VOCI DAL QUIRINO

VOCI DAL QUIRINO

(Teatro Quirino – Roma, 5 marzo 2021)

Si alza un coro di voci a dire che il teatro Quirino vive! A un anno esatto dalla chiusura dei teatri per la pandemia, si celebrano i 150 anni dalla fondazione del teatro diretto dall’attore e regista napoletano Geppy Gleijeses.

 

Richiama un numeroso pubblico l’iniziativa Le voci di dentro promossa dalla direzione del Teatro Quirino Vittorio Gassman per ricordare i 150 anni dalla fondazione della sala teatrale romana. A sera il marciapiede di via delle Vergini, dove ha sede il teatro, si riempie del vociare di amici e affezionati, ma anche di passanti incuriositi e soprattutto degli addetti ai lavori, attori e tecnici, da un anno fermi con il loro lavoro causa pandemia. I protagonisti per un evento dal vivo ci sono tutti, ma la possibilità di poter assistere a un’azione teatrale è negata ancora dalla velocità con la quale il numero dei contagi accelera proprio in questi giorni. Sfuma la possibilità di una riapertura il 27 marzo prossimo, data fissata in accordo con il CTS del Ministero della salute per le strutture che si trovano in zona gialla. La sala, che ha una capienza massima di 850 posti, può ospitare fino a 200 spettatori: troppo pochi per assicurare tutte le spese che un evento dal vivo richiede, afferma l’amministratore delegato Rosario Coppolino. Per ora nella grande sinfonia della scena culturale si osservano battute di silenzio. Ma è un silenzio tutt’altro che inoperoso. Il teatro Quirino è tra i principali animatori dell’Atip, l’associazione che raccoglie le istanze delle realtà teatrali private presenti sul territorio italiano. Sorta a maggio dello scorso anno – ricorda Coppolino – raccoglie oggi in un’unica voce circa quaranta membri tra produzioni e teatri privati. In continuo dialogo con le istituzioni e proiettata a svolgere la sua attività anche dopo la fine della pandemia, l’associazione è un riferimento importante per chi non gode di sovvenzioni pubbliche ed è costretto a fare leva esclusivamente sulle proprie forze.

Potenti sono invece le voci che nel frattempo riempiono lo spazio urbano intorno al teatro. Un’antologia sonora di brani recitati e cantati da indimenticabili interpreti che hanno solcato le tavole del palcoscenico del Quirino. Si attinge al passato, ai testi della grande letteratura teatrale e poetica, da Pirandello a Shakespeare, passando per Euripide e Leopardi. Si distinguono la voce di Vittorio Gassman che recita A Silvia e quella di Carmelo Bene nel monologo Ecco, si spegne il lume di Donato Renzetti; Mariangela Melato viene ricordata nella Medea e Franca Valeri con L’attrice famosa; Dario Fo recita la celebre scena di papa Bonifacio VIII contenuta nel suo Mistero Buffo e i pirandelliani Berretto a sonagli e Pensaci Giacomino vengono evocati rispettivamente da Turi Ferro e Salvo Randone. Un’aria di festa si crea quando vanno in diffusione le celebri note di musiche come Tanto pe’ cantà nell’interpretazione di Ettore Petrolini, che proprio al Quirino tenne il suo ultimo spettacolo, Quanto sei bella Roma cantata da Anna Magnani e E va’ e va’ di Alberto Sordi. Si torna indietro per ricordare e caricare quella molla che è pronta a scattare nel presente, con brani registrati dagli attori che sono in attesa di ritornare sul palcoscenico: Michele Placido recita il Canto dantesco di Paolo e Francesca; Alessandro Haber recita Bukowski. Geppy Gleijeses legge la poesia Lassammo fa’ a Dio, Enrico Solfrizzi il prologo dell’Enrico V e Mariangela D’Abbraccio, in un montaggio che la mette vicino al grande Eduardo De Filippo, è Filumena Marturano.

Certi che la creatività e la passione non si spengono nei momenti di crisi, attendiamo che la bellezza di queste voci si ricomponga con il suo legittimo corpo. Il corpo teatrale.

data di pubblicazione:07/03/2021

FACCIAMO LUCE SUL TEATRO!

FACCIAMO LUCE SUL TEATRO!

(Teatro Argentina – Teatro di Roma, 22 febbraio 2021)

È stata una protesta silenziosa e composta quella che si è svolta lunedì 22 febbraio scorso davanti al Teatro Argentina – Teatro di Roma per circa due ore dalle 19:30. A presidiare la piazza operatori del settore e diversi giornalisti a documentare l’evento. L’iniziativa, promossa dall’Associazione di categoria Unione nazionale interpreti teatro e audiovisivo (U.N.I.T.A.), è stata accolta in tutta Italia da un folto numero di direttori artistici a cui è stato chiesto di illuminare i propri edifici teatrali per testimoniare una presenza attiva e più che mai sofferente, che attende di poter riprendere a lavorare. Ad animare la serata anche un ristretto gruppo di lavoratori e lavoratrici che fanno capo alla Rete intersindacale professionist* dello spettacolo e della cultura. Loro lo slogan un anno senza eventi e senza reddito, a ricordare la precarietà in cui versa attualmente il settore della cultura. Tra gli attori presenti Fabrizio Gifuni e Paolo Calabresi – consiglieri di Unita – e il direttore del Teatro di Roma Giorgio Barberio Corsetti. Discreta ma significativa anche la presenza di abituali spettatori che attendono la ripresa degli spettacoli dal vivo. Non si dà spettacolo senza la compresenza di artisti e pubblico: il teatro è l’arte che ha la sua ragion d’essere nel suo accadere dal vivo. La protesta è collettiva. Sembra di respirare un’aria di festa, quasi da debutto, per via dei riflettori accesi dall’interno del foyer del teatro. La luce abbagliante è proiettata sul marciapiede antistante l’edificio. Contemplando la facciata non si può non soffermarsi a leggere in alto la dedica alle Arti della tragedia, della musica e della danza nei nomi mitologici delle Muse che le rappresentano, che per ora rimangono mute. Il teatro come struttura è parte non solo del tessuto urbano, ma più ancora espressione della società e dell’educazione che riceviamo. La consapevolezza però dello sconcertante momento che viviamo ci fa pensare più alle luci di una corsia di ospedale che non a un grande evento, che si accendono perché un paziente malato – il teatro appunto – chiede aiuto e assistenza. È passato ormai un anno dalla chiusura forzata delle sale per via della pandemia in atto e ad oggi non si vede ancora la possibilità di una riapertura imminente. Ci uniamo all’appello di Unita e speriamo che presto il nuovo Governo torni a parlare di teatro e programmi un piano che renda possibile la riapertura in sicurezza delle sale teatrali.

data di pubblicazione:25/02/2021

ST. NICHOLAS di Conor McPherson, reading agìto e a cura di Valerio Binasco

ST. NICHOLAS di Conor McPherson, reading agìto e a cura di Valerio Binasco

(Teatro Belli in streaming – Roma, 20/21 dicembre 2020)

Ultimo appuntamento per la 19ª edizione di Trend. Valerio Binasco è un critico teatrale senza nome di Dublino. Affascinato dalla bellezza di un’attrice, la segue fino a Londra, dove il misterioso incontro con un vampiro cambia la sua percezione della realtà.

 

Costretta a svolgersi quasi del tutto online per via delle restrizioni dovute alla pandemia – eccezione fatta per Wall di David Hare interpretato dal vivo da Valter Malosti a fine ottobre – si conclude la rassegna Trend 2020 sulle nuove frontiere della scena britannica curata da Rodolfo Di Giammarco. Sale per ultimo sul palco virtuale del teatro Belli Valerio Binasco con il reading di St. Nicholas, un testo del 1997 del drammaturgo irlandese Conor McPherson. Protagonista è un giornalista di teatro di Dublino, in passato venerato eppure temuto per i suoi sprezzanti giudizi. Seduto su una sedia, avvolto da un buio più interiore che esteriore, si appoggia mesto a un tavolo dal quale – con una dizione trascinata forse dalla depressione o dal troppo bere – si lascia andare al racconto della sua vita. Colta in pieno una delle possibilità che il teatro in video può offrire, Valerio Binasco guarda fisso con attenzione l’obiettivo della telecamera, quasi cercando la compagnia di qualcuno. La sensazione è quella di sedersi al bancone di un pub in compagnia di uno sconosciuto che con il fiato di birra ha voglia o necessità di raccontare un fatto che gli è accaduto. La sua figura quasi evanescente trasmette dannazione, ma è al tempo stesso ipnotica e seducente come la storia che racconta. Quando ancora godeva del successo di critico, si lascia infatuare dalla bellezza di un’attrice, Elena. La segue fino a Londra in preda al desiderio carnale di possederla. Mentre è assopito sulla panchina di un parco viene avvicinato da una figura. È William, un vampiro che lo assolda per portare giovani vittime alle sue feste. Dopo aver accettato – perché i vampiri hanno il potere di farti volere quello che loro vogliono – notte dopo notte trascina gruppi di ragazzi a queste feste orgiastiche, finché una sera gli succede di adescare una compagnia di attori. Tra questi c’è Elena. Finalmente riesce a sedurla e a farla sua, ma quanto è amaro il risveglio. La vita a volte si nasconde dietro immagini, sospesa tra il reale e l’irreale. Quando però si muta in un fatto improvvisamente fa paura, perché diventa vera. Beato è allora chi, inconsapevole, resta incastrato nei suoi sogni, nelle sue incertezze, nei suoi progetti, nelle sue paure. E noi, che siamo in attesa di rivedere la magia teatrale farsi di nuovo viva sulla scena, dove siamo?

data di pubblicazione:22/12/2020


Il nostro voto:

MY BRILLIANT DIVORCE di Geraldine Aron, traduzione e regia di Carlo Emilio Lerici

MY BRILLIANT DIVORCE di Geraldine Aron, traduzione e regia di Carlo Emilio Lerici

(Teatro Belli in streaming – Roma, 14/15 dicembre 2020)

Scaricata dal marito per una ragazza più giovane, Angela tenta di rifarsi una vita. Il peso dell’età e la mancanza di un lavoro rendono però la cosa difficile. L’ironia sarà lo strumento che la porterà a ottenere una piacevole rivincita.

 

I fuochi d’artificio sono il segno della festa. È così ogni 5 novembre in Inghilterra in occasione della notte di Guy Faweks. Ma è anche la data in cui Angela festeggia la sua inaspettata e a tratti inquietante libertà. Il marito Max, da lei soprannominato Palla-da-biliardo per l’evidente calvizie, l’ha lasciata per un amore più giovane. Francesca Bianco torna sul palcoscenico virtuale di questa edizione di Trend – dopo aver recitato al fianco di Antonio Salines in Heisemberg – sempre diretta da Carlo Emilio Lerici. Un one-woman show in cui una donna è colta nel disperato tentativo di sfidare le convenzioni di una società ancora impreparata ad accogliere chi tenta di rifarsi una vita in età matura. La mancanza di un lavoro e la sua condizione di single non per scelta stanno alla base del dramma al quale Angela reagisce con consapevole ironia e divertente autocommiserazione. Complice e testimone del suo sfogo un pubblico insolitamente presente in sala – la registrazione è stata fatta prima della pandemia – che aiuta la performance dell’attrice. Dà al suo personaggio un’aria di tenera insicurezza che lo rende amabile sotto tutti gli aspetti. Cerca di riempire il vuoto creato dalla sua condizione ricorrendo a espedienti di fortuna. Le prova tutte per risollevarsi: da un toy-boy a un sex-toy passando per una rubrica di cuori solitari. Nemmeno l’assistenza richiesta al telefono amico o l’aiuto chiesto alla cinica madre riusciranno a darle quel sostegno di cui necessita. Ci vorrà un nuovo amore per rimetterla al mondo e farla brillare come un fuoco pirotecnico esploso in un giorno di gioia.

data di pubblicazione:17/12/2020


Il nostro voto:

HOLD YOUR OWN/Tiresias – B side, lettura scenica dal testo di Kate Tempest, regia di Giorgina Pi

HOLD YOUR OWN/Tiresias – B side, lettura scenica dal testo di Kate Tempest, regia di Giorgina Pi

(Teatro Belli in streaming – Roma, 4/5 dicembre 2020)

Un “piccolo ulteriore passo” nella ricerca su Tiresia. Il lavoro sul cieco indovino del Citerone continua con un capitolo che interpreta la seconda parte del volume di poesie della rapper, cantante e spoken word performer britannica Kate Tempest: Hold your own, resta te stessa.

  

Il cammino di Tiresia è lungo e percorre i secoli, passando per molteplici forme e specchiandosi in molteplici volti. Voci di donne e voci di uomini raccontano storie. Il passato è un ricordo, è una foto appesa al muro appena sbiadita. L’immagine è lì, supera il tempo e, come certe cose, dura molto a lungo. Un fiume ininterrotto di visioni poetiche, sgorgate dall’inarrestabile fantasia della giovane Kate Tempest, si somma a quelle della pellicola in super 8 che scorre in parte bruciata alle spalle degli attori. Visioni di strade polverose, spiagge solitarie, giochi di bambini. Tiresia si sdoppia in voce e corpo con Gabriele Portoghese e Giulia Weber. Ci sono sempre, anche quando a turno spariscono nel controluce: Tiresia vive in alternanza la sua vita di donna e di uomo. Talvolta è una fusione indistinta di personalità e di storie. Tiresia è un giovane adolescente, una ragazza alle prime scoperte e alle prime battaglie. L’ambiente sonoro del Collettivo Angelo Mai – canti in stile rebetico presi dalla tradizione greca di inizio ‘900 – testimonia la fatica della crescita. Tiresia è invecchiato e porta sulle spalle il peso della memoria. Da profeta vede ciò che gli altri non riescono a vedere: il mondo intorno così com’è e non come gli altri vorrebbero che fosse. La coerenza di rimanere sé stessi nonostante tutto e continuare a camminare. Restare fedeli a sé stessi e non lasciarsi confondere dalla vergogna perché, in fondo, tutti ci assomigliamo per come amiamo, per il nostro bisogno di amicizia, perché semplicemente abbiamo un’anima.

data di pubblicazione:08/12/2020


Il nostro voto: