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CAMPIONI di Bobby Farrelly, 2023

CAMPIONI di Bobby Farrelly, 2023

Il basket dopo il calcio è lo sport più compulsato alla cinematografia americana anche se in questo caso ci si basa su un precedente spagnolo del 2018 (nel cinema nulla si crea e nulla si distrugge, tutto si imita). La storia ha una sceneggiatura solida che oscilla tra il dramma e la commedia mantenendo un giusto equilibrio.

 

Non ha nulla di ironico il titolo che pure allude a una squadra composta da giocatori con disabilità intellettive. Affidati a un uomo che ha qualcosa da farsi perdonare dalla società, un intenso Harrelson, attore rotto a tutti i ruoli. Dunque la sfida è una rivincita per il coach che prima pensa a un incarico di routine ma poi si rende conto che sta cementando qualcosa di unico e diverso per le qualità specifiche dei propri. I ragazzi che allena hanno qualcosa da insegnargli e possono andare molto più lontano di quanto pensava quando aveva assunto l’incarico. Le interazioni tra il singolo e la squadra superano ogni considerazione sul basket e sugli handicap innestando un efficace circuito emozionale. Lontani dal mito dei Los Angeles Lakers ma immersi nella propria realtà di tutti i giorni. Così quel tecnico che aveva parlato di “ritardati” al momento del conferimento dell’incarico, si ricrede e rivive un immaginabile rigenerazione (dejavu al cinema) grazie alla spinta dei suoi nuovi amministrati. Il Marakovich dello schermo mutua il cognome di uno dei giocatori più famosi del pianeta NBA, Pete Maravich, ma senza alcuna connessione logica/imitativa. Film di sentimenti, a volte facile, di sensibilità di genere, che racconta la provincia americana. Lo schema del riscatto e del profilo basso è tutt’altro che nuovo ma la trattazione è dignitosa e, a tratti, convincente. Immaginabile un successo al botteghino in patria, meno pronosticabile nella più selettiva Europa.

data di pubblicazione:08/06/2023


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BOOK CLUB, IL CAPITOLO SUCCESSIVO di Bill Holderman, 2023

BOOK CLUB, IL CAPITOLO SUCCESSIVO di Bill Holderman, 2023

Se il futuro del cinema non va incontro ai giovani perché non contare su un fedelissimo pubblico stagionato, avvezzo al plot dal precedente del 2018. Gli anni passano ma il prestigio delle over 70 è ancora evidente, pur con la tara di qualche operazione chirurgica. Un cast che sarebbe stato stellare e difficile da mettere insieme quaranta anni fa. che diventa l’occasione di un rilancio collettivo per le attrici delle terza età.

  

È buffo constatare come per il cinema americano l’Italia sia spesso un caleidoscopio di imprevedibili luoghi comuni, quegli stessi topos che hanno portato Woody Allen a una delle più tristanzuole prove in carriera. Peraltro questa sorta di visione di maniera dovrebbe quanto meno ironicamente strizzare l’occhio al pubblico nostrano, sia per l’ambientazione, che per la schizofrenica replica di una realtà assolutamente difforme dall’esistente. Con tutto ciò non si può negare glamour e tiepida gradevolezza a una pellicola che ovviamente conta molto sull’appeal del cast. La curiosità forse persino un po’ malsana di vedere vecchie dive di diverse carriere messe insieme in uno script per permettere loro di rivaleggiare, come ai vecchi tempi. La fine della pandemia è lo spunto per un viaggio di gruppo in Italia con l’attraversamento delle città ovviamente più turistiche a disposizione come Roma, Venezia, Firenze. E perché non gustare un bicchiere del vino che più aggrada agli States nel Chiantishire? Location sontuose e approcci disinvolti. Gli italiani non sono forse un popolo di latin lover? A lungo andare la superficialità dell’approccio si fa abbastanza insopportabile. Si naviga a vista nella verosimiglianza, quasi che si trattasse di un manuale di sociologia su “come ci vedono gli altri”. Però sarebbe davvero preoccupante se anche il presidente Biden, massima espressione del paese leader al mondo (Cina permettendo) ci vedesse così. È possibile che qualche spettatore non resista ed esca prima della fine.

data di pubblicazione:22/05/2023


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IL MOVIMENTO DEL NULLA di Gene Gnocchi, Luca Fois, Massimo Bozza, Cristiano Micucci, con Gene Gnocchi e Diego Cassani

IL MOVIMENTO DEL NULLA di Gene Gnocchi, Luca Fois, Massimo Bozza, Cristiano Micucci, con Gene Gnocchi e Diego Cassani

(Teatro al Parioli – Roma, serata evento, 9 maggio 2023)

Nel vuoto della politica perché non fondare un partito che ne riassuma tutti i logori luoghi comuni? Tenta l’impresa Gene Gnocchi con il suo umorismo cosmico e strisciante, fatto di picchi surreali con ovvie risate.

Dalla Leopolda alla Bernarda. Sotto la bandiera del nulla cosmico quel raffinato umorista di testa e non di pancia che è Gene Gnocchi riassume in un’ora e mezzo l’improvvisato e pasticciato programma elettorale di una nuova immaginaria fazione politica che mira a fare a pezzi le concrezioni precedenti. Ovviamente è l’innesco per prendere in giro il mondo. E così ci sono soluzioni per la sanità, per i trasporti (con l’abolizione del traffico ferroviario in ragione di un unico treno universale), per la sanità, per la scuola, per gli anziani, in una sorta di abbecedario revisionista di indubbio impatto. Gnocchi lascia al pubblico la scelta tra due possibili inni. E, guarda caso, sono ambedue mutuati da Forza Italia anche se stravolti con un testo diverso. Vince: “Meno male che Gene c’è”. Gli fa da spalla Cassani a cui raccomanda sempre di non andare fuori copione. E’l’uomo degli effetti speciali quando Gnocchi con buona intonazione canta e si richiama agli U 2 oppure ricorda la sua fantomatica adesione ai Pink Floyd sia pure in forza di un contratto a termine e prima che questi si mettessero a disposizione per suonare nei matrimoni. La convention ha un sottofondo onesto nell’enunciazione del programma elettorale: “Non manterremo le promesse ma almeno noi ve lo diciamo prima”, E ci sono strali per tutti i partiti indifferentemente anche se si manifesta una leggera predilezione per il Partito Democratico. Gradimento leggero e dispotico prima di tornare nell’attuale al vero nulla cosmico della politica reale.

data di pubblicazione:10/05/2023


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MON CRIME di François Ozon, 2023

MON CRIME di François Ozon, 2023

Un delizioso piccolo film che ricostruisce un giallo funzionale ambientato nel 1935. Impeccabile sceneggiatura su un delitto inventato a scopo pubblicitario. I nodi però vengono al pettine quando si palesa la vera assassina in un regolamento di conti che, per l’abilità della protagonista, torneranno comunque tutti a posto.

 

Si rimprovera a Ozon l’eccessiva frettolosità con cui licenzia i propri film, al ritmo di uno all’anno. Ma se il risultato è questo, il difetto diventa un pregio per la sobrietà con cui tesse una tela a incastro per un avvincente plot in cui le carte sono scoperte fin dall’inizio. La Francia pre-guerra respira un clima euforizzante dove anche la povertà non viene vista con sofferenza. E le risorse per uscire da quella condizione son ben vive nella mente di una ragazza che sembra non avere né arte né parte ma consolida un piano che la porterà all’attenzione dell’opinione pubblica nazionale. Però quanto tutto sembra procedere a gonfie vele (debiti sistemati, nuova abitazione, popolarità consolidata) irrompe sulla scena una stagionata attrice del muto (Isabelle Huppert) che vuole riprendersi quanto le è stato tolto, cioè la responsabilità del delitto. Non ci addentreremo nella descrizione delle schermaglie ma basti dire che tutti i personaggi principali trovano una soluzione e con essi la dirittura finale di un film coerente, bizzarro, piacevole, fantasioso e frizzante. Con grandi attori di Francia trasformati al trucco per le mode di quasi un secolo fa. Certo che la settantenne Huppert quando fa irruzione nella storia, terremotandola, ci fa capire come sia un mito attoriale che non tramonta. E’ come se dicesse agli altri: “Scansatevi, che ora tocca a me”. Nel film ma anche nella fruizione goduta dello spettatore. Con malizia questo film mette al bando ipocrisia, pruderie e politicamente corretto di una società in fermento e in grande evoluzione di un secolo che poi non è stato tanto breve.

data di pubblicazione:09/05/2023


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L’INNAMORATO, L’ARABO, LA PASSEGGIATRICE di Alain Guiraudie, 2023

L’INNAMORATO, L’ARABO, LA PASSEGGIATRICE di Alain Guiraudie, 2023

Una slapstick comedy alla francese che attraversa ad escludendum diversi generi. Non è un film politico, non è una pellicola sul terrorismo, piuttosto è un divertissement sull’amore folle e spavaldo di un giovane ordinario per una passeggiatrice che, se se non fosse un oltraggio al politicamente corretto, si definirebbe ninfomane per come si diverte a etichettarla il regista.

 

Mèlange di genere per un tentativo inconsueto e sfrontato di rappresentare varie facce della schizofrenia contemporanea nell’apparentemente placida Clermont Ferrand. Un atto terroristico confonde i piani amorosi di un protagonista incredibilmente preso da una mondana con venti anni di più sul groppone. Amore torbido, anche per la gelosia irrefrenabile del marito, ma che si scatena nei luoghi più impensabili, compreso il confessionale di una chiesa e con grande ausilio di gemiti e di rumorosi commenti. Candidamente i due si offrono a una serie di nudi e di diverse posizioni (ma non c’è alcuna pulsione pornografica dell’autore) mentre la loro attrazione si scontra con il bisogno di un’ospitalità di un giovane arabo che forse è omosessuale o forse no visto che finisce col fare l’amore con la donna a pagamento, disponibile per quasi tutti, sfruttando i pochi minuti a disposizione. Plot divertente, sbarazzino che nel finale si avviluppa in un crescendo di complicazioni un po’ troppo casuali. Meritoria la descrizione della violenza ricattatoria della banlieue. I vicini di casa inizialmente scettici prima diventano ospitalissimi anfitrioni, poi, come se entrassero, in un videogioco si armano di tutto punto scatenando l’inferno. In definitiva la tragedia del Bataclan è lontana dai climi descritti ma poi neppure troppo. E le facce degli attori sono valido specchio per le intenzioni satireggianti dell’autore. Film di nicchia che non annoia mai. Più che di genere, degenere.

data di pubblicazione:08/05/2023


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