da Rossano Giuppa | Ott 29, 2015
(Teatro Vascello – Roma, 28 ottobre/1 novembre 2015)
Ossa, poltrone dai broccati polverosi e sfilacciati, tendini in tensione, atmosfere sulfuree, canti sintetici di uccelli all’orizzonte. Nel mezzo l’azione di un’unica protagonista, Paola Lattanzi. Il suo è un movimento androgino, violento, tribale e irrefrenabile, ma al tempo stesso rigoroso e mistico. Espressioni corporee esasperate che fendono un spazio ampio e indefinito, crudo.
E’ Sopra di me il diluvio, l’ultima creazione di Enzo Cosimi, coreografo e regista tra i più autorevoli della danza contemporanea italiana, debutto assoluto della Biennale Danza 2014 diretta da Virgilio Sieni, Premio Danza&Danza 2014 come Migliore Produzione Italiana, al teatro Vascello fino al 1 novembre.
Cinquanta minuti di pathos viscerale, di mimiche estreme, di scatti e tensioni, di dramma e dolore; una riflessione potente sulla vita terrena e sul rapporto con la Natura. A gambe aperte tra fossili e reperti tribali, la donna evoca l’eros e selvaggiamente marca il territorio. Toglie le scarpe feticcio e si denuda. Affonda il viso in una scatola, lo rialza con in bocca strisce di stoffa rosso fuoco. Ha azzannato la preda. Nel frattempo ossa e reperti diventano collane, decoro, simboli. Pian piano la luce si intensifica e si raffredda e sale come la nebbia. Tutto ora è bianco ed etereo. Anche i frastuoni ed i silenzi hanno lasciato il posto ad una nenia ancestrale e toccante e l’Africa con le sue violenze e le sue contraddizioni, con la sua purezza e la sua vitalità primaria, diventa l’immagine portante che dal piccolo monitor televisivo si espande sulla scena e su tutti.
data di pubblicazione 29/10/2015
da Rossano Giuppa | Ott 25, 2015
Elle (Lily Tomlin) è una nonna speciale. Poetessa, lesbica, sgorbutica, intelligente e folle, ha un passato doloroso alle spalle, una ferita ancora aperta per la morte della partner dopo 38 anni insieme. Improvvisamente si trova a dover rispondere alla richiesta di aiuto della nipote Sage, diciotto anni appena ed un problema di non poco conto, una gravidanza inaspettata e da interrompere; e solo una mattinata davanti per trovare i 630 dollari che una clinica le ha preventivato per effettuare l’operazione, prevista per il pomeriggio.
Inizia cosi un viaggio in macchina per ville e colline di Los Angeles alla ricerca della somma necessaria per affrontare l’intervento. La madre della ragazza nonchè figlia di Elle è una donna in carriera, i rapporti non sono idilliaci, impossibile chiederle aiuto. Elle è un fiume in piena, divertente, isterica e straziante. La recente perdita, la morte di quella donna con cui ha vissuto un’intera esistenza, l’ha spezzata in due, allontanandola dalla figlia e rendendola ancor più intrattabile di prima. Anche la recente storia con una donna più giovane sta naufragando. Inizia così la ricerca del denaro e come il vaso di Pandora ogni piega irrisolta del passato viene fuori, aprendo di fatto un sentiero che porterà le due donne a conoscersi meglio, coinvolgendo alla fine anche la madre della ragazza, ricucendo così i sentimenti di una famiglia fino ad allora divisa.
Aborto, omosessualità, responsabilità, amore, famiglia sono i temi affrontati con forza e chiarezza in un film che però non giudica e si limita, con grande efficacia, a raccontare la vicenda.
Pensato e diretto da Paul Weitz, che ha regalato al cinema prodotti come About a Boy o il culto generazionale American Pie, Grandma è un indie on the road con tre grandi attrici, mamma (Marcia Gay Harden), figlia (Julia Garner) e nonna (la già citata Lily Tomlin) con momenti divertenti e battute efficaci, una storia tutta al femminile alle prese con un bilancio delle proprie scelte generazionali.
Cinico, malinconico ed esilarante, Grandma è una pellicola sulle relazioni, interrotte e da recuperare, su segreti non detti e rancori mai superati, su affetti sepolti che ritornano a galla. Una storia forte di indipendenza e di sentimento fra tre donne difficili, di fatte cresciute senza uomini, che alla fine si ritrovano, ridando essenza e vitalità alle loro stesse esistenze .
data di pubblicazione 25/10/2015
da Rossano Giuppa | Ott 22, 2015
Complimenti vivissimi al giovane regista Stephen Dunn, alla sua prima opera, intensa e profonda. Grande capacità di raccontare, attraverso l’utilizzo di un linguaggio proprio, innovativo e coinvolgente. Straordinaria la colonna sonora e assolutamente contemporanea la sceneggiatura, nel giusto mezzo tra il credibile ed il surreale.
Oscar (Connor Jessup) è un adolescente serio e determinato, con una passione per gli effetti speciali ed i trucchi cinematografici. Condizionato da un’infanzia complicata tra un padre infantile e rissoso, incapace di gestire i propri affetti ed una madre fin troppo egoista che li abbandona subito, è cresciuto in compagnia di un criceto versione grillo parlante accanto ai suoi incubi, che ogni tanto riaffiorano in maniera violenta. Il presente, il sogno di andare a studiare a New York e le sperimentazioni artistiche con la sua amica del cuore si intrecciano con un passato mai superato, fatto di ricordi violenti di un bambino che non ha avuto accanto nessuno che lo proteggesse dai mostri.
La sua grande immaginazione e la sua romantica inquietudine, la sua euforia composta e la scoperta difficile della sua omosessualità, lo aiuteranno ad elaborare ed a superare demoni e paure, riposti nel suo armadio e ad intravedere il sentiero accidentato che deve percorrere per raggiungere il suo sogno.
data di pubblicazione 22/10/2015
da Rossano Giuppa | Ott 20, 2015
Un autunno velato e umido nel sud della campagna francese. Elliot (il bravissimo Alex Lawther) un quindicenne inglese con la passione per la letteratura e la poesia e sua madre Beatrice sono nella loro casa delle vacanze per imballare oggetti e ricordi. La casa fa parte del passato, il matrimonio dei genitori è giunto al termine, tutto è polveroso ed irrecuperabile. Il giovane Elliot, che ama Proust e Hugo e che desidera diventare uno scrittore, protetto dalla sua giacca militare, scopre la sua sessualità e la necessità di allontanarsi dal contesto familiare in inevitabile disfacimento. L’amicizia con Clement, bello e inquieto, i turbamenti e gli approcci difficili con lui, unitamente al progressivo cedimento della madre, lo portano sull’orlo del baratro, verso una strada senza uscita. Ma il tuffo nella diga, la discesa verso la fine, hanno il potere di scuotere Elliot e di renderlo cosciente del proprio presente. L’acqua fredda deterge e tonifica: la vita è difficile e complicata ma deve essere vissuta, dalla sofferenza si riparte.
Melanconico, delicato e fortemente british, il film celebra l’autunno e la fine di un periodo. Immagini statiche e perfette, musica delicata e struggente rendono il prodotto un po’ troppo algido e poco turbato, ma forte e chiaro circa la strada da intraprendere.
data di pubblicazione 20/10/2015
da Rossano Giuppa | Ott 18, 2015
Un weekend di follia a Milano per uno scrittore licenziato dal posto di lavoro in preda a crisi depressive ed imbottito di psicofarmaci, vittima di un amico ladro e abbandonato dalla moglie. Una serie di disavventure tra bische clandestine, deliquenti, valigette piene di soldi e fughe per la città. Pur in presenza di tanto ritmo e colore e di un gruppo di bravi attori (Alessandro Roja, Francesca Inaudi, Marina Rocco, Matilde Gioli e Stefano Fresi su tutti), il film tuttavia non decolla e non convince, soprattutto per la storia poco coinvolgente, sfilacciata e non assolutamente folle. Un pizzico di nonsense e di vera ironia avrebbe dato certamente più brio ad un prodotto che scivola via senza emozioni.
data di pubblicazione 18/10/2015
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