da Rossano Giuppa | Ott 19, 2022
(ALICE NELLA CITTA’ – Roma 13/23 ottobre 2022)
Nella Sicilia degli anni sessanta, Lia Crimi ha ventun anni e il sogno di poter vestire i panni della Madonna nella rappresentazione natalizia della chiesa del paese. Ma il prete, come un po’ tutto il paese stesso, fa resistenza a questa ragazza che ama lavorare i campi col padre e ha una simpatia per Lorenzo Musicò, figlio del boss locale. Ma quell’affetto adolescenziale si trasforma presto in un netto distacco quando comprende la volontà del ragazzo di trasformarla in un oggetto di sua proprietà. Rapita e posseduta con violenza, lo denuncia. Inizia così un calvario che la condurrà in tribunale a sfidare leggi e logiche medioevali che tutelano la figura del maschio aggressore e dominatore riducendo la donna a un corpo violabile.
È stato presentato il 18 ottobre in prima assoluta ad Alice nella città il film Primadonna, diretto da Marta Savina, scrittrice-regista siciliana, diplomata alla scuola di cinema della UCLA di Los Angeles ed al suo primo lungometraggio, che ama raccontare storie ricche di sfumature spesso ispirate a questioni contemporanee.
Il film ambientato in Sicilia è il ritratto dinamico ed intraprendente di una giovane donna (la bravissima Claudia Gusmano). Lia va a lavorare la terra con il padre, anche se in quanto femmina dovrebbe occuparsi delle faccende domestiche come la madre, Lia è bella, caparbia e riservata, indipendente. Il suo sguardo fiero e sfuggente ha da sempre attirato le attenzioni del giovane figlio del boss del paese. E lei lo rifiuta due volte, una prima quando viene presa con forza, come un oggetto di sua proprietà ed una seconda quando ha il coraggio di rifiutare il matrimonio riparatore che avrebbe garantito a lei ed alla sua famiglia un ruolo ed una agiatezza nel piccolo contesto che la circonda, riuscendo persino a far condannare Lorenzo e i suoi complici.
Colpita nel corpo e nella sua libertà, reagisce alla più terribile delle violenze con un atto di ribellione che scardinerà le consuetudini sociali della sua epoca. In un mondo in cui regna la legge del più forte, la mafia è radicata e accettata come parte naturale della vita, i potenti decidono e i più deboli eseguono, il suo coraggio spalancherà la strada alla lotta per i diritti delle donne.
È un film che racconta una storia di coraggio al femminile e di sfida alla mafia, rompendo gli schemi sociali dell’epoca. Bellissime le immagini e l’aura di luce della protagonista, una madonna femminista rivoluzionaria, delicata e decisa a rivendicare quel ruolo per sé, i suoi familiari, per l’amico avvocato anch’esso emarginato per non essersi sposato ma che la difenderà con successo, per la sua amica prostituta, minacciata di morte per essersi esposta in suo favore. Una storia che certamente incontrerà i favori del pubblico.
data di pubblicazione:19/10/2022
Scopri con un click il nostro voto:
da Rossano Giuppa | Ott 18, 2022
(ALICE NELLA CITTÁ – Roma 13/23 ottobre 2022)
Emma Marrone continua a sperimentare la strada della recitazione con il film Il ritorno in cui il regista Stefano Chiantini le affida la parte della protagonista, una madre, Teresa, che dopo dieci anni di carcere cerca di ridefinire il rapporto con il figlio e il marito. Un viaggio nei silenzi e nella vita lacerata di una donna alla ricerca di una seconda possibilità, che però dovrà trovare altrove.
Teresa vive una vita difficile dovendo provvedere al sostentamento del piccolo figlio in quanto il marito è un uomo poco affidabile che si caccia spesso nei guai, mentre lei fa di tutto per poter garantire la sopravvivenza a tutta la famiglia. La situazione diventa gravissima quando per colpa del marito qualcuno minaccia la vita del bambino e lei per proteggerlo, compie l’azione che cambierà per sempre la sua vita e quella di suo figlio. La logica conseguenza sono dieci anni di carcere e di lontananza dalla famiglia, ma quando Teresa uscirà, sperando di tornare alla sua vita, si accorgerà che ancora non ha finito di pagare il suo debito. Il reinserimento nel quotidiano non è per nulla semplice perché durante quei dieci anni passati in una cella molte cose sono cambiate fuori. Pietro, il marito, ha una sua vita e Antonio accoglie la madre come una sconosciuta che in più lo fa vergognare a causa del suo passato. Teresa lotta per riprendere il suo posto di madre e moglie, ma tutto è oramai irrimediabilmente spezzato.
Il ritorno è un film forte, immediato e pieno di schiaffi che si propone di raccontare uno spaccato di realtà disperata, a seguito di un gesto impulsivo che ha imputato alla protagonista una condanna senza speranza di redenzione.
Emma Marrone si cala con grande impegno nei panni di questa donna sconfitta più volte nella vita, sceglie di imbruttirsi e di irrigidirsi non dando per prima a se stessa una via di espiazione.
Teresa non va compresa, ma nemmeno giudicata, come la stessa protagonista ha voluto sottolineare nel corso dell’anteprima del film tenutasi ad Alice nella città il 17 ottobre scorso.
Una regia essenziale, incentrata totalmente sulla protagonista, sui suoi sguardi, sui respiri e sui silenzi. Emma riesce a reggere bene questa responsabilità e a dare forma e sostanza al dolore della donna; rimangono invece un po’ inespressi i contorni della vicenda e l’interazione con gli altri personaggi cosi come gli spunti di riflessione di tipo sociale e le difficoltà del reinserimento degli ex detenuti, temi sullo sfondo e mai in primo piano.
data di pubblicazione:18/10/2022
Scopri con un click il nostro voto:
da Rossano Giuppa | Ott 10, 2022
Presentato fuori concorso alla 79esima edizione della Mostra del cinema di Venezia, il nuovo film di Paolo Virzì, Siccità, è una fotografia distopica di quello che siamo e di quello che potremmo diventare.
A Roma non piove più e l’acqua è drammaticamente razionata per (quasi) tutti. L’aridità ha colpito la terra, le piante, gli animali ma soprattutto gli uomini: le regole di sopravvivenza hanno infatti stravolto gli animi oltre che le abitudini. Come scarafaggi impazziti nella città sporca e polverosa, si muove un nugolo di personaggi, giovani e vecchi, emarginati e di successo, vittime e approfittatori. Nessi di causa-effetto legheranno le loro esistenze, mentre cercano ognuno la propria sopravvivenza e la propria identità.
La luce è gialla e l’aria è secca e afosa, il letto del Tevere ha riportato alla luce reperti archeologici e l’acqua è diventata un bene riservato solo ad alcuni. Un’accozzaglia sorda e disgraziata ha smarrito “la diritta via” e prova a sopravvivere.
Un avvocato di successo (Vinicio Marchioni) è sposato con una dottoressa (Claudia Pandolfi), il cui ex marito (Valerio Mastandrea) da autista di autoblu è finito a fare l’autista di taxi. Un ex detenuto (Silvio Orlando), appena uscito da Rebibbia, dove ha scontato una lunga condanna per aver ucciso la moglie, vaga in cerca della figlia. Un attore di teatro a spasso (Tommaso Ragno), si è reinventato influencer in rete, trascurando la moglie (Elena Lietti) che per campare ha accettato di fare la cassiera in un supermercato. Una giovane infermiera in dolce attesa (Sara Serraiocco), è sposata con poco di buono (Gabriel Montesi), che ha appena trovato lavoro come bodyguard di una ricca famiglia proprietaria di una Spa in pieno centro, minacciata da manifestanti arrabbiati. Un’attrice molto famosa (Monica Bellucci) seduce un importante e buffo scienziato (Diego Ribon), divenuto improvvisamente celebre in televisione.
Siccità utilizza come espediente narrativo un futuro utopico per parlare di oggi e di una società sempre più classista, condizionata dai nuovi modelli di vincenti e perdenti; complici le condizioni climatiche tutti appaiono però indeboliti, in perenne movimento sì, ma in preda ad un sonno apatico che rischia di uccidere più di qualsiasi virus. Ognuno vive isolato e perduto, vittima del proprio egoismo e della propria miseria. Non comunicano, non si parlano, i loro destini si incrociano ma non c’è spazio per risate e allegria in questa commedia contemporanea, proprio perché c’è ben poco da ridere in un mondo nel quale ognuno ha da addossarsi delle colpe, per quanto sta accadendo ad ambiente e socialità.
Un film inquietante e sconvolgente, ben diretto e scorrevole. Forse uno dei migliori prodotti italiani in questo 2022, o comunque il più originale, in quanto dopo due anni di forzato confinamento, prova a misurare la salute mentale degli italiani. Un film che ha anche una sua bellezza ed una sua poesia. Non tutti gli episodi sono riuscitissimi, non è un dramma apocalittico, alla fine la pioggia porterà un lieto fine, ma il film ha una innegabile forza ed una sincera carica emotiva.
data di pubblicazione:10/10/2022
Scopri con un click il nostro voto:
da Rossano Giuppa | Ott 7, 2022
(Teatro Argentina – Roma, 5/6 ottobre 2022)
Torna al Roma Europa Festival La Veronal, compagnia di danza con sede a Barcellona, rivelazione della scena coreografica europea degli ultimi anni, guidata dal coreografo Marcos Morau definito dalla stampa internazionale come “uno dei danzatori (e coreografi) più intelligenti della scena europea degli ultimi anni”. Opening Night è il loro ultimo spettacolo, un omaggio al mondo del teatro, al fulgore magico delle sue luci, ma anche alle sue ombre e, ovviamente, ai suoi fantasmi. (foto di May Zircus &TNC).
Lo spettacolo Opening Night intende celebrare gli spazi del teatro e i suoi protagonisti, rendendo omaggio a Pina Bausch e a Tilda Swinton de La voce umana.
Una scatola magica che Morau racconta entrandoci dentro in via progressiva, attraverso i condotti di areazione, le tubature, le centraline, i corridoi. Quella scatola, che è palcoscenico, è anche muri scrostati, porte, botole e sotterranei, carrelli e corde.
Con la sua scrittura coreografica, fortemente ancorata alla tradizione del teatro-danza ma al contempo aperta ad una dimensione visiva e percettiva e alla sperimentazione di peculiari tecniche di movimento, Marcos Morau ha imposto la sua La Veronal all’attenzione internazionale.
Opening Night è anche un elogio all’architettura delle macchine sceniche, dei riflettori e dei sipari, un dietro le quinte in cui i ballerini presentano una danza fatta di delicati ed esplosivi frammenti, di drammatiche accelerazioni e pause espanse. Ecco allora che la luce si spegne, il sipario sale e si illumina lo spazio in cui appaiono le creature, i suoni e le ombre, i pianoforti e le corde, le sedie e le nebbie, giocando nello spazio in armonia dinamica.
Situazioni e personaggi si incontrano passando da un momento all’altro e da un luogo all’altro e la magia sta proprio nel fatto che la scena contiene tutti gli spettacoli possibili e tutte le storie possibili senza essere nessuna di quelle.
“La scena e il teatro sono spazi che abbiamo inventato per poter ampliare un po’ le nostre vite, in cui salire di qualche centimetro sopra il suolo e levitare, e in cui, nonostante tutto, non si sa mai se il vuoto che vogliamo colmare è più grande di quello che ci lascia quando finisce” afferma Morau.
Opening Night vuole essere un omaggio all’essenza del teatro, alla sue diavolerie, alle sue ombre, allo spazio e soprattutto al tempo, scandito quest’ultimo da debutti, platee piene e vuote, sipari in movimento, da pavimenti di legno che scricchiolano, un universo magico dove le leggi, la vita e la verità entrano in confusione, perchè tutto è vero e tutto è inganno, con gioia.
data di pubblicazione:07/10/2022
Il nostro voto:
da Rossano Giuppa | Ott 6, 2022
(Teatro Vascello –Roma, 4/9 ottobre 2022)
Finalmente a Roma, al teatro Vascello, Resurrexit Cassandra, il testo di Ruggero Cappuccio messo in scena dal geniale artista belga Jan Fabre, con una immensa Sonia Bergamasco. La sacerdotessa inascoltata, risorge dalla mitologia greca e rinasce nel passato e nel presente per ben cinque volte, cercando di parlare agli uomini ancora una volta per avvertirli del disastro a cui stanno andando incontro; ma le parole cadono nel vuoto, nel completo disinteresse, nessuno mostra complicità e fiducia. Un viaggio attorno e dentro l’umanità, tra sicurezze e dubbi, illusioni e rischi di una consapevolezza che continuamente rischia di sfuggire (foto di Marco Ghidelli).
Cassandra, condannata da Apollo ad essere infelice e inascoltata, come narra la mitologia, per aver rifiutato il suo amore, appare sulla scena vestita di nero, muovendosi tra figure di serpenti cobra di diverse dimensioni, simbolo del male diffuso tra gli uomini. E’ rinata da quella terra che l’aveva inghiottita e preannuncia imminenti disgrazie, ancora una volta ignorate. In realtà non è affatto morta nell’Agamennone di Eschilo sgozzata dalla furia di Clitennestra, ma continua a vivere e riprodursi nei secoli, voce della coscienza di generazioni successive, con il suo carattere, la sua sapienza ed il suo bisogno di conoscenza e giustizia.
Come i serpenti cambia pelle e contesto. Si toglie una pelle-vestito e sotto ce n’è un’altra. Come scatole cinesi, gli abiti emergono via via uno dentro l’altro: nero ed austero il primo come il suo monito, rosso luccicante il secondo come il sangue dei giovani troiani morti, ingannati ed uccisi dai Greci, come lei stessa aveva profetizzato invano; blu il terzo, il colore della modernità decadente e del nichilismo del XX secolo.
Cinque i movimenti della protagonista come gli abiti (realizzati da Nika Campisi per Farani) e cinque elementi con cui dialogare ed immedesimarsi. E’ nebbia, vento, è fuoco e fumo, vapore, pioggia. Movimenti politici e ideologici radicali, cambiamenti climatici, enormi isole di plastica negli oceani, inquinamento. Lei si adagia accanto al cobra e la metamorfosi si avvia; così risorge nuovamente, spinta da un’altra profezia, sibilata nell’orecchio dal serpente. Ogni colore rispecchia una condizione. Ora il suo vestito è verde, il futuro assurdo in cui vede la volontaria distruzione della natura. Cassandra partecipa alle vicende di una natura disprezzata e umiliata, la catastrofe ecologia diventa visibile attraverso la fusione di immagini, suoni, luci. La voce esprime rabbia, denuncia sociale. E poi l’ultima rinascita, il suo vestito è bianco, colore della purezza originale, l’appello accorato di Cassandra, una preghiera per agire tutti insieme, per salvare il pianeta e liberare finalmente la sua anima dalla terra, permettendole di congiungersi all’amore puro del cielo.
Lo spettacolo è un’accusa contro l’incomprensibile talento dell’essere umano per l’auto-inganno. Un tour de force che passa anche per la variazione cromatica degli abiti da cui progressivamente liberarsi, involucri di dolore ma al tempo stesso patrimoni di sapienza e coscienza. La guerra, la violenza, il sangue, la contaminazione del pianeta, il clima, le risorse.
Sulla scena appoggiata a uno schermo, un’ascia che rende più concrete e reali le immagini offuscate di una donna che proprio con un’ascia si difende e si protegge. Così come gli echi di musica e canto che talvolta la protagonista intona, creando un paesaggio sospeso e concreto al tempo stesso, carico di suggestioni.
Sonia Bergamasco miglior attrice 2022 a Le Maschere del Teatro Italiano, incarna una indimenticabile Cassandra che vede e prevede, una profetessa ma anche una donna, densa di vitalità nel passato, nel presente e nel futuro. Cassandra avrebbe potuto salvare il mondo già diverse volte. Avrebbe potuto prevenire e mettere l’umanità al riparo dai disastri che essa stessa sta provocando. La sua voce è monito ma è anche ricchezza. Le parole vibrano di vero, ognuno se la porterà dentro. Forse quando smetterà di essere eterna, noi avremo finalmente capito.
data di pubblicazione:06/10/2022
Il nostro voto:
Gli ultimi commenti…