(70 INTERNATIONALE FILMFESTSPIELE – Berlino, 20 Febbraio/1 Marzo 2020)
Francis, fuggito dall’Africa, dopo un terribile naufragio in cui perde la sua compagna, approda miracolosamente su una spiaggia. In quel momento, da unico superstite, promette a se stesso che inizierà una nuova vita all’insegna dell’onestà. Arrivato a Berlino da profugo, senza regolari documenti, dovrà presto abbandonare i suoi buoni propositi perché, in quella società che si mostra ostile nei suoi confronti, si renderà conto che per crearsi un futuro dignitoso dovrà scendere a patti con la malavita locale.
Ispirato dall’omonimo romanzo di Alfred Döblin, un classico della letteratura tedesca moderna di cui lo stesso Fassbinder ne aveva ricavato nel 1979 una miniserie televisiva, Burhan Qurbani presenta alla Berlinale il suo lungometraggio, rivisitandone la storia che era ambientata nella Berlino degli anni venti e che aveva come protagonista Franz Biberkopf. Il regista, esiliato per motivi politici dall’Afganistan e ora cittadino tedesco, ci propone una propria versione della mitiga figura di Franz, riadattandola su Francis, emigrato dalla lontana Guinea. Nonostante la volontà iniziale di integrarsi al meglio in una società occidentale a lui estranea, il giovane rimarrà invece invischiato in situazioni di malaffare per le quali ne pagherà le conseguenze.
Se nel testo originale ci si abbandonava spesso a delle metafore per dare più spazio all’immaginazione, nel film i personaggi sono fortemente condizionati dal contesto in cui si trovano, anche se poi teoricamente liberi di effettuare le proprie scelte. Analogamente si muove Francis che come outsider affronterà molteplici circostanze in contrasto con i propri valori morali, che cambierà come il suo nome, Franz appunto: una sorta di sopravvissuto che a suo modo vuole rimanere buono, ma che la società non gli consentirà mai di esserlo. Il protagonista è Welket Bungué, nato a Bissau in Guinea ed emigrato da piccolo con la famiglia in Portogallo e poi in Brasile, dove ha studiato per diventare attore. Avendo recitato già in circa cinquanta film, non meraviglia come Welket abbia interpretato in maniera più che convincente il ruolo, riuscendo a mantenere una costante tensione emotiva in un film decisamente lungo: cinque capitoli e un epilogo per una durata di oltre tre ore.
Berlin Alexanderplatz, sia pur in questo adattamento contemporaneo, rispecchia comunque l’essenza della sua fonte letteraria perché parla di una società da un lato, con le sue spietate regole, e di individui emarginati dall’altro, con i loro tentativi di integrazione e i loro, a volte, inevitabili fallimenti.
data di pubblicazione:27/02/2020
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