da Daniele Poto | Dic 19, 2020
Quante sorprese presenta la letteratura, quante sacche insondabili di fiction può riservare un libro. Leggi pagine trecento e oltre di un massiccio volume virato sull’epopea di un’attrice dal gloriosi trascorsi e dalla mesta decadenza ed immagini che sia vicenda autobiografica che ha toccato l’autrice. Invece niente di tutto questo. E il disvelamento avviene nei ringraziamenti quando vengono citati intrecci di storie simili e racconti collaborativi di protagonisti del palcoscenico, Ed allora tanto più lode va girata al mestiere di Anne Enright che ci tocca e ci commuove con una story all’interno di complicati grovigli familiari. Vissuta dall’interno, emotivamente riflessa sul lettore. Con picchi di coinvolgimento e prolisse diversioni. Perché più che il plot è interessante l’atmosfera. Come viene descritta un’interprete di fama che si perde nei meandri della vita e finisce addirittura in carcere per aver sparato a un uomo con cui intrattiene rapporti equivoci. L’autrice tiene mano salda nel dipanarsi di flash back e di racconti di vita in un arco cronologico piuttosto vasta. L’eco della promiscuità del mondo dello spettacolo, della sua vacuità, dell’effimero successo sono richiami a un orizzonte esistenziale più ampio. La memoria della diva che poi è anche la madre della protagonista narrante si dipana in un flusso di coscienza amaro e pieno di rimpianti. Nel progressivo distaccarsi dalla realtà e nell’avvicinarsi alla follia, a un mondo succedaneo che metta al riparo la donna ormai anziana dalla disillusione e dalla crudezza della realtà. La figlia è la mente lucida ma non distaccata che osserva lo sfacelo che poi è l’invecchiamento, la malattia psichica, la decadenza. Una parabola quasi fisiologica per ogni cosa o persona in divenire. Una narrazione laica, a tratti dura, a tratti delicata. Per una lettura gradevolmente non inutile, ammesso che la letteratura debba per forza considerarsi utile. Con il libro si entra in un enclave femminile fatta di umori, di ricerca della fama e di una consacrazione, di amore e anche di sesso.
data di pubblicazione:19/12/2020
da Daniele Poto | Dic 16, 2020
Il titolo è una parola che va di moda. Due libri usciti negli stessi giorni, un sito che si sta facendo strada. Una gran voglia di esercitare il pensiero critico circola nel mondo. Brullo ha dispensato un sottotitolo che non lascia dubbio sulle sue intenzioni: il peggio della letteratura italiana (o quasi). Un pamphlet che tira dei grandi fendenti all’accademia, al recensore in pantofole, alla classifica dei libri più venduti e ai protagonisti più ammirati in televisione. Si salva forse chi non c’è più. Ma tutti i più famosi rientrano in questo paniere di stroncature anche coraggiose visto il rischio di azioni giudiziarie e di diffide. Brullo ha dovuto fare i conti con la querela di D’Avenia, esibita quasi come un titolo di merito. Un elenco dei reprobi? Presto fatto: Stefania Auci, Alessandro Baricco, Aldo Busi, Gianrico Carofiglio, Paolo Cognetti, Maurizio De Giovanni, Paolo De Paolo, Elena Ferrante, Michela Murgia, Francesco Piccolo, Antonio Scurati. C’è il Gotha della letteratura italiana attuale. Ma Brullo non spara a salve ma documenta con estrapolazioni la labilità di certa prosa e si stupisce del successo dei protagonisti, valori riconosciuti e stabili anche in virtù di potenti staff editoriali alle spalle. Ma non ci sono solo romanzieri tra le vittime di queste verosimili invettive. Nella seconda parte i bersagli sono altrettanto importanti se citiamo i nomi di Corrado Augias, Massimo Recalcati, Michele Serra e, udite udite, Roberto Saviano. La sua è un critica letteraria militante di pronto utilizzo che ricorda il celebre volumetto con cui Goffredo Fofi smitizzava valori consacrati del cinema italiano. Saggismo tutt’altro che embedded, puntuale reazione all’intorpidimento dei critici dei quotidiani, spesso proni all’ossequio, quindi non rendendo un buon servizio al pubblico utente che dovrebbe avere un riscontro più oculato rispetto ai propri consumi culturali. Qui la voglia di osare non manca e con un certo sprezzo del pericolo perché Brullo racconta senza falsi pudori il progressivo allontanamento da testate che hanno preso a considerarlo come un collaboratore fastidioso, perché troppo pungente e/o intemperante.
data di pubblicazione:16/12/2020
da Daniele Poto | Dic 12, 2020
(Teatro Belli in streaming – Roma,10/13 dicembre 2020)
Black comedy della nuova scena inglese. Groviglio a due con l’avvio dei tipici meccanismi di attrazione/repulsione di un sequestro. La presunta oggettività di una percezione è in realtà la deriva della mente malata del protagonista.
La malattia mentale si nasconde sotto spoglie di apparente normalità. E ci appare convincente e quasi seduttivo il protagonista quando nel monologo iniziale sciorina un programma che sembra realistico, un godersi la vita in seguito a una grande vincita alla lotteria. Ma in realtà il denaro evidentemente dà alla testa se sequestra una giovane con donna con l’intento pervicace di farla innamorare. Missione impossibile perché la ragazza è sotto sequestro per un numero di settimane definito dai due dopo una lunga trattativa. E la donna non ha nessuna intenzione di farsi assoggettare, anzi mette in gioco tutte le proprie capacità, anche seduttive , per riuscire a procurarsi un’ora d’aria prima e per scappare poi. Ma il suo persecutore si rivela ancora più duro e dopo qualche tentennamento e qualche errore strategico, dopo aver abdicato a un tentativo di amplesso, si fa sempre più crudele trascinandola in un gioco che avrà conseguenze letali. Il bello e il brutto insieme è che si convincerà che quella conclusione se l’è proprio andata a cercare. Delirio corrosivo nel gioco a due del teatro da camera che questa volta offre anche un minimo di scenografia in una scena quasi completamente riempita dai dialoghi e da qualche uscita dei due protagonisti. Il tasso di determinazione e di accanimento sado ma anche un po’ masochistico cresce con il passare dei minuti e così la tensione in un climax che degenera ma che poi viene tranquillamente metabolizzato dal protagonista. Che un minuto dopo si metterà in caccia di ulteriori giovani pulzelle che possano riempire il suo enorme vuoto sentimentale. Teatro forte, all’altezza dei tempi che viviamo.
data di pubblicazione:12/12/2020
Il nostro voto:
da Daniele Poto | Dic 4, 2020
Un simpatico divertissement da gustare profilo per profilo. Un anti-Bignami della filosofia moderna in sala romanesca con vere fissazioni sul tifo Roma&lazio e sull’attrazione per le donne. Linguaggio da suburra ma con un retrogusto alto, filtrato nitrato di cultura assorbita. Così in questo Gotha di personalità intinte nel mainstream contemporaneo sfilano tra gli altri Karl Marx, Hegel, Schopenhauer, Leibniz, riveduti e correttivi corrosivamente con lo spirito irriverente e a volte pesante in una rilettura caustica e. Poco più di cento pagine da delibare senza eccessi per evitare di rincorrere una certa monotonia nella sfilata del Pantheon. Il rispetto si limita a una frase che riassume il filosofo in questione, il resto è pura indulgenza al più sfrenato trash. Un agile volumetto che è un po’ figlio dello spirito del tempo, ricorrere agli eccessi per significare. Qualcuno si scandalizzerà per l’uso disinvolto della parolaccia e di espressioni che un tempo sarebbero state etichettate come “oscene” ma che ormai fanno parte del lessico contemporaneo. Nonostante la grevità è un testo che ha richiesto cura e preparazione con un substrato non indifferente di know how per cimentarsi nel profilo di pensatori piuttosto lontani dall’attualità o scarsamente rivalutati (basti pensare a Plotino). Uno spiritaccio romano che può anche essere apprezzato fuori dai contorni del Raccordo Anulare perché la comprensibilità del gergo è volutamente alla portata di tutti. E quando meno te lo aspetti l’autore piazza la battuta che ti stende. Chi vuole approfondire potrà ricorrere a face book dove Armeni gestisce un pagina dal titolo analogo, condendo insieme la passione per la filosofia e l’appeal come influencer romanesco. Così si spiega come un libro (e il suo plot) possa anche essere frutto per partogenesi di una diffusa popolarità.
data di pubblicazione:04/12/2020
da Daniele Poto | Nov 30, 2020
(Teatro Belli – Roma in streaming 26/29 novembre 2020)
Il principio di indeterminazione quantistica applicato a teatro e non per la prima volta. Scena spartana con la convenzione degli “scuri” a scandire tempo e situazioni. Antidoto contro la statica la magmatica brillantezza dei dialoghi.
Teatro da camera con la fascinazione di un duetto sentimentale. Prima c’è lei, vivacissimo personaggio e feconda attrice, di fronte a lui, timido introiettato, irrisolto. Lei apre la fortezza di lui che si apre e si svela. Con la sua solitudine, le sua passioni (la musica) il suo fastidio di fronte al mondo. Lei prima si produce in una serie di bugie che lui supera e assorbe. Ma l’eterno femmino, la curiosità per la prima donna incontrata dopo lungo tempo fa breccia e sfonda. Poteva essere il nulla di un primo incontro, diventa una storia in tanti quadri, passando anche per il letto e il tentativo di lei di ritrovare il figlio con cui si è spezzato il legame, a un passo da New York. Lui, non più riottoso, la segue e le consegna il suo avvenire. La conclusione dell’happy end può distrarre ma è il percorso che è importante. Perché suadente, dialettico, convincente. Dunque con un po’ di logica si può risalire al titolo, che è il cognome di un fisico importante, sempre più spesso citato a teatro, il fissatore dell’idea che è possibile misurare con precisione sia la velocità della particella subatomica che la sua posizione. Ma non contemporaneamente. Spettacolo con cinque anni di vita che trova il battesimo italiano e un’inconsueta prima online e non dal vivo nella brillante rassegna di Trend che continua a scodellare interessanti e attualissimi autori britannici, alcuni dei quali autentici rivelazione nel vuoto della stagione teatrale italiana. Un’iniezione e un tentativo di riscossa nel fermo biologico imposto dalla pandemia. Antonio Salines mette a disposizione del testo tutta la propria esperienza con una recitazione da contropiede.
data di pubblicazione:30/11/2020
Il nostro voto:
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