HANNO UCCISO L’UOMO RAGNO di Sydney Sibilia

HANNO UCCISO L’UOMO RAGNO di Sydney Sibilia

LA LEGGENDARIA STORIA DEGLI 883 – serie SKY

Massimo Pezzali, in arte Max (Elia Nuzzolo), e Mauro Repetto (Matteo Oscar Giuggioli) sono due ragazzi di provincia come tantissimi altri, due adolescenti che si scoprono prima compagni di banco e in seguito si ritrovano a realizzare qualcosa che neanche loro avrebbero mai immaginato.

Da un’amicizia tra compagni di banco stimolata da un amore viscerale di entrambi per la musica, nasce il sogno più grande che si possa immaginare: diventare due popstar, costruire delle canzoni che restino per sempre nell’immaginario pop nazionale e, forse, anche oltre. Ecco che la serie TV, in onda su Sky, cattura subito grazie alla originalità del suo linguaggio e alla vicinanza che i suoi personaggi costruiscono fin dall’inizio con gli spettatori. La vita di Max e Mauro potrebbe essere quella di tantissimi altri loro, e i due bravissimi attori danno quella freschezza tipica che dovrebbero avere le serie tv di questo genere, che ti fanno venire voglia di vedere cosa accadrà al prossimo episodio. Le canzoni degli 883, è vero, aiutano un bel po’ nel creare quel rimando generazionale, ma il regista Sydney Sibilia dimostra che non è l’ultimo arrivato, anzi, conferma il suo talento dopo aver firmato la trilogia di ‘Smetto quando voglio e di ‘L’incredibile storia dell’Isola delle Rose’, prodotti altrettanto freschi e originali. E poi c’è la provincia (in questo caso Pavia), quel luogo a metà tra il metafisico e il reale, ma che ha nella profondità delle sue radici il suo pregio ma anche il suo difetto, con la continua voglia di andarsene da parte dei giovani, ma che alla fine poi tornano sempre. È solo la provincia che può genera questo nuovo tipo di ‘mostri’, in senso buono, di bontà, di ingenuità e di divertimento puro, che ha dato alle serie tv un tocco di magia, difficile da trovare altrove.

Il seguito è già dietro l’angolo, gli ormai innumerevoli appassionati non aspettano altro e cosa deve fare una serie TV più che generare l’attesa per la prossima stagione? L’attesa non è essa stessa puro godimento per l’animo ‘malato’ ma umanissimo dei fans delle serie tv?

data di pubblicazione:12/11/2024

ETERNO VISIONARIO di Michele Placido, 2024

ETERNO VISIONARIO di Michele Placido, 2024

Il nuovo film di Michele Placido, tratto dal libro di Matteo Collura Il gioco delle parti, esplora la vita e l’opera di Luigi Pirandello, tra successi, tormenti e amori impossibili. Fabrizio Bentivoglio e Valeria Bruni Tedeschi nei panni di Pirandello e di sua moglie Antonietta.

La quindicesima opera da regista di Placido si avvale delle valevoli prove di Fabrizio Bentivoglio (Pirandello) e di Valeria Bruni Tedeschi (la moglie Antonietta), della magnificenza della ricostruzione scenografica, dei costumi dell’epoca. Il meccanismo attuato dal regista è quello del flashback continuo, in cui il viaggio in treno dell’autore siciliano verso Stoccolma, dove ritirerà il premio Nobel, è il pretesto per ricordare tutta la sua vita, iniziando dalla follia della moglie, con Valeria Bruni Tedeschi nel ruolo cucito su misura per lei, per poi passare alla disattenzione continua verso i figli. A ciò si aggiunge la passione viscerale e proibita per la sua musa ispiratrice Marta Abba (interpretata con intensità da Federica Luna Vincenti), e il sentimento di affetto verso la sua Sicilia, così come l’attrazione provata per la Berlino avanguardistica.

Il paragone con altri riferimenti cinematografici che esplorano la vita e le opere di Pirandello sono inevitabili: dal recente La stranezza di Roberto Andò, dove l’ironia e la leggerezza la facevano da padrone, fino a Leonora addio di Paolo Taviani, con toni diametralmente opposti.

Ciò che può suscitare dubbio è se il Pirandello così “ricostruito” possa cinematograficamente “attecchire” su spettatori (giovani, studenti?) desiderosi di avvicinarsi alla figura dell’autore, tra i vari capolavori, de Il Fu Mattia Pascal. Da apprezzare comunque come sempre il coraggio di Michelle Placido, qui presente anche in versione di attore nella figura dell’agente Saul.

data di pubblicazione:08/11/2024


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THE SUBSTANCE di Coralie Fargeat, 2024

THE SUBSTANCE di Coralie Fargeat, 2024

(19a FESTA del CINEMA di ROMA 2024)

Presentato a Cannes, dove ha vinto il premio come miglior sceneggiatura, il film di Fargeat racconta di Elizabeth Sparkle (Demi Moore), una star ormai cinquantenne, la quale decide di assumere una droga misteriosa, “una sostanza” capace di replicare una versione migliore di sé stessa, di nuovo atletica, rivitalizzata, in altre parole più giovane. La trasformazione in Sue (Margaret Qualley), però, comporterà degli effetti tragici e irreversibili.

La sostanza di cui parla il titolo dura solo una settimana. La nuova versione di Elizabeth (Sue) dura quindi solo per 7 giorni, al termine dei quali dovrà riassumere la sostanza per far vivere la Elizabeth di prima, che tornerà a vivere per 7 giorni mentre la copia giovane (nascosta in bagno) si nutre e si ricarica, per poter fare altri 7 giorni e così via: una settimana ciascuna.

Corpi nudi e sangue a bizzeffe per riflettere sulla bellezza e su tanto altro. Le premesse ci sono tutte per affrontare quindi vari temi, quali la spietatezza dello showbiz (americano ma non solo), l’incapacità di accettare il tempo che passa, una società sempre più basata su canoni estetici che vanno molto oltre la normalità. Ecco, appunto, le premesse, ma per il resto non si avvertiva davvero la necessità di ridurre il tutto a un mega splatter, con salsa speziata di horror, con primi piani e battaglie vomitevoli ai più. Il film esagera volutamente spingendo fino all’estremo, con organi interni e liquidi fisici in perenne evidenza. L’impostazione al passare del tempo (che sembra non finire mai) diventa folle, esagerata e senza senso, un horror che è sì colorato, ma è retto solamente dalle performances di Demi Moore e Margaret Qualley che lottano senza effettivamente mai scontrarsi davvero. The Substance ci tiene a rammentare a tutti che il tempo è spietato e che dovremmo amare ciò che abbiamo senza fantasticare di tornare sempre indietro: a patto però che si vogliano accettarne gli effetti e i relativi risultati.

data di pubblicazione:30/10/2024







LA CASA DEGLI SGUARDI di Luca Zingaretti, 2024

LA CASA DEGLI SGUARDI di Luca Zingaretti, 2024

(19a FESTA del CINEMA di ROMA 2024)

Marco (Gianmarco Franchini), un ventenne che vive con il padre e che ha perso la madre da poco ha una grave dipendenza dall’alcol e dalle droghe. Ragazzo molto sensibile, scrive poesie ma questa sua “soggezione” lo ha staccato da tutti. L’unico che gli sta ancora vicino è suo padre (Luca Zingaretti), che sembra abbastanza impotente di fronte a questo viaggio che appare senza ritorno.

 

Tratto dal libro La casa degli sguardi di Daniele Mencarelli, Luca Zingaretti si mette alla prova per la prima volta nella doppia veste di autore e regista. Lo fa in punta di piedi, senza strafare, perché ci pensa l’interpretazione di Franchini a rendere questa prima opera un bell’esordio. È quasi un one man show il suo, del cui talento si erano già visti i primi risultati in Adagio di Stefano Sollima.

Viene perlustrato il dolore non come un risultato, ma come una fase fondamentale verso la riscoperta della felicità e/o della gioia. Il tutto attraverso le cose semplici, soprattutto il lavoro e la sua dignità, anche se quando a Marco viene offerto un lavoro nella cooperativa di pulizie dell’ospedale Bambino Gesù lo accetta ma, perso nell’alcol e nelle droghe, all’inizio non ne riesce a cogliere l’importanza. La poesia inoltre, arte di cui è portatore sano Marco, rende il tutto ancora più commovente.

Superba anche la prova del suo capo, impersonato da Federico Tocci, simbolo di questa semplicità, oltre che portatore sano di umanità, che è ciò che ci vuole in scenari come questi.

In questo contesto, il rapporto tra Marco e suo padre diventa toccante, e il tema del rapporto tra genitori e figli diventa la sottile linea rossa che attraversa tutto il film.

data di pubblicazione:25/10/2024








LA CASA DEGLI SGUARDI di Luca Zingaretti, 2024

L’ALBERO di Sara Petraglia, 2024

(19a FESTA del CINEMA di ROMA 2024)

Un ritratto dei ventenni di oggi, alla ricerca di chimere e desideri, della loro voglia di vivere e amare e della loro grande confusione e malinconia.

Il centro dell’opera è un albero che si vede da una finestra, in un appartamento di Roma, zona Casilina vecchia, più precisamente il Mandrione, quartiere che evoca storia e infiniti aneddoti. All’interno è appeso al muro un ritratto di un giovane Giacomo Leopardi, quello degli amori infelici, della giovinezza che fugge di corsa. La ventenne Bianca, universitaria, vive in quella casa dalla quale si vede l’albero, insieme ad Angelica, sua amica e coetanea.

Questo il pretesto di questa opera prima di Sara Petraglia, figlia dello sceneggiatore Petraglia, opera che fa il pieno di malinconia e tristezza, con alcuni buchi di sceneggiatura che cercano di ‘tapparsi’ pian piano, ma che distraggono lo spettatore, rendendolo partecipe involontario di questa infinto calvario.

La cocaina – e la dipendenza da essa – fa poi da contraltare in quasi tutto il film, salvo poi dei tentativi (riusciti?) di liberarsi da questa. L’esordio non è dei migliori, l’infinita tristezza che si respira rende il tutto piuttosto difficile da digerire, nonostante le buone performances delle due attrici principali, Carlotta Gamba e Tecla Insolia.

data di pubblicazione:22/10/2024