OGNI RIFERIMENTO È PURAMENTE CASUALE di Antonio Manzini – Sellerio Editore, 2019

OGNI RIFERIMENTO È PURAMENTE CASUALE di Antonio Manzini – Sellerio Editore, 2019

L’autore di quel fortunato personaggio che è Rocco Schiavone si concede un’evasione dal giallo noir. Ma è un’evasione redditizia perché con un titolo ironico ci racconta i retroscena di un’industria editoriale che ben conosce e maneggia dall’alto di fortunati best seller che, dopo una breve gavetta (precedentemente era noto per l’attività di attore, sia pure impegnato in ruoli non di primo piano) l’ha portato a frequentare interlocutori di altissimo livello. Ma qui si allude alla bottega, alla difficoltà del libro di sfondare in una società che sostanzialmente lo rifiuta. Nei racconti apologhi l’industria editoriale viene vista sotto diversi punti di vista. Quello dell’editore che più che vendere un prodotto deve spacciarlo con le stesse tecniche utilizzerebbe un suo collega per un aspira-polvere. Quello dello scrittore maldestro che cerca inutilmente audience ed è disposto ad agire come ghost writer pur di sopravvivere. Quello dell’autore famoso ed arrogante, demagogico e sbruffone che dietro una prosa velleitaria nasconde un assoluto vuoto pneumatico. Quello dello scrittore di routine che invischiato nella ripetizione obbligata delle presentazioni si vede rispondere sempre le stesse domande e alla fine detestando il firmacopie, le dediche sempre eguali, gli insignificanti alberghi che lo ospitano. Il lettore aspirante-scrittore non sarà più lo stesso dopo questa visita lampo nelle Malebolge dell’editoria. C’è persino un omicidio negli eccessi qui evocati. Il corpo di un aspirante al Premio Nobel viene conservato in un frigorifero per non disperdere il possibile successo del suo ultimo libro. Finirà male con il carcere per gli efferati e cinici organizzatori dell’occultamento di cadavere. Un realismo grottesco domina la narrazione immaginifica e presaga. L’editoria è lo specchio del Paese, ambedue non versano in buone condizioni. S’intuisce che merito, competenza e rispetto non fanno parte dei loro parametri identitari. Più di un italiano su due non legge un solo libro nel corso di un anno solare e l’industria culturale si dibatte incerta in uno strenuo tentativo di sopravvivenza.

data di pubblicazione:07/06/2019

 

LA SCUOLA di Herman Koch- Editore Neri Pozza Bloom, 2019

LA SCUOLA di Herman Koch- Editore Neri Pozza Bloom, 2019

Trent’anni di ritardo per una traduzione di un libro di successo della letteratura nederlandese. L’autore quando scrisse questo romanzo breve (o racconto lungo) aveva 36 anni e non godeva del successo di ritorno che ha permesso la pubblicazione di questa sua operina giovanile. Il riferimento più immediato vira inevitabilmente verso Il giovane Holden. Lo scanzonato protagonista si ritrova in un contesto scolastico apparentemente perfetto che rivela crepe che sono proprie della società che lo circonda e che lo alimenta. Il metodo della scuola Montanelli alimenta piccoli mostri e il tono scanzonato della narrazione produrrà alla fine la piega inaspettata di un episodio mortale, uno strappo che ci riporta alla vacuità dell’insegnamento. Il metodo in questione è stato inventato cent’anni prima per venire incontro alle esigenze dei poveri ma ora la situazione è completamente rovesciata. La scuola è in realtà frequentata da ricchi che pagano una retta sedici volte superiore a quella di una scuola normale. E nello squilibrio dell’insegnamento di classe sono contenute le ribellioni del protagonista/voce narrante. Sotto le pieghe di un’edificante didattica si celano insanabili contraddizioni che riguardano anche gli atteggiamenti verso un ragazzo ritardato. Le buone intenzioni del politicamente corretto si scontrano con una realtà ben diversa e quasi ostica verso i giovani frequentatori del complesso scolastico. In definitiva un testo di facile lettura che però contiene ambizioni ben maggiori rispetto alla quieta trama. La descrittività inclina verso il dramma in un climax di crescente apprensione. Herman Koch ha mosso un lungo cammino da questo primo testo rimanendo sempre fedele al proprio editore veneto. La falsità del perbenismo e di un benessere di facciata è smascherata dalle considerazioni amene, estrose e realistiche del protagonista che va a smascherare la demagogia del proprio ipocrita ambiente. Storia di un’adolescenza che sa crescere con gli occhi sempre più aperti.

data di pubblicazione:03/06/2019

LA LETTRICE DI CECHOV di Giulia Corsalini – Edizioni Nottempo, 2019

LA LETTRICE DI CECHOV di Giulia Corsalini – Edizioni Nottempo, 2019

Un libro a lenta maturazione (dieci anni), parzialmente autobiografico che sta rastrellando premi prestigiosi incamminando l’autrice sullo stesso cammino di successo che è stato all’interno della stessa casa editrice, di Milena Agus. Un mood cechoviano permea l’atmosfera percettiva della badante-professoressa atipica con un piede in Ucraina e un piede in Italia. Divisa sentimentalmente tra l’amore della figlia, l’inevitabile distacco da un marito morente e l’attrazione indefinita, a tratti impalpabile, per il suo professore, sensibile alla fascinazione molto orientale della sua non fedele sottoposta. La storia più che per eventi si sviluppa con sensazioni, atmosfere, impressioni, intuizioni, piccole svolte psicologiche. Una gestione rarefatta ma non statica del plot che si alimenta con una lingua brillante, con dialoghi che funzionano, con un ritmo lento ma funzionale. La trama non riassume l’indicibile e, più prosaicamente, il non detto di una possibile relazione sospesa. Momenti topici perché rimandano a possibili svolte esistenziali che sono all’angolo, nel mirino delle possibilità, della vita di tutti noi. Con passo cechoviano l’autrice instaura un teatro cechoviano ricco di citazioni del prestigioso autore russo costruendo un ritratto di donna sfaccettato e credibile. Soggetto al femminile forte, irriducibile, in cerca di una direzione di vita, capace di adire a scelte decise e radicali, riscattando un’esistenza minima fatta però di dubbi e di un problematico rapporto con la prole. La protagonista è attesa a un bivio che risolve con istinto e non con razionalità. Nel segno dell’ambiguità del rapporto sentimentale e senza trepidazioni per la carriera che potrebbe schiuderle l’Istituto di slavistica, sotto l’egida e l’impulso del professore che l’adora. Il ritratto di donna che rifiuta i compromessi è vincente ed accattivante. Per Paolo Di Stefano la sospensione nell’inespresse rende il libro della Corsalini inedito e coraggioso. Certo un libro che si differenzia enormemente dal trend attuale della letteratura italiana mainstream. Nel contesto anche dettaglia sulla burocrazia e le storie clientelari della vita universitaria di provincia.

data di pubblicazione:30/05/2019

BELLUNO. ANDANTINO E GRANDE FUGA di Patrizia Valduga – Einaudi, 2019

BELLUNO. ANDANTINO E GRANDE FUGA di Patrizia Valduga – Einaudi, 2019

 

Ad essere pignoli 392 versi che contengono meno parole della nota e della glossa finale. Ma un dono prezioso e minimalista di una poetessa sensitiva che distilla ricordi di un legame indimenticabile. Il sodalizio con Giovanni Raboni, stimato rappresentante della poetica lombarda, che discende da Carlo Porta. La coppia vive ancora nell’umorismo disperante, dell’ultimo sghignazzo di chi sta per essere impiccato. La vita si trascina senza illusioni e, apparentemente senza guizzi. Ma la Valduga la rianima con una percezione, un’intuizione, il risveglio del corpo, un adagio in dialetto veneto. Risorse esistenziali che si sublimano nell’arte per un’interprete del suo tempo che ha fatto epoca e che vuole uscire dalla retorica e dalla storia per abbracciare empiti di verità. Una poesia materica e molto concreta nel commento beffardo delle avances dei pretendenti, pallide copie del compagno che fu per quindici anni, sodalizio di vita e di poesia. Così la Valduga dopo sette anni di silenzio, si meraviglia per la mancata celebrazione del cineasta Dreyer e da applaudito funambolo si sdoppia in Don Giovanni Da Ponte. Così versi strazianti risultano anche umoristici per una piena presa di possesso di una vita che sembra non riservare più gioie e sorprese. Un verso che fa…il verso, che rompe la metrica, che si dibatte, annaspando in brandelli di realtà. La vita di tutti i giorni, quella che non esce dalla routine ma che, interpretata da un poeta, si ribella, regala palpiti se non illusioni. Il poeta parla ancora. E la città che offre il titolo nelle statistiche è quella in cui si vive meglio in Italia. In effetti c’è un grande profumo di provincia nella bizzarra silloge che segna un gradito ritorno. Poesie che possono essere filastrocche o litanie ma che contengono sempre un estremo guizzo di vivacità.

data di pubblicazione:23/05/2019

 

UN UOMO SOLO di Christopher Isherwood – Adelphi editore, 2018

UN UOMO SOLO di Christopher Isherwood – Adelphi editore, 2018

Coltiva l’ambizione del racconto lungo perfetto questa pubblicazione che l’autore definisce un romanzo, ed alla quale era sinceramente attratto riconoscendola come in suo piccolo capolavoro. Trattasi di componimento solidamente omogeneo alla linea editoriale di Adelphi. In bilico tra commozione e distacco, rievocando un’epopea dove si affacciano molti personaggi e altrettante comparse che, progressivamente fanno largo alla solitudine un po’ snob del protagonista. I vezzi dell’epoca vengono debitamente stigmatizzati con una scrittura in cui più che narrazione c’è (e risalta) l’elemento descrittivo. Non c’è una reale evoluzione della storia ma la fissazione di un momento, assecondando un’ambizione letteraria molto alta. Poteva essere un velleitario tonfo ma la qualità indubitabile della scrittura riabilita qualche momento di noia. L’evoluzione concentrica ci ha ricordato il teatro di Alan Bennett, quasi creando un palcoscenico, un fondale, una storia sospesa. Secondo il recensore Mario Fortunato in questa operina non c’è una virgola di troppo, né una di meno. Il libro è stato scritto e concepito nel 1964 e ha avuto una rilevante fortuna editoriale con continue ristampe dalla prima pubblicazione italiana del 2009. Da questo testo è stato tratto l’omologo film di successo per la regia calligrafica di Tom Ford con protagonisti Colin Firth e Julianne Moore. Per ricondurlo a parametri italiani si può pensare a La Capria o a Berto. La sospensione del tempo immersa in un’atmosfera ovattata dove contano percezioni e sfumature. Un libro per molti ma non per tutti per l’esclusività tenue dello sviluppo. Da leggere con adeguata concentrazione. Probabilmente in una stanza dove si è da soli, garantiti da una luce altrettanto tenue. La copertina, firmata da Ben McLaughlin, riproduce questo scenario, un anonimo tavolo dove probabilmente si siederà il protagonista. Racconto ispirato dalla maturità dell’autore, una sorta di memoir senza infingimenti. Ribadendo che la vita è anche una questione di proporzioni tra soggetti e cose.

data di pubblicazione:21/05/2019