NATO IL 29 GIUGNO di e con Maurizio Battista, ospiti speciali Los Locos, alias Renato Zero, il corpo di ballo, Gianluca Giugliarelli

NATO IL 29 GIUGNO di e con Maurizio Battista, ospiti speciali Los Locos, alias Renato Zero, il corpo di ballo, Gianluca Giugliarelli

(Teatro Olimpico di Roma, 29 e 30 giugno, in coincidenza del compleanno del comico)

Amato e odiato, non lascia indifferenti il comico del’Appio Tuscolano in una sorta di festosa auto-celebrazione per il genetliaco. Due giorni di teatro pieno con fan entusiasti per una maratona celebrativa di tre ore.

Tre mesi di tournèe con capolinea romano nell’insolita data di fine giugno. Perché Battista, malumori della critica a parte, è sempre sold out con la sua comicità virale e di pancia, bassa e proletaria. Di fronte alla quale persino l’intellettuale più engagé non può rifiutarsi alla risata. Lo spettacolo ha vari condimenti spettacolari e si può dire che valga il prezzo del biglietto tra divagazioni, imitazioni, balletti e persino una torta riservata agli oltre mille spettatori presenti creando un problema logistico-organizzativo non da poco. Battista straripa con le sue felici interazioni con gli utenti delle prime file, tra cui amici della prim’ora. Incurante della sovraesposizione cabarettistica (con forti riflessi televisivi) offre sempre novità aggiornate. Possiamo dire che solo il 10% del repertorio della scena recente fa parte di antichi copioni (vedi Covid, vaccini). Battista si tiene prudentemente lontano dai temi politici (la guerra, per carità..) ma picchia forte sui malesseri di Roma. Tanto è vero che uno dei momenti più incisivi dello spettacolo è il confronto tra le metropolitana di Roma e quelle invocate dal pubblico (Londra, Parigi, Barcellona). Roma sfigurerebbe anche al confronto di Paesi meno ricchi come la Grecia e la Russia. Con il suo eterno problema delle scale mobili, delle stazioni chiuse con navette sostitutive con gli orari da autentico coprifuoco. Un altro leit motiv vincente è ovviamente il rapporto con le donne. Irrisolto perché Battista in queste settimane è alle prese con l’ennesima separazione. I refrain dei battibecchi coniugali possono apparire scontati e brignaneschi ma portano a un riconoscimento che provoca buonumore. E del resto nulla si chiede di più a uno spettacolo per definizione disimpegnato.

data di pubblicazione:01/07/2022


Il nostro voto:

 

E TI VENGO A CERCARE di Andrea Scanzi – Paper First, 2022

E TI VENGO A CERCARE di Andrea Scanzi – Paper First, 2022

Franco Battiato ha lasciato un’eredità di affetti che a poco più di un anno dalla sua scomparsa, dopo quattro anni di effettivo silenzio pre-morte a causa di una devastante malattia neurodegenerativa, non accenna a spegnersi. Il sottotitolo del libro indica la latitudine: “Voli imprevedibili e ascese velocissime…”. Dunque l’omaggio non è un instant book per fare cassa in una bibliografia di suo già abbastanza vasta. Scanzi, si sa, è giornalista polemico che incontra simpatizzanti e detrattori per la secchezza delle proprie scelte. E se ha voluto parlarci di Battiato in questo ennesimo libro è per una sorta di ipnotico gemellaggio, peraltro non accompagnato da una diretta simpatia personale. Figurarsi, Battiato a suo tempo aveva proceduto a una querela per un’acida recensione dell’autore sul film Musikanten. Poi, auspice Travaglio, lo strappo era stato ricucito. Con spirito dichiaratamente di parte Scanzi attua le scelte su una filmografia profonda indicandoci predilezioni e hit. La riproposizione dei testi di Battiato mostra un lessico che non è abituale all’ormai scomparsa generazione di cantautori. I richiami a Guenon, Gurdjieff, le collaborazioni con il filosofo Sgalambro e con il pluri-specialista Giusto Pio (sodalizio che ha resistito fino al 1996) fanno di Battiato un vero e proprio unicum nell’ossificato repertorio della musica leggera italiana. E’ un mondo che l’artista siciliano travalica perché le sue partiture meriterebbero una riscoperta. Un cammino lungo iniziato con la musica sperimentale elettronica all’inizio degli anni ’70. Gavetta dura, a Milano, concerti che neanche cominciavano per mancanza di pubblico. E poi il successo con arrangiamenti felici e mai banali. Un successo meritato mai veramente agognato. E Battiato ha consolidato amicizie, collaborazioni inaspettate, realisticamente adattandosi a tre cd di cover (Fleurs) quando l’ispirazione declinava. Ma è un qualcosa di già vissuto: De Gregori, Guccini e Paolo Conte non sfornano ormai da tempo dischi dal vivo arrendendosi a un’impotenza creativa molto naturale e di cui non bisogna vergognarsi.

data di pubblicazione:15/06/2022

REGRESSUS di Pier Luigi D’Eredità – Mimesis editore – collana Eterotopie, 2021

REGRESSUS di Pier Luigi D’Eredità – Mimesis editore – collana Eterotopie, 2021

Si può anche leggere come un giallo il dotto saggio che valuta le influenze degenerative del progresso crollo dell’impero romano d’occidente. Con un linguaggio aperto anche ai non specialisti l’autore si apre a un gran ventaglio di potenziali cause della decadenza, misurando il limes, la vastità dei confini, il ruolo giocato dalle personalità imperiali, della burocrazie, alla corruzione, l’influenza religiosa nell’irrompere del Cristianesimo di Stato, la gestione della giurisprudenza. Fa opera di divulgazione approfondendo cause che possano avere attualità e riscontri ancora oggi vista la dipendenza antropologica da quel passato importante per la nostra civiltà. Quindi non semplice storia di sviluppo cronologico secondo un metodo di investigazione lineare ma una vera e proprio discesa approfondita nel cuore del problema e in base a un principio indiscutibile: ogni civiltà si porta sempre dietro le ragioni della sua nascita e, potremo aggiungere, della sua caduta. Una spiegazione monocausale espunge il necessario tema della complessità. Perché ascesa e declino partono da una valutazione complessiva il più ampia possibile. Dunque il metodo è cartina di tornasole tracciante. L’economia è al centro dell’esame in un affascinante caleidoscopio che ci riassume una forza vigorosa e poi una crescente debolezza. Spaccato suggestivo che ci restituisce un’epoca di lussi e conquiste, non prescindendo dall’incidenza nella storia delle storie, cioè delle biografie degli imperatori che si avvicendano nel proscenio di un territorio immenso. E fa effetto intuire che il centro dell’impero, all’apogeo del proprio sviluppo, non era Roma ma mete e obiettivi centrati sempre più a est. Su questo impero poi, in maniera deflagrante, si innestano le conseguenze delle invasioni barbariche, un altro elemento che ne determinerà la progressiva ancorché gloriosa fine. D’Eredità ha messo l’economia al centro della propria ricerca in altri due saggi pubblicati per lo stesso editore.

data di pubblicazione:01/06/2022

SETTEMBRE di Giulia Steigerwalt, 2022

SETTEMBRE di Giulia Steigerwalt, 2022

Un originale tentativo di uscire dai talvolta ristretti canoni di genere del cinema italiano grazie a una sceneggiatura vivace e alla perfetta scelta di un cast di attori, magnificamente incastonati nei propri ruoli. Meno nuova e più battuta (vedi anche Tre Piani) la scelta programmata di far interagire le storie. Fatta salva questa chiave però il quadro d’assieme tiene e il finale aperto è un barlume di intelligenza registica.

 

Una sorte di settembre dell’anima, una mezza stagione autunnale. Una ricerca della felicità declinata meno banalmente che nei film di Muccino. Tre storie molto italiane, molto romane, molto vere, con una stratificazione generazionale varia e un approccio non convenzionale ai sentimenti e al sesso. C’è un Bentivoglio più stazzonato che mai, dove il sale e pepe di una volta è diventato, puro sale, abile nel designare un personaggio demotivato e a disagio nella vita. C’è la giovane e misteriosa prostituta dell’est che aspira a qualcosa di diverso. Ci sono soprattutto due donne amiche, profondamente divise dai propri uomini che non le ascoltano, che non le curano, alla stessa maniera se giocano a poker o le tradiscono con un’altra donna. Poi adolescenti molto credibili ai primi passi nella conoscenza dell’altro. Era da tempo che non vedevamo resi così credibilmente adolescenti sullo scherma in virtù di una recitazione semplice e naturale che non è pura immedesimazione. Escono male, molto male gli uomini da queste storia, disegnando un possibile mondo futuro salvato dalle donne. Sartoretti è bravo nel definire l’assoluta insipienza di un personaggio vuoto e negativo, incapace di ogni reazione emotiva. E Barbara Ronchi forse è all’interpretazione di una carriera, quella che rimane. Tutto questo a merito di una regista evidentemente poco nota che ma padroneggia con piglio eccellente la materia filmica. Opera di respiro, di futuro, di valori montanti.

data di pubblicazione:18/05/2022


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OVVI DESTINI, drammaturgia e regia di Filippo Gili, con Vanessa Scalera, Anna Ferzetti, Daniela Marra, Pier Giorgio Bellocchio

OVVI DESTINI, drammaturgia e regia di Filippo Gili, con Vanessa Scalera, Anna Ferzetti, Daniela Marra, Pier Giorgio Bellocchio

(Teatro Sala Umberto – Roma, 4/15 maggio 2022)

Partita a quattro con un progetto didascalico e sorpresa finale che non spoileremo. Spettacolo collaudato con qualche difetto strutturale di fondo.

Tre sorelle come in Cechov. Ma una in carrozzella. Per colpa di un’altra. Ma due del quadrettto di famiglia non sanno, anche se sembrano intuire. Poi compare in scena l’unico uomo, una sorta di potenziale angelo vendicatore buneliano. Con un’oscura missione che potrebbe sembrare un ricatto. In ballo un premio definito immeritato, a scelta della sorella colpevole. Ma l’alternativa del potenziale miracolo sarà restituire la piena mobilità alla parente in carrozzella, ricompensare con la vita i due bambini periti per l’incidente da lei stessa provocato oppure soddisfare la propria malattia patologica con una colossale vincita al Superenalotto? Su questo pratico materiale dilemma, un po’ onirico, un po’ reale, si dipana la trama in una scena spoglia dove la disabilità è incarnata dai movimenti della carrozzella. In un coro di chiara fama (la Ferzetti è la moglie di Favino, la Scalera è stata Imma Tataranni, Bellocchio è discendente di illustre famiglia) la rivelazione è proprio la più giovane e meno conosciuta Marra che incarna la disabile. Convincenti i suoi toni rispetto ai momenti di disagio, rispetto al testo, degli altri interpreti. In effetti la drammaturgia si auto-battezza da sola in un crescendo largamente prevedibile, riscattata dalla imprevedibile fuga finale. Spettacolo su inguaribili sensi di colpa, una tragedia italiana con tanti risvolti. Metafisica la possibilità di riscatto dalla colpa. Dialoghi con ampi momenti di vuoto con la pretesa di rendere significativi silenzio e pause. La conferma che alla nuova drammaturgia italiana, volenterosa, manca sempre qualcosa per un pieno e realizzato approdo al un teatro di serie A.

data di pubblicazione:05/05/2022


Il nostro voto: