COPENAGHEN di Michael Frayn, regia Mauro Avogadro

COPENAGHEN di Michael Frayn, regia Mauro Avogadro

(Teatro Argentina, Roma 24 ottobre/12 novembre 2017)

Umberto Orsini, Massimo Popolizio e Giuliana Lojodice hanno riportato al Teatro Argentina di Roma una delle produzioni più importanti di Emilia Romagna Teatro, Copenaghen. Lo spettacolo, prodotto nel 1999 dal circuito emiliano, mette in scena un testo di Michael Frayn scritto nel ’98. Il drammaturgo britannico (oltre che giornalista, e autore televisivo) analizza le vicende storiche  e umane intorno alle figure di  Niels Bohr, celebre fisico teorico danese (ebreo d’origine) e  Werner Heisenberg, tedesco, suo allievo prediletto e autore per primo del Principio di Indeterminazione.

In una enorme e cupa aula di fisica, in un’atmosfera quasi irreale, tre persone o forse tre fantasmi, due uomini e una donna, disquisiscono di cose successe in un lontano passato, quando tutti e tre erano certamente vivi. Sono appunto Niels Bohr (Orsini), sua moglie Margrethe (Lojodice) e Werner Heisenberg (Popolizio). Devono chiarirsi rispetto a quanto avvenuto nel lontano 1941 a Copenaghen quando il fisico tedesco Heisenberg fece visita al suo maestro Bohr in una Danimarca occupata dai nazisti. Entrambi impegnati nella ricerca scientifica, ma su fronti opposti, vicini forse alla realizzazione di una bomba atomica, i due scienziati ebbero una conversazione nel giardino della casa di Bohr. Voleva Heisenberg che era a capo del programma nucleare militare tedesco offrire a Bohr l’appoggio politico della Gestapo in cambio di qualche segreto e così forse salvarlo? O al contrario essendo mosso da scrupoli morali, tentava di rallentare il programma tedesco fornendo a Bohr informazioni utili? Quali devono essere i rapporti fra potere politico e scienza? Può il progresso venire condizionato da scelte etiche? Su questi presupposti l’autore da vita ad un appassionante confronto e scontro in cui i piani temporali si sovrappongono e i dubbi permangono. Non esiste una sola verità perché ogni verità è semplicemente il punto di vista di chi l’ha enunciata.

Un bellissimo testo, una sapiente regia e tre interpreti superlativi. Un inquietante processo a porte chiuse senza accusati e accusatori, una disputa etica e scientifica a tre voci, densa di angoscianti riflessioni e interrogativi alla vigilia del primo devastante uso della bomba atomica.

data di pubblicazione: 14/11/2017


Il nostro voto:

BLUE MY MIND di Lisa Brühlmann, 2017 – Alice nella città (Premio Camera D’oro Alice/Taodue)

BLUE MY MIND di Lisa Brühlmann, 2017 – Alice nella città (Premio Camera D’oro Alice/Taodue)

(12^ FESTA DEL CINEMA DI ROMA – 26 ottobre/5 novembre 2017)

La giuria del Premio Camera D’oro Alice/Taodue ha scelto di premiare il film Blue My Mind di Lisa Brühlmann con la seguente motivazione “un racconto di formazione che si trasforma in fantasy, una storia di mutazione e di trasformazione. Un esordio che stupisce ed ha anche in se un messaggio liberatorio”. È la storia della quindicenne Mia che, dopo aver traslocato con i genitori alle porte di Zurigo, si butta in una selvaggia adolescenza cercando di fronteggiare gli strani mutamenti che il suo corpo sta subendo, ricorrendo a sesso e droghe, sperando di arginare il fiume in piena che alla fine la stravolgerà.

Blue My Mind è un film scritto e diretto dalla svizzera Lisa Brühlmann, al primo lungometraggio personale. Il film è stato presentato per la prima volta in concorso nella sezione Nuovi Registi al San Sebastián Film Festival 2017. Nel cast molti attori alla loro prima esperienza come Luna Wedler nel ruolo della protagonista adolescente Mia, Zoë Pastelle Holthuizen nel ruolo di Gianna, Regula Grauwiller nel ruolo di Gabriela e Georg Scharegg che interpreta Michael.

Mia è in momento difficile: si trova in una nuova città, deve integrarsi nel contesto scolastico, si sente estranea ai suoi genitori, convinta di essere stata adottata, nonostante abbia tutto. E’ questo il microcosmo attorno al quale si sviluppa la metamorfosi della protagonista, imprigionata in un corpo, in una casa, in una società che non le corrispondono ma delle quali è incapace di liberarsi. Come un vulcano che sta per esplodere, Mia sembra muoversi come un automa, spinta da un istinto sempre più incontrollabile. Sceglie di stordirsi con fughe e disobbedienze, dosi massicce d’alcool e droghe, incontri occasionali che si trasformano in routine, decisa a precipitare pur di non guardare la strada già tracciata che le si profila all’orizzonte. Mia e tutti i suoi compagni sono desiderosi d’estremo. Nessuna via di mezzo è possibile, ciò che li fa vibrare è il rischio ed il desiderio di andare oltre, secondo una istintualità animale che cementa il gruppo. Nel frattempo, l’arrivo delle prime mestruazioni porta con sé un effetto collaterale inspiegabile: da un giorno all’altro, due dita dei piedi le si sono attaccate, unite tra loro da una specie di membrana, e poco più tardi le gambe hanno iniziato a coprirsi di strani lividi. Si scopre poi vorace di pesce crudo, mentre l’acqua del mare gli si para davanti ogni volta che chiude gli occhi, Mia prova ad allontanare il problema coprendosi via via di più e tenendo comportamenti sempre più estremi. Fino al momento in cui, inesorabile, decide di non rifuggire ma di andare incontro a quello che il destino le ha riservato.

Un film epidermico e sorprendente per una regista di cui sentiremo parlare, una metafora sul mondo adolescenziale in chiave fantasy noir molto moderna. Un premio decisamente meritato. Molto bella la colonna sonora e bravissime le protagoniste. Una freschezza di intenti e una efficacia visiva coinvolgente nel condividere il sentiero del peccato e della resurrezione della giovane Mia.

data di pubblicazione:05/11/2017








LA FAMILIA di Gustavo Rondon, 2017 – Alice nella città

LA FAMILIA di Gustavo Rondon, 2017 – Alice nella città

(12^ FESTA DEL CINEMA DI ROMA – 26 ottobre/5 novembre 2017)

Nella sezione Alice/Panorama è stato presentato La Familia, convincente esordio del regista e sceneggiatore venezuelano Gustavo Rondón Córdova. E’ la storia del dodicenne Pedro e della sua difficilissima adolescenza in un popolare quartiere di Caracas, in un’atmosfera urbana violenta. Dopo aver ferito seriamente un altro ragazzo, suo padre decide che devono fuggire insieme per nascondersi, dapprima respingendosi ma poi ritrovandosi.

Presentato alla Semaine de la Critique, La familia, esordio del venezuelano Gustavo Rondón Cordova, è un aspro ed efficace romanzo di formazione. Nella disperata banlieue di Caracas, Pedro trascorre il tempo con gli amici, mentre il padre si dibatte tra lecito ed illecito per garantire la sopravvivenza ad entrambi, finchè un giorno, per difendersi da una rapina, uccide un altro ragazzo. Il padre per salvare il figlio decide di scappare insieme a lui nascondendosi nella metropoli ma Pedro è pieno di rabbia e rimorsi perché il suo amico Johnny rischia di essere incolpato per l’atto compiuto da lui. Inizia così lo scontro ed il confronto tra un padre ed un figlio che non si conoscono realmente; la terribile scoperta che l’amico è stato ucciso per vendetta è l’amaro punto di partenza per avviare un vero rapporto tra i due.

La familia è un grande film asciutto e neorealista, fatto di sguardi intensi e di silenzi densi di significato: di fronte a un evento scatenante ed una violenza imperante, padre e figlio vagano per la città, enorme e piena di diseguaglianze, non hanno un posto dove andare a dormire, sono entrambi litigiosi, lavorano per guadagnarsi almeno un pasto. Differenti anche le etnie e l’approccio alle vicende: il padre, evidentemente di origine europea, è più attento e riflessivo, Pedro invece ha sangue indio, chiaramente ereditato dalla madre scomparsa da tempo ed è più immediato ed istintivo. Le differenze e l’estraneità tra i due allora diventano un elemento davvero perturbante, almeno finchè sono sperduti nella metropoli e una riconciliazione appare utopica. La morte di Johnny improvvisamente diviene voglia e speranza di un futuro e di un affetto che non può che nascere lontano da li, nel primitivo luogo di origine dove non c’è nulla ma dove si può ricominciare a vivere. Nel primo piano finale di Pedro, che si guarda intorno, per la prima volta consapevole di essere l’artefice del proprio destino, c’è la voglia di dar vita ad una neonata famiglia.

data di pubblicazione:05/11/2017








LA FAMILIA di Gustavo Rondon, 2017 – Alice nella città

ROMANS di Ludwig e Paul Shammasian, 2017 – Alice nella città

(12^ FESTA DEL CINEMA DI ROMA – 26 ottobre/5 novembre 2017)

Ospite di Alice nella città Romans diretto dai fratelli Shammasiane con Orlando Bloom splendido protagonista. Romans è un film feroce che su un abuso sessuale subito da piccoli costruisce una devastante disamina della rabbia, del disgusto verso se stessi e del desiderio di vendetta che alla fine evolve verso il perdono.

Immagini dure e sofferte sin dalla prima scena per un film che mette a nudo l’animo di un uomo incapace di fidarsi del prossimo e tormentato da un evento traumatico della sua infanzia. Malky (Orlando Bloom), un giovane operaio impegnato nella demolizione di una chiesa dove da bambino ha subito una violenza sessuale, ha una relazione apparentemente di solo sesso con Emma (Janet Montgomery) ma è spesso irascibile lasciandosi andare ad atti di violenza inconsulti ed immotivati. Il suo segreto lo tormenta e lo condiziona; il ritorno in città del prete responsabile della violenza,  impone a Malky di fare i conti con il suo passato per potersi liberare della sete di vendetta che lo attanaglia e quindi andare avanti con la propria vita.

Le immagini sono spietate sin da subito: sotto i colpi incessanti di un martello, un crocifisso diventa prepotentemente protagonista della scena dando il via ad un susseguirsi di atti di violenza ed autolesionismo. Incapace di amare ed essere amato, Malky è un uomo devastato dal trauma dell’abuso, che lo ha snaturatoed è incapace di sciogliere i lacci del trauma psicologico che lo lega.  Ma la famiglia e gli amici restano sordi e impassibili di fronte alla progressiva caduta nell’abisso. Inizia così il suo incubo, che si dipana attraverso incontri scontri con la fede e con l’amore che prova per Emma, ma che non è in grado di esternare. Le ombre del suo inconscio lo portano in un inferno interiore senza speranza e neppure l’amore per l’anziana madre riesce a fornirgli un po’ di conforto. Il dialogo confessione di fronte alla madre morta lo porta a superare la vendetta ed a credere nel perdono, che non garantisce invece la pace al vecchio prete che trova solo nel suicidio l’espiazione alle proprie colpe.

La densità del dramma rende in alcune scene il film stucchevole e esteticamente ridondante; rimane la straordinaria prova di attore di Orlando Bloom che rende comunque il film intenso e meritevole di essere vissuto.

data di pubblicazione:05/11/2017








LA FAMILIA di Gustavo Rondon, 2017 – Alice nella città

LOLA + JEREMY di July Hygreck, 2017 – Alice nella città

(12^ FESTA DEL CINEMA DI ROMA – 26 ottobre/5 novembre 2017)

Lola+Jeremy, opera prima della regista francese July Hygreck, è stato presentato nella sezione Kino Panorama Italia di Alice nella Città. Il film, una co-produzione italo-francese, ha al centro un amore difficile e supereroi sui generis, e come protagonisti Charlotte Gabris, e Syrus Shahidi. 

Jeremy, 27 anni, è un graphic designer e con il suo amico Mathias gestisce l’agenzia ‘Cercasi alibi disperatamente’ per creare finti alibi tramite fatture, ricevute e linee telefoniche dedicate per coprire gli spostamenti di fidanzati bugiardi. Lola, 25 anni, lavora in una fumetteria ed è appassionata di supereroi e dei film di Michel Gondry, in particolare di Se mi lasci ti cancello che non si stanca mai di rivedere.

Lola e Jeremy decidono di riprendere ogni momento della loro storia d’amore, per creare una sorta di video-diario giornaliero da riguardare da lì a dieci anni. Lola scopre che il progetto di Jeremy era quello di girare un video diario e di cercare pertanto una protagonistae delusa e ferita lascia Jeremy. In realtà il diario doveva far compagnia al padre che è in fin di vita in ospedale. Il giovane, disperato, pensa di mettere insieme un gruppo di bizzarri supereroi che rapiscono personaggi famosi al solo scopo di riconquistarla. Tra i ‘bersagli’/complici (che appaiono in dei cameo) lo stesso Michel Gondry, il batterista Manu Katché e il rapper Youssoupha. L’inevitabile morte del padre fa da prologo ad un finale rosa ed ad una ricongiunzione annunciata.

Cultura pop, fumetti, citazioni cinematografiche e social network sono sapientemente amalgamati in questa pellicola; altro tema forte è la paura di dimenticare e la consapevolezza della fragilità dei rapporti umani che spinge i protagonisti a riprendere ogni momento della loro storia attraverso piccoli e colorati video giornalieri, che insieme diventano un diario fatto di fantasie, emozioni ma anche di un banale quotidiano. Il film strappa dei sorrisi ma non convince perché legato ad una dimensione narrativa un po’ finta e poco coinvolgente, proprio come la trasposizione dei superoi nel reale, un fumetto che scorre senza emozionare e coinvolgere.

data di pubblicazione:04/11/2017