Barbara Millicent Roberts, da sempre nota come Barbie, vive felice nel paese tutto rosa e “plasticoso” di Barbieland. Accanto a lei, a tutti gli effetti uno stereotipo, ci sono le altre sue varie sfaccettature che occupano ognuna i posti chiave della società. Ken è una figura insignificante ed è stato creato solo per coprire il ruolo del fidanzato. Un bel giorno Barbie entra in depressione: ha i piedi piatti e un accenno di cellulite, e su consiglio della Stramba parte con la sua decappottabile (rosa) verso il mondo degli umani. Ken, che la accompagna, conoscerà una nuova realtà che cercherà di imporre, senza successo, a Barbieland…
Greta Gerwig, che ha curato la regia si è occupata anche della sceneggiatura, insieme al marito Noah Baumbach, di questo spassoso film sulla bambola più famosa al mondo, da decenni icona incontestata per tutto ciò che possa entrare nell’immaginario delle giovani generazioni e non solo. Creata da Ruth Handler, cofondatrice del colosso industriale Mattel che dal 1959 la produce, la Barbie è presente in tutto il mondo dove viene venduta in milioni di esemplari. Certamente il lavoro della Gerwig non è il primo che utilizza questo soggetto, ma tuttavia bisogna riconoscerle il merito di aver realizzato un film che ha avuto tempi lunghissimi di gestazione, con costi di produzione stratosferici per le scenografie e i costumi. Il team che ha lavorato alla sua realizzazione è composto da elementi di prima scelta, quasi tutti già premi Oscar. Il ruolo dei due protagonisti è rispettivamente interpretato da Margot Robbie e Ryan Gosling, perfetti come bambolotti viventi, affiancati da un cast strepitoso e tutti impegnati, in maniera più che coordinata soprattutto nelle coreografie, a confezionare un film divertente e soprattutto leggero. A volersi soffermare più attentamente, tra le varie gag che si susseguono a raffica e in maniera spesso graffiante, si possono trovare accenni di qualcosa di più profondo. Barbie e tutti gli altri personaggi che le fanno da contorno, vivono in un mondo virtuale, parallelo, che nulla ha a che fare con quello reale. Barbieland è il modello di società perfetta tutta al femminile, dove gli uomini non ricoprono alcun ruolo significativo, sono solo da contorno, anche se come immagine devono essere anche loro belli, palestrati e aitanti, per essere all’altezza delle varie Barbie. Ken, prendendo spunto dal mondo degli umani, si documenta sul patriarcato che intende applicare a Barbieland, estromettendo di fatto il genere femminile dai centri di potere e cercando di ritagliarsi un ruolo più attivo. Un film quindi ironico, divertente, che sa unire due mondi diversi e contrapposti in maniera intelligente. Una critica alla rivoluzione delle femministe di un tempo o un tentativo, molto effimero, di rivalutare la figura dell’uomo che una volta rappresentava il sesso forte e che oggi mostra invece in ogni settore i segni di una più che palese debolezza. Spazio quindi a varie interpretazioni, ma con certezza si può affermare che il risultato è sicuramente positivo e non stupirebbe che facesse bingo ai prossimi Oscar. Esilarante il riferimento iniziale a 2001 Odissea nello spazio quando le bambine, da mamme annoiate, distruggono le loro bambole e eleggono simbolicamente Barbie come oggetto dei propri desideri e delle proprie future aspettative: una chicca da manuale.
data di pubblicazione:19/07/2023
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Ero molto perplesso ma la tua recensione mi convince: andrò senz’altro a vederlo!!