Se il filosofo e sociologo tedesco Herbert Marcuse avesse visto il film Ave, Cesare!, firmato dai fratelli Coen e presentato come film di apertura all’ultima Berlinale, avrebbe sicuramente rivisto al meglio le proprie teorie sul capitalismo e sulla manipolazione delle masse da parte della cultura dell’intrattenimento.
Il film, ambientato in una Hollywood di celluloide degli anni cinquanta, in quei famosi Studios dove contemporaneamente si mescolano western, musical e polizieschi di ogni genere, sembra irridere alle situazioni stesse, a volte grottesche, che pur nella confusione generale, trovano sempre una soluzione per far andare avanti al meglio quanto previsto in copione. Il risultato è una divertente satira socio/culturale del tempo che solo la maestrìa dei fratelli Coen sa rendere al meglio, usando toni leggeri e quasi surreali, senza peraltro ricadere nel banale o nel tutto prevedibile. Il film, pur non atteggiandosi volutamente a divenire un classico d’autore, diventa invece un film autoriale grazie all’abilità di questi due registi che hanno saputo cogliere l’essenza del tema annunciato.
Di gran livello il cast, che va da Josh Brolin a George Clooney, da Alden Ehrenreich a Ralph Fiennes, e poi ancora Jonah Hill, Scarlett Johansson, Frances McDormand, Tilda Swinton, Channing Tatum, ed anche se alcuni di loro sono impegnati solo in piccoli camei, tutti insieme determinano la buona riuscita complessiva del film che rimanda, per situazioni e personaggi, a fatti e persone reali degli anni cinquanta.
Il messaggio che ci arriva è quello che le cose semplici, paradossalmente, sembrano essere quelle più sbagliate e che invece proprio dal caos nasce l’ordine e la felicità, che è quello che in fondo appaga noi comuni mortali in un futuro anteriore che oramai, minuto per minuto, ci respinge in un passato remoto e dove anche la luna piena, che si rispecchia nell’acqua, può così all’improvviso dileguarsi: basta semplicemente… tuffarvisi dentro.
data di pubblicazione:17/03/2016
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bellissimo!
Kiss
Spesso l’abilita’ di chi confeziona i trailers dei film supera la bravura dei registi stessi.
Personalmente ritengo di essere stato tratto in inganno dal breve spot. Il film dei Coen risente troppo della connotazione storica scelta, il Maccartismo degli anni 50, e, pur ambientando la storia nei fantastici studios cinematografici, credo che un pubblico europeo non possa che percepirlo come poco attuale e un po’ noioso.
L’inganno piu’grande rimane pero’ la parata di attori che in effetti fanno solo dei piccoli camei.
La pellicola dei fratelli Coen ripropone in chiave ironica e leggera quello che è passato alla storia come il Maccartismo del cinema americano. Lo fa in modo un pò confusionario come i ritmi, i capricci e le follie degli addetti ai lavori dei Capital Studios (la Cinecittà americana degli anni ’50) … Anche Chaplin fu processato durante l’epoca del Marcattismo ma ne uscì indenne…in un’epoca come quella attuale dove la stampa e il diritto di cronaca subiscono ancora troppo spesso pressioni e censure, dove il cinema è in crisi i fratelli Coen vogliono ricordare il fenomeno degli sceneggiatori che tentavano di veicolare e diffondere le teorie e il messaggio del Comunismo attraverso le pellicole dei film americani, che invece volevano regalare sogni ed evasione…..il film lento nella prima parte si riprende fino al finale…..peccato che la storia del Maccartismo è ancora spesso sconosciuta specialmente alle nuove generazioni e il trailer del film è un pò deviante…e così il pubblico dei più giovani esce dalla sala confuso e perplesso senza capire fino in fondo il senso del racconto dei Coen che solo in superficie omaggia le leggende del cinema americano degli anni’50 come Jhon Wayne, Esther Williams, Carmen Miranda e i film di Frank Sinatra e Gene Kelly