FREUD – L’ULTIMA ANALISI di Matt Brown, 2024

FREUD – L’ULTIMA ANALISI di Matt Brown, 2024

Da un anno Sigmund Freud è in esilio a Londra, da quando l’Austria è stata annessa alla Germania nazista. Giunto all’ultimo stadio di un cancro alla mandibola, viene curato amorevolmente dalla figlia Anna, anche lei destinata a diventare famosa nel campo della psicoanalisi infantile. Sotto morfina, tra atroci sofferenze, accetta di incontrare nella sua casa a Hampstead il prof. C.S.Lewis, noto accademico e teologo anglicano. Un incontro che presto si trasformerà in una vera e propria seduta analitica, forse l’ultima visto che Freud morì dopo appena tre settimane… 

Matt Brown fa un adattamento cinematografico da un dramma di Mark St. Germain in cui si immagina un incontro tra due celebri personaggi. Il primo per essere già considerato il padre della psicoanalisi, l’altro perché illustre scrittore, riconosciuto come precursore della narrativa fantasy. Un colloquio abbastanza turbolento in quanto Freud, oramai in fin di vita, non gradiva molto le asserzioni di Lewis sull’esistenza di Dio. Oramai imbottito di morfina, il grande Sigmund, agnostico per natura, risponde con lucido sarcasmo all’interlocutore che con ostinazione lo affronta su questioni di pura teologia. La discussione è interrotta da un falso attacco della Luftwaffe visto che dopo l’invasione della Polonia dai nazisti, Churchill aveva dichiarato guerra a Hitler. Il ruolo del principale protagonista di questa interessante storia, peraltro lontana dalla realtà dei fatti, è affidato al premio Oscar Anthony Hopkins. Accanto a lui l’attore britannico Matthew Goode, reso famoso da Woody Allen per il film Match Point del 2005. L’interpretazione dell’ultra ottantenne Hopkins è perfetta in ogni scena anche perché la sua fisiognomica lo avvicina in maniera sorprendente a quella di Freud. Nel film, una vera e propria pièce teatrale, non troviamo traccia della famiglia dello psicoanalista ad accezione della figlia Anna (Liv Lisa Fries). In Freud -l’ultima analisi si parla inevitabilmente della sua relazione con l’americana Dorothy Burlingham, relazione al tempo scabrosa che alla fine ottenne l’approvazione del genitore. Un film certo verboso che non troverà facile collocazione tra il pubblico amante degli action movies ai quali siamo sempre più assuefatti. Tranne poche scene, tutto si svolge nello studio dell’analista dove troneggia il famoso divano che aveva assistito, negli anni, agli sfoghi isterici dell’alta borghesia viennese.

data di pubblicazione:21/12/2024


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L’AVARO di Molière, con Ugo Dighero

L’AVARO di Molière, con Ugo Dighero

traduzione e adattamento di Letizia Russo, regia di Luigi Saravo

(Teatro Quirino – Roma, 17/22 dicembre 2024)

Ugo Dighero è in scena al Quirino di Roma nei panni di Arpagone, il vecchio avaro e strozzino ossessionato dal controllo delle sue ricchezze. Luigi Saravo ambienta la commedia di Molière ai nostri giorni, come a dire che il vizio di arraffare denaro non ha tempo e colpisce tutti. (foto di Federico Pitto)

Balli scatenati e sensuali su brani rock, selfie al cellulare e abiti moderni riportano ai nostri giorni il celebre dispositivo scenico dell’Avaro di Molière. E non è la prima volta che se ne fa una trasposizione contemporanea. Dopotutto il vecchio Arpagone, ossessionato dal pericolo che qualcuno gli porti via il suo denaro ben nascosto in giardino, è il perfetto ritratto dell’avarizia, vizio che appartiene agli uomini di ogni tempo e di tutte le epoche. Maniaco del controllo, vuole esercitare la sua volontà anche sui figli, Elisa e Cleante, per cui programma un matrimonio che gli assicuri un tornaconto. Lo scontro generazionale, inevitabile e attuale quanto quello che separa i ricchi dai poveri, porta i giovani a macchinare dietro le spalle del padre. Complice una sensuale quanto divertente Mariangeles Torres – fantastica spalla comica per Dighero protagonista – nei panni di Frosina, la mezzana dal pantalone leopardato un po’ sensale e un po’ wedding planner.

La riscrittura del testo adattato da Letizia Russo è un buon restauro dell’originale molieriano. I pezzi ci sono tutti (personaggi, scene e intreccio) resi più vibranti da una mano di vernice fresca di un linguaggio più moderno che pesca il vocabolario dalla materia finanziaria. Tutt’altro che un pezzo di antiquariato da proteggere in vetrina è l’Avaro di Molière. Spolverato e lustrato a dovere fa ancora la sua bella figura. Semmai chiusi in teche museali ci finiscono i mobili e le suppellettili della casa di Arpagone, perché nessuno li rubi o l’uso li consumi. Così vede la scena il regista Luigi Saravo, che ne cura l’allestimento insieme a Lorenzo Russo Rainaldi.

Ma è Ugo Dighero il vero perno attorno al quale gira tutta la rappresentazione. Nel ruolo di Arpagone – accumulatore, spilorcio, arraffone e strozzino – è protagonista privo di fastidiosi protagonismi. Divertente perfino nel delirio animalesco e bestiale a cui lo conduce la disperazione di aver perso il tesoro sepolto in giardino. Fa venire fuori il risibile del personaggio senza farne una caricatura. Dighero è certamente uno degli attori comici di più spiccato talento del nostro teatro, geniale nel risolvere il meccanismo comico e scenico. Insieme a lui sul palco anche Fabio Barone, Stefano Dilauro, Cristian Giammarini, Paolo Li Volsi, Elisabetta Mazzullo, Rebecca Redaelli e il regista Luigi Saravo.

data di pubblicazione:21/12/2024


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MISS MARPLE, GIOCHI DI PRESTIGIO, traduzione e adattamento di Edoardo Erba da Agatha Christie

MISS MARPLE, GIOCHI DI PRESTIGIO, traduzione e adattamento di Edoardo Erba da Agatha Christie

con Viviana Toniolo, Francesca Draghetti, Chiara Bonome, Andrea Carpiceci, Chiara David, Stefano Flamia, Mattia Marcucci, Maurizio Greco, regia di Stefano Messina , scene di Alessandro Chiti, costumi di Isabella Rizzi, musica del maestro Pino Cangialosi, disegno e luci di Francesco Barbera.

(Teatro Vittoria – Roma, 19 dicembre 2024/6 gennaio 2025)

Un classico ripresentato un anno dopo sull’abbrivio di innumerevoli versioni cinematografiche e televisive. Ma un unicum nella stagione del Teatro di Testaccio con una compagnia affiata e dai tempi drammatici perfetti. Viviana Toniolo va sulla scia delle più credibili Miss Marple, partendo dalla capostipite Margaret Rutheford.

Di un giallo ovviamente non si può rivelare il finale anche se l’espediente apparentemente magico della donna tagliata per assonanza può far arrivare alla soluzione dell’enigma. Un mistero che potremo definire logistico dato che l’assassino non può avere il dono dell’ubiquità essendo tutti i personaggi dell’intrico facilmente identificabili in un luogo che fornisce loro l’alibi. L’ingegnosità di Agatha Christie è pari solo alla sua macchinosità ma la versione teatrale ottunde la farraginosità e va dritto al sodo nella rievocazione d’ambiente. Qualche battuta funeraria alleggerisce la tensione. Ideale spettacolo di Capodanno, di concentrata evasione ma di assidua partecipazione nell’ovvio desiderio del pubblico di scoprire il colpevole. Appunto seminale è il gioco di prestigio. Non c’è orrore, non c’è sgomento anche se alla fine le vittime sono quattro, compresi gli acclarati colpevoli. Il grande rispetto del testo originale si fonde con una scena accurata, molto british e adeguate caratterizzazioni. Con Miss Marple invariabilmente al centro della scena, signora centrale per il disvelamento finale. Non c’è neanche bisogno che arrivi la polizia tanta è la sua sagacia anche visiva. Rappresentazione evergreen di sicura presa per tutte le età.

IO E TE DOBBIAMO PARLARE di Alessandro Siani, 2024

IO E TE DOBBIAMO PARLARE di Alessandro Siani, 2024

Il destino ha fatto incontrare Antonio e Pieraldo. Sono entrambi agenti di polizia, hanno entrambi una donna e una figlia, e le loro carriere lavorative sono parallele. I casi che gli vengono affidati hanno purtroppo sempre esito negativo e gli stessi trovano soluzione grazie all’intervento di un’altra coppia di colleghi. Vuoi per pura intuizione, vuoi per pura casualità alla fine riusciranno i nostri eroi a incastrare e sgominare una banda di trafficanti…

Alessandro Siani e Leonardo Pieraccioni, due icone della commedia all’italiana, per la prima volta insieme in un film leggero e divertente. Un comico napoletano e uno toscano si incontrano quindi sulla scena per imbastire una storia tutto sommato ingenua ma a tratti anche profonda. I singolari poliziotti non ne azzeccano una e sono sempre rimproverati dai superiori per la loro superficialità nell’affrontare i casi che gli vengono sottoposti. Oltre al lavoro, i due devono fronteggiare anche una situazione affettiva non sempre facile. Pieraldo (Pieraccioni) ha una relazione con la ex moglie di Antonio (Siani) ed entrambi sono impegnati a proteggere Maria (Gea Dall’Orto) la figlia adolescente di cui entrambi i padri si sentono molto responsabili.  Una storia un poco pasticciata in cui i due bravi comici sanno destreggiarsi con grande talento. Il regista segue il percorso dei film precedenti intrisi di puro sentimentalismo che riesce a sdrammatizzare attraverso una serie di gag a dir poco esilaranti. Le due comicità riescono a miscelarsi alla perfezione e il risultato è questa nuova commedia nata da una spiazzante intuizione. La scelta di un umorismo tutto sommato pulito, senza volgarità e con la scelta di un cast confezionato ad hoc. Io e te dobbiamo parlare affronta con ironia e con una punta di malinconia il tema profondo dei sentimenti e dell’amore. Una storia quindi comica che sa gestire i problemi in maniera leggera e mai superficiale. Siani si ripropone di rinnovare il genere, trasformando la commedia all’italiana in qualcosa che possa sdrammatizzare per rendere divertente quello che non lo è. Solo così riesce in pieno a raccontare le cose più complicate con quella sottigliezza che lo contraddistingue. Lo spettatore non deve aspettarsi grandi cose, solo divertirsi e ridere per un film di poche pretese, pensato per dare un messaggio tutt’altro che banale.

data di pubblicazione:20/12/2024


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MOSTRE A PARIGI, 4°: Musée de l’Orangerie – Heinz Berggruen, un marchand et sa collection

MOSTRE A PARIGI, 4°: Musée de l’Orangerie – Heinz Berggruen, un marchand et sa collection

Dove concludere questo breve girovagare, questa autentica flânerie fra Cinema e Mostre di Parigi? Cosa di meglio allora di un piccolo gioiello, un’oasi di pace, un angolo appartato dei giardini delle Tuileries: l’Orangerie. Un posto ove, via dalla pazza folla, (perché un po’ marginale rispetto ai grandi flussi) si possono ammirare con la dovuta calma ed attenzione sia i capolavori della collezione permanente del Museo (le ninfee di Monet, il fondo Guillame con i suoi Gauguin, Renoir, Cézane…) sia le Mostre temporanee. In questi giorni è esposta la Collezione Heinz Berggruen. Tedesco di origini ebraiche, fuggito per tempo dalla Germania nazista, è stato un protagonista rilevante nel vivace ed effervescente mondo artistico della Parigi dell’immediato dopoguerra. Collezionista appassionato, mecenate, gallerista influente, editore dei propri cataloghi e critico d’arte, è stato attivo fino al 1998, poco prima della sua morte. La Mostra è ben articolata su aree artistiche monotematiche. Punta a sottolineare e contestualizzare il gusto del tutto originale e personale di Berggruen, i suoi ampi rapporti con l’ambiente mondano e culturale francese di quegli anni. Evidenzia, soprattutto, la sua chiaroveggenza nell’individuare e promuovere gli artisti “moderni” e talentuosi. Forte e significativa quindi la sua influenza sul senso estetico e sul mercato dell’arte della seconda metà del XX Secolo. La sua collezione personale ricca di ben oltre trecento opere di Maestri del ‘900 è stata donata alla Germania e si trova a Berlino.

L’Orangerie ne espone oggi un’ampia parte. I pezzi più emblematici e più significativi, soprattutto i capolavori dei “suoi favoriti”: Picasso, Paul Klee, Matisse e Giacometti. Una esibizione temporanea coinvolgente, ampia, ricca, ben documentata ed articolata. Una Mostra che consente di apprezzare alcune delle più importanti opere d’arte moderne. Un’occasione da non perdere! Un’opportunità anche per rivedere la collezione permanente del Museo visto che il complesso dell’Orangerie resterà poi chiuso per lavori per buona parte del 2025. (fino al 27 Gennaio 2025).

data di pubblicazione:20/12/2024

LE OCCASIONI DELL’AMORE di Stéphane Brizé, 2024

LE OCCASIONI DELL’AMORE di Stéphane Brizé, 2024

Mathieu è un famoso attore parigino che sta attraversando un momento di crisi professionale e sentimentale. Ha accettato di esibirsi in una pièce teatrale e ora teme di non esserne all’altezza. Decide pertanto di passare una settimana in un centro benessere in Bretagna. Casualmente incontrerà Alice che non vedeva da quando si erano lasciati molti anni prima e tra i due, entrambi sposati, si riaccenderà una nuova passione…

Stéphane Brizé è un noto regista e sceneggiatore francese, per la verità poco conosciuto in Italia. Questo film potrebbe essere quindi l’occasione per inserirsi in quel filone di cinema leggero d’oltralpe che sta andando molto di moda da un paio d’anni. Le occasioni dell’amore è un classico film sentimentale che segue una sceneggiatura, peraltro curata dallo stesso regista, che non brilla certo per originalità. I due protagonisti, Mathieu e Alice, sono interpretati rispettivamente da Guillaume Canet e da Alba Rohrwacher, attori di grande talento e soprattutto maestri nella recitazione. Se c’è qualcosa da obiettare non riguarda quindi gli attori, quanto piuttosto la staticità delle situazioni che ripercorrono situazioni più che scontate. Un amore vissuto con grande passione che dopo quindici anni si ha l’illusione di riaccendere. Ma come sempre, nel frattempo, ognuno si è fatto una famiglia e si è costruito una vita, bella o banale che sia. Lui è un attore di grande successo, ma in crisi. Lei una mediocre musicista che vive impartendo ai bambini lezioni di piano. Entrambi con una situazione familiare non del tutto soddisfacente, accettata quasi per un atto dovuto. Entrambi in una forma di forzato esilio in una località balneare fuori stagione e quindi grigia e piovosa. Entrambi che devono affrontare una crisi professionale, anche se su livelli molto differenti. Entrambi incapaci di affrontare la propria fragilità emotiva per raccontarsi di un passato che oramai è proprio passato. In Le occasioni dell’amore il regista si lascia andare a inquadrature molto ravvicinate dove i prolungati silenzi sembrano appesantire le situazioni già proprio non leggere. Un film quindi sull’esasperazione dell’amore. Un amore che si perde, si ritrova e si riperde. Funzionale a far meglio apprezzare quello che si ha, senza particolari aspettative di desiderare quello che non si ha né si potrà mai più avere. Stéphane Brizé dopo aver parlato nei suoi ultimi film di tematiche legate al mondo operaio si lascia ora andare al tema dell’amore. Racconta di una storia che non dice nulla di più di quello che già purtroppo sappiamo.

data di pubblicazione:19/12/2024


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THE DAY OF THE JACKAL – SERIE TV SKY

THE DAY OF THE JACKAL – SERIE TV SKY

The Day of The Jackal, creata da Ronan Bennett e prodotta da Sky, è tratta dall’omonimo romanzo di Frederick Forsyth, che racconta la caccia all’uomo ai danni di un pericoloso e abilissimo sicario.

La serie affida il ruolo del killer a Eddie Redmayne, premio Oscar per La Teoria del Tutto. Gente senza scrupoli arruola lo Sciacallo per un delitto difficoltoso ma lautamente pagato, e il killer dovrà vedersela sia con la complessità dell’incarico, sia con un’agente dell’MI6 (Lashana Lynch) che gli darà la caccia per tutta la durata della serie. È un thriller vero e proprio, con i canoni tipici di un film per il cinema, ma che ben si adatta al formato seriale, con un ben riuscito doppio parallelismo tra le vite reali dei due protagonisti, divisi tra il loro compito e la loro vita privata.

Oltre a ciò, risulta anche una storia che scava nella psicologia dei suoi personaggi, mettendoli di fronte a contraddizioni strazianti. Lo Sciacallo, quindi, non è solo una vera e propria macchina di precisione mortale, ma un essere umano a tutto tondo, così come Bianca, l’agente che gli dà la caccia.

Il risultato è che ti tiene incollato allo schermo per tutta la durata, grazie al suo alto tasso di adrenalina presente in ogni episodio, basati tutti su una serie di colpi di scena che non daranno tregua allo spettatore. Inoltre, la scelta di Sky di far uscire a poco a poco i vari episodi della serie (in totale 10) ha creato un ‘effetto attesa’ che ormai tutte le altre piattaforme di streaming sottovalutano. Attesa stessa che è già montata per una già annunciata seconda stagione, che si preannuncia ricca di colpi di scena, ma anche di nuovi personaggi.

data di pubblicazione:19/12/2024

RICCARDO ROSSI A IL PARIOLI CON “VOLEVO FARE IL MUSICISTA”

RICCARDO ROSSI A IL PARIOLI CON “VOLEVO FARE IL MUSICISTA”

Dal 26 dicembre 2024 al 12 gennaio 2025

A fronte della incertezza con gaffe del Capodanno in piazza di Roma capitale una sicurezza indubitabile è l’appuntamento che Riccardo Rossi fissa agli amanti della musica al Teatro Il Parioli con una prima fissata il 26 dicembre e il proseguimento con la notte di Capodanno ed oltre fino al 12 gennaio 2025. Quattro anni di studio consolidati per uno spettacolo che unisce in un percorso coerente note e rievocazioni personali. Per ognuno dei personaggi importanti evocati in scena c’è una foto, un aneddoto, un pezzo forte del repertorio suggerito da Rossi e dalla sua band, pazientemente assemblata e composta da Stefano Sastro (tastiere e arrangiamenti), Max Bottini (basso), Marco Iacobini (chitarra), Fabrizio Fratepietro (batteria), Claudio Graziano e Gianluca Ciminelli (Tromba), Ambrogio Frigerio (Trombone), Riccardo Rinaudo (voce) “Visto il lavoro che c’è dietro mi vorrebbe voglia di ribattezzare la mia esibizione”- suggerisce Rossi. Dunque da “Volevo fare il musicista!” a “Io sono un musicista a tutti gli effetti”.  L’elenco dei cantanti tirati in ballo è esauriente ancorché non esaustivo: Stewie Wonder, Burth Bacharach, Michael Bublè, Michael Jackson, Bee Gees, Earth & Wind & Fire. Con un andamento cronologico che parte dalla prima e unica voce italiana: nientemeno che Domenico Modugno. Casualmente vicino di casa di Rossi, conosciuto durante lo spot per la campagna elettorale del Partito Radicale di Marco Pannella.  Erano presenti anche i due Gentile, gestori del teatro che, in simbiosi con il direttore commerciale, hanno promesso l’ampliamento dell’area ricreativa e buffet. Naturalmente la notte speciale sarà quella di Capodanno che non concederà bis visti i tempi rigidi di programmazione: novanta minuti filati di svolgimento. Con questo spettacolo il sessantenne Rossi esaudisce un sogno giovanile. Dai primi studi del pianoforte alla completa metabolizzazione della musica dal 1977 al 1983. Una proposta che piacerà alle generazioni più compassate rispetto a quelle che seguono Tony Effe e Geolier.

Il tellurico Rossi è musicalmente onnivoro e ovviamente condirà l’evento con la sua grande capacità affabulatoria in sintonia con i desideri e le reazioni del pubblico.

data di pubblicazione:19/12/2024

DIAMANTI di Ferzan Özpetek, 2024

DIAMANTI di Ferzan Özpetek, 2024

Un tributo al cinema come forma d’arte e al suo stretto legame con la moda. Uno spartiacque tra passato e presente, ma anche un atto di celebrazione e continuità attraverso la narrazione di figure femminili. In Diamanti sono esaltati i pensieri e le più grandi passioni di Özpetek che cede alla vanità di interpretare sé stesso.

Ferzan convoca le sue attrici-amiche preferite per girare un film nel film. La storia si svolge a Roma nella sartoria cinematografica Canova. A gestirla sono due sorelle Alberta (Luisa Ranieri) e Gabriella (Jasmine Trinca). La prima severa e terribilmente esigente, l’altra presente ma assente, con uno sguardo triste perso dietro pensieri che la portano lontano. Poi ci sono le lavoranti, ognuna con la propria specialità. Dentro gli spazi della sartoria, tra manichini, costumi e rotoli di stoffa pregiata si intrecciano le storie di tutte queste donne. Un mondo femminile pieno di sfaccettature, resistente, prezioso, che si racconta e si scopre piano piano. Siamo negli anni ’70, tempo di emancipazione e di fermento. Ma è un “non tempo” quello che si respira nella sartoria, dove la fantasia e l’estro non hanno età né ceto sociale e il proprio piccolo mondo resta fuori per lasciare spazio alla creatività. Lo sguardo attento della camera da presa si poggia su ognuna di loro, sul loro talento ma anche sulla loro storia personale, a volte complessa, a volte sorprendente. I dettagli con cui il regista indaga e racconta le storie sono curati con precisione quasi maniacale. Un elemento centrale della narrazione sono i costumi che celebrano l’artigianalità e lo stretto legame della moda con il cinema d’autore di quegli anni. Anni in cui Özpetek in qualità di aiuto regista frequentava la sartoria Tirelli. L’utilizzo di costumi iconici come il corsetto di una famosa stilista britannica o i richiami ai volumi di Capucci, aggiungono un tocco di eleganza e teatralità “il costume non deve solo vestire il personaggio, il costume deve permettere all’attrice di entrare nel personaggio”. Il film ha il merito che ogni ruolo, anche il più piccolo, ha il suo peso specifico ed il cast di attrici è di primissimo ordine. Ma seppur declinato al femminile, Diamanti non si discosta dagli ingredienti classici della filmografia corale del regista, quella più famosa, e ne rappresenta la summa per enfasi e ricchezza. La cura ossessiva dei dettagli sottende un grande lavoro ma sottrae spontaneità e sorpresa. Un plauso va ai costumi di Stefano Ciammitti e all’atmosfera evocativa creata dalle voci di Mina e Giorgia che arricchiscono la narrazione.

Un finale autocelebrativo un po’ tirato e il tributo a Mariangela Melato, Virna Lisi e Monica Vitti svela l’intento di inserire il film in un progetto più ampio di celebrazione delle grandi icone femminili del cinema italiano ma appesantisce inutilmente la pellicola che avrebbe dovuto fermarsi prima.

data di pubblicazione:18/12/2024


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MUFASA – IL RE LEONE di Barry Jenkins, 2024

MUFASA – IL RE LEONE di Barry Jenkins, 2024

Nelle Terre del Branco vive Kiara, un cucciolo di leone figlia di Simba e Nala. Un giorno, durante un temporale, viene lasciata alla custodia di Rafiki, un mandrillo da tutti riconosciuto come uno sciamano. Per distrarre la piccola dalla paura, lo stregone le racconta la storia del leggendario Mufasa. Rimasto orfano viene salvato per caso da Taka, anche lui cucciolo ma di stirpe reale. I due cresceranno come fratelli e affronteranno insieme una lotta impari contro il malvagio Kiros, capo di un branco di leoni bianchi chiamati “gli emarginati”…

In prossimità di questo Natale la Walt Disney Pictures ci regala un film d’animazione a dir poco eccezionale. La regia è di Barry Jenkins, premio Oscar per Moonlight, sulla sceneggiatura di Jeff Nathanson che si rifà alle precedenti edizioni de Il re leone. Un piccolo capolavoro che, pur rimanendo catalogato nel genere cartoonesco, è in ogni sequenza legato a un iperrealismo impressionante. Le figure animali accompagnano Mufasa con gli altri leoni del branco e ogni personaggio, grazie alle tecniche di grafica digitale in 3D, è reso perfettamente. Si può veramente affermare che il film è uno strepitoso esempio di come si possano realizzare immagini così reali, esclusivamente generate dal computer. Al di là della narrazione, la favola di per sé racchiude sempre la lotta tra il bene e il male. Mufasa è un esempio di come si possa suggerire una morale, senza ricorrere a tediosi artifici. Lo spettatore, piccolo o grande che sia, trarrà un insegnamento sul concetto di amicizia e fratellanza, sentimenti destinati a rimanere eterni. In questo percorso sarà accompagnato, come i protagonisti di questa fantastica storia, da Rafiki che, con la sua saggezza, si erge a guida spirituale. In qualità di stregone africano indicherà ai leoni sovrani la giusta strada da seguire. Il film è anche un musical a tutti gli effetti. La colonna sonora di questo live-action è realizzata da Hans Zimmer, Pharrell Williams e Nicholas Brittel a cui si aggiungono Elton John e Tim Rice. Per la versione italiana Luca Marinelli ha prestato la voce a Mufasa – Il re leone. Per gli altri personaggi principali troviamo Alberto Boubakar Malanchino, Elodie, Edoardo Stoppacciaro, Edoardo Leo, Marco Mengoni, Elisa e tanti altri ancora. Musiche allegre con brani adattati ai singoli protagonisti di questa incredibile avventura la cui versione italiana è stata curata da Virginia Brancucci e Marco Manca. Un film completo, da vedere non solo in occasione delle feste natalizie…

data di pubblicazione:18/12/2024


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