TREDICI GOL DALLA BANDIERINA di Ettore Castagna – Rubbettino editore, 2019

TREDICI GOL DALLA BANDIERINA di Ettore Castagna – Rubbettino editore, 2019

La Calabria, l’adolescenza, il fatidico ’68, la scoperta della politica, i gol dalla bandierina di Palanca. Pieno di ingredienti l’orizzonte adolescenziale del protagonista di un romanzo che è un memoir, un intenso viaggio nel passato. Ricco di icone, di simboli, di contraddizioni, di smarrimenti, di scoperte sull’altro sesso. Timori e tremori da un mondo inabissato su cui va a frugare l’esercizio di memoria. L’alta qualità letteraria del libro si esplica con una lingua che più del calabrese tout court ammicca a uno slang catanzarese che deforma le parole ma di cui il lettore non tarda a impossessarsi. L’autore ci fa entrare in un mondo in cui si poteva cambiare il mondo prima che il mondo cambiasse noi o ci convincesse al minimo comune denominatore del quieto vivere, senza palpiti e sussulti. Al contrario era la passione che animava l’uscita dall’infanzia e l’ingresso in quella semi-maturità ricca di ambizione e di spirito di rivolta. Si percepisce l’angustia esistenziale del vivere in un sud retrogrado e che scopre con ritardo le conquiste civili della società. Tutto il progresso appare spostato al nord. Con una gita a Roma, come in un viaggio in Germania o nel profondo nord. Dunque è il ritratto collettivo di una generazione che spicca nel quadro d’assieme. Senza dimenticare il magico piccolo piedino di Palanca, centravanti del Catanzaro, capace di segnare dal calcio d’angolo. E per ben tredici volte come ricorda il titolo del libro. Palanca assurge al ruolo di protagonista inconsapevole, a eroe di una rivoluzione incompiuta, neanche fosse un Mao Tse Tung. Il raccolto in agrodolce mantiene la giusta tensione fino alla fine e dalla narrazione solista si eleva a ritratto di una classe, di un popolo accomunato dalla stessa anagrafe e dallo stesso deluso anelito al cambiamento. Oggi che di utopie sembriamo non farcene il ricordo di quegli anni è ancora più vivo e struggente.

data di pubblicazione:22/10/2019

VALIUM di Alessandro Sena

VALIUM di Alessandro Sena

(Teatro La Cometa – Roma, 9/27 ottobre 2019)

Una compagnia scalcinata che riflette tutte le esagerazioni e le contraddizioni del teatro brillante odierno. Un “Rumori dentro la scena” all’italiana.

 

Il repertorio leggero e brillante attinge a un’altra opera prima che apre, con una serata a inviti, la stagione di un teatro che riflette profondamente sui meccanismi interni della rappresentazione e crede nel genere. La difficile gestazione di uno spettacolo nel segno di un autore in crisi matura attraverso doverosi compromessi. C’è un cane in scena ma anche un’attrice-cagna che farà una brutta fine. Compendio di personalità diverse ed eccentriche. L’attore esperto, l’aiuto regista attrice improvvisata d’emergenza, l’attore giovane prostatico, l’attrice di mezza età poco adatta alla parte. E un produttore che è un boss mafioso che controlla l’andamento attraverso un proprio killer che si rivelerà un regista aggiunto manipolando il testo con alcune sapide invenzioni. Si ride e si pensa con toni a volte semi-amari. Commedia anti-stress per eccellenza che trasmette il futile del teatro ma anche il birignao e quanto di teatro c’è nella vita di tutti giorni attraverso i tic dei protagonisti, a volte stagionati.  Recitazione omogenea e dialoghi che invitano al sorriso e a qualche risata a scena aperta. Sena converrò sulla necessità di qualche sfrondatura per evitare qualche caduta di ritmo. Lo spettacolo cerca una sua fine con una certa approssimazione. In effetti i finali immaginati potrebbero essere molteplici. Inutile aggiungere che lo spettacolo avrà successo e dunque chiuderà con l’happy end anche se con qualche piega imprevista tra i protagonisti. Il regista mollato dalla fidanzata, il boss che non chiude i conti con il suo sgherro, non più fidato. Le repliche non potranno che contribuire a oliare un meccanismo già piuttosto rodato e che regala ampio copione ai numerosi attori (nove, un’eccezione per i palcoscenici contemporanei).

data di pubblicazione:11/10/2019


Il nostro voto:

IL TEMPO DELL’IPOCRISIA di Petros Markaris – La Nave diTeseo, 2019

IL TEMPO DELL’IPOCRISIA di Petros Markaris – La Nave diTeseo, 2019

Ci siamo disposti con il massimo di disponibilità e di atteso piacere nel leggere l’ennesima investigazione del commissario Kostas Charitos, rimanendo alla fine delusi perché in oltre 350 pagine di abile letteratura, sul fondale di una Grecia apparentemente risanata, la sorpresa e le emozioni sono decisamente mancate. Come se l’obbligo contrattuale di fornire su commissione l’ennesima puntata della saga avesse prosciugato la fantasia di un autore ormai più che ottantenne, una sorta di Camilleri ellenico. Sono più singolari i minuetti familiari (a volte però distraenti), le discussioni gastronomiche in famiglia del plot poliziesco, davvero esile e banale, trascinato ineluttabilmente verso un finale piatto e senza scosse. Non c’è tensione nelle ricerche di Charitos, molta routine e le difficoltà a guidare nel caotico traffico di Atene. Un deja vu estenuato che determina attimi di noia e una curiosità inappagata per una storia che si trascina stancamente verso un epilogo non prevedibile ma tutt’altro che emozionante. L’assassino (gli assassini) compaiono come figure comparse durante la narrazione ma non appassionano e il tema della crisi e della povertà della vita in Grecia non è un alibi suadente per giustificare le loro azioni. Il libro scorre ma non incide, racconta ma non graffia. Come se l’autore navigasse a vista verso un finale abbastanza qualunque. Le vittime sono altrettanti ipocriti ma i carnefici non sono soggetti migliori né altamente credibili. Dietro l’Esercito degli Idioti Nazionali c’è la metafora di un mondo ingiusto, della Banca Centrale Europea e di un’unione continentale ben lontana dall’essere realizzata. Tutto molto prosaico e didascalico verso un lavoro ideologicamente a tesi, non sostenuto da una trama altrettanto ambiziosa e, diciamo pure, all’altezza del compito. Terminato il libro viene voglia di confrontare il risultato con le puntate precedenti. E il confronto è evidentemente piuttosto impari per il più letto autore della Grecia contemporanea.

data di pubblicazione:28/09/2019

DOPODOMANI NON CI SARÁ di Luca Rastello – Chiarelettere editore, 2019

DOPODOMANI NON CI SARÁ di Luca Rastello – Chiarelettere editore, 2019

Un pervasivo e inquietante senso della fine per l’opera finale di un autore sottovalutato, pubblicato in questo caso post mortem con la stima recensiva di personaggi come Roberto Saviano, Nicola Lagioia, Goffredo Fofi, Giuseppe Culicchia. Nemico spietato del politicamente corretto e del buonismo, Rastello ha lottato per dieci anni con una malattia oggi curabile, scandendo il tempo alla rovescia, i suoi sinistri e ferali rintocchi, con considerazioni profonde. Il senso della fine aleggia nelle pause con considerazioni ultimativa e non banali, prive di panico e di orgasmo, offerte con lucidità da chi, per tempo, ha saputo convivere con quello che succederà, peraltro non rinunciando a combattere. Dunque pezzi di arte varia. Dall’esperienza ospedaliera, all’approfondimento della tragedia greca; da una deriva routinaria del volontariato alla critica distaccata della virtualità e di un futuro sfuggente o non decifrabile. L’eredità letteraria e/o testamentaria che ci lascia questo autore richiede spesso una seconda lettura. Le speculazioni, sapendo quello che succederò, somigliano alle profezie. Vicino all’abisso si vede la realtà con un’altra prospettiva, più distaccata e vera. Questo sembra suggerirci l’autore. Nel blog del malato riottoso l’autore ha accompagnato il decorso della malattia con ironia cercando compagni di strada affettuosi e singolari, uniti da quella deriva che accomuna più che mai. Dunque un testo che assimila la letteratura alla saggistica in una diaristica personale di peso e spessore. Che ci fa apprezzare la profondità dell’oggetto-libro di fronte alla caducità e alla banalità del male. Riflette una visione urticante e anti-economicistica. Banale parlare di valori? Qualcuno sembra disposto ancora a crederci. E qualcuno a seguirlo. Rastello è stato scrittore ma anche militante, attivista nei luoghi più sconvolti della guerra nel pianeta. Già direttore di Narcomafie ha conosciuto in trincea il male e poi ha dovuto combatterlo sotto la forma di una malattia subdola e strisciante. L’esperienza delle cose ultime lascia il segno. Indelebilmente.

data di pubblicazione:18/09/2019

TUTTA COLPA DI MARIA di Mara Fux- Prospettiva editrice, 2019

TUTTA COLPA DI MARIA di Mara Fux- Prospettiva editrice, 2019

Parenti serpenti? La famiglia è un bel pezzo della società civile italiana ma spesso è un microcosmo che riserva sorprese. Famiglie protette dal familismo e da segreti inconfessabili. Da questo viluppo si dipana la storia complicata che Mara Fux disciplina con maestria. Tra parentele insospettabili, coperture moraliste e una vita che comunque si produce come in una recita di fronte a continui disvelamenti e a cambi di prospettiva. Un punto di forza nei dialoghi che fanno avanzare la trama attraverso le contraddizioni e i conflitti dei protagonisti. La curiosità sembra l’impulso predominante che spinge la protagonista a non accontentarti della realtà superficiale ma la indice a frugare nell’albergo genealogico alla ricerca di una ricostruzione non fittizia del reale e dell’esistente. A fronte della pigra acquiescenza di chi la circonda si riafferma un perentorio desiderio di parresia, di girare le carte coperte e a addivenire alle rivelazioni possibili. La tesi non è sviluppata come un teorema perché s’intreccia e s’interseca con una vita dedita al lavoro, alle pubbliche relazioni, al marketing nel mondo dello spettacolo ed anche su questo versante vengono scritte parole non banali che mostrano la vera faccia dello show business. La capacità di padroneggiare la materia sempre più incandescente del plot è uno dei sicuri punti di forza del libro. Che non ha toni drammatici ma pacati e come in un andamento a spirale conduce il lettore a cibarsi della stessa ansia di verità della narratrice. Perché si sa di verità non si è mai sazi. La famiglia che nasconde segreti dietro un’apparente normalità potrebbe essere una qualunque delle famiglie italiane che tacciono e si nascondono di fronte all’evidenza di parentele scomode se non addirittura negate. Istituzione in crisi la famiglia, per alcuni baluardo da rilanciare. Certo, un valore che lo stato già sociale oggi poco difende. Di qui l’impressionante crisi di natalità di quello che una volta era il Belpaese.

data di pubblicazione:30/08/2019