da Rossano Giuppa | Nov 25, 2023
In scena al teatro Vascello di Roma dal 23 al 26 novembre la compagnia il Balletto del Sud diretta dal coreografo Fredy Franzutti ne La Luna dei Borboni, spettacolo di danza in un atto dedicato alla poetica di Vittorio Bodini, poeta e traduttore italiano, considerato il maggiore interprete e traduttore della letteratura spagnola. Una messa a fuoco sull’eredità culturale del Sud, sapientemente orchestrata dal direttore e fondatore della compagnia, che ha amalgamato musica, poesia e danza in un nostalgico e delicato presente che guarda al sole, alle case di calce, agli odori della terra ed alla tradizioni popolari per un messaggio che parla di radici e di identità.
Il Sud ed il Salento in particolare hanno una specifica connotazione sociale ed economica, fatta di antiche tradizioni, di delicata semplicità e di un substrato culturale proveniente dal passato. Ecco allora che le consuetudini e abitudini di un luogo sospeso nel tempo vengono ripensati e reinterpretati in chiave più contemporanea. L’atmosfera è sognante e rilassata come il ricordo di una festa patronale nella piazzetta del paesino, dove eravamo tutti presenti, tutti vivi e partecipi.
Fredy Franzutti, coreografo eclettico che vanta collaborazioni di prestigio internazionale, ha fondato nel 1995, il Balletto del Sud, compagnia per la quale ha creato un vasto repertorio di spettacoli di un genere che spazia dalla ricerca del contemporaneo, alla rivisitazione moderna dei classici.
Franzutti usa un linguaggio personale proteso verso il teatro contemporaneo e utilizza come elementi ispiratori e asse della ricerca le pertinenze territoriali con il Sud, inteso come appartenenza alla Magna Grecia, il rapporto con i popoli del mare, l’utilizzo della matrice popolare e l’argomento del testo poetico per creare la nuova narrativa coreografica.
Interpreti sono 16 danzatori della compagnia. I ruoli principali sono interpretati da Nuria Salado Fustè e Matias Iaconianni con solisti Alice Leoncini, Ovidiu Chitanu e Cristopher Vazquez.
Le musiche dello spettacolo, che gode del patrocinio dell’Enciclopedia Treccani e del Centro Studi Vittorio Bodini, sono state appositamente scritte da Rocco Nigro e Giuseppe Spedicato e sono eseguite dal vivo dai Brancaleone Project, trio composto dagli stessi Rocco Nigro (fisarmonica) e Giuseppe Spedicato (tuba) accompagnati da Giorgio Distante (tromba).
Uno spettacolo intenso e delicato, che sprigiona profumi ed evoca ricordi che merita di essere visto.
data di pubblicazione:25/11/2023
Il nostro voto:
da Rossano Giuppa | Nov 15, 2023
(Roma Europa Festival 2023)
Il coreografo greco Christos Papadopoulos è tornato ad incontrare il Romaeuropa Festival con la sua danza minimalista, ritmica e visionaria. In scena all’Auditorium Parco della Musica Ennio Morricone il 14 e il 15 novembre, Mellowing, la sua prima creazione per Dance On Ensemble, formazione composta da danzatori professionisti over 40. Abbracciando il progetto della compagnia, ovvero promuovere una visione inclusiva della danza, non circoscritta ai soli corpi nel pieno della giovinezza, Christos Papadopoulos ha creato un lavoro complesso e rigoroso, realizzato grazie alla forte osmosi avviata con i danzatori dell’Ensemble per superare i limiti della percezione ed andare oltre. (foto Jubal Battisti).
Come si gestisce l’energia corporea e come la si veicola su specifiche parti del corpo? E come cambia al mutare del movimento?
Minimaliste e rigorose, ipnotiche e reattive, avvolgenti ma profondamente ancorate ai dettagli dell’estetica e del reale: sono solo alcune delle sensazioni che si provano quando si assiste ad uno spettacolo di Christos Papadopoulos. Il coreografo greco prosegue il suo percorso al Romaeuropa Festival, che lo ha visto partecipe sin dai suoi esordi, presentando la sua prima creazione per Dance On Ensemble, celebre formazione composta da danzatori professionisti over 40, con una scrittura coreografica basata sulla competenza e capacità espressiva dei singoli danzatori. Papadopoulos vuole sfidare i limiti della nostra percezione e a trasformare il movimento corale in quello di un unico corpo esteriormente immobile e interiormente vibrante. I movimenti s’incastonato, si replicano ossessivamente tra concentrazione e leggerezza, ritmi e pause.
Mellowing è una coreografia fondata sullo studio corporeo e coreografico della vibrazione, con undici performer in scena grazie a un movimento corale, concentrandosi sulla sensibilità emotiva e percettiva di chi osserva. Basandosi sulla colonna sonora di Coti K, i movimenti dei danzatori sviluppano una costruzione alternativa del rapporto tra individui e gruppi, tra continuità e discontinuità, aprendo a riflessioni più profonde, personali e universali in cui la danza agisce in maniera trasversale e innovativa in direzione collettiva e singola, tra necessità di adesione all’aggregazione ed in contrapposizione il bisogno di libertà.
data di pubblicazione:15/11/2023
Il nostro voto:
da Rossano Giuppa | Nov 13, 2023
(Roma Europa Festival 2023)
La compagnia italo-spagnola KOR’SIA ha portato il proprio messaggio artistico al RomaEuropa Festival, presentando l’11 e il 12 novembre, in anteprima nazionale, all’ Auditorium Parco della Musica Ennio Morricone , il nuovo spettacolo Mount Ventoux. Il collettivo fondato da Antonio de Rosa e Mattia Russo riprende l’opera che Francesco Petrarca scrisse nel 1336, la strada in ascesa che l’umanità deve percorrere per lasciarsi alle spalle gli anni bui del Medioevo e costruire così un nuovo paradigma del vivere umano: l’umanesimo. (foto Maria Alperi).
Gli italo-spagnoli Kor’sia, proiettano il testo dell’Ascesa al Monte Ventoso di Francesco Petrarca nel presente e nelle sue urgenze di cambiamento. Il collettivo è nato circa 9 anni fa, per rispondere ad una profonda esigenza di esplorare nuovi orizzonti nella danza e nell’arte contemporanea al fine di creare uno spazio creativo dove sperimentare e sfidare i limiti tradizionali, spingendosi al di là dei confini predefiniti.
L’incertezza del futuro diventa chiave per un risveglio collettivo, come quello invocato da Petrarca. Un mantra, attraverso il quale Kor’sia vuole ascendere il monte per recuperare i valori. Una performance volta ad insinuare dubbi e generare spunti di riflessione.
Uno spettacolo che ha l’obiettivo di tenere una luce accesa sui problemi della società per comprenderli, analizzarli e ritrovare vecchi valori. Un messaggio intrinsecamente legato all’attualità. La lettera di Petrarca, scritta nel lontano 1336, rappresenta un punto di partenza per il Rinascimento, simbolizzando l’ascesa verso la luce e la natura, in contrapposizione al declino nell’oscurità del Medioevo. Mont Ventoux trasmette l’idea di scalare, arrampicarsi, di cercare una connessione tra l’individuo e l’umanesimo.
Il lavoro coreografico non si focalizza su una teatralità esplicita, ma piuttosto sulla creazione di metafore suggestive, ricche di riferimenti e suggerimenti, dove la danza è il linguaggio espressivo predominante, immagini vive e plastiche insieme.
In scena una danza ipnotica, fatta di passaggi ripetuti e contrapposti, una metamorfosi fisica necessaria per eliminare scorie e strati e ritrovare la natura e l’essenza dell’uomo.
Otto giovanissimi danzatori esterni ed interni rispetto ad un parallelepipedo che si espande e si ritira con cui specchiarsi e confrontarsi. Un lavoro intenso e drammatico, apprezzatissimo.
data di pubblicazione:13/11/2023
Il nostro voto:
da Rossano Giuppa | Nov 3, 2023
Film d’apertura al Festival di Venezia 2023, il film di Edoardo De Angelis, che ha per protagonista Pierfrancesco Favino, scritto da Sandro Veronesi e dallo stesso regista, racconta la storia vera di Salvatore Todaro, comandante del sommergibile Comandante Cappellini durante la seconda guerra mondiale.
Siciliano di nascita ma sempre vissuto a Chioggia dove s’innamora perdutamente del mare, Salvatore Todaro segue con successo la carriera militare. Capitano della Regia Marina, durante un’esercitazione un incidente gli procura la lesione della colonna vertebrale, evento che gli avrebbe consentito di poter godere di un congedo illimitato e di ricevere una pensione d’invalidità. Todaro invece preferisce restare nella Marina ricorrendo a un busto rigido per il resto della vita. Un mese dopo l’entrata in guerra dell’Italia, nel luglio 1940 Todaro diventa comandante del nuovissimo sommergibile Comandante Cappellini. In missione affonda a largo dell’Atlantico un piroscafo mercantile belga, il Kabalo, che aveva aperto il fuoco su di loro. Todaro decide, contro il parere dei superiori, di salvare i 26 naufraghi belgi, condannati a morte certa alla deriva su una zattera a centinaia di miglia dalla costa, anche se per far ciò dovrà navigare in emersione per tre giorni, rendendosi visibile alle forze nemiche e mettendo a repentaglio la propria vita e quella dei suoi uomini. In quei tre giorni, il sottomarino si trasformerà in un luogo di incontro tra sconosciuti, anche molto diversi tra loro, ma più simili di quanto non pensassero.
Vero e proprio kolossal diretto dal visionario regista Edoardo De Angelis all’ennesima prova del nove, per un film girato lontano dalla sua Campania e in uno spazio angusto quale quello che può offrire un sottomarino da guerra, in cui si vive a ridosso, in cui è necessaria gerarchia e condivisione, scegliendo peraltro la babele di accenti e dialetti dei vari protagonisti, per rendere il legame con la terra di nascita ancora più viscerale.
Prodotto da Indigo Film e O’Groove con RAI Cinema, Tramp LTD, VGroove e Wise Pictures il film si avvale della splendida interpretazione di Pierfrancesco Favino, nel complesso personaggio di Todaro, eroe e patriota, ma anche santone e profeta. Il comandante belga, dopo la guerra, dirà che, quando chiese a Todaro il perché di un gesto che lui non avrebbe fatto, la sua risposta fu: “siamo italiani. Lo facciamo da 2000 anni e continueremo a farlo”.
Estremamente toccante la forza del film nel raccontare la capacità di correre in soccorso degli altri, in un mondo quale quello del mare, in cui vige in primis il rispetto di regole e persone. La parabola della guerra in cui si combattono i mezzi ma non gli uomini, è un chiaro messaggio verso il rispetto dei migranti che nel Mediterraneo è stato fatto proprio principalmente dagli italiani, ora come allora, secondo una vicenda reale che racconta come esistano leggi eterne che non vanno infrante mai e che si concretizzano proprio in un cessate il fuoco che salva dignità e coscienze.
data di pubblicazione:03/11/2023
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da Rossano Giuppa | Ott 30, 2023
(ALICE NELLA CITTA’- 18/29 Ottobre 2023)
Club Zero, il film diretto da Jessica Hausner, in concorso a Cannes, e presentato fuori concorso ad Alice nella città lo scorso 27 ottobre, affronta il tema della nutrizione e dei disturbi alimentari tra gli adolescenti. Ambientato in un liceo privato internazionale è incentrato sulla figura di Miss Novak, una enigmatica donna che entra nel corpo docente su segnalazione dei genitori dei ragazzi per un corso di alimentazione consapevole basato sulla restrizione, secondo il quale bisogna ridurre al minimo l’assunzione di cibo per avere una vita più salutare. L’insegnante esercita liberamente la sua influenza sul gruppo e finisce per allontanare i suoi studenti dalle famiglie, con conseguenze devastanti tra gli allievi.
L’attrice Mia Wasikowska è Miss Novak, una professoressa che insegna in una scuola d’élite internazionale. Lì gli studenti sono chiamati a primeggiare, e lei li aiuta con un corso di alimentazione consapevole. Questo concetto estremo fa particolarmente presa su cinque alunni con cui l’insegnante stringe presto un legame esclusivo e manipolatorio. Lei è disponibile, sollecita, loro intravedono nelle sue lezioni una risposta possibile a una diffusa sensibilità sui temi dell’ambiente.
I ragazzi decidono di creare il Club Zero, un circolo molto chiuso basato sulla dottrina di Novak. I docenti dell’istituto e i genitori degli allievi non si accorgono subito di quello che sta succedendo, ma poi preoccupati per i comportamenti anomali dei ragazzi, riescono a far sospendere l’insegnamento.
I cinque adolescenti sono oramai troppo dipendenti ed indottrinati ed anzi i loro rapporti con il cibo e con il mondo esterno peggiorano, precipitando progressivamente in un baratro che annichilisce identità e volontà.
Quella di Club Zero è una grande metafora che rimanda alla mania tutta contemporanea del controllo.
La regista si muove su coordinate estetiche precise e rigide con un film rigoroso e geometrico, algido ed esteticamente impeccabile, costruito su primi piani ed inquadrature fisse.
È su questo sfondo che Jessica Hausner continua a interrogarsi su alcuni cortocircuiti della società contemporanea, quali le nuove filosofie di nutrizione, la vacuità delle istituzioni scolastiche d’eccellenza, l’incomunicabilità generazionale, fino al vuoto culturale e umano dei nuovi ricchi. Il film mette allo scoperto i meccanismi di manipolazione delle masse, non cercando di consolare, ma piuttosto di scuotere con vigore una generazione che vuole assumersi responsabilità ed avere il potere di gestire la propria vita ma che è incapace di farsi ascoltare anche quando avrebbe ragione.
data di pubblicazione:30/10/2023
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