da Daniele Poto | Giu 25, 2023
Animali selvatici gli uomini e le bestie. I primi che si affannano a criminalizzare lavoratori srilankesi venuti a colmare la crisi di manodopera in un panificio, ferini i secondi di una natura apparentemente ostile in Transilvania con orsi maiali, cani, volpi, pecore. Un film, d’arte universale con molte ambizioni e qualche piccolo giro a vuoto.
Sceneggiato da una storia vera la crisi irrompe in un piccolo comune montano della Romania dove scoppiano tensioni che definiremo sovraniste tra le irrequiete minoranze ungherese e tedesche. Nel mirino un’altra minoranza. Il regista è bravo a far sbalzare fuori la contraddizione. Poveri contro poveri, minoranza contro minoranza. Ma il prodotto è pieno di tante altre cose. Una tormentata storia d’amore all’ombra di un matrimonio non riuscito, l’afasia improvvisa di un bambino che non spiccica più parola, traumatizzato da una visione che si rivelerà terribilmente profetica (il nonno impiccatosi all’albero). C’è tanta Romania nella storia ma anche tanto mondo perché l’universo migrante procura scomodità e espulsioni, scatena intolleranza. Governare tanta materia in oltre due ore di proiezione è impresa improba ma Mungiu, premiato a Cannes, ha la disinvoltura per tentarla. L’altra evidente contraddizione sta nella pioggia di soldi piovuta dall’Unione Europea, una fonte che ha rilanciato la Romania ad alti livelli produttivi, che si scontra con la volontà di mantenere le tradizioni locali. La chiesa cattolica appare conservatrice e neanche il sindaco riesce a spostare gli equilibri. La tensione si scatena violenta con attentati in una sorta di improvvisato vertice tipo Ku Klux Klan. Il finale è enigmatico aperto a possibili diverse letture forse con un eccesso di ambiguità evitabile. Il titolo italiano è funzionale e decisamente più godibile dell’originario R.M.N che allude alla risonanza magnetica. C’è coraggio del distributore nel debuttare sugli schermi italiani a partire dal 6 luglio per un film che merita di essere visto e commentato.
data di pubblicazione:25/06/2023
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da Daniele Poto | Giu 21, 2023
Dopo una prima stagione di coraggiosa riapertura, dopo la scommessa vinta della seconda, la terza stagione del Teatro Parioli sarà quella del consolidamento. Presentando spettacoli d’intrattenimento e di grande valore culturale volti a far sorridere, piangere, riflettere o divertire, l’intento della terza stagione è quello di stringere un legame ancora più forte con il pubblico. L’eclettismo degli spettacoli caratterizza da sempre il cartellone, con interpreti e regie di alto livello che assicurano un’esperienza teatrale indimenticabile. Il Teatro Parioli è tornato in scena, più forte che mai e con l’obiettivo di continuare a crescere e a regalare emozioni al suo pubblico. Presto in vendita la nuova stagione.
Piero Maccarinelli, il direttore artistico in un’ora e mezzo di agile maratona ieri ha presentato tutti gli spettacoli della stagione 2023-2024, densa e all’altezza del prestigio del Teatro che fu di Maurizio Costanzo e di Luigi De Filippo. C’erano quasi tutti i protagonisti della scena in platea, pronti a offrire un piccolo flash di esibizione. Il Teatro Parioli spicca per un grande impegno nelle produzioni, spesso in combinato disposto con altre volenterose strutture. Impossibile riassumere in poche ore la portata dell’impegno. Basti dire che come presenze attoriali garantito l’apporto di Cesare Bocci, Enzo De Caro, Massimiliano Bruno, Lucrezia Lante della Rovere. Franco Branciaroli, Gianfelice Imparato. Prevista anche una rassegna per bambini, spettacoli in funzione della valorizzazione degli allievi dell’Accademia d’arte drammatica il ritorno della fortunata serie dei processi che mettono alla sbarra protagonisti dell’attualità. Svolgimento processuale senza complessi visto che l’anno scorso si è discusso della problematica figura di Angela Merkel. Il triplice slogan del Teatro Parioli è “ridere, pensare ed emozionarsi”,. Gli spettacoli assemblati in cartellone vanno proprio letti in direzione di queste compresenze psicologhe. Ci sarà spazio anche per la stand up comedy, assecondando le richiesta del pubblico più giovane. Rilanciato anche il funzionale Bistrò che sarà meta di più ristretti eventi culturali pre-spettacolo. In definitiva una proposta mirata a 360° nell’intento di fidelizzare un pubblico che si è accostato al teatro con rinnovato entusiasmo dopo anni di Covid e di incertezza e che ha agilmente superato le perplessità per il cambio di proprietà.
data di pubblicazione:21/06/2023
da Daniele Poto | Giu 20, 2023
Immaginate un Blake Edwards immerso nel mondo del digitale e delle continue sorprese fornite dagli effetti speciali. Un ininterrotto repertorio di gag dal ritmo incalzante per una storia che si segue volentieri e senza troppe prese. Seque ldel film “Alibi.com” (cast omologo) che necessita di un piccolo prologo iniziale. Slapstick cucite con una cura registica impeccabile.
Le peripezie del protagonista lo portano a celebrare due matrimoni con la stessa unità di tempo e di luogo. Luogo della cerimonia ville confinanti. Ma un matrimonio è vero con genitori finti, al contrario l’altro è finto con genitori veri. Perché i due, padre e madre, sono rispettivamente un truffatore incallito e una pornostar che nonostante l’età continua a praticare il genere. Dunque persone impresentabili agli occhi della rispettabile famiglia della sposa. Personaggi caricaturali ma scelti con cura e azione a tutto spiano. È un miracolo della natura Arielle Dombasle che recita come bambolina porno a dispetto dei settanta anni di età. E i due protagonisti principali, i fidanzati irrequieti, sono attori dalla faccia sveglia, simpatica e accattivante, assistiti da caratteristi azzeccati e in parte. Assistere questa pellicola è come entrare in un turbine, in una galleria del vento di ininterrotte azioni. Ma il regista/protagonista alla fine è bravo a riannodare i fili concludendo l’happy end con una sorpresa dolce/amara in linea con la continua ricerca di spiazzamento della sceneggiatura. In conclusione un film commedia dal ritmo americano ma con un gusto tipicamente europeo e un assoluta cura di particolari e dialoghi. Dovrebbe aver successo al botteghino anche se nell’aura estiva, nonostante il benefit del biglietto ridotto a 3,50, rischia di passare piuttosto inosservato anche in ragione di un titolo non proprio centratissimo. Cento minuti di evasione e pure intelligente e, a tratti, anche sofisticata. Film per grandi e piccini con ritmo frenetico.
data di pubblicazione:20/06/2023
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da Daniele Poto | Giu 8, 2023
Il basket dopo il calcio è lo sport più compulsato alla cinematografia americana anche se in questo caso ci si basa su un precedente spagnolo del 2018 (nel cinema nulla si crea e nulla si distrugge, tutto si imita). La storia ha una sceneggiatura solida che oscilla tra il dramma e la commedia mantenendo un giusto equilibrio.
Non ha nulla di ironico il titolo che pure allude a una squadra composta da giocatori con disabilità intellettive. Affidati a un uomo che ha qualcosa da farsi perdonare dalla società, un intenso Harrelson, attore rotto a tutti i ruoli. Dunque la sfida è una rivincita per il coach che prima pensa a un incarico di routine ma poi si rende conto che sta cementando qualcosa di unico e diverso per le qualità specifiche dei propri. I ragazzi che allena hanno qualcosa da insegnargli e possono andare molto più lontano di quanto pensava quando aveva assunto l’incarico. Le interazioni tra il singolo e la squadra superano ogni considerazione sul basket e sugli handicap innestando un efficace circuito emozionale. Lontani dal mito dei Los Angeles Lakers ma immersi nella propria realtà di tutti i giorni. Così quel tecnico che aveva parlato di “ritardati” al momento del conferimento dell’incarico, si ricrede e rivive un immaginabile rigenerazione (dejavu al cinema) grazie alla spinta dei suoi nuovi amministrati. Il Marakovich dello schermo mutua il cognome di uno dei giocatori più famosi del pianeta NBA, Pete Maravich, ma senza alcuna connessione logica/imitativa. Film di sentimenti, a volte facile, di sensibilità di genere, che racconta la provincia americana. Lo schema del riscatto e del profilo basso è tutt’altro che nuovo ma la trattazione è dignitosa e, a tratti, convincente. Immaginabile un successo al botteghino in patria, meno pronosticabile nella più selettiva Europa.
data di pubblicazione:08/06/2023
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da Daniele Poto | Mag 22, 2023
Se il futuro del cinema non va incontro ai giovani perché non contare su un fedelissimo pubblico stagionato, avvezzo al plot dal precedente del 2018. Gli anni passano ma il prestigio delle over 70 è ancora evidente, pur con la tara di qualche operazione chirurgica. Un cast che sarebbe stato stellare e difficile da mettere insieme quaranta anni fa. che diventa l’occasione di un rilancio collettivo per le attrici delle terza età.
È buffo constatare come per il cinema americano l’Italia sia spesso un caleidoscopio di imprevedibili luoghi comuni, quegli stessi topos che hanno portato Woody Allen a una delle più tristanzuole prove in carriera. Peraltro questa sorta di visione di maniera dovrebbe quanto meno ironicamente strizzare l’occhio al pubblico nostrano, sia per l’ambientazione, che per la schizofrenica replica di una realtà assolutamente difforme dall’esistente. Con tutto ciò non si può negare glamour e tiepida gradevolezza a una pellicola che ovviamente conta molto sull’appeal del cast. La curiosità forse persino un po’ malsana di vedere vecchie dive di diverse carriere messe insieme in uno script per permettere loro di rivaleggiare, come ai vecchi tempi. La fine della pandemia è lo spunto per un viaggio di gruppo in Italia con l’attraversamento delle città ovviamente più turistiche a disposizione come Roma, Venezia, Firenze. E perché non gustare un bicchiere del vino che più aggrada agli States nel Chiantishire? Location sontuose e approcci disinvolti. Gli italiani non sono forse un popolo di latin lover? A lungo andare la superficialità dell’approccio si fa abbastanza insopportabile. Si naviga a vista nella verosimiglianza, quasi che si trattasse di un manuale di sociologia su “come ci vedono gli altri”. Però sarebbe davvero preoccupante se anche il presidente Biden, massima espressione del paese leader al mondo (Cina permettendo) ci vedesse così. È possibile che qualche spettatore non resista ed esca prima della fine.
data di pubblicazione:22/05/2023
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