da Daniele Poto | Lug 8, 2024
(Casa del Cinema di Roma, Festival del cinema rumeno)
Un impietosa fotografia della corruzione in una povera provincia rumena, specchio di una condizione universale nel rapporto tra ricattatore e ricattato. Un giallo che prepara una svolta violenta aprendo le porte a un inaspettato finale western..
Un poliziotto in crisi sembra dominato dalle circostanze della vita. Lasciato dalla moglie, senza figli, assoggettato a una routine in cui il suo sindaco sembra indirizzare tutti i più riposti pensieri. Il suo unico sogno di riscatto parte dal possesso di un frutteto, unico scopo della sua residua motivazione esistenziale. Non lo scuote anche l’ingenuo impulso di giustizia del suo giovane sottoposto che di fronte a un omicidio muove un’inchiesta seria che lui, il protagonista, cerca progressivamente di spegnere senza troppo clamore. Ma dietro l’uccisione, che è un vero e proprio regolamento di conti, c’è la corruzione, un contrabbando importante, i fili retti dal primo cittadino della cittadina in cui vive. Il poliziotto subisce, incassa, si vede regalato il frutteto in cambio del silenzio. Ma alla fine poi, come ne Il borghese piccolo piccolo, esplode e, in una rivalsa violenta che non avrà testimoni, manda a carte e quarantotto la ragnatela che gli è stata cucita intorno. Un film crudo, violento, indelicato che scuote le coscienze e che riflette un pezzo di vita in Romania ma anche nel mondo, nel finto torpore della provincia. Postelnicu è stato l’autentco protagonista della rassegna rumena comparendo in due pellicole, passando dai moti anti-Ceasescu di Sibiu a questo funzionale ritratto di un uomo di Stato travolto dalla propria apatia. Si è proposto in conferenza stampa spiegando che la storia voleva funzionare senza troppi intenti moralistici. L’ironia del titolo del film svela già tanto.
data di pubblicazione:08/07/2024
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da Daniele Poto | Lug 8, 2024
regia e adattamento di Cinzia Maccagnano, con Edoardo Siravo, Gabriella Casali, Raffaele Gangale, Luna Marongiu, Cristina Putignano, Marta Cirello e tutti i giovani del laboratorio Plautus Festival, musiche Lorenzo de Seta, costumi Monica Mancini. Produzione Teatro dei due mari
(Anfiteatro Trebula Mutuesca di Monteleone Sabino, 6 luglio 2024, poi in tournèe estiva)
Nello scenario suggestivo di un teatro romano un classico della comicità che viaggia incessantemente d’estate dopo aver debuttato al Teatro Arcobaleno di Roma. Siravo s’impone con la sua bonomia in una congerie di bravi e giovani interpreti che svecchiano l’autore a ritmo di musical. Battute fuori programma con citazioni per Vannacci e per le peripatetiche della Salaria.
La commedia è una fabula ricca di personaggi e dunque di interpreti con tutti i consacrati schemi della narrazione plautina. L’amore di due giovani, il servo spregiudicato, il soldato fanfarone, la vecchia beona, il lenone interessato solo ai soldi, immersi in un gioco degli equivoci, leggero e divertente che è solo il prologo allo scioglimento finale in cui tutti i nodi della vicenda vengono brillantemente risolti. Più che il finale ci sono dunque da gustare i singoli siparietti cuciti dalla voce della narratrice che tira i fili dell’intricata matassa. C’è la Roma antica con i suoi vizi e le proprie virtù sotto lo sguardo trasognato dell’autore che sorride di fronte a tanti colpi di scena. Curculio è il parassita perennemente affamato, come si direbbe volgarmente un morto di fame, a cui viene intitolata la commedia. Caricature, mascheramenti bugie digerite con il sorriso sulle labbra. Immancabilmente alla fine i giovani promessi potranno sposarsi. E Curculio approfitterà di un ricco e lauto pranzo pasquale. Gioco di rotture, di spiazzamenti in cui i ruoli di uomini e donne possono essere validamente scambiati. Un teatro che trionfa d’estate ma che meriterebbe una riscoperta anche d’inverno vista la sua intatta leggerezza, sottofondo di modernità. Per la cronaca Curculio è un insetto del grano. Sinonimi: parassita, punteruolo, gorgoglione.
data di pubblicazione:08/07/2024
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da Daniele Poto | Lug 6, 2024
(Casa del Cinema di Roma, Festival del cinema rumeno)
Il film di debutto per il festival del cinema romeno alla Casa del Cinema di Roma. Un intenso flash back su quanto successe a Sibiu nel giorno in cui fu rovesciato Ceasescu (1989). Un punctum storico in cui rivoluzione e controrivoluzione intensamente si confondono.
La presa diretta e le scene di gruppo con concentrazione di tempo e di spazio sono i punti di forza di un film ovviamente di finzione che però prende la parvenza di un documentario nel tessere gli intricati fili del rovesciamento del regime comunista, in seguito a un insostenibile situazione economica di degrado della popolazione. Chi ha davvero sparato per primo a Sibiu creando il corto circuito tra il popolo, l’Esercito, la polizia e la Securitate? Dunque verità e dissimulazione si confondono quando 502 presunti terroristi vengono detenuti in una piscina opportunamente svuotata di acqua e duramente trattati per il loro presunto status di sovversivi, alcuni solo per la colpa di aver militato nei corpi dello Stato. Lo psicodramma rumeno ha bisogno di distanza (35 anni dopo) per essere rivisto, e meditato. Il regista non prende posizione ma mette i fatti sul tavolo in maniera che lo spettatore possa farsi una propria idea su quanto avvenuto. Gli attori sono professionisti ma sembrano appartenere a un tardo neorealismo con la loro intensità emotiva. Per la cronaca durante i disordini di quell’ormai lontana si registrarono 99 morti e più di 200 ferimenti. Ma il clima di grande tensione del film digrada in un finale meno teso anche se tutt’altro che consolatorio. La pellicola adombra anche un possibile intervento spionistico della Russia. Presentato in prima mondiale al Transilvania Film Festival del 2023 ha già avuto 17 riconoscimenti nei premi internazionali.
data di pubblicazione:06/07/2024
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da Daniele Poto | Giu 27, 2024
Una voce dissonante nel coro indistinto di chi vuole la guerra permanente, un benefit senza termine per la concessione delle armi all’Ucraina. L’altra faccia della medaglia di questa politica di sostegno è ovviamente la completa distruzione di un Paese, delle sue risorse e il mantenimento al potere di Zelenski nella virtuale sospensione della democrazia. Sul fronte pacifista il quid machiavellico: sostieni la guerra se hai speranze di vincerla e non per prolungare l’agonia di un popolo. Realpolitik per inquadrare la vicenda della guerra russo-ucraina da una prospettiva più vasta dell’avviso putiniano del 2022. Prodromi che risalgono a Majdan, al 2014, se si vuole allo sbriciolamento della Repubbliche ex sovietiche, a quando Kiev era la capitale di un impero, sottotesto che mai viene dimenticato dai russi. Così il pamphlet dell’ex ambasciatrice è una provocazione efficace in un’Italia che mediaticamente è schiacciata sull’atlantismo e sul feroce condizionamento statunitense, senza neanche un lampo di autonomia e indipendenza. Dietro l’autrice c’è ovviamente Il Fatto, le tesi di Travaglio e Santoro, le acuminate analisi del vituperato Orsini. Seminare il dubbio è esercizio ontologico di dibattito oltre l’unidimensionalità del pensiero unico. Contributo fattivo, intelligente, dialettico. Perché una crisi definita regionale non diventi un conflitto globale e non scateni la lusinga del ricorso al deterrente nucleare. Nel libro c’è anche la visione del conflitto Hamas-Israele e anche in questo caso, fuori di superficialità, si cercano le radici profonde di un odio che rimane atavico, scolpito nella storia. Interessanti contributi per la confezione editoriale la prefazione di Luciano Canfora e la postfazione di Alberto Bradanini, Abituati ai diplomatici dai modi felpati e con la feluca, quasi tutti uomini, ritroviamo al centro del pensiero un soggetto femminile estremamente combattivo e che fa uscire la diplomazia da quel velo di pesante retorica che l’ha sempre contraddistinta.
data di pubblicazione:27/06/2024
da Daniele Poto | Giu 12, 2024
ECONOMICA LATERZA, 2024 – 124 pagine, 10 euro
Tutti i segreti della grande distribuzione visti da due esperti del settore.
Forse non tutti sanno che il primo supermercato fu inaugurato negli Stati Uniti nel 1956. È una conquista che diamo per scontata ma che in Italia si è apparentata allo sviluppo del boom e alla creazione di catene sempre più sofisticate con ragioni sociali spesso all’estero. Vi interesserà sapere chi sta meglio in termini di progresso nel fatturato. È Eurospin, piccolo gigante dell’hard discount che non pretende di competere con i colossi del settore come Coop e Conad ma si è ritagliato interessanti margini di sviluppo. In crisi invece i francesi: Carrefour e Auchan non hanno sfondato, a differenza di Lidl che nel rapporto qualità/prezzo è estremamente competitivo, come, su un altro asset, decisamente nordista, Esselunga. Il testo ci fa capire come la fidelizzazione dell’utente-cliente sia fondamentale e come l’esposizione della merce risponda a precisi criteri di visibilità e di fruizione. C’è una ragione se la frutta è in avvio di locale e i dolci alla fine. Ma il prodotto-base trainante per la politica aziendale è, inaspettatamente, la salsa di pomodoro. Quando vedi una bottiglia di vetro contenente il prezioso prodotto stesso coltivato per lo più nella valle del Sele in vendita a 0,39 euro ne puoi dedurre che sia venduto sotto costo come esca per l’acquisto di altri prodotti. Gli autori però fanno riflettere sul senso indotto di questa operazione che può sottendere caporalato, sfruttamento, sottovalutazione del lavoro agricolo. Al gioco delle aste per la fissazione della congruità dei prezzi pochi produttori possono sottrarsi. E quando vedete in vendita prodotti Coop o Conad non dovete credere che siano autenticamente prodotti dalla grandi catene, è una forma di subappalto di garanzia.
data di pubblicazione:12/06/2024
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