drammaturgia a grandi testi e musiche del passato più o meno recente; uno spettacolo che impegna molto dal punto emotivo, spirituale e carnale. Un inno alla forza della donna.

Per chiudere segnaliamo Fauno di e con Nicola Vicidomini, comico originale che propone uno spettacolo dall’habitat acustico demoniaco, volto a presentare la comicità come attentato all’uomo, come corto circuito tra senso umano e caos della natura, il comico che va contro se stesso.

Spazio anche ai bambini con il “Vascello dei piccoli”. Ecco i titoli: Bella e la Bestia, Bubbles devolution, I segreti di Pollicino,Yoga tales, La spada nella roccia: la storia di re Artù, Il barone Lamberto, Il libro della giungla e Kirikù un eroe piccolo piccolo.

data di pubblicazione: 12/7/2018

LA STRADA E’ UN LIBRO APERTO di Andrea D’Urso – Vydia editore, II edizione 2018

LA STRADA E’ UN LIBRO APERTO di Andrea D’Urso – Vydia editore, II edizione 2018

Un libro funerario? Tutt’altro. Un libro di sana e goliardica allegria anche se la sinossi può ingannare. Apparentemente è un tema caro a Foscolo e alla letteratura nederlandese l’archeologia delle tombe, il viaggio filosofico-esistenziale verso i sepolcri dei personaggi importanti della formazione intellettuale. Ma per D’Urso, poeta tellurico, è solo il pretesto per parlare della vita di tutti i giorni, spiccatamente anche di sé o, meglio, di un quarantenne apparentemente senza arte né parte che però ha bisogno di punti di riferimenti letterari. Non necessariamente scrittori famosi ma gli autori che hanno contribuito alla sua formazione. Si direbbe un bildungsroman on the road. Così l’aspetto funebre viene riscattato da un “palazzeschiano” divertimento nel girare l’Italia, l’Europa e il mondo alla ricerca di cippi funebri, di consistenti libri e intellettualità in valutazione ma anche di amici d’occasione che possano ospitarlo. Letteratura, saggistica? Un libro che sfugge a ogni tentativo di catalogazione anche autobiografica. Fuori dagli schemi, simpaticamente e stagionalmente. Perché adatto all’estate. Non è vero che forse prima o poi tutti noi dobbiamo confrontarci con la morte? E se volete sapere chi sono i punti di riferimento di questo percorso possiamo citare scrittori fuori moda come Guido Morselli, Dolores Prato, Cristina Campo. Ma anche Premi Nobel come Wislawa Szymborska. Scelte personali dell’autore: motivate! Spesso biografie deraciné, vite che si sono concluse con un suicidio ma non per questo letterariamente meno ammirevoli. Se ci lasciamo prendere per mano da D’Urso ci accorgeremo che il percorso del viaggio – le sue modalità – risulta, risultano più interessanti del punto d’arrivo. L’uomo, l’autore è anche quello che sceglie, sbaglia, seleziona, contraddice. Nela letteratura così come nella vita. E se vi convince il D’Urso narratore potete anche scoprire il poeta ironico e disilluso.

data di pubblicazione:11/07/2018

IL GIORNO DEI LORD di Michael Dobbs – Fazi 2018

IL GIORNO DEI LORD di Michael Dobbs – Fazi 2018

Non sapevo che Michael Dobbs fosse l’autore della famosissima serie House of Cards, l’ho letto solo perché intrigata dalla trama, una volta finito ed estremamente apprezzato, ho capito anche il perché del grande successo della serie che fu con Kevin Spacey.

La trama è semplicissima: è il giorno del State Opening of Parliament, la cerimonia di apertura del Parlamento inglese, evento al quale la Regina Elisabetta non ha mai mancato un appuntamento, tranne che per la nascita di due dei suoi figli.

Tutte le tradizioni sono state fedelmente seguite: i Beefeter, le guardie della torre di Londra, hanno ispezionato le cantine del Palazzo di Westminster per essere sicuri che non avvenga una nuova “Congiura delle polveri” come accadde nel 1605, l’”ostaggio cerimoniale” è stato trasferito a Buckingham Palace, in modo che si possa garantire la sicurezza della sovrana nel momento in cui entra in Parlamento che, potenzialmente, le potrebbe essere ostile. Lo Stendardo Reale prende il posto della Bandiera del Regno Unito per significare che la Regina è nel Palazzo.

Sono presenti, oltre alla Regina Elisabetta, suo figlio Carlo, principe del Galles, tutti i membri della Camera dei Comuni e di quella dei Lord, il Primo ministro e tutti i Ministri del Regno e il potere giudiziario rappresentato dai Giudici di Sua Maestà; come ospiti sono presenti anche il figlio del Primo ministro e il figlio della Presidente degli Stati Uniti d’America.

Elisabetta II “abbassò gli occhiali sul naso, scrutando la sala: e tutti e trecentosessantadue gli ospiti lì riuniti ricambiarono il suo sguardo. «Miei Lord e membri della Camera dei Comuni, il mio governo…» S’interruppe…” Un gruppo di terroristi armati ha preso in ostaggio l’intera Camera dei Lord, le telecamere della BBC trasmettono in diretta tutto quello che accade all’interno, lasciando la Gran Bretagna e il mondo intero con il fiato sospeso; iniziano 24 ore lunghissime durante le quali la polizia metropolitana, Tricia Willcocks, Primo ministro ad interim, e il parlamentare Harry Jones, ex militare della SAS, faranno di tutto per liberarli.

Assolutamente adrenalinico, la storia si dipana a un ritmo serrato e con estrema suspense i personaggi sono estremamente ben costruiti e i flashback che ci regala Dobbs sono fondamentali per imparare a conoscere la loro psiche; ho amato la Regina Elisabetta, l’autore l’ha descritta esattamente come immaginavo che si sarebbe comportata in un frangente simile, da donna energica, caparbia, che non si scompone davanti a nulla, assolutamente legata alle tradizioni del suo ruolo ed estremamente amata dal suo popolo.

Il subplot sulla vita di Harry Jones ci fa ben sperare per i prossimi romanzi di Dobbs.

Visto il periodo estivo non posso che consigliare di mettere questo libro in valigia!!!

data di pubblicazione:09/07/2018

E DIMMI CHE NON VUOI MORIRE: IL MITO DI NIOBE

E DIMMI CHE NON VUOI MORIRE: IL MITO DI NIOBE

(Santuario di Ercole Vincitore, Tivoli – 6 luglio/23 settembre 2018)

Lo studio della mitologia classica ci ha fatto comprendere come gli dei dell’antichità amavano farsi coinvolgere nelle vicende umane diventando spesso bizzarri, irascibili e soprattutto vendicativi. Nelle sue Metamorfosi, il poeta latino Ovidio ci parla di Niobe, figlia di Tantalo (proprio quello condannato al supplizio eterno) che aveva generato sette maschi e sette femmine. Molto orgogliosa di loro, osò schernire la dea Latona per essere stata capace di generare solo due figli Artemide e Apollo; e questa, per vendicare l’offesa ricevuta, ordinò che venissero uccisi tutti i discendenti di Niobe: costei, oramai sola e disperata, fu tramutata in pietra che iniziò a versare lacrime. Con l’intenzione di narrare le nefaste vicende che colpirono i Niobidi e la loro superba madre, l’Istituto Villa Adriana e Villa d’Este ha organizzato una interessante mostra che affronta un tema iconografico poco conosciuto, attraverso l’analisi del concetto proprio di mito classico in cui si affrontano ed approfondiscono problematiche che in qualche modo si riflettono sulla vita di oggi. Il progetto viene ospitato presso gli spazi imponenti che compongono l’Antiquarium del Santuario di Ercole Vincitore, uno tra i più importanti complessi sacri dell’architettura romana di epoca repubblicana, appena fuori le mura della città di Tivoli. Il percorso espositivo è incentrato sulla figura di Niobe e sul suo dolore dopo la morte dei figli e trova suggestiva rappresentazione in un gruppo scultoreo da pochi anni rinvenuto all’interno di una piscina annessa ad una villa di età imperiale presso Ciampino, che per la prima volta viene esposto al pubblico. Il visitatore, oltre a mirare opere marmoree di notevole interesse, riesce ad “immergersi” nel mito attraverso anche opere letterarie e musicali che, pur trovando radici nell’antichità, sono vere e proprie opere d’arte contemporanea: tra queste il celebre Nudo e Albero di Mario Sironi del 1930 e Red Carpet di Giulio Paolini, espressione moderna delle stragi oggi perpetuate. Ma il riferimento più importante sono le parole di Ovidio: “Privata della famiglia si accascia e diviene di pietra. L’aria non muove i capelli, il colore del viso è esangue, gli occhi sono immoti nel volto, niente di vivo è nel suo aspetto… avvolta in un turbine di vento, viene trasportata nella sua patria e, sulla vetta di un monte, si stempera in pianto…”. Agli amanti dell’arte, e non solo quella classica, si raccomanda una visita alla mostra e al complesso architettonico che la ospita.

data di pubblicazione:07/07/2018

IL SACRIFICIO DEL CERVO SACRO di Yorgos Lanthimos, 2018

IL SACRIFICIO DEL CERVO SACRO di Yorgos Lanthimos, 2018

Il cardiochirurgo Steven Murphy (Colin Farrell) vive felicemente con la moglie Anna (Nicole Kidman) e i due figli Kim e Bob, sino a quando nella loro vita compare Martin (Barry  Keoghan), un sedicenne disturbato che ha perso il padre durante un intervento al cuore effettuato dallo stesso Steven. L’arrivo del ragazzo sconvolgerà l’armonia di cui era pervasa la loro vita.

Il regista greco Yorgo Lanthimos per il suo film si affida alle sue origini culturali classiche, traendo ispirazione da Euripide, il più moderno degli autori tragici greci. La modernità di Euripide consiste nel superamento del conflitto uomo-Dio in favore della narrazione dell’uomo comune, con tutte le sue contraddizioni ed i suoi aspetti psicologici; il mito diventa metafora dei problemi profondi che contrappongono uomo a uomo.

Il sacrificio del cervo sacro è un film sul tema della vendetta e della espiazione. La prima scena, l’incipit del film, è il primo piano di un intervento a cuore aperto, un cuore enorme, sanguinolento, macabro nel suo pulsare e reso ancor più drammatico dalle note dello Stabat Mater di Schubert. L’inquadratura anticipa il tema in gioco: il conflitto epocale uomo contro uomo fino all’ultimo battito.

La colonna sonora del film si avvale di due momenti classici, quello dell’inizio di cui si è detto e quello dell’epilogo con La passione di San Giovanni di Bach: per il resto solo musica elettronica più adatta ad un horror come a tratti il film stesso sembra essere, che tuttavia tende a distrarre e confondere lo spettatore, facendo perdere un po’ di intensità alla narrazione. Gli accadimenti, volutamente inspiegabili, concorrono a far crescere un senso di angoscia nello spettatore, con una tecnica che vuole sicuramente ispirarsi a Kubrick.

Respingente, sgradevole per scelta, Il sacrificio del cervo sacro è un tuffo negli abissi più cupi della natura umana, in cui si scontrano il bisogno di razionalizzare di Steven  con l’irrazionale esasperato di Martin.

Film ricco di premesse e aspettative, non tutte purtroppo realizzate, pensato per dissacrare e sorprendere, ma che non raggiunge perfettamente l’obiettivo.

data di pubblicazione:03/07/2018


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SONNY LISTON, IL CAMPIONE CHE DOVEVA PERDERE CONTRO ALI’ di Maurizio Ruggeri –Minerva editore, 2018

SONNY LISTON, IL CAMPIONE CHE DOVEVA PERDERE CONTRO ALI’ di Maurizio Ruggeri –Minerva editore, 2018

Dimenticato dalla storia come un Carneade che sia sacrificato per un compito più grande: fare spazio al mito di Cassius Clay poi Muhammad Alì. Ma Sonny Liston, perito per droga nel 1970 all’età ipotetica di 38 anni, è il protagonista di incontri dubbi e discussi con il campionissimo. Match probabilmente indirizzati a suo sfavore dalla mafia di Frankie Carbo, anche considerando che i bookmakers quotavano 7 1 l’incontro. Da campione in carica sfida il giovane fenomeno che danza sul ring ma mette a segno pochi colpi. Si tratta un match equilibrato ma, a sorpresa, Liston abbandona all’inizio della settimana ripresa per un dolore alla spalla. Non c’è frattura, non è un grave infortunio ma tanto basta per decretare l’ammain’arm di uno dei più spaventosi picchiatori del ring. Né più brillante è la rivincita dove Liston pur essendo favorito crolla inebetito al tappeto con una pessima simulazione già dalla prima ripresa per un colpo che viene subito definito fantasma. Il libro è affascinante perché da quel rematch fa partire le due diverse storie. L’epopea di Alì, affiliato ai Musulmani neri, impossibilitato a combattere per quattro anni mentre Liston scivola progressivamente nell’anonimato. Per rifarsi una verginità va a combattere il Svezia dove il suo pugno continua a far male. Inseguendo invano una possibile rinascita. Dubbi i suoi incontri e dubbia pure la sua morte perché sembra che abbia iniziato a fare fastidio la sua pretesa contrattuale di ricevere, come pattuito il 10% dei proventi degli incassi dei successivi match del campione in carica. Dunque la morte per overdose sarebbe una montatura inscenata ad arte per depistare le indagini. Di questo campione sfortunato, pluri-detenuto, odiato dai bianchi, rimane un record di tutto rispetto: 54 incontri con 50 vittorie e 39 successi per ko. Ruggeri ama i dubbi e i perdenti e sollecita persino incertezze sulla reale data di nascita di Liston che potrebbe essere stata contraffatta addirittura di quattro anni.

data di pubblicazione:01/07/2018

BIMBI BELLI 2018

BIMBI BELLI 2018

(Arena Nuovo Sacher – Roma, 2/17 luglio 2018)

Lunedì 2 luglio si accendono i riflettori dell’Arena Nuovo Sacher di Roma per la Rassegna Bimbi Belli, giunta alla sua tredicesima edizione. Il Direttore artistico Nanni Moretti, con la collaborazione di Valia Santella, seleziona ogni anno le opere prime più rappresentative del cinema italiano, offrendo poi al pubblico una (mai convenzionale) conversazione con registi e attori: il tutto nella affascinante cornice dell’Arena Nuovo Sacher, che ospita una delle iniziative più rappresentative dell’estate romana.

Questi i film in programmazione nell’edizione 2018:

2 luglio 21.30 – Metti una notte di Cosimo Messeri
3 luglio 21.30 – Hotel Gagarin di Simone Spada
6 luglio 21 – I racconti dell’orso di Samuele Sestieri e Olmo Amato
7 luglio 21.30 – Easy – Un viaggio facile facile di Andrea Magnani
9 luglio 21.30 –  Finché c’è prosecco c’è speranza di Antonio Padovan
10 luglio 21.30 –  Il cratere di Luca Bellino e Silvia Luzi
13 luglio 21.30 – Beate di Samad Zarmandili
14 luglio 21.30 – La terra dell’abbastanza di Damiano D’Innocenzo e Fabio D’Innocenzo
16 luglio 21.30 – Due piccoli italiani di Paolo Sassanelli
17 luglio 21.30 – Manuel di Dario Albertini

Clicca qui per il programma completo!

MOLTO RUMORE PER NULLA di William Shakespeare, regia di Loredana Scaramella

MOLTO RUMORE PER NULLA di William Shakespeare, regia di Loredana Scaramella

(Silvano Toti Globe Theatre – Roma, 27 giugno/15 luglio 2018)

Una tragicommedia tra le più rappresentate di Shakespeare che fa riflettere sull’uso e sul potere della parola, sulla facilità con cui questa, detta al momento giusto e alla persona giusta, possa calunniare un’innocente fanciulla, Claudio che accusa Ero, o far cambiare parere a due ostinati nemici, Beatrice e Benedetto, fino a farli innamorare l’uno dell’altra.

Ad inaugurare la nuova stagione teatrale del Silvano Toti Globe Theatre di Villa Borghese torna Molto rumore per nulla, per la regia di Loredana Scaramella, riproposto anche quest’anno dopo il grande successo ottenuto nelle edizioni passate. Una regia divertente che si avvale della bravura di interpreti conosciuti al pubblico del teatro, ma arricchita anche di nuove presenze e di nuove idee che rendono lo spettacolo ancora vivace e ben ritmato nel progressivo ingarbugliarsi della vicenda.

La semplice scenografia del rinascimentale teatro, con il suo palcoscenico aperto sui tre lati alla completa visione del pubblico, le sue tre porte nel fondale e il suo balcone che suggerisce ora l’interno di una stanza da letto ora la sala dei banchetti del palazzo, è il luogo dove si svolge l’intera vicenda, che non ha bisogno di altri mezzi, oltre qualche sgabello su cui muovere l’azione, per evocare la quotidianità di questo paese o città italiana nel quale il bardo ambienta i fatti. Bastano le sole parole e musiche, eseguite dal vivo dal trio William Kemp (chitarra, mandolino e percussioni), per ritrovarci catapultati in un’immaginaria corte di un paese nel Salento (così nella versione della Scaramella), abitata per lo più da donne, che vede invadere il suo cortile da un’orda di soldati in armatura, guidati dall’autorevole principe don Pedro (Federigo Ceci). È qui che iniziano a sentirsi i rumori suggeriti nel titolo della commedia, intesi come pettegolezzi, ammiccamenti, bisticci, promesse di amore, inganni rivolti al bene ma anche al male che scandiscono il ritmo delle varie scene e dei racconti dei numerosi personaggi. Al centro della vicenda due amanti, Claudio e Ero (interpretati da Fausto Cabra e Mimosa Campironi), si promettono amore eterno, ma la gelosia di Don Juan (Matteo Milani), fratello del principe, rovina la reputazione di lei agli occhi di tutti e soprattutto dell’amato, fino a che, per brillante trovata e per merito di una improvvisata ronda notturna di stravaganti soldati (capitanata da un eccellente Carlo Ragone), la ragazza creduta morta da tutti viene riabilitata e le viene restituita la dignità perduta a causa delle perfide dicerie. Ma c’è anche un’altra storia che si racconta parallela a questa, ed è quella di Beatrice, interpretata da una simpaticissima e divertentissima Barbara Moselli, e Benedetto (Mauro Santopietro), che nell’idea registica di Loredana Scaramella diventa fondamentale per veicolare il pensiero alla base di questa messa in scena: il passaggio dal baco alla farfalla ovvero da un mondo inconsapevole e innocente quale quello della gioventù a un mondo più adulto, spesso severo e crudele, ma finalmente responsabile, che impara a cedere ai richiami d’amore. Assistiamo così alla loro lenta e comica trasformazione, al loro mutare di sentimenti, dapprima ostili e ostinati l’uno nei confronti dell’altra, ma nel finale, dopo i “rumori” architettati dai personaggi a loro vicini, uniti e maturi di un affetto che solo l’abbandono delle proprie convinzioni sa regalare.

Questo spettacolo si arricchisce di una cornice musicale eccezionale, che coinvolge pienamente il pubblico e lo rende partecipe della festa che si prepara sul palco. Il ritmo della tarantella salentina trascina tutti e alleggerisce lo scuro della vicenda, donando a tutto unitarietà e divertimento. Bravo di nuovo Carlo Ragone, che mostra di avere una voce stupenda e una bravura di attore poliedrica.

data di pubblicazione: 30/6/2018


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