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ERAVAMO BAMBINI di Marco Mantani, 2023

ERAVAMO BAMBINI di Marco Mantani, 2023

(ALICE NELLA CITTA’- 18/29 Ottobre 2023)

La sete di vendetta della tragedia greca classica ispira il racconto corale di Eravamo bambini del regista Marco Mantani, la storia di un gruppo di amici rimasti traumatizzati da un brutale fatto di sangue che da bambini, in un piccolo paese della Calabria dove trascorrevano le vacanze, ha cambiato per sempre le loro vite. Quando uno di loro manifesta l’intenzione di voler tornare, spinto dalla sete di vendetta, gli amici non possono non seguirlo, ma una volta arrivati in quel luogo di vacanze e di ricordi, si renderanno conto che il vero motivo che li ha spinti a ritrovarsi dopo tanti anni sarà affrontare l’orrore che hanno vissuto e fare finalmente i conti con il passato.

 

Un viaggio nel tempo che scava nei ricordi più oscuri. Ricordi traumatici di una infanzia devastata che ha segnato le loro vite. Marco Martani ha scritto e girato il film Eravamo bambini traendolo liberamente dal testo teatrale Zero di Massimiliano Bruno.

In un paese della costa calabrese, un pacifico trentenne viene arrestato per aver minacciato con un coltello un carabiniere. Durante il suo interrogatorio racconta quello che successe vent’anni prima a lui e ai suoi cinque amici per la pelle: Gianluca, Walter, Peppino, Margherita e il piccolo fratellino di lei, Andrea. Quegli stessi amici (i bravissimi attori Lorenzo Richelmy, Alessio Lapice, Lucrezia Guidone, Francesco Russo, Romano Reggiani), ora poco più che trentenni, tutti con difficoltà emotive e con disturbi della personalità, vivono sparpagliati in tutta Italia. Un messaggio di uno di loro rompe la quotidianità perché manifesta l’intenzione di voler tornare nel paese calabrese per vendicarsi di qualcosa o qualcuno.

Il film, presentato ad Alice nella Città lo scorso 19 ottobre in concorso nella sezione Panorama Italia, è un puzzle emotivo e temporale, una storia di amicizia, un thriller che si fa dramma umano, ma anche una storia di vite spezzate, di sangue e di un feroce e doloroso conto alla rovescia procrastinato per vent’anni. Quel paese, luogo di vacanze e di ricordi, abbandonato traumaticamente vent’anni prima è una calamita troppo potente per loro. Una volta lì, in preda ai ricordi e alla nostalgia, si renderanno conto che devono esorcizzare quel trauma che non ha mai permesso loro di vivere una vita normale bensì l’ha trasformata in un inferno. Ed ineluttabile sarà il loro destino, perché le colpe dei genitori ricadono sempre sui figli.

Il film scorre e coinvolge nella sua onestà di intenti e funziona grazie ad un ritmo stratificato ed altalenante che segmenta le vite incompiute dei protagonisti, reggendosi poi grazie ad un efficace montaggio che da vigore e sussulti al racconto e fa passare in secondo piano qualche forzatura del racconto e dell’identità dei protagonisti.

data di pubblicazione:21/10/2023








ERAVAMO BAMBINI di Marco Mantani, 2023

HOW TO HAVE SEX di Molly Manning Walker, 2023

(ALICE NELLA CITTA’- 18/29 Ottobre 2023)

Tre adolescenti britanniche vanno in vacanza a Creta per abbandonarsi a un divertimento senza limiti, tra alcool, locali notturni e nuove amicizie, alle prese con le prime esperienze sessuali, mentre affrontano la pressione dei loro coetanei nella loro decisione di perdere o no la loro verginità. In quella che dovrebbe essere la più bella vacanza della loro vita scopriranno che sesso, valori e consapevolezza seguono percorsi più complessi di quanto immaginavano. Incredibilmente curato a livello visivo e con una colonna sonora veramente doc, l’esordio di Molly Manning Walker esplicita senza filtri e giudizi di merito l’universo dei giovanissimi, raccontando come le prime esperienze sessuali vengono affrontate.

 

MUBI e Teodora Film portano in Italia l’atteso debutto alla regia di Molly Manning Walker, How To Have Sex, vincitore di Un Certain Regard a Cannes 2023. Il film è stato presentato in anteprima come evento d’apertura del festival Alice nella Città e verrà distribuito al cinema da Teodora all’inizio del 2024, per arrivare più tardi in esclusiva streaming su MUBI. La pellicola ha per protagonisti i giovani attori Mia McKenna-Bruce, Samuel Bottomley, Lara Peake, Shaun Thomas e le esordienti Enva Lewis e Laura Ambler diretti straordinariamente dalla regista ventinovenne londinese, diplomata alla National Film and Television School, che ha lavorato per molti anni come direttrice della fotografia ed al suo film d’esordio.

Ambientato in un villaggio vacanze a Malia, a Creta, in un’estate segnata dall’attesa dei risultati degli esami, segue le vicende di Tara, Em e Skye: bevono e ballano fino all’alba, di giorno bivaccano in piscina, fanno subito amicizia con i vicini di stanza, l’inconcludente Badger, il furbo e ambiguo Paddy e la volubile lesbica Paige. Mentre le sere diventano notti brave, iniziano ad arrivare i risultati degli esami, che portano le ragazze a capire che presto le loro strade si divideranno.

Non è solo una presa diretta della generazione che vive il sesso come simbolo della sottile linea di confine, ma anche un affresco pieno di declinazioni e sfumature su come i ragazzi vivono l’essere adolescenti oggi: la modalità di stare al mondo in armonia e conflittualità, la mancanza di esperienza reale, la sovrapposizione del virtuale; la conseguente fuga nell’alcool per accantonare tutto ciò che può scalfire la necessità del divertimento. E il sesso, quello tanto desiderato all’inizio, alla fine è banale, svuotato dalla componente erotica, ridotto a uno dei tanti fattori della vacanza, senza turbamento né divertimento. Tutto è veloce e scontato ma resta quel che c’era prima e quel che si dovrà affrontare dopo: c’è da scalare il sentiero tortuoso e ripido che li dovrà portare nel mondo degli adulti.

data di pubblicazione:19/10/2023








CATERINA BARBIERI SPIRIT EXIT concerto

CATERINA BARBIERI SPIRIT EXIT concerto

(Roma Europa Festival 2023)

Caterina Barbieri, artista dal background internazionale che esplora gli effetti psico-fisici del suono tra estasi e allucinazioni temporali è tornata al Roma Europa Festival lo scorso 15 ottobre per presentare al Teatro Argentina di Roma il suo ultimo lavoro Spirit Exit che trova ispirazione nelle suggestioni di Santa Teresa d’Avila, Rosi Braidotti, Emily Dickinson e altre donne dalla forza visionaria, grandi figure femminili del passato per sonorità e melodie sperimentali, sintetizzatori e mondi interiori. (foto Furmaan Ahmed).

Caterina Barbieri è una compositrice e musicista italiana che vive e lavora a Berlino. Il suo lavoro esplora gli effetti psicofisici della ripetizione e delle operazioni basate su schemi nella musica, indagando il potenziale polifonico e poliritmico dei sequencer per creare composizioni suggestive, innovative e mistiche al tempo stesso. Nel giro di pochissimi anni è passata dall’essere una delle artiste più significative della scena underground elettronica italiana a uno dei nomi di punta del panorama internazionale. Complice quel suo tocco in grado di tenere insieme sound elettronici più classici e sperimentazione evoluta, algoritmi e mente umana.

Le sue ultime pubblicazioni Fanta Variations e Spirit Exit hanno ricevuto il plauso di critica e pubblico disegnando le tracce di questo slittamento fino all’inaugurazione della propria etichetta Light-Years. Proprio Spirit Exit, presentato sul Palco dell’Argentina con il light designer Marcel Weber e le immagini video di Ruben Spini, scritto in piena pandemia ed ispirato alla figura di filosofe e mistiche, recluse per vocazione o carattere come Santa Teresa D’Avila, Rosi Braidotti e a Emily Dickinson, sembra una sfida all’immobilità, un viaggio che ingloba per la prima volta arrangiamenti integrati, utilizzo di strumenti organici e voce.

Il mondo sintetico e cibernetico a cui l’artista ci aveva abituati, accoglie ora voce e testi che arrivano come lampi fluttuanti nello spazio.

Spirit Exit è perciò un nuovo capitolo della sua vita artistica. È un disco di affascinante abilità musicale, fortemente austero, con sovrapposizioni di sintetizzatore che si incastrano e si separano. Perfetta l’esibizione, mistica ed aliena, la gestualità post moderna, ponte tra poesia ed elettronica, tra umano e post-umano, il light design avvolgente e centripeto, un viaggio esperienziale tra coni di luce ed atmosfere rarefatte.

data di pubblicazione:16/10/2023

SOMNOLE coreografia ed interpretazione di Boris Charmatz

SOMNOLE coreografia ed interpretazione di Boris Charmatz

(Roma Europa Festival 2023)

Può succedere che una idea performativa venga concepita appena prima di addormentarsi, in uno stato di sospensione che spesso è carico di emotività e di creatività. Nell’assolo Somnole, Boris Charmatz, uno dei più celebrati coreografi francesi del panorama contemporaneo e dal 2022 direttore del Tanztheater Wuppertal di Pina Bausch, nella doppia veste di coreografo ed interprete, indaga la condizione biologica dell’ibernazione, osservando ciò che succede al di sotto della superficie, dal sognare a occhi aperti alla scossa del risveglio. Il tutto mentre riecheggiano reminiscenze musicali fischiettate dallo stesso, che danno una dimensione sonora al percorso fisico e mentale dell’artista attraverso una danza in divenire fluido (foto Marc Domage).

 

Sonnecchiare in attesa del sonno. S’intitola Somnole il primo assolo che Boris Charmatz ha scritto per sé ed andato in scena 10 e 11 ottobre  al Teatro Argentina per Romaeuropa Festival.

Le coordinate del lavoro sono racchiuse tra il movimento perpetuo, la voglia di ballare, di saltare e di esaurire l’energia del fisico, e un’immagine del corpo più calma, anche più oscura, che rimanda all’arresto dopo l’esaurimento, alla sonnolenza. Nato anche per effetto del confinamento causato dall’emergenza Covid, Somnole vuole evocare soprattutto i gesti degli insonni, dei sonnambuli.

A torso nudo, con una gonna ed emerso dal buio, Charmatz studia e delimita lo spazio a falcate rapide e a passi leggeri; cammina, corre, salta ostacoli immaginari e guarda l’aria attorno a sé da più prospettive; linee e piani verticali ed orizzontali cercando ora un sostegno, ora un nemico contro cui scagliarsi e battersi; sfianca il proprio corpo, ostentando il sudore e battendosi il ventre. Tutto d’un fiato. Dall’inizio alla fine lui stesso fischia le note su cui danza, una performance di suono e gesto, un tour de force poetico, un assolo con il desiderio di dominare la scena, ma anche di condividerla con il pubblico.

Nella costrizione di una coreografia prima pensata e solo in un secondo momento eseguita, Somnole va oltre la stessa sonnolenza da cui nasce, diventando vortice con cui il danzatore interagisce in contrapposizione alla stasi del corpo dormiente e immobile.

Nello sforzo il respiro reclama spazio e detta il ritmo assieme alla voce che ogni tanto si fa largo e vibra tra le corde di un corpo a cui si sta chiedendo sempre di più per una composizione fisica e musicale che Charmatz compone ed interpreta con gran classe.

data di pubblicazione:12/10/2023


Il nostro voto:

ANTIGONE IN AMAZZONIA regia di Milo Rau

ANTIGONE IN AMAZZONIA regia di Milo Rau

(Roma Europa Festival 2023)

Il regista svizzero Milo Rau, appena nominato direttore del Wiener Festwochen, chiude la Trilogia degli antichi miti, cominciata con Orestes in Mosul e seguita da Il Nuovo Vangelo con l’opera Antigone in Amazzonia, che ha debuttato in prima nazionale al Teatro Argentina di Roma il 3 e il 4 ottobre, nell’ambito di Romaeuropa Festival 2023. Uno spettacolo che riadatta l’Antigone di Sofocle associandola ad un preciso episodio, il massacro di Eldorado do Carajàs una strage, avvenuto il 17 aprile del 1996, nella quale diciannove contadini, che avevano occupato per protesta un tratto di autostrada, furono uccisi dalla polizia militare. Corpi lasciati senza sepoltura che sanno di oltraggio e condannati a non avere mai pace, come per Polinice, fratello di Antigone.

(foto Kurt Van Der Elst)

 

Con Antigone in Amazzonia prosegue il percorso di Rau al REF nel segno di un teatro che, attingendo dalla classicità occidentale, si confronta con i grandi temi della nostra attualità. Lo spettacolo è stato pensato ed in parte realizzato nello stato brasiliano del Parà. Qui insieme a MST – Movimento dei Lavoratori Rurali Senza Terra, ad attori professionisti e non professionisti e coinvolgendo le popolazioni indigene, Rau ha ridisegnato la tragedia greca utilizzandola come metafora per costruire un affondo sulle conseguenze prodotte dal conflitto tra sviluppo senza controllo e gli ancestrali proprietari della terra.

Nella primavera 2019 Milo Rau si reca nello Stato brasiliano del Parà dove le foreste bruciano senza sosta ed entra in contatto con le lotte degli indigeni e con il Movimento decidendo di adattare la tragedia di Antigone alla tragedia contemporanea che minaccia la sopravvivenza stessa dell’umanità mettendo insieme attori professionisti e no e trasponendo in teatro e video, presente e passato, realtà e finzione, su più piani visivi e temporali.

Sul palco del Teatro Argentina, coperto da uno spesso strato di terriccio si muovono soltanto Pablo Casella e Frederico Araujo, insieme a De Bosschere e De Tremerie. Manca all’appello Kay Sara: l’attrice e attivista brasiliana, nella quale Rau aveva riconosciuto Antigone, ha infatti abbandonato la produzione prima che questa trovasse compimento ritirandosi nel profondo dell’Amazzonia per stare vicina al suo popolo.

A interpretare il ruolo della figlia di Edipo è quindi Araujo, in un’operazione di sovrapposizione di generi: è lui, in una delle sequenze più forti, a ricordare quanti e quali crimini abbiano insanguinato la comunità LGBTQIA+ brasiliana, mentre urlando raccoglie manciate di terra dal palco e la getta. Kay Sara compare solo in video, insieme a un coro composto da contadini, sindacalisti e lavoratori rurali di Marabà, alcuni dei quali sopravvissuti al citato massacro perpetrato dalla polizia nel 1996, durante una manifestazione pacifica avvenuta nello Stato di Parà. Come nella tragedia di Sofocle, il coro espleta il racconto degli ambiti drammaturgici più importanti; i cinque atti della tragedia classica sono qui introdotti da un prologo, eseguito in portoghese sulla musica live di Casella: ritornello del canto è il più celebre verso del dramma “molte cose sono mostruose, ma nulla è più mostruoso dell’uomo”.

Immagini nitide e devastanti: la mattanza, eseguita con crudeltà e freddezza, strazia i corpi e le anime; calci e pugni si riversano sul gruppo, finché un proiettile sparato nella nuca dei manifestanti spegne il corteo nel sangue e nel silenzio. Rau sdoppia l’azione e il tempo tra palco e video: le immagini cinematografiche, il corpo di una delle vittime che Antigone, contro il diktat di Creonte, vuole seppellire; il lamento di Kay Sara è una litania straziante e ancestrale, un compianto funebre che tuttavia si interrompe, improvvisamente, con una frase pronunciata verso l’obiettivo della telecamera. “Stop filming”, urla l’attrice, ribandendo come l’arte non possa lenire il dolore.

Non è però con il rimpianto di Creonte, o con la profezia così realistica del cieco Tiresia, che Milo Rau chiude la sua Antigone. C’è un sesto atto inatteso. Un secondo video mostra un esito diverso del massacro del ’96: ecco i morti alzarsi in piedi, sotto lo sguardo attonito dei presenti; ecco i poliziotti levarsi i caschi, posare i manganelli e i fucili; ecco tutti stringersi le mani, abbracciarsi, e intonare un canto di riconciliazione, la pacificazione, impossibile e commossa, tra vittima e carnefice.

data di pubblicazione:07/10/2023


Il nostro voto: