da Daniele Poto | Gen 29, 2024
scritto e diretto da Lucia Calamaro per e con Lucia Mascino, scene e luci di Lucio Diana, costumi Stefano Campini, produzione Marche Teatro
(Teatro Prati – Basilica – Roma, 25 gennaio/4 febbraio 2024)
Anche una scena ristretta a un solo interprete può irradiare uno spettacolo collettivo. Non un reading, non un’invettiva, non un monologo ma un fitto conversare tra sé e con il pubblico, attraverso l’essenziale scenografia e gli umori circostanti. Con la perfetta empatia delle due Lucie, Calamaro e Mascino.
La nuda riflessione di una scrittrice in crisi d‘identità alle prese con il complesso del foglio bianco si trasforma in una parabola esistenziale e in un’esercitazione sui temi della vita in una perfetta interazione con il pubblico chiamato a risposte retoriche e stregato a forza di pretenziose citazioni (Badiou, Deleuze). Smarrimento e impasse nel buco nero dell’astinenza creativa. Da cui è difficile uscire. Intellettualismo cerebrale e nevrotico della protagonista che si arrovella in cerca di ispirazione. I cinquanta minuti sono anche una critica ai circoletti letterari, al vuoto di un oggetto che era iconico e che ormai ruota su se stesso, il vituperato libro, l’irraggiungibile capolavoro. La recitazione della Mascino è ricca di sfumature, sottintesi, ammiccamenti, prese veloci e frenate tattiche. Meno efficace risulta la trasformazione vocale nel maschio, in quel caso la tensione si attenua Paolo ma è indubbio che il tener vita tanti personaggi sia esercizio di maestria. Le riflessioni spaziano anche sul luogo particolare del teatro, appunto una ex Basilica. Pubblico da tutto esaurito come fosse una prima, con Calamaro in ultima fila e Valerio Aprea in prima. La voce si sparge e sarà sempre sold out dopo la prima apparizione rodaggio al Teatro India di qualche stagione fa. La drammaturgia della Calamaro è una delle manifestazioni più interessanti dell’attuale vivacità del teatro italiano. Prova bisognosa di piccoli spazi e piccole platea per un possibile grande meritato successo.
data di pubblicazione:29/01/2024
Il nostro voto:
da Daniele Poto | Gen 24, 2024
L’accoppiata Payne-Giamatti è garanzia di qualità. Se non rinverdirà i successi al botteghino di Sideways è comunque capace di licenziare un film non banale dai propositi dichiaratamente didattici rivelati dalla trasparenza del titolo in italiano. Nel ruolo di un insegnante sociopatico Giamatti è perfetto anche se a tratti esagera nelle compiaciute smorfie.
Storia di un’incomprensione generazionale che attraverso l’universo concentrazionario di un college digrada in una solida amicizia. Con la rinuncia sacrificale al posto di lavoro pur di salvare il ragazzo (bravissimo attore) di vivida intelligenza proiettato verso un ottimo futuro. Si respira aria di provincia americana, a tratti mefitica, irrorata dalla spontaneità giovanile di tanti ragazzi in sboccio ormonale. La pellicola è ambientata nel 1970 e si percepisce aria di Vietnam per il precipuo influsso del figlio perduto in guerra dalla cuoca factotum, segnalata per la parte come possibile migliore attrice non protagonista per gli Oscar 204. La retrodatazione cinquantennale regala un profumo di Old fashioned con il delizioso ritratto di una società puritana e un po’ bigotta dove l’arcigno professore potrebbe anche prendere spunto dal professore storico interpretato da Robin Williams o, in letteratura dallo Stoner di John Williams. In definitiva un insegnante a cui non riesce nulla nella vita di tutti i giorni, sul versante amoroso come su quello delle relazioni ma che alla fine si pone e si sintonizza con la realtà con un gesto quasi eroico che lo porterà a una nuova visione del proprio futuro. Piccolo film di charme dai contenuti non roboanti ma dal solito intreccio, legato da una salda sceneggiatura. Film on the road nella lunga parentesi a Boston dove finalmente le tensioni si sciolgono e si stabilisce una rinnovata e fresca intesa tra professore e discepolo.
data di pubblicazione:24/01/2024
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da Daniele Poto | Gen 24, 2024
Un curioso originale film da camera che vive su una dimensione teatrale. Dramma in palcoscenico cortocircuitando i rapporti tra attori e pubblico. La rivincita scatta quando un intemperante spettatore contesta quando sta avvenendo in sala. I suoi argomenti sono piccati ma anche stringenti e richiedono completa soddisfazione. Costringerà gli attori a recitare un suo abborracciato ma pur divertente copione fino all’esagerato intervento della polizia.
Gode di un reale potere di giudizio il pubblico assistendo a uno spettacolo comico di grana grossa che poco sottilmente allude alle corna? Il regista sembra nel sottotesto contestare la passività di folle spesso plaudenti per conformismo. In effetti la vera azione drammatica è attivata dalla forzata coattiva interruzione che sviluppa un vero proprio psicodramma in palcoscenico. Emergono i diversi atteggiamenti dei tre attori in azione e le rispettive frustrazioni per uno spettacolo che non li convince fino in fondo. La donna viene portata ai limiti della disperazione e baratta la salvezza con la piena disponibilità sessuale verso l’attore principale se riuscirà a salvarla. Il pubblico non può scappare ed è costretto a interagire con il disturbatore che a un certo punto imbraccia persino un revolver, contribuendo ad aumentare la tensione e il montante climax. Sono pochi i personaggi in platea in grado di prendere decisioni autonome e non condizionate da quanto sta inopinatamente avvenendo. Come un signore anziano che a un certo punto prende cappello e se ne va, indisturbato mentre tutti gli altri sembrano ipnotizzati dallo strano andamento della serata. Pellicola gradevole e in economia che fa capire come il cinema possa prendere direzioni diverse e inaspettate anche con un piccolo budget. Gli spettatori al cinema finiranno coinvolti e proveranno perfetta solidarietà con i loro colleghi a teatro, merito precipuo del regista.
data di pubblicazione:24/01/2024
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da Daniele Poto | Gen 24, 2024
drammaturgia di Simona Gonella, regia Andrea De Rosa, Carmelo Rifici, con Luca Lazzareschi, Milvia Marigliano, Catherina Bertoni de Laet, Giovanni Drago, Roberta Ricciardi, Isacco Venturini
(Teatro Vascello -Roma, 19/27 gennaio 2024)
Tante mani (autori, dramaturg, regia) per un’opera pregna di temi. Tanti forse troppi. Generosamente spesa per eccesso in cento minuti la parabola di Galileo. Con una prima parte dentro il processo dell’Inquisizione e la sua dolorosa abiura. Una seconda proiettata nell’attualità che misura le sue scoperte con i temi attuali della scienza fino alle soglie dell’intelligenza artificiale.
Il saldo controllo dei due navigati protagonisti esalta anche le capacità attoriali dei più giovani comprimari. Dal seicento fino ai giorni nostri suscitando argomenti vasti di discussione. L’enorme spazialità della scena del Vascello tra fondali rigidi e austeri e piccoli campi da coltivare. La scienza e la quotidianità. Le ragioni della vita e le contraddizioni nel rapporto tra scienza e religione. Si discetta anche sulla bomba atomica, quella che doveva chiudere per sempre ogni ambizione bellica e invece ha aperto la strada alla deflagrazione nucleare. Un Galileo saggio, pacato, ago della bilancia tra le pulsioni degli altri con la Marigliano brava a scindersi con disinvoltura in ruoli diversissimi. Spettacolo intenso, a tratti subliminale. Con un linguaggio seicentesco adattato ai nostri tempi con rigore filologico. Una giovane donna al piano con abiti contemporanei è la cartina di tornasole del cammino degli ultimi quattro secoli con le sue storture. Citazioni per Copernico, Tolomeo, Giordano Bruno, Galileo non va al rogo, fa marcia indietro ma non deflette dalle sue scoperte, rivelatrici e anticipatrici di futuro. Intellettualità per un teatro che scava nella storia con rigore. Immenso e meritorio lavoro di preparazione per una lettura a più strati e con un residuo concettuale da metabolizzare senza fretta. Inutile dire che la sala di Monteverde è sempre generosamente piena e autentica nei prolungati applausi.
data di pubblicazione:24/01/2024
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da Daniele Poto | Gen 21, 2024
Tratto da alcune novelle di Luigi Pirandello, adattamento di Sergio Ammirata, con Vittorio Aparo, Francesca Biagi, Antonella Bruni, Luana Cannistraci, Francesca Di Meglio, Francesco Madonna, Annachiara Mantovani, Enrico Pozzi, Gianfranco Teodoro
TEATRO ANFITRIONE – Roma (27 dicembre 2023/28 gennaio 2024)
Come non ammirare l’indefessa attività di Sergio Ammirata che, non lontano dalla soglia dei novanta anni, con trascorsi illustri (un Amleto con Carmelo Bene, a esempio) continua a tener viva l’attività quarantennale dei un teatro di genere a San Saba, avamposto di una compagnia che ha fatto passi da giganti, dall’amatorialità al professionismo versatile.
Un Pirandello riveduto e corretto giocando sull’antica superstizione meridionale. Il pover’uomo che porta male ha una numerosa famiglia alle spalle che lo sorregge e lo invita a ritirare una pretestuosa querela mossa a caso nei confronti di due anonimi interlocutori. Perché l’interessato vuole un riconoscimento pubblico ufficiale alle propria attività, come se fosse una pratica sociale degna di un attestato. Su questa fissità paradossale pirandelliana il tema del malocchio viene sviluppato a ritmo di farsa. Ammirata compare in scena quasi alla fine del primo tempo debitamente sommerso di applausi. Il suo understanding funzionale è il valore aggiunto di un ensemble ben affiatato nonostante l’emergenza di dover sostituire in extremis l’attore che interpreta il cancelliere del tribunale. Pirandello non sarebbe dispiaciuto di questo piccolo ma assennato saccheggio che allude soprattutto a La patente. E questo spettacolo ha la tenuta di un mese, un fatto rarissimo nella programmazione dei teatri romani. Si parla in un siciliano di facile comprensibilità per una vicenda lineare che non ha un plot di particolare sviluppo e che si gioverebbe di una agile sforbiciata per una godibilità ancora più piena. Risuona la critica a una società pregna di luoghi comune e che etichetta i diversi a suon di pettegolezzi e pregiudizi attribuendo al protagonista addirittura la delittuosa chiusura di un teatro. Chi viene messo al bando può reagire in maniera inaspettata.
data di pubblicazione:21/01/2024
Il nostro voto:
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