L’ABISSO di e con Davide Enia

L’ABISSO di e con Davide Enia

(Teatro India – Roma, in prima nazionale 9/28 ottobre 2018)

L’Abisso racconta la drammatica realtà degli sbarchi di cui è testimone da più di 25 anni l’isola di Lampedusa. Le storie dei protagonisti ci vengono riportate da Davide Enia stesso, che è insieme attore principale, cuntatore, testimone e regista di questo spettacolo tratto dal suo romanzo Appunti per un naufragio.

 

 

Ci sono delle volte in cui andare a teatro e sedersi in poltrona per assistere a uno spettacolo non è solo divertimento o estraniazione, ma diventa un gesto necessario quando quello che viene proposto e rappresentato ha uno scopo pedagogico. Allora il silenzio che si deve per educazione osservare non è più azione passiva, ma diventa la condizione unica di una compartecipazione drammaturgica all’evento stesso. Certe storie sono da ascoltare con l’intelligenza del cuore oltre che della mente. Il silenzio diventa altresì una trappola dalla quale ci si vorrebbe liberare con un urlo poiché quello che ci viene raccontato ci colpisce e ci fa male, forse perché in fondo ci appartiene.

È quello che è accaduto al teatro India per la prima assoluta di questo nuovo spettacolo di Davide Enia. La scena vuota, appena illuminata, è il contenitore ideale per chi ha tante storie da raccontare. Storie che si susseguono una dietro l’altra e si mischiano a quella individuale del protagonista, del suo rapporto con il padre medico e uomo di poche parole, con lo zio malato che per la seconda volta nella vita si trova a combattere il cancro; tanti racconti che arrivano sulla scena con la stessa violenza e costante cadenza delle onde sbattute contro la banchina di un molo la cui risacca fa alzare di forza il mare. In scena anche Giulio Barocchieri, chitarrista palermitano, che con la sua musica riempie pause che altrimenti sarebbero cariche di troppa tensione, che commenta ora un evento ora un altro, che partecipa emotivamente alla narrazione.

Lo spettacolo ha ricevuto un ottimo successo, lunghi e meritati gli applausi al suo autore e protagonista alla fine della rappresentazione. Si esce dal teatro con la sensazione di essere riemersi da un profondo abisso appunto che ci ha risucchiato per 70 minuti, ma con una consapevolezza in più: la tragedia che si sta svolgendo nel Mediterraneo ci riguarda in prima persona, come cittadini e come uomini.

Per chi non riuscirà ad andare a teatro consigliamo comunque la lettura del romanzo da cui è tratto lo spettacolo.

data di pubblicazione:11/10/2018


Il nostro voto:

QUALCOSA di Chiara Gamberale, regia di Roberto Piana

QUALCOSA di Chiara Gamberale, regia di Roberto Piana

(Piccolo Eliseo – Roma, 5/7 ottobre 2018)

Fin dalla nascita la principessa Qualcosa di Troppo manifesta di essere esagerata in tutto, dall’urlo emesso al posto del primo vagito, al parlare troppo, al volere tutto e troppo sempre e comunque. Ma un giorno il dolore per una perdita importante le provoca un grosso buco nel cuore. Inizia a vagare per il regno, disperata perché non sentiva più niente … e il Cavalier Niente, sentitosi chiamare, sarà colui che l’aiuterà a capire come prendersi cura del suo spazio vuoto.

 

 

Tutto esaurito ieri sera per lo spettacolo/reading inserito nel calendario del Prologo di Stagione del Piccolo Eliseo e tratto da Qualcosa, il romanzo scritto da Chiara Gamberale e illustrato da Tuono Pettinato, tanto che il teatro ha dovuto aggiungere una replica straordinaria domenica pomeriggio alle 16:00. Grande partecipazione di pubblico richiamato sicuramente dal successo del libro che, appena uscito un anno fa, ha ottenuto da subito il favore dei lettori e della critica.

Il racconto veste i panni di una favola morale tutta moderna, perché contemporanei sono i riferimenti a cui il testo rimanda, ed è rivolta a un pubblico adulto. È facile immedesimarsi con la principessa Qualcosa di Troppo, perché rispecchia e vive in pieno un dramma che può colpire tutti: fare i conti con il dolore che causa un vuoto esistenziale dentro di noi.

Grazie al Cavalier Niente la principessa scopre di avere questo vuoto: lo scopo immediato allora è provare a riempirlo. Ma quale errore il fare fare fare troppo e il ricercare negli altri la soluzione ai nostri problemi, questo ci allontana solo dalla verità che sta nello scoprire invece, con innocente stupore, che la bellezza è dentro ognuno di noi ed è il puro fatto di stare al mondo la vera avventura. Perché affannarsi allora nella ricerca di qualcosa che è un di più?

Ecco allora che avviene la trasformazione: il troppo scompare e la principessa rimane con il suo vero nome … Qualcosa.

Lo spettacolo nel suo complesso ha ricalcato il libro, ovviamente con i dovuti tagli alla storia e ai personaggi. Necessario è stato dare spazio alla proiezione delle divertenti illustrazioni realizzate da Tuono Pettinato in quanto parte integrante della storia; brillante invece affidare alla stessa Chiara Gamberale il ruolo della principessa e alla voce di Luciana Littizzetto quello di narratrice. Bravo e ben azzeccato Fausto Sciarappa nel ruolo del Cavalier Niente e infine direi eccezionale Marcello Spinetta, che ha ricoperto tutti gli altri numerosi personaggi meritandosi l’applauso e le risate del pubblico.

Vi consigliamo certamente di andare a vedere lo spettacolo e se i biglietti dovessero essere terminati, leggete comunque il libro.

data di pubblicazione:07/10/2018


Il nostro voto:

UNA PASSIONE di Valentina Diana, regia di Vinicio Marchioni

UNA PASSIONE di Valentina Diana, regia di Vinicio Marchioni

(Piccolo Eliseo – Roma, 2/4 ottobre 2018)

In programma ormai già da settembre alcuni spettacoli che animano i diversi spazi di cui il teatro Eliseo dispone, dai foyer di platea e balconata fino al palcoscenico del Piccolo Eliseo, prologo a una grande stagione che festeggia i 100 anni del teatro. Inaugurato infatti nel 1918 e destinato inizialmente al divertimento della classe agiata romana con il genere dell’operetta, il teatro ben presto ospiterà sulle sue tavole la grande prosa, portata in scena da artisti del calibro di Totò, Anna Magnani, Marcello Mastroianni, Mariangela Melato, la Compagnia dei giovani e da registi come Patroni Griffi, Luchino Visconti o Gabriele Lavia solo per citare alcuni nomi. Nel corso del tempo ha sempre mantenuto l’attenzione rivolta verso il teatro tradizionale, non mancando mai di aggiungere in cartellone i grandi classici, ma dando spazio alla novità, alla sperimentazione e ai giovani, soprattutto questi ultimi sul palco del Piccolo Eliseo. Tradizione non interrotta neanche con Luca Barbareschi, sotto la cui direzione il teatro venne riaperto nel 2015 dopo un anno di chiusura. Una Passione rientra nel cartellone del Prologo di Stagione.

Arriva un attore con il suo bagaglio di parrucche e costumi pronto per andare in scena, ma il palco è vuoto, la replica è sospesa. Lui decide lo stesso di mettere in scena quello che ricorda dello spettacolo e allora viene fuori il racconto di una passione tutto personale, forse caotico, ma in fondo tutto vero per quanto è vera la vita.

 

Un sodalizio già sperimentato in altri lavori teatrali quello tra Marco Vergani e Vinicio Marchioni, che dimostra di essere efficace e funzionante anche nella rappresentazione di questo breve testo di Valentina Diana (presente in sala), che ha la durata e l’intensità di una carezza, ma tutta la forza e il sapore dell’autenticità.

Una verità raccontata da un uomo qualunque, una semplice comparsa che lavora in un grande spettacolo, il quale contrariamente alla ragione dei grandi personaggi, perché i grandi personaggi hanno sempre una ragione importante da far valere, mostra la sua verità innocente e piccola di guitto artista relegato all’interpretazione di ruoli minori, inconsapevolmente buffo, che di ragione ne ha solo una, la sua, giusta o sbagliata che sia, ma vera e palpitante come è l’attore che abbiamo davanti.

Attraverso il racconto completamente reinventato in chiave grottesca (ma mai blasfema) della passione di Cristo, la vita di questo unico attore rimasto in scena si mischia con quella dei personaggi che via via va interpretando, in un gioco perfetto di metateatro, forse già visto, ma comunque ben rappresentato; il suo racconto diventa metafora dell’esistenza di ognuno di noi, che siamo sì gente comune, ma che possediamo anche noi una ragione da far valere come tutti, perché anche la più piccola esistenza serve a far mandare avanti la storia.

Colonna sonora dello spettacolo “Vivere” di Enzo Jannacci, che chiarisce il senso di tutto e ci fa apparire più chiaro che non bisogna essere dei grandi eroi per godere di un dono immenso come la vita, poiché come recita la canzone bisogna “vivere senza malinconia … e ridere sempre così, giocando, ridere delle follie del mondo”.

Uno spettacolo che fa sorridere e a brevi tratti riflettere, ancora per questa sera in scena al Piccolo Eliseo.

data di pubblicazione:04/10/2018


Il nostro voto:

LA SCUOLA DELLE MOGLI di Molière, regia di Arturo Cirillo

LA SCUOLA DELLE MOGLI di Molière, regia di Arturo Cirillo

(Cortile di Palazzo Venezia – Roma, 24 luglio 2018)

Deluso dal tradimento del precedente matrimonio, Arnolfo deciderà di crescere in una gabbia dorata Agnese, una bimba innocente come il suo nome suggerisce, perché un giorno diventi la sua sposa fedele. Ma la doppia identità che assume il nostro personaggio, che si fa chiamare anche Signore Del Ramo, e la sua doppia abitazione, quella ufficiale e quella dove rinchiuderà Agnese, saranno conseguenza di un equivoco che lo costringerà a diventare prima il confidente del suo rivale in amore e successivamente la vittima del suo stesso piano.

 

La scuola delle mogli è da annoverare certamente tra i capolavori del commediografo francese insieme ad altri più famosi titoli; commedia intrecciata secondo un gusto antico, ma che si vanta però di attribuire ai pochi personaggi una profondità psicologica tale da farla vivere nel tempo e sentirla a noi contemporanea. È per questo che la sua proposta è compresa e gradita da un pubblico moderno e che se messa nelle mani di un regista e interprete maturo e divertito come Arturo Cirillo, si sveste del vecchio e si riveste di una comicità esilarante e intelligente. La nuova messa in scena dell’opera, presentata per la prima volta a luglio di quest’anno alla 52° edizione del Festival teatrale di Verezzi e riproposta ieri sera nella straordinaria cornice del chiostro di Palazzo Venezia a Roma, convince e diverte. Tutto si concentra intorno alla casa dove viene tenuta prigioniera Agnese (Valentina Picello), l’innocente ragazza allevata da Arnolfo perché un giorno diventi la sua sposa perfetta, sorvegliata da una bizzarra coppia di servi, Georgette (Marta Pizzigallo) e Alain (Rosario Giglio). La casa ruota attorno a un perno, ne vediamo ora l’interno, con la sua stanza “gabbia” accessibile solo tramite una scala di ferro, e ora l’esterno, che da su un’immaginaria piazza. Sembra una casa delle bambole costruita per il divertimento esclusivo del suo padrone e come una bambola appare appunto Agnese, che scoprirà di essere donna solo quando conoscerà il vero amore nell’incontro con Orazio (Giacomo Vigentini). Tutto gira come in una giostra e i personaggi diventano giocattoli nelle mani del potente padrone Signore Del Ramo alias Arnolfo, che pretende di governare e gestire tutto solo con la forza del suo ingegno e della sua volontà. Ma non basta la sola volontà a determinare il corso delle cose poiché la forza determinante di un amore nato casualmente e il candore innocente di un’anima che sa dare retta al suo istinto, segnano inevitabilmente il declino e il rovinarsi di un piano, che se pur architettato con sapiente puntiglio, non può far testa alla bellezza e al sentimento. Il gioco si rompe, l’illusione della perfezione si sgretola: Agnese può vestire nuovi panni, non più quelli della bambola/bambina, ma quelli della sposa e dell’amata corrisposta.

La scuola delle mogli si inserisce nel ricco calendario di appuntamenti culturali di ArtCity, il progetto organizzato e realizzato dal Polo Museale del Lazio e dal MiBACT, che propone all’interno di spazi museali come Palazzo Venezia, Castel Sant’Angelo, il Vittoriano e altri luoghi di interesse culturale nel territorio del Lazio, serate di arte, musica, teatro, danza e letteratura da non perdere. Come accreditati.it non possiamo che suggerire di dare un’occhiata in internet al vasto programma di eventi organizzati (www.art-city.it). Buon divertimento!

data di pubblicazione:25/07/2018

PRESENTAZIONE SPETTACOLI STAGIONE 2018/19 DEL TEATRO VASCELLO

PRESENTAZIONE SPETTACOLI STAGIONE 2018/19 DEL TEATRO VASCELLO

(Teatro Vascello – Roma, 28 giugno 2018)

Stagione numero ventinove per il teatro Vascello di Roma, che conferma anche quest’anno la sua caratteristica di proporre un cartellone multidisciplinare, di prosa, danza, musica e di serate uniche e imperdibili quali sono quelle del “doppio assoluto”, dove stili e linguaggi diversi si fondono in uno stesso spettacolo. Tanti i titoli e altrettanti i nomi degli artisti che si alterneranno in palcoscenico a partire dal prossimo 12 settembre: da Monica Guerritore a Sonia Bergamasco, da Valter Malosti a Massimo Popolizio, da Umberto Orsini a Ugo Pagliai, da Paola Pitagora a Manuela Kustermann e tanti altri ancora. Una stagione che ha come tratto distintivo la qualità, una programmazione coraggiosa e variegata (P. Pitagora) che negli anni ha saputo educare un pubblico interessato e particolare quale è quello del Vascello, che si propone come baluardo contro l’indifferenza e l’inconsapevolezza che ormai dilagano nella nostra società e che rappresentano un pericolo non solo per i più giovani, ma per tutti. Il Vascello diventa così quest’anno uno spazio a difesa della cosa più colpita al giorno d’oggi, la bellezza, ma anche un luogo dove potersi incontrare e combattere la solitudine. In programma a questo scopo “I pomeriggi al Vascello”, ogni giovedì a partire da gennaio Quel copione di Shakespeare, calendario di appuntamenti culturali rivolti a creare scambio e socialità, che vedranno protagonista Vittorio Viviani nella lettura delle novelle che hanno ispirato il bardo per la scrittura di alcune delle sue più grandi opere, come Romeo e Giulietta, Otello, Molto rumore per nulla, Misura per misura e tanti altri.

Ma vediamo meglio per sezioni la suddivisione del cartellone della prossima stagione.

Per la sezione dedicata a “Shakespeare nostro contemporaneo” sono sei gli appuntamenti previsti. Si inizia con una riscrittura del Re Leardi Shakespeare, Lear schiavo d’amore, per la regia di Marco Isidori, con la compagnia Marcido Marcidorjs, una delle due compagnie storiche di avanguardia insieme alla Odin Teatret ad essere ospitate quest’anno, l’unica che ha saputo mantenere integri nel tempo il suo nucleo di attori e la poetica; uno spettacolo che lascerà incantati anche per il particolare spazio scenico e i costumi realizzati da Daniela Dal Cin. Si continua poi con un ambizioso e coraggioso progetto a episodi che durerà tre anni (questo il primo) ideato da Lino Musella, Andrea Baracco e Paolo Mazzarelli, Who is the king, una serie di spettacoli, a imitazione di una serie televisiva, che illustreranno più di un secolo di storia inglese così come è stata narrata dal Bardo nelle opere cosiddette storiche: si comincia con Riccardo II (parte 1 e 2) e Enrico IV (parte prima) in scena a gennaio. Per la regia di Valter Malosti vedremo a marzo Shakespeare/Sonetti, versione drammaturgica di una delle più belle e complesse opere moderne di poesia adattate da Fabrizio Sinisi e Valter Malosti e coreografate da Michela Lucenti, che torna a collaborare dopo anni con il regista. A seguire La bisbetica domata, per la regia di Andrea Chiodi, con Tindaro Granata. Questa interessante sezione si chiude con Abitare la battaglia (conseguenze del Macbeth), drammaturgia originale di Elettra Capuano e regia di Pierpaolo Sepe, uno spettacolo molto particolare che vedrà sul palcoscenico un gruppo di attori composto da soli uomini che reciteranno senza parole, ma solo compiendo con un forte dispendio di forza fisica delle azioni sceniche.

Il Vascello ospiterà anche alcuni Festival, tra cui quello francese Gouttes de Théâtre/Gocce di teatro, che vedranno sparsi per tutta la stagione teatrale due spettacoli della Compagnia Tout Pour tre Heureux, La felicità è lì, a portata di mano e Un Emploi Nommé désir, entrambi per la messa in scena di Isabelle Courger, mentre di Molière avremo rappresentato un grande classico: Les Fourberies de Scapin, con la regia di Guy Simon. A questi spettacoli se ne potrebbero aggiungere anche altri durante la stagione, così da arricchire questo festival volto a far scoprire al pubblico italiano, attraverso l’amore e la passione per l’arte teatrale, la lingua e la cultura francesi (gli spettacoli in francese saranno sottotitolati in italiano).

Interessante sarà anche partecipare a maggio al Festival Cinese, un focus sulla cultura della grande nazione orientale che vedrà come protagonista l’attore e regista, nonché mediatore culturale tra la Cina e l’Italia, Sergio Basso, in collaborazione con l’Istituto Confucio di Roma, negli spettacoli Te la do io la Cina e Cessi pubblici. Ci sarà spazio anche per la musica con il Concerto per Guzheng e per il cinema, con la proiezione di Giallo a Milano, sempre per la regia di Sergio Basso. In apertura della rassegna alcuni artisti esporranno le loro opere e sarà un’occasione per degustare prodotti tipici della cucina cinese.

Alla sua prima edizione sarà ospite anche Flamenca, il festival romano di flamenco, con spettacoli e concerti che vedranno impegnati artisti come Diego Amador, Josemi Carmona, Javier Colina, e per la prima volta in Italia ‘Tomatito hijo’ e Kiki Cortiñas.

Per il festival musicale Flautissimo andranno in scena invece la prima assoluta di Toccare le nuvole con Massimo Popolizio e Javier Girotto che ricorderanno la straordinaria passeggiata compiuta da Philippe Petite su un filo teso tra le torri gemelle; La Passeggiata di Robert Walser, con Roberto Herlizka; La strada di Cormac McCarthy per la regia di Stefano Cioffi, storia di ispirazione felliniana; On the road con Fabrizio Bosso alla tromba e Luciano Biondini alla fisarmonica; Histoire du soldat di Igor Stravinskij, con la voce narrante di Massimo Wertmuller e la direzione di Alessandro Murzi con l’Ensemble strumentale della Music Theatre International; Walking on the moon, con Rita Marcotulli al pianoforte e Israel Valera alle percussioni. Come si evince dai titoli il tema dominante di questo festival sarà il camminare, il percorrere una strada lentamente, insieme.

A pieno titolo Histoire du Soldat rientrerebbe in un’altra sezione del calendario, quella che celebra La grande guerra. In questo spazio il primo spettacolo ad andare in scena sarà Un attimo prima di Paolo Logli, regia di Norma Martelli, con Claudia Campagnola nelle vesti della “portatrice carnica”, una storia che ci racconta il sacrificio di tante donne impegnate ad aiutare i loro uomini a combattere sul fronte friulano nella regione della Carnia. La sera del 5 novembre ingresso libero per 1918-2018 Il Piave mormorava, scritti e canti della grande guerra eseguiti dal Coro Malga Roma Associazione Nazionale Alpini. A marzo vedremo invece L’uomo seme, una sorta di fiaba musicale basato sull’omonimo e incantevole libro di Violette Ailhaud, ideato, diretto e interpretato da Sonia Bergamasco, che continua sulla scena la ricerca tutta al femminile di racconti e storie che colpiscano il cuore di chi li ascolta.

Ampio spazio anche alla danza, che vedrà quest’anno diverse compagnie e artisti a lavoro. Aprirà infatti la stagione teatrale Collapse per la direzione e la coreografia di Francesco Sgrò con la compagnia Spellbound, uno spettacolo che coniuga insieme i vari ruoli della complessa macchina delle relazioni in un equilibrio instabile di danza, nuovo circo e musica dal vivo. Si continua con Little something, produzione Twain, per la regia e coreografia di Loredana Parrella e theKITCHENtheory, ultimo progetto della DaCru Dance Company, che mischia generi e stili diversi in un linguaggio moderno e giovane di danze urbane; Concepte regia di Marisa Ragazzo che cura anche le coreografie insieme a Omid Ighanì. La danza sarà protagonista anche a Natale (un Natale annunciato per tutti!) con Lo Schiaccianoci di Čajkovskij per le coreografie di Massimiliano Volpini, che rilegge il primo atto ambientandolo in una strada di periferia metropolitana anziché nella solita casa borghese. I personaggi saranno come abitanti senzatetto e ribelli senza fortuna che vivono una vita di incubo nell’ombra della città. Solo nel secondo atto si rivivrà l’incanto della magia, come da tradizione della favola.  Protagonisti saranno i danzatori del balletto di Roma che torneranno a fine febbraio con Giselledi Adolphe Adam, coreografie di Chris Haring e Itamar Serussi Sahar. Torna infine al Vascello la compagnia Enzo Cosimi con Ode alla bellezza. Tre creazioni sulla diversità, che vedranno come protagonisti persone appartenenti a delle minoranze o non professionisti, come persone senza fissa dimora in Homeless, il lavoro Corpus Hominis sulla omosessualità “anziana” e il nuovo I love my sister, sulla transizione da femmina a maschio.

Troverà posto anche la rassegna di spettacoli Calendario Civile, Circolo Gianni Bosio, con Roma forestiera. Naufragio di Lampedusa 3 ottobre 2013, una serata di testimonianze e di musiche di migranti, la nuova musica popolare di Roma. In occasione della giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne Una mattina mi son svegliata ed ero stanca di morir, una serie di ballate popolari che raccontano storie difficili e dolorose di donne che si opposero alla sopraffazione. La rassegna continua con i canti dei Castelli Romani Mira la rondella e si chiude con Introduzione al divorzio, uno spettacolo di canti e letture che prende spunto dai Comizi d’amore di Pier Paolo Pasolini.

La musica sarà protagonista in tre concerti: Tour-Namm, la Paranza di Nando Citarella insime con i Tamburi del Vesuvio ci trascineranno in un viaggio attraverso i ritmi  e il canto ai piedi del vulcano; Stimmung di Karl Heinz Stockhausen, eseguito dall’Ensemble Labirinto Vocale e Un gioco sottile, con la fisarmonica di Germano Mazzocchetti.

Musica e teatro si fonderanno invece in Il sogno di Borges, con Massimo Popolizio come voce narrante e con le musiche eseguite dal vivo da Javier Girotto, per la sezione denominata Doppio Assoluto proprio perché fonde nello stesso spettacolo più forme d’arte. Alla questa sezione appartengono anche Un Chant d’amour – omaggio a Jean Genet con Francesca Benedetti, regia di Marco Carniti e A proposito di gatti con Umberto Orsini, per la prima volta al Vascello con un recital sui gatti.

Tornando al teatro e nello specifico alla grande prosa, in scena a ottobre Moby Dick, la bestia dentro, testo e regia di Davide Sacco, che trasforma il capitano Achab in un eroe alla ricerca della conoscenza; le musiche saranno eseguite dal vivo da Giuseppe Spedino Moffa. A chiusura della trilogia sulla famiglia americana “tradizionale” con tutti i suoi problemi, Lunga giornata verso la notte di Eugene O’Neill, per la regia di Arturo Cirillo, nella veste anche di attore.

Ugo Pagliai, Manuela Kustermann e Arianna Di Stefano saranno impegnati invece in Dopo la prova di Ingmar Bergman, per la regia di Daniele Salvo. Un omaggio all’autore, dove il teatro è visto come una macchina pericolosa capace di rubare la vita. Si parla di cosa è un artista, della sua solitudine, di un certo modo di fare teatro che ormai non esiste più. Altri due grandi autori verranno rappresentati: Eugène Ionesco di Delirio a due per la regia di Fabio Galadini e Luigi Pirandello di Il piacere dell’onestà per la regia di Alessandro Averone.

Interessante sarà seguire tra novembre e dicembre il progetto Fiato d’artista 1968-2018, rassegna di proiezioni, spettacoli e incontri per riportare alla memoria gli artisti di Piazza dei Popolo 50 anni dopo. Manca effettivamente una memoria di un ventennio (quello tra gli anni cinquanta e gli anni settanta) in cui Roma era la protagonista straordinaria della cultura e della produzione artistica, ma come disse Flaviano: “Coraggio, il meglio è passato”. Tra i numerosi appuntamenti anche Fiato d’artista 1958-1968: dieci anni a Piazza del Popolo, uno spettacolo teatrale di Evita Ciri e Nicola Campiotti tratto dal libro omonimo di Paola Pitagora.

Spazio infine a molte altre drammaturgie originali come l’interessante lavoro della compagnia Odin Teatret L’Albero, con la regia di Eugenio Barba, uno spettacolo che avvolgerà lo spettatore, uno spazio scenico unico, un testo che nasce leggendo i giornali. Ma anche Mare Mater o della esemplare storia della nave asilo Caracciolo e del suo capitano, la signora Giulia Civita Franceschi, che sperimentò questo straordinario metodo educativo, interpretata da Manuela Mandracchia. Di Giuliano Scarpinato e Gioia Salvatori Se non sporca il mio pavimento – un mèlo, con video di Beatrice Schiros, che narra il tragico assassinio dell’insegnante di sostegno Gloria Rosboch, strangolata dall’ex allievo Gabriele Defilippi, una vicenda che fonde insieme mito e cronaca.

Grande attesa invece per Monica Guerritore, per la prima volta sul palcoscenico del teatro Vascello, in Giovanna d’Arco, scritto e diretto dall’attrice, che si ispira per la composizione della drammaturgia a grandi testi e musiche del passato più o meno recente; uno spettacolo che impegna molto dal punto emotivo, spirituale e carnale. Un inno alla forza della donna.

Per chiudere segnaliamo Fauno di e con Nicola Vicidomini, comico originale che propone uno spettacolo dall’habitat acustico demoniaco, volto a presentare la comicità come attentato all’uomo, come corto circuito tra senso umano e caos della natura, il comico che va contro se stesso.

Spazio anche ai bambini con il “Vascello dei piccoli”. Ecco i titoli: Bella e la Bestia, Bubbles devolution, I segreti di Pollicino,Yoga tales, La spada nella roccia: la storia di re Artù, Il barone Lamberto, Il libro della giungla e Kirikù un eroe piccolo piccolo.

data di pubblicazione: 12/7/2018