da Paolo Talone | Ott 20, 2023
(TEATRO SPAZIO 18b – Roma, 9 ottobre 2023)
Con Piaf si è inaugurata lo scorso 12 ottobre la nuova stagione del teatro Spazio 18B. Non uno spettacolo biografico, bensì un viaggio nella vita della cantante de La Vie en rose, nato dalle passioni dell’autore Federico Malvaldi per Parigi e per il canto dell’interprete Veronica Rivolta. La programmazione della piccola ma accogliente sala, situata nel quartiere romano di Garbatella in via Rosa Raimondi Garibaldi il cui numero civico 18B dà il nome allo spazio, continua questa settimana sempre con un testo di Malvaldi e drammaturgia scenica curata da Marzia Ercolani, Nel meraviglioso mondo di Alice. In scena Maria Rosa Toma, protagonista di uno spettacolo non convenzionale, immersivo (come lo sono molti lavori presentati allo Spazio 18B), un viaggio che porterà lo spettatore a capire, attraverso la fragilità e la follia, il meraviglioso dono che è la vita.
L’accoglienza è decisamente la qualità peculiare che meglio di tutte descrive la sala e chi la gestisce. La caratteristica che per prima salta all’attenzione di chi, artista o spettatore, entra in questo spazio. Un luogo di incontro e aggregazione rivolto a tutti, gestito con passione, professionalità e sorriso da Jacopo Bezzi e Massimo Roberto Beato. Insieme hanno dato vita nel 2007 alla compagnia professionale di prosa “La compagnia dei Masnadieri”, riconosciuta dal 2018 come Impresa di Produzione di Teatro e Innovazione nell’ambito della Sperimentazione dal Mibac nell’ambito del FUS (Fondo Unico per lo Spettacolo). Gli spettacoli in cartellone sono quindi selezionati e in parte prodotti dalla compagnia. Una realtà del genere, nel vasto e a volte claudicante panorama teatrale romano e non solo, è davvero incoraggiante. Determinazione, coraggio e azzardo sono infatti gli ingredienti che la nutrono, per un’azione e una missione di resistenza che, come afferma Maresa Palmacci (ufficio stampa del teatro), deve partire dai luoghi piccoli, come lo Spazio 18B.
A fine ottobre (dal 26 al 29) la sala si trasformerà in un teatrino delle marionette. Sarà in scena lo spettacolo Freak Show – e ci chiamano fenomeni da baraccone, che racconta la storia dei gemelli siamesi Tocci. Ci si interrogherà sul concetto di corporeità, tema caro all’autore, Massimo Roberto Beato, e al regista, Jacopo Bezzi.
Leggera di Claudio Massimo Paternò sarà in scena invece il 3 e il 4 novembre. Protagonista e coautrice del lavoro è Caterina Luciani Messinis, che interpreta una donna affetta da disturbi alimentari e affettivi. Il testo, intimo anche nello spazio scenico, è frutto di una ricerca durata sette anni ed è prodotto da Micro Teatro Terra Marique, un’altra realtà piccola, ma innovativa. Sempre a novembre – dal 9 al 19 – rivivrà l’eterno mito del celebre vampiro nello spettacolo Dracula. La leggenda. In scena Massimo Roberto Beato (anche autore) con Tommaso Paolucci, Veronica Rivolta e Carlotta Mangione. La regia è di Jacopo Bezzi.
Madri di guerra, di e con Antonella Caldarella, andrà in scena il 24 e il 25 novembre. Uno spettacolo che impone una riflessione sulla legalità e la lotta a una cultura mafiosa/omertosa, attraverso storie realmente vissute, con musiche eseguite dal vivo da Steve Cable.
Dal 30 novembre al 3 dicembre Luigi Acunzo è protagonista di Nun me piace. Anacronismi in croce, un omaggio a Eduardo De Filippo e José Saramago e a tutte quelle icone adorate e poi messe in croce. La drammaturgia, le scene e la regia sono di Marzia Ercolani.
Il teatro si trasformerà in un hotel durante le feste natalizie per il consueto appuntamento con il giallo di Natale. Il pubblico di Delitto al Grand Hotel sarà trascinato nella Escape room ideata da Jacopo Bezzi per la regia di Massimo Roberto Beato (14-31 dicembre).
Dal 18 al 28 gennaio Francesca Romana Miceli Picardi andrà ad affrontare nel suo testo tutto al femminile Mercoledì. Alle 3 il difficile mondo delle carceri. Lo spettacolo, nato dopo essere venuta a conoscenza della “cella zero” o “acquario” (nel gergo del penitenziario una sorta di stanza delle torture), vedrà in scena anche Lavinia Mancusi e Luana Pantaleo.
Ancora teatro sociale con Della vergogna (di e con Giulia Vannozzi, dal 15 al 18 febbraio), una storia che riflette sul cattivo utilizzo e la pericolosità della tecnologia, liberamente ispirata alla vicenda umana e giudiziaria di Tiziana Cantone che nel 2016 si tolse la vita in seguito alla pubblicazione sul web di video hard e della successiva gogna mediatica.
Sempre a febbraio, dal 22 al 25, Giovanni Greco sarà in scena con Jarrusu, uno spettacolo che mette al centro la vicenda legata alla morte di Pier Paolo Pasolini e alle evidenze nate dall’inchiesta portata avanti dalla giornalista Simona Zecchi nel libro Pasolini, massacro di un poeta. Jarrusu, che in dialetto catanese significa gay, è la parola che è stata gridata più volte al poeta prima di venire ucciso.
Dal 7 al 17 marzo tornano Federico Malvaldi e Veronica Rivolta con La donna di pietra, un omaggio alla vita travagliata, finita in manicomio, della grande scultrice, amante e musa di Rodin, Camille Claudel.
A maggio (9-12) sarà in scena la performance di Agnese Ascioti Limbo, una situazione più che un racconto che presenterà la vita di un individuo come se fosse scarabocchiata a penna su un pezzo di carta. Un compendio di “cose mortifere” (così l’autrice) che rende lo spettatore testimone di una realtà descritta senza orpelli.
Torna infine dal 20 al 22 maggio la rassegna di corti teatrali SOSTANTIVO GENDER – QUINTA EDIZIONE “LA KARL DU PIGNE’”, che si propone di dare un contributo alla costruzione di una società più ricca e accogliente sotto il profilo umano, sociale e culturale. In cui le differenze, legate in particolare alle identità di genere e di orientamento sessuale, siano portatrici di un valore. A seguire, dal 23 al 26 maggio, andrà in scena lo spettacolo C19H28O2 di Riccardo Rampazzo, vincitore della scorsa edizione.
data di pubblicazione:20/10/2023
da Paolo Talone | Ott 14, 2023
(Teatro Vittoria – Roma, 10/15 ottobre 2023)
Qual è la verità intorno al mito di Edipo? L’indagine condotta in maniera beffarda e grottesca nel racconto di Dürrenmatt diventa uno spettacolo teatrale con protagonista la Pizia, sacerdotessa dell’Oracolo di Delfi, a cui fanno visita ombre e fantasmi prima che la morte venga a prendersela. (ph. Le Pera)
Quando Edipo si presenta a Delfi per domandare alla sacerdotessa Pannychis XI chi siano i suoi veri genitori, la Pizia, ormai cenciosa e svaporata su cui grava il peso dei giorni, vaticina al giovane la cosa più assurda che le viene in mente in quel momento: “ucciderai tuo padre e giacerai con tua madre.” Chi avrebbe mai immaginato che l’oracolo, pronunciato in maniera scanzonata un po’ per noia e un po’ perché è divertente burlarsi della credulità dei greci, si sarebbe poi realizzato?
L’assunto da cui parte Dürrenmatt nel racconto La morte della Pizia, pubblicato nel 1976 e da cui prende il titolo l’adattamento teatrale curato da Patrizia La Fonte e Irene Lösch sulla traduzione di Renata Colorni (Adelphi, 1988), descrive un mondo agli albori della civiltà prima che vengano costruiti templi e teatri – nel significato originale di luogo sacro dove il dramma è un rito religioso – in cui la trascendenza è un dato di pura invenzione e i dubbi che attanagliano gli uomini sono risolti facendo ricorso a indovini e oracoli anziché alla ragione.
Stanca e dolorante per i reumatismi causati da una vita vissuta in una grotta a vaticinare fantasiosi responsi per gente credulona, la Pannychis XI di cui è interprete Patrizia La Fonte vede crescere intorno a sé un mondo di feticci, dal gusto kitsch come l’impianto scenografico in cui è immersa, con al centro il gigante ritratto di Edipo dagli occhi sanguinanti contornato da luci acide e finte come i suoi oracoli. Assistita nel suo lavoro dal sacerdote Merops XXVII, devoto alla Pizia per i soldi che fa incassare al tempio, viene raggiunta da Tiresia con cui ripercorre la vicenda delle profezie che hanno portato Edipo a essere l’archetipo di uno dei complessi più indagati della nostra epoca. Se lei, azzeccando casualmente il futuro, ha vaticinato al giovane il futuro con fantasiosa invenzione solo con lo scopo di mettere ordine alle cose, Tiresia lo ha fatto invece per un calcolo politico, per evitare che tirannico Creonte prendesse il potere su Tebe. Uno ad uno fanno la loro comparsa tutti gli attori della tragedia. Edipo, Giocasta e la Sfinge sfilano in forma di ombra davanti alla veggente, ognuno raccontando la propria verità. La storia che conosciamo non è che una parte di un tutto molto più complesso e insondabile. Ci sarà sempre un particolare che aggiunto al precedente smonterà o cambierà il senso delle cose così come le abbiamo conosciute fino a quel momento. In un contesto come questo, il sacro è svuotato di ogni valore e del tragico non rimane che una caricatura. E in fondo anche le apparizioni, nei loro costumi fortemente tipizzati (opera di Helga H. Williams), sono essi stessi delle caricature.
Patrizia La Fonte e Maurizio Palladino da soli interpretano tutti i personaggi, mostrando un’eccezionale bravura attoriale nella capacità di cambiare carattere con la stessa facilità con cui cambiano l’abito di scena, magistralmente guidati Giuseppe Marini. Questo risalta come il dato più teatrale della messa in scena che di contro propone un testo a tratti difficile da seguire per l’intenso filosofeggiare. Tuttavia il comico è assicurato e, come il dubbio, rimane come forte gesto democratico che nasce quando si prende distanza dall’altro. La Pizia affronta così anche la morte, con lo spirito quasi carnevalesco di chi sa mettere da parte il dolore e l’afflizione e accettare il tragico come accadimento inevitabile, incalcolabile, imprevedibile.
data di pubblicazione:14/10/2023
Il nostro voto:
da Paolo Talone | Ott 3, 2023
(Teatro Vascello – Roma, 29 settembre/8 ottobre 2023)
Al dramma della gelosia che è al centro della vicenda della compagnia di attori girovaghi narrata in Pagliacci di Leoncavallo segue la parabola metafisica dei personaggi dell’atto unico All’uscita di Pirandello. Nato dalla fusione dei due capolavori, prodotto dalla Fabbrica dell’Attore e dalla Compagnia Lombardi-Tiezzi col sostegno di Armunia e Kilowatt, debutta in un’atmosfera sospesa Pagliacci all’uscita, il nuovo spettacolo di Roberto Latini in scena in questi giorni al teatro Vascello di Roma, segnando l’inizio della nuova stagione teatrale 2023/24.
A un artista come Roberto Latini, tra i più originali della nostra scena contemporanea, bisogna riconoscere l’abilità di saper affrontare con profondità lo studio degli autori classici, da cui sa trarre nuove e coraggiose opere di drammaturgia. Accade anche qui nel suo ultimo lavoro che mette insieme in un’unica lettura Pirandello – già affrontato in altri suoi lavori – e Leoncavallo, compositore e librettista esponente del Verismo di fine ‘800. I testi dei due grandi autori si frantumano per poi rimescolarsi, tra echi di parole nuove, in qualcosa di inaspettato. Ne risente forse la comprensione cronologica dei fatti narrati (di certo non aiutata dalla distribuzione delle parti, in numero superiore rispetto agli attori sulla scena), ma l’esperienza che se ne trae è profondamente teatrale.
Il sipario si apre su una scena buia, rischiarata da una fila di lucine, avanzo di un addobbo caduto dal tendone di un circo o di un teatro ora dismesso. Appaiono come tante stelle e, insieme a una finta luna portata a guinzaglio dal poeta attore e regista sperimentale Marcello Sambati, riflettono il loro pallido bagliore sul lago di acqua che ricopre il pavimento del palcoscenico. Lo sciabordio dell’acqua mossa dai piedi degli attori, le luci e i suoni – curati come sempre nei lavori di Latini da Max Mugnai e Gianluca Misiti – realizzano un’atmosfera sospesa, un limbo, una zona di passaggio tra la finzione e la realtà. Un luogo sospeso nello spazio e nel tempo destinato a inghiottire lo spettatore, se questo si lascia catturare dalla poesia del teatro. Ed è in questo incontro tra il reale e l’immaginario, tra la sostanza e l’apparenza, tra il teatro e la vita che si gioca, per un meccanismo di cortocircuiti e incongruenze che avvicinano Leoncavallo a Pirandello, tutta la storia. Il prologo invita lo spettatore a ridere del dramma sulla scena, ma ad avere pietà degli attori che lo recitano. Le parole annunciano la tragedia del delitto d’onore che si andrà a consumare, ma la mimica schernisce nei gesti la morte annunciata e fa sciogliere il pubblico in una risata.
Incongruenza anche nell’uso della maschera: quando l’attore la indossa dice il vero, mentre opera la finzione quando la smette. La stessa risata è incongruente perché nasconde dolore, spasmo e pianto. La Nedda di Pagliacci ride della difformità di Taddeo e riderà ancora quando – una volta uccisa per gelosia da Canio – apparirà fuori dal cimitero in sembianze di anima in attesa di svanire. Questo passaggio nell’aldilà, dove la attende il marito – che continua a vestire la giubba del pagliaccio – oltrepassa i termini della tragedia e, di nuovo, sospende lo spettatore in un tempo eterno, in uno spazio senza confini. Come con un semplice gesto l’attore toglie la maschera e se la riannoda, così il teatro ci mostra chi siamo e chi vorremmo essere nei nostri desideri. Un luogo di sospensione, dove ogni tanto è bello perdersi e ritrovarsi. Chissà se il teatro a la vita, in fondo, non siano davvero la stessa cosa.
data di pubblicazione:03/10/2023
Il nostro voto:
da Paolo Talone | Set 24, 2023
(Teatro Lo Spazio – Roma, 21 settembre 2023)
Presentata nell’originale sala teatrale di via Locri, nel cuore del quartiere romano di San Giovanni, la nuova stagione del Teatro Lo Spazio. OFFriti un OFF suona come un invito mascherato da imperativo, rivolto a tutti gli amanti della scena contemporanea, a concedersi delle occasioni di confronto e intrattenimento con un teatro non convenzionale. Saranno ben 44 gli spettacoli scelti per andare in scena tra prosa, musica e danza. Una lista di lavori che hanno come comune denominatore la voglia di sperimentazione e il coraggio di mettersi alla prova.
Mancano meno di due settimane e il Teatro Lo Spazio, magnificamente diretto da Manuel Paruccini e Antonella Granata, aprirà i battenti a una stagione – la terza da quando è nato questo prezioso teatro, tra i più off della capitale – ricca di titoli e idee indirizzati a soddisfare le richieste e la curiosità di un pubblico eterogeneo, accomunato dalla passione per il teatro e per i linguaggi multiformi della scena contemporanea. Un luogo ideale che è prima di tutto un tempio per le arti performative, un’officina di prova, sperimentazione, azzardo, dove si accoglie ogni proposta come un’occasione. Uno spazio appunto che si augura essere un trampolino di lancio per giovani artisti e un consolidamento per chi questo mestiere lo fa da una vita. Vecchie e consolidate amicizie hanno confermato la loro presenza anche quest’anno, a cui si aggiungono nuovi nomi che vanno a formare un cartellone ricco di ben 44 titoli, per una programmazione che arriva fino a maggio del prossimo anno nel teatro che si definisce OFF per scelta. Un cartellone multiforme e pluriforme di graditi ritorni e debutti assoluti, che si snoda attraverso nuove scritture, ma anche nella musica e nella danza.
Il 5 ottobre debutterà in prima assoluta Mathilde, cronaca di uno scandalo con Maria Letizia Gorga e Maximilian Nisi, un testo francese mai rappresentato in Italia, scritto venti anni fa eppure definito spudoratamente moderno, dove un uomo e una donna si affrontano una notte per decidere se rimanere insieme oppure no. Nel primo mese saranno in scena altri quattro lavori compresi tra la prosa di Sconfitti, scritto e diretto da Riccardo Lingelli con Lara Balbo e Daniele Locci e Marshmallows di Angela Ciaburri (terzo classificato al concorso di corti teatrali Idee nello Spazio edizione 2023), la danza con le atmosfere poetiche e le coreografie di Charlie danza Charlot per la regia di Mario Piazza, passando per il teatro musicale di Gianni De Feo in scena con Daimon – l’ultimo canto di John Keats di Paolo Vanacore e gli arrangiamenti musicali di Alessandro Panatteri. E siamo solo a ottobre.
La sezione dedicata alla prosa vedrà il debutto di alcuni spettacoli, tra cui la regia di Duccio Camerini per Il guardiano di Harold Pinter (16/19 novembre) e l’atto unico circoscritto in tre momenti Croce sul cuore – e tu che strada percorri? per la regia di Francesco Romano (25/28 gennaio). Ma vedranno il loro debutto in scena anche due spettacoli che affrontano due tematiche delicate e difficili: il figlicidio, trattato in Interruzioni di Camilla Ghedini (regia di Paolo Vanacore, con Carmen Di Marzo dal 15 al 18 febbraio) e la pedopornografia con Unscorched di Luke Owen (regia di Daniele Trombetti, dal 4 al 14 aprile). Inoltre, insieme al già citato Marshmallows, andranno in scena gli altri lavori vincitori del Concorso Idee nello Spazio, edizione 2023. Il secondo classificato Rogne di Daniele D’Arcangelo e Luca Refrigeri sarà in scena il 20 e il 21 marzo, mentre dal 22 al 24 salirà sul palco Leonardo Zarra con il testo vincitore E alla fine esplosero le supernove con la regia di Faysa Mohamed. Trilogia della colpa di Simone Garagna, che ha vinto il premio giovani del concorso, seguirà il 29 e il 30 marzo.
Protagonisti della stagione saranno ancora Margherita Remotti (Nico, 4/5 novembre), Tiziana Foschi e Nina Fucci (Rimetti a posto la stanza, 6/7 novembre), Fabiana Dantinelli (Nina, 11/12 novembre), Claudia Genolini (Come l’Australia, 23/26 novembre), Niccolò Felici (Il minestrone, 30 novembre/3 dicembre), Ivano Picciallo (A Sciuqué, 14/17 dicembre), Luca Gaeta (Hamletophelia, 20/23 dicembre), Emanuele Vacchetto e Riccardo D’Alessandro (Una notte di Salomè, 11/14 gennaio), Marco Aiello e Claudio Pomponi (Pupa e Orlando di Giuseppe Fava, 1/2 febbraio), Patrizia Schiavo (Donne senza censura, 3/4 febbraio), Marco Todisco (Aria fritta, 9/11 febbraio), Gianni De Feo e Cloris Brosca (La rosa non ci ama, 22/25 febbraio), Luca Trezza (Divin’a’mente Dante, 28 febbraio), Dodi Conti (Dodi’s life, 26/27 marzo), Emiliano Reggente e Attilio Fontana (Tanto tempo ma’, 18/21 aprile) e Massimo Odierna (in scena con due spettacoli, Signorotte, 26/28 aprile e La mia amica è d’accordo, 2/5 maggio).
Sempre nell’ambito del teatro di prosa una novità assoluta, dedicata alla donna e alla ricca complessità del suo corpo, dal 1 al 3 marzo Mujeres nel Teatro presenta la prima edizione del festival Notti viola, tre giornate dedicate alla scena teatrale e performativa al femminile. La figura della donna sarà centrale anche negli spettacoli Clitennestra – voi la mia coscienza io il vostro grido di Eleonora Lipuma e Federica Genovese (7/10 marzo), riscrittura contemporanea del classico greco e Vivien di Donatella Busini, un omaggio alla figura controversa dell’attrice Vivien Leigh (14/17 marzo).
Ma la novità di quest’anno sono cinque appuntamenti con i classici della letteratura con i radiodrammi di Play Drama curati da Aurora Piaggesi. Suoni e rumori prodotti dal vivo con l’aiuto del pubblico accompagneranno la lettura del celebre Canto di Natale di Charles Dickens (19 dicembre), Il barbiere di Siviglia dall’opera di Gioacchino Rossini (16 gennaio), L’importanza di chiamarsi Ernesto di Oscar Wilde (27 febbraio), la famosa avventura di Sherlock Holmes ne Il mastino dei Baskerville (9 aprile) e un Omaggio a Dracula a chiusura della stagione il 28 maggio.
Per la danza, genere a cui è stato dato quest’anno uno spazio più ampio in cartellone, si segnala – oltre l’appuntamento di ottobre di Mario Piazza – Animus anima (30/31 gennaio) con Vanessa Nacci e Ludovic Party, che ne ha curato anche le coreografie e Visionaria, il festival della danza autoriale contemporanea che lascia spazio ai giovani diretto da Miriam Baldassarri dal 7 al 9 dicembre.
Per finire non mancano gli appuntamenti con il teatro musicale e il musical – anche questo rigorosamente OFF – con il cantautore Emilio Stella e il suo Stella di periferia nato da un’idea di Simone Cristicchi (9/10 novembre), Velvet Motel di Giuseppe Brancato con le coreografie di Mark Biocca (29/31 dicembre), l’esilarante musical da camera (anzi, da camera da letto) Ti amo sei perfetto adesso cambia per la regia di Alessia Tona (4/7 gennaio) e la seconda edizione della rassegna dedicata al musical off Mindie in scena dal 9 al 26 maggio, per dare voce ai lavori di natura indipendente nel campo del teatro musicale sul nostro territorio.
Il Teatro Lo Spazio si conferma nella scena romana come una valida alternativa alle consuetudini e questo ricco cartellone ci conferma che abbiamo uno spazio prezioso dove si dà il benvenuto a tutti coloro che hanno voglia di mettersi in gioco, divertendosi nella proposta di un teatro fatto con sincera passione. Buona stagione!
data di pubblicazione:24/09/2023
da Paolo Talone | Set 16, 2023
(Teatro India – Roma, 2/3 settembre 2023)
Grande e intramontabile classico della letteratura di fantascienza, Fahrenheit 451 diventa uno spettacolo multimediale in forma di melologo nell’ambito del ricco programma di IF/INVASIONI (dal) FUTURO_DARK AGES*2023, progetto multidisciplinare accolto negli spazi del Teatro India, dedicato alle scritture e ai temi sempre più contemporanei della fantascienza. L’armoniosa architettura scenica fatta di musica, suoni e immagini sposa il testo che narra il declino di una società cupa e ingrigita, dove i libri sono banditi e bruciati per la loro presunta pericolosità e dove una crudele dittatura delle immagini ha soppiantato la capacità di pensiero degli esseri umani.
Due enormi quinte separano lo spazio scenico in due zone di azione, una dedicata alla lettura del testo l’altra a un gruppo di musicisti. La scena è livida, immersa in un’oscurità rischiarata appena dalle immagini proiettate sugli schermi di tela semitrasparenti che la dividono. Le luci di taglio che illuminano gli attori sul proscenio rendono ancora più inquietante l’atmosfera. La lettura procede rispettosa della struttura del romanzo, il lavoro non delude la curiosità del pubblico. Protagonista e narratore della vicenda è l’incendiario Montag, un vigile del fuoco che nel mondo creato da Ray Bradbury non ha più il compito di spegnere gli incendi, ma di appiccarli laddove ci siano ancora dei libri posseduti clandestinamente da qualcuno. La legge del Governo imperante considera un reato la lettura e un dovere carbonizzare la memoria. È soddisfatto del suo lavoro, ma l’incontro con Clarisse, una giovane ragazza fatta di sogni e poesia, e l’immagine dell’anziana donna che si lascia bruciare insieme alla sua casa suscitano in lui il dubbio che nei libri possa esserci qualcosa di davvero speciale. Sicuramente custodiscono la strada che porta alla libertà e al pensiero, attitudini che mancano ai personaggi che circondano Montag, in particolare la moglie Mildred, che trascorre il suo tempo inerte davanti a giganti televisori inghiottita dal vuoto di senso delle immagini trasmesse. Sarà lei a denunciare il marito e a scatenarne la fuga quando lui, con un gesto provocatorio e sovversivo, aprirà un libro per leggerne il contenuto.
La parte posteriore del palco accoglie un gruppo di musicisti, divisi in due sezioni. Pianoforte e vibrafono descrivono i momenti di maggiore lirismo (è seducente l’accompagnamento al brano My Heart’s in the Highlands cantato a più riprese dal personaggio di Clarisse), mentre le percussioni evocano tra suoni e rumori la catastrofe e la distruzione che si creano attorno e nella mente di Montag. L’ambiente sonoro si compone così di momenti contrastanti, che amplificano il senso del testo insieme al grumo di immagini proiettate, cariche di materia viva. Non c’è accenno a nessun futuro che è prossimo ad accadere, non si afferma nessuna teoria distopica. Semmai lo spettatore è portato in sintonia con i tempi a riflettere sul qui e ora di un presente che ha concesso alle immagini un potere assoluto e fagocitante, che ammette come unica volontà quella di apparire. Anche i costumi, che ben caratterizzano i personaggi, non prefigurano nessun avvenire ma costringono chi osserva a fare i conti con la realtà che lo circonda.
Nella fuga Montag oltrepassa il fiume e si imbatte in un gruppo di fuoriusciti dalla società, nomadi all’esterno ma biblioteche dentro. Hanno trovato il modo di ripetere a memoria i libri che hanno letto in passato. Intanto nell’aria c’è la minaccia di un conflitto, che si avverte imminente e catastrofico. Non si conoscono le parti che sono in guerra, né interessano i motivi che la scateneranno. La guerra è percepita tutt’al più come un crogiolo di purificazione, un’occasione concessa all’umanità per rinascere dalle ceneri dei propri errori, un po’ come la leggendaria Fenice. La differenza che passa però con l’uccello è che l’uomo conserva la capacità di rendersi conto delle colossali sciocchezze che ha commesso scongiurando di non ripeterle. Sempre che ci sia qualcosa come un libro, appunto, a ricordarglielo.
Lisa Ferlazzo Natoli collaborerà come regista negli appuntamenti domenicali al Teatro Argentina sulla divulgazione scientifica, in programma questo autunno per la prima edizione di Quando la scienza fa spettacolo: lo spazio. Incontri tra scienza e poesia in collaborazione con il Teatro di Roma.
data di pubblicazione:15/09/2023
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