IL RITORNO DI CASANOVA di Gabriele Salvatores

IL RITORNO DI CASANOVA di Gabriele Salvatores

Tratto dal racconto di Arthur Schnitzler, con Toni Servillo, Fabrizio Bentivoglio, Sara Serraiocco, Bianca Pianconi, Antonio Catania, Natalino Balasso, Sara Bertelà, Elio De Capitani. Film a due piani narrativi girato in sole nove settimane con un tema riflessivo introspettivo e felliniano. Salvatores riflette dubbi e turbamenti di artista (forse in declino)  con tutte le perplessità produttive sull’uscita di una nuova pellicola che deve misurarsi con una giovane e agguerrita concorrenza. Ipocondrie d’ambiente miscelate con il declino di Casanova che non vuole rassegnarsi alla lenta decadenza.

 

Non si riesce a immaginare lo script se non in funzione della stampella recitativa di due grandi interpreti del cinema e del teatro italiano. Volto e voce da Napoli (anzi Afragola) e Milano rispettivamente per la grande prova di Toni Servillo e Fabrizio Bentivoglio, quasi coetanei alle prese con un ultimo film che stenta a maturare e una conquista estorta solamente previo compenso economico. Fanno contorno amici e sodali del regista di stampo comico: Balasso, il polivalente Catania, Ale e Franz. Unici volti giovani quello delle giovani protagonista sedotte da maschi di altra generazione, volenti o nolenti. Volutamente evitata una storia unitaria a cui viene preferita una scrittura frammentaria, sempre spezzata, a tratti anche asimmetrica nella vicende dei due personaggi cardine. Al regista si ribellano per distonia anche gli oggetti di casa. La presa in giro del jet set si concretizza ancora meglio nell’atmosfera festivaliera di Venezia. La sconfitta viene mitigata dalla ricomparsa della fidanzata incinta in una riappacificazione da happy end sulle rive del Lido. Si respira aria di nevrosi e di polemica con la stampa. Invece di stabilire rapporti di buon vicinato il regista punge e allontana con il fioretto i seccatori. Quanto a Casanova sarà vincente pentito in duello con un giovane rivale che bacerà in bocca, quasi a scusarsi per l’accaduto. In definitiva un piccolo grande film di profilo basso ma di eccellente riuscita. In attesa di prendere la rincorsa per progetti più ambiziosi.

data di pubblicazione:07/04/2023


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RAGAZZE AL MURO, di e con Eleonora Danco

RAGAZZE AL MURO, di e con Eleonora Danco

(Teatro Vascello, 4/7 aprile 2023)

La ragazzaccia ai muro rivisita un testo di 27 anni fa che non ha bisogno di  furbe riattualizzazioni ma semmai di una riverniciatura con il contraddittorio della partner dissonante Bartoni. Il Danco fan funziona, visto che all’orario d’inizio della prima c’è una fila di venti metri al botteghino.

La coatta androgina sprizza vitalità nello spettacolo più corto nel nostro vagabondare cinquantennale per i teatri italiani. Mezz’ora di rappresentazione monologante ad alta condensazione drammatica. C’è la Roma dolente delle periferie non più pasoliniane con momenti di pregnante illuminazione comica. Come la traumatica visita dal ginecologo. La Danco è talmente brava che bypassa il gap generazionale rispetto al personaggio descritto.  Nonostante la staticità di un dialogo surreale davanti alla fermata di un autobus invariabilmente perso, la scena si colora di un florilegio di movimenti. Persino con i movimenti di un taekwondo che in questo caso più somiglia al karate. La Danco generosamente si spende spandendo fisicità e contaminando il pubblico con un romanesco facilmente comprensibile. La fidanzatina spaurita di “Un  medico in famiglia” è ormai una matura one woman show. La metafisica dello spettacolo restituisce il clima di una dolente solitudine che non ha speranze di riscatto e di affermazione. Un vuoto che l’aggressività del linguaggio tenta di negare con tutti i mezzi. Ma non ci riesce. Quei corpi, quelle parole in libertà disegnano un destino alla cui irredimibilità non si potrà sfuggire. E la musica è la colonna serena di un muro che separa le storie segnate da quelle che potranno avere un percorso oltre la barricata, al centro, dove c’è ancora una ratio e una direzione. La Danco ha raccolto tutta la propria produzione in un agile volumetto pubblicato nel 2022


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UNO SGUARDO DAL PONTE di Arthur Miller, con Massimo Popolizio, Michele Nani, Raffaele Esposito, Lorenzo Grilli, Gaja Masciale, Felice Montervino, Marco Mavaracchio, Gabrielle Brunelli

UNO SGUARDO DAL PONTE di Arthur Miller, con Massimo Popolizio, Michele Nani, Raffaele Esposito, Lorenzo Grilli, Gaja Masciale, Felice Montervino, Marco Mavaracchio, Gabrielle Brunelli

(Teatro Argentina – Roma, 14 marzo/2 aprile 2023)

74 anni dopo la prima stesura di Arthur Miller (poi riveduta e corretta) un classico molto rinfrescato (troppo?). Popolizio artefice e insieme vittima del rango di mattatore, di riconosciuto n. 1 del teatro italiano. Ma il regista invade l’attore in uno spettacolo che dal dramma ha cadute quasi da music hall

Giochino impossibile ma Arthur Miller si sarebbe riconosciuto in questa versione che ha la volontà di riassumere tutto quello che è passato nella storia del teatro e nel cinema per le innumerevoli repliche del testo? Progetto ambizioso nella metabolizzazione che porta a risultati un po’ sconnessi. Popolizio è interprete potente che oggi nel mainstream non pretende di essere guidato se non da se stesso. Ovviamente il pubblico si riconosce nel suo estro che ammacca un po’ il fil rouge del dramma che da par suo è potente ma viene percepito come vintage e dunque ampiamente rimaneggiato. Alcuni ritrovati di scena sembrano pleonastici. Perché a esempio un telefono deve grossolanamente cadere dall’alto per riprodurre una voce con la sua artificialità? Non abbiamo l’età per testimoniare ma siamo sicuri che i vari interpreti tra palcoscenico e set come Van Heflin, Raf Vallone e Paolo Stoppa, abbiamo fatto ricorsi a toni così gridati e stentorei? In realtà un dramma teatrale ha bisogno di pause, sfumature, attimi trattenuti di attesa. E qui invece il ritmo è da puntillismo consumista. Piace al pubblico la gente che piace. E non c’è dubbio che Popolizio strapiaccia secondo un gusto di magnificazione attoriale che poggia solide basi del divismo e sul suo ruolo di n. 1 della scena. Ma se lui è gigante non per forza gli altri devono essere nani. Spicca nel cast la maestria del narratore, l’avvocato che raccorda i fili della tragedia e che si è rivelato impotente nel domare gli eventi luttuosi del plot.

data di pubblicazione:16/03/2023


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EMPIRE OF LIGHT di Sam Mendes, 2023

EMPIRE OF LIGHT di Sam Mendes, 2023

Un film sul disagio ma anche un film sul mito del cinema. Con la data ferma al 1980-1981. La protagonista sembra uscire dalla propria bipolarità quando lavorando nella sala per la prima volta riesce ad affacciarsi all’interno, ad ammirare una pellicola. Che nel caso specifico è Oltre il giardino con un meraviglioso Peter Sellers…

 

I criteri di assegnazione degli Oscar, si sa, sono arbitrari e molto americani. Ma per quanto c’è di ammirevole in questa proposta, ambientata nel Kent inglese, non avremo trascurato come attrice protagonista Olivia Colman sulle cui spalle si regge tutta la responsabilità del film drammatico che miscela troppi temi perché lo spettatore possa decantarli in due ore di visione. Cinema nel cinema o meglio cinema nella meccanica e nelle gerarchie di gestione di una sala dove il padre padrone (Colin Firth) approfitta ampiamente della propria posizione per sottomettere al ruolo di schiava sessuale l’instabile impiegata. Che però si ribella e mostra il lato peggiore in un impeto di ribellione che la conduce al ricovero psichiatrico. Di mezzo a sconvolgerla c’è anche la difficile relazione con un suo collega di colore attraverso cui scopre il profondo razzismo della società in cui vive. Dunque tanta carne al fuoco per un film che avrebbe avuto miglior fortuna circoscrivendo gli obiettivi. Però di bello e buono c’è tanto. Dalla splendida fotografia vintage a una colonna sonora abile nel restituire il clima di quaranta anni fa. Una sorta di Nuovo Cinema Paradiso. E la conclusione non è da happy end ma neanche troppo amara. La coppia problematica si separa ma la serenità della donna benedice il viatico del giovane che inaugura il nuovo corso riuscendo ad iscriversi alla facoltà di architettura per spiccare il volo nella vita dopo tanta infelicità. La Colman, anche nei contro piani, vale da sola e ampiamente il prezzo del biglietto.

data di pubblicazione:15/03/2023


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MIXED BY ERRY di Sydney Sibilia, 2023

MIXED BY ERRY di Sydney Sibilia, 2023

Tratto da un clamoroso fatto di cronaca che apre una luce sull’antropologia degli italiani. Su quelli che compravano nastrini musicali, messi in commercio da un trio di fratelli napoletani, borderline rispetto a una legge impreparata a bloccarli. La storia prende un po’ la mano al regista che, parlando di un fatto vero, lo mitizza, lo enfatizza spettacolarmente con qualche eccesso.

 

I fratelli Frattasio negli anni ’80 costruirono un vero impero musicale, più potente e diversivo rispetto alle major discografiche. Grazie a dieci studi di riproduzione invadevano l’Italia con i loro nastri pirata. Si calcola che vennero distribuiti 180 milioni di esemplari decretando la fortuna economica del trio che ha assaggiato il carcere e che ora si è ridimensionato vendendo scatole su dimensione più artigianale. Il plot è robusto ma il regista spreca qualche cartuccia. A che pro a esempio farci vedere la fine della storia sin dalle prime inquadrature con il mesto ingresso di Erry in carcere? La vicenda poteva essere trattata come un gustoso giallo ma così evapora in partenza la sua efficacia. C’è molto esagerato folclore nella discrezione di Napoli, dell’ambiente camorrista e nel poliziotto che persegue l’ipotesi di reato fino a incastrare definitivamente il trio. Le caratterizzazioni di Di Leva e di Gifuni certo sono più ficcanti della recitazione del trio dei protagonisti. Viene trasmessa l’immagine di una camorra molto di maniera. In realtà Erri (Enrico), l’inventore di una formula, voleva fare il disc jockey. Difatti in ambito processuale quando viene interrogato se dichiararsi colpevole o innocente sceglie inopinatamente la terza via: “disc jockey”, con lo sconcerto dei giudici. Un’ambizione frustrata che ha provocato una fortuna economica senza precedenti. Probabilmente indenne anche ai massicci sequestri di capitali operati dall’autorità pubblica. Il trio più che gestire una dimensione industriale si comportava in maniera naif e su questo il film è quanto mai esauriente e congruo.

data di pubblicazione:10/03/2023


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