da Paolo Talone | Lug 25, 2021
(Teatro Quirino – Roma, 12 luglio 2021)
Presentata al Quirino la prossima stagione teatrale. In programma per i 150 anni di attività del teatro un’importante pubblicazione a cura di Elisabetta Centore e una ricca proposta di spettacoli, tra nuovi lavori e recuperi di stagione, in partenza già da settembre con un prologo di 8 appuntamenti a cui seguirà il cartellone in abbonamento con 20 capolavori tratti dalla drammaturgia classica e contemporanea, proposti da artisti di eccellente livello.
“E quindi uscimmo a riveder le stelle”, il celebre endecasillabo dantesco che termina la Cantica infernale è il titolo scelto per presentare la prossima stagione di spettacoli del Teatro Quirino. Si spera di rientrare presto nel sogno di cui il teatro è ponte e lasciare alle spalle l’incubo in cui la pandemia ci ha costretto. L’esperienza acquisita in questi 18 mesi di fermo suggerisce però di avere prudenza, quella espressa negli interventi dell’Amministratore delegato del teatro, Rosario Coppolino, e del Direttore artistico Geppy Gleijeses. Prudenza ma anche responsabilità. È chiaro l’invito a non perdere occasione per vaccinarsi, perché si possa presto tornare a lavorare, a divertirsi, a nutrire l’anima di emozioni individuali e collettive che solo lo spettacolo dal vivo sa trasmettere. “Esistiamo e vogliamo esserci” ribadisce l’AD Coppolino, e aggiunge “comprate e regalate il teatro come forma di sostegno a chi ha sofferto”. Un’impresa privata come quella del Quirino non può sostenere le spese di produzione se è concesso riempire la platea solo a metà. Vicine in questa sorte anche altre eccellenti realtà che danno lustro alla proposta teatrale privata della capitale, Ambra Jovinelli e Sistina. Nella speranza che la rotta dei contagi si inverta, gli spettacoli in cartellone vengono presentati dagli artisti presenti in sala o da remoto in video per chi si trova impegnato nei festival di teatro in scena in questo momento in varie città italiane.
Tra gli spettacoli che fanno da prologo alla stagione vedremo il debutto di Una giornata qualunque del danzatore Gregorio Samsa, dove Eugenio Barba (celebre allievo di Jerzy Grotowski) intraprenderà la sua prima regia esterna all’Odin Theatre di sua fondazione, insieme a Lorenzo Gleijeses e Julia Varley. Gianluca Ferrato sarà diretto da Roberto Piana in Tutto sua madre, un monologo esilarante giocato su un equivoco provocato da condizionamenti familiari, in cui l’attore interpreta tutti i personaggi senza travestimento, solo con le abilità vocali. La giovane Agnese Fallongo sarà protagonista insieme a Tiziano Caputo di un racconto tragicomico scritto da lei stessa, Letizia va alla guerra (regia di Adriano Evangelisti). Napoli andrà in scena grazie a Maradona concerto, uno spettacolo con Claudio Di Palma e Danilo Rea al pianoforte. Una reale quarta parete in plexiglass sarà invece presa a colpi di palla da tennis da Paolo Valerio ne Il muro trasparente – delirio di un tennista sentimentale. Lucia Poli sarà La pianessa in un recital surreale e fantastico dedicato a Alberto Savino, autore poco conosciuto – è ben più famoso il fratello Giorgio De Chirico – artista poliedrico, compositore di cui Marco Scolastra ne ha ritrovato le partiture. Anna Galiena rivisiterà i più significativi dialoghi shakespeariani, da lei stessa tradotti e adattati, in Coppie e doppi. Al termine del prologo un omaggio al talento di una grande attrice, Sarah Bernhardt. Laura Marioni e Stefano Santospago saranno i protagonisti de La divina Sarah (testo di Eric-Emmanuel Schmitt e regia di Daniele Salvo).
La stagione in abbonamento parte il 2 novembre con lo spettacolo di Gabriele Lavia Le leggi della gravità, tratto dal romanzo di Jean Teulé (non ancora tradotto in italiano) che lo vede in scena con Federica Di Martino. Un testo definito “pandemico” dal regista, due personaggi e una domanda: qual è la legge di gravità che comanda intorno alla caduta dell’essere umano? Compare invece per due volte in cartellone Molière. Giuseppe Cederna, Vanessa Gravina e Roberto Valerio porteranno in scena Tartufo, mentre Emilio Solfrizzi sarà Il malato immaginario per la regia di Guglielmo Ferro durante le festività natalizie. Ed è ancora Emilio Solfrizzi a tornare al Quirino a fine stagione, questa volta alla sua prima esperienza come regista con Buoni da morire, una commedia feroce e divertente di Gianni Clementi, che indaga le dinamiche di una famiglia. Protagonisti Pino Quartullo, Debora Caprioglio e Gianluca Ramazzotti. Sempre rimanendo nel genere della commedia, un omaggio allo straordinario genio di Garinei e Giovannini sarà la nuova messa in scena di Luigi Russo di Se devi dire una bugia dilla grossa, con il già citato Gianluca Ramazzotti a fianco di Antonio Catania e Paola Quattrini. Lo spettacolo dovette interrompere le repliche poco dopo il debutto all’inizio della pandemia, la stessa sorte toccata proprio al Quirino a Un tram che si chiama desiderio di Tennessee Williams (regia e scene di Pier Luigi Pizzi) con Mariangela D’Abbraccio nei panni della protagonista, Blanche DuBois, e Daniele Pecci in quelli del violento Stanley Kowalski. Recupero della precedente stagione anche La classe di Vincenzo Manna per la regia di Giuseppe Marini, uno spettacolo che racconta il disagio giovanile nell’incontro/scontro tra un gruppo di ragazzi e alcuni richiedenti asilo (con Claudio Casadio e Andrea Paolotti). Si parla di recupero di stagione anche per Processo a Gesù di Diego Fabbri con Paolo Bonacelli e Marilù Prati per la regia di Geppy Gleijeses. Uno spettacolo complesso con tanti attori in palcoscenico, tratto dal repertorio – spesso dimenticato – del grande teatro italiano del Novecento. Il “debutto” è avvenuto davanti a una platea di amici ed è stato giudicato da Tommaso Le Pera come il lavoro più bello di Geppy Gleijeses. La documentazione fotografica dello spettacolo si trova pubblicata nel volume uscito di recente Il teatro di Geppy Gleijeses nelle fotografie di Tommaso Le Pera a cura di Maria Paola Poponi (Manfredi edizioni). Nello stesso libro si possono vedere le prime immagini di un altro lavoro che è in calendario la prossima stagione, Servo di scena, con protagonisti Geppy Gleijeses, Maurizio Micheli e Lucia Poli. La messa in scena del testo di Ronald Harwood sarà un omaggio a Turi Ferro per i cento anni dalla sua nascita. La direzione è di Guglielmo Ferro, che già diresse il padre in una passata edizione.
Doppio appuntamento sul palco anche per Enrico Guarneri, a gennaio con L’ispettore generale di Nikolaj Gogol’ (commedia dell’equivoco dal tono grottesco e surreale) e a marzo con I Malavoglia di Giovanni Verga (regia di Guglielmo Ferro). Dalla grande letteratura sono tratti altri due lavori. Il primo è una riduzione teatrale di Pippo Pattavina e Antonello Capodici di Uno, nessuno e centomila di Luigi Pirandello (con Pippo Pattavina e Mariangela Bargilli, regia di Antonello Capodici); mentre ispirato al racconto di Hermann Melville, Leo Gullotta sarà Bartleby lo scrivano per la regia di Emanuele Gamba. In scena un uomo dal carattere indolente e ozioso (la sua battuta ricorrente recita “avrei preferenza di no”), che come un vento improvviso “manda all’aria il senso normale delle cose”. Così nelle parole di Francesco Niccolini che ne cura il testo.
E sarà lo stesso Niccolini l’autore insieme a uno dei più grandi affabulatori del teatro italiano, Marco Paolini, di Ulisse Filò. L’eroe mitico incontra nel suo viaggio in incognito attraverso le Alpi il dio Hermès, anche lui non riconosciuto negli abiti di un pastore. Lo scontro/confronto tra queste due identità distanti tra loro sarà il centro del canto. Sempre legato alla classicità e al mito andrà in scena Troiane di Euripide, con Elisabetta Pozzi e la direzione del regista emergente Andrea Chiodi (l’adattamento è di Angela Damattè).
Spazio alla musica invece con due appuntamenti. A fine stagione Mario Incudine sarà protagonista del suo spettacolo dedicato a Domenico Modugno Mimì da sud a sud, diretto da Moni Ovadia e Giuseppe Cutino. Mentre poco prima di Natale farà ritorno un genere teatrale che è sempre stato di casa al Quirino, l’operetta. Umberto Scida sarà regista e protagonista insieme a un numeroso cast di attori/cantanti e ballerini de La vedova allegra di Franz Lehar.
La compagnia privata Goldenart Production (presente la Direttrice artistica Federica Vincenti), in coproduzione con i teatri stabili di Veneto e Bolzano, porterà in scena uno spettacolo che ha avuto una grande fortuna e che finalmente arriva a Roma, Morte di un commesso viaggiatore di Arthur Miller. Protagonisti Alessandro Haber e Alvia Reale diretti da Leo Muscato (traduzione del testo di Masolino D’Amico). E arriverà a Roma, per la prima volta al Teatro Quirino, anche Carlo Buccirosso con una nuova edizione di Colpo di scena. Definito da Geppy Gleijeses degno erede di Peppino De Filippo, Buccirosso vestirà i panni di un vicequestore di provincia impegnato nel debellare i piccoli crimini che ogni giorno minacciano la pace di quella gente che vorrebbe vivere una vita serena, con un immancabile finale a sorpresa.
Questa dunque la prossima stagione del Quirino, ricca di titoli e nomi di importante caratura, ma soprattutto di tanta voglia di tornare con entusiasmo a raccontare e a lavorare. Con speranza solida ci affidiamo alle decisioni del Governo che, tenendo conto della salute di tutti, possa fornire le giuste condizioni che permettano allo spettacolo dal vivo di mostrare ancora la bellezza dell’arte in quelle stelle per troppo tempo rimaste velate.
24 settembre 3 ottobre
EUGENIO BARBA LORENZO GLEIJESES JULIA VARLEY
UNA GIORNATA QUALUNQUE DEL DANZATORE GREGORIO SAMSA
regia e drammaturgia Eugenio Barba, Lorenzo Gleijeses e Julia Varley
5.10 ottobre
GIANLUCA FERRATO
TUTTO SUA MADRE
tratto da “Les garçons et Guillaume, à table!”
di Guillaume Gallienne
regia ROBERTO PIANA
12.13.14 ottobre
AGNESE FALLONGO TIZIANO CAPUTO
LETIZIA VA ALLA GUERRA
la suora, la sposa e la puttana
di Agnese Fallongo
ideazione e regia ADRIANO EVANGELISTI
15.16.17 ottobre
MARADONA CONCERTO
con
CLAUDIO DI PALMA
DANILO REA al pianoforte
regia CLAUDIO DI PALMA
19.20.21 ottobre
PAOLO VALERIO
IL MURO TRASPARENTE
delirio di un tennista sentimentale
a cura di Monica Codena, Marco Ongaro e Paolo Valerio
22.23 ottobre
LUCIA POLI
LA PIANESSA
omaggio ad Alberto Savinio
con MARCO SCOLASTRA al pianoforte
24.25 ottobre
ANNA GALIENA
COPPIE E DOPPI
traduzione, adattamento e regia ANNA GALIENA
28.29.30.31 ottobre
LAURA MARINONI STEFANO SANTOSPAGO
LA DIVINA SARAH
da Memoir di John Murrel
testo di Eric-Emmanuel Schmitt
regia DANIELE SALVO
STAGIONE 2021/2022
2.14 novembre
GABRIELE LAVIA FEDERICA DI MARTINO
LE LEGGI DELLA GRAVITA’
dal romanzo di Jean Teulé “Les lois de la gravité”
adattamento e regia GABRIELE LAVIA
16.21 novembre
GIUSEPPE CEDERNA VANESSA GRAVINA ROBERTO VALERIO
TARTUFO
di Molière
traduzione Cesare Garboli
adattamento e regia ROBERTO VALERIO
23 novembre 5 dicembre
CARLO BUCCIROSSO
COLPO DI SCENA
NUOVA EDIZIONE
di Carlo Buccirosso
regia Carlo Buccirosso
7.12 dicembre
SPETTACOLO DA DEFINIRE
14.19 dicembre
UMBERTO SCIDA
LA VEDOVA ALLEGRA
di Franz Lehar
regia UMBERTO SCIDA
21 dicembre 9 gennaio
EMILIO SOLFRIZZI
IL MALATO IMMAGINARIO
di Molière
costumi Santuzza Calì
adattamento e regia GUGLIELMO FERRO
11.16 gennaio
ENRICO GUARNERI
L’ISPETTORE GENERALE
di Nikolaj Vasil’evič Gogol’
regia ENRICO GUARNERI
18.23 gennaio
ELISABETTA POZZI
TROIANE
di Euripide
adattamento di Angela Demattè
regia ANDREA CHIODI
25.30 gennaio
PIPPO PATTAVINA
MARIANELLA BARGILLI
UNO, NESSUNO E CENTOMILA
di Luigi Pirandello
regia ANTONELLO CAPODICI
1.6 febbraio
MARIANGELA D’ABBRACCIO
DANIELE PECCI
UN TRAM CHE SI CHIAMA DESIDERIO
di Tennessee Williams
traduzione Masolino D’Amico
regia e scene PIER LUIGI PIZZI
(recupero stagione 2019/2020)
8.20 febbraio
GEPPY GLEIJESES MAURIZIO MICHELI LUCIA POLI
SERVO DI SCENA
di Ronald Harwood
traduzione Masolino D’Amico
regia GUGLIELMO FERRO
22 febbraio 6 marzo
ALESSANDRO HABER
ALVIA REALE
MORTE DI UN COMMESSO VIAGGIATORE
di Arthur Miller
traduzione Masolino D’Amico
regia LEO MUSCATO
8.13 marzo
ENRICO GUARNERI
I MALAVOGLIA
di Giovanni Verga
regia GUGLIELMO FERRO
15.27 marzo
ANTONIO CATANIA GIANLUCA RAMAZZOTTI
con PAOLA QUATTRINI
SE DEVI DIRE UNA BUGIA DILLA GROSSA
di Ray Cooney
versione italiana Iaia Fiastri
regia originale PIETRO GARINEI
nuova messa in scena LUIGI RUSSO
29 marzo 3 aprile
LEO GULLOTTA
BARTLEBY LO SCRIVANO
di Francesco Niccolini
liberamente ispirato al racconto di Herman Melville
regia EMANUELE GAMBA
(recupero stagione 2019/2020)
5.10 aprile
MARCO PAOLINI
ULISSE FILÒ
di Marco Paolini e Francesco Niccolini
regia GABRIELE VACIS
12.17 aprile
PAOLO BONACELLI MARILÙ PRATI
PROCESSO A GESÙ
di Diego Fabbri
regia GEPPY GLEIJESES
(recupero stagione 2019/2020)
19.24 aprile
CLAUDIO CASADIO ANDREA PAOLOTTI
LA CLASSE
di Vincenzo Manna
regia GIUSEPPE MARINI
(recupero stagione 2019/2020)
26 aprile 1 maggio
MARIO INCUDINE
MIMÌ DA SUD A SUD
sulle note di Domenico Modugno
di Mario Incudine
regia MONI OVADIA e GIUSEPPE CUTINO
3.15 maggio
PINO QUARTULLO DEBORA CAPRIOGLIO GIANLUCA RAMAZZOTTI
BUONI DA MORIRE
di Gianni Clementi
regia EMILIO SOLFRIZZI
data di pubblicazione 25/07/2021
da Paolo Talone | Giu 11, 2021
(Galleria Sciarra/Teatro Quirino – Roma, 5 giugno 2021)
Veronica Pivetti in dialogo Pino Strabioli sulle donne e la parità di genere. Monica Guerritore legge alcuni brani tratti dalla drammatica storia raccontata nel suo libro Quel che so di lei. È la donna la protagonista della serata inaugurale degli Spettacoli in galleria, serie di eventi che andranno avanti tutta l’estate organizzati dal teatro Quirino in collaborazione con il bistrot Angolo Sciarra per il patrocinio del Comune di Roma e di ANAC.
La Galleria Sciarra muta anche quest’anno la sua funzione di passaggio tra piazza Santi Apostoli e fontana di Trevi in luogo di eventi e concerti, a cui si potrà assistere consumando al tavolo un aperitivo o una cena. La suggestiva architettura umbertina e le decorazioni del Cellini, che glorificano la figura della donna ottocentesca nelle sue virtù, fanno da cornice e da ispirazione per gli appuntamenti in programma. Il tema affrontato è la parità di genere e lotta alla violenza contro le donne, piaga sociale che si è acuita durante il periodo di chiusura dello scorso anno e che ha portato il Comune di Roma ad aprire nuovi Centri Antiviolenza nel territorio, come ricorda l’Assessora alla Crescita culturale Lorenza Fruci. La cultura della legalità e il rispetto dell’altro e dell’altra sono al centro dell’intervento invece di Giuseppe Busia, Presidente dell’Autorità Anticorruzione (ANAC). È la cultura il veicolo attraverso cui l’artista si carica di una responsabilità sociale inequivocabile: educare le persone al rispetto e all’inclusione, alla conoscenza e alla divulgazione di messaggi positivi per farne uno strumento di denuncia. Nelle parole di Veronica Pivetti, intervistata sul palco da Pino Strabioli per il primo degli incontri che quest’anno precederanno gli spettacoli, è forte la consapevolezza che il teatro, ma parimenti il cinema e la letteratura, hanno questo dovere e questo scopo. Un artista, quando anche è un personaggio pubblico, ha la responsabilità di svolgere il suo mestiere come un atto politico. Così lo ha svolto Carla Fracci, a cui è rivolto un affettuoso ricordo, che non dimenticando le umili origini si è battuta perché la scuola di danza alla Scala fosse accessibile gratuitamente.
In questo contesto si inserisce la storia di femminicidio raccontata da Monica Guerritore, ispirata a un fatto di cronaca accaduto a Roma all’inizio del secolo scorso. La contessa Giulia Trigona è vittima del suo amante in un albergo vicino la stazione durante un piovoso pomeriggio di marzo. L’attrice ripercorre insieme alla donna il buio corridoio che conduce alla stanza dell’omicidio, la numero 8. A quell’appuntamento avrebbe voluto dire addio all’uomo che non amava più. Ma è proprio a questo punto che si ripete lo schema immortale della violenza, quando lei decide di abbassare la guardia concedendosi un’ultima volta. L’uomo non sopporta il rifiuto e il cambiamento della donna, per questo la uccide. Il racconto di cronaca è riportato con algida precisione da Monica Guerritore, un elenco di fatti ore e luoghi. Occorre forza e freddezza per raccontare la verità, per non cedere alla pietosa tentazione di giustificare l’assassino. L’emozione salta fuori quando sono altre donne a entrare nel racconto. Sono i personaggi più significativi interpretati dall’attrice nella sua lunga carriera: Emma Bovary, la Lupa, Oriana Fallaci, Carmen, la Signorina Giulia, Liubov’ Andreevna. Appaiono come fantasmi di un ricordo dalle stanze dell’albergo del delitto. Stralci di dialoghi e volti sbiaditi tornano alla memoria. In Scene da un matrimonio di Ingmar Bergman (la versione teatrale andò in scena nel 1997 per la regia di Gabriele Lavia), Marianne è vittima del tradimento del marito. Durante una lite furibonda lui tenta di sferrarle un calcio ma colpisce, distruggendolo, il water del bagno. Woody Allen trasforma in commedia questo meccanismo di morte e i due protagonisti di Mariti e mogli, Sally e Jack (adattato a teatro dalla Guerritore nel 2016), si ritrovano infine abbracciati. Per rompere la spirale di morte occorre prendere di petto l’amore, stravolgerlo e ricomporlo con fiducia e rispetto. Solo allora si potranno immaginare finali diversi per le tante storie di dolore e violenza, dove il tratto comune sarà solo la leggerezza.
Riprende così l’attività del Quirino, un’istituzione che festeggia quest’anno i suoi 150 anni di attività. È stato facile creare il cartellone, come dice il Direttore artistico Geppy Gleijeses, tanta è la voglia di tornare a fare spettacolo. Prossimo appuntamento sabato 12 giugno con la presentazione del volume di Tiziana Ferrario Uomini è ora di giocare senza falli! e il concerto del siciliano Mario Incudine, D’acqua e di rosi.
data di pubblicazione:11/06/2021
Il nostro voto:
da Paolo Talone | Giu 4, 2021
Novità editoriale in ambito teatrale per questa primavera 2021. Presentato al Teatro Quirino di Roma lo scorso 25 maggio il volume sul teatro di Geppy Gleijeses documentato negli scatti fotografici di Tommaso Le Pera a cura di Maria Paola Poponi (collana artSipario – leggi il Palcoscenico).
Tommaso Le Pera arrivò molto giovane a Roma dalla Calabria negli anni sessanta. Iniziò a fotografare i primi artisti al Folkstudio di Trastevere per poi passare al teatro “ufficiale”. Da allora gli spettacoli documentati sono circa 4500. Tra questi ci sono i lavori di Geppy Gleijeses, incontrato la prima volta nel 1980 quando il giovane regista – alla sua prima esperienza da capocomico – mise in scena Il voto di Salvatore Di Giacomo al teatro Valle di Roma. La collana di volumi che la Manfredi Edizioni sta pubblicando è un’opera preziosa e di grande valore. Un’enciclopedia realizzata con le immagini di Tommaso Le Pera che ripercorre la straordinaria carriera di tanti personaggi che hanno fatto grande il nostro teatro e la nostra cultura: Mariangela Melato, Gigi Proietti, Gabriele Lavia, Antonio Calenda, Tato Russo e ora anche Geppy Gleijeses. Preziosa è anche la veste: copertina rigida e stampa serigrafica di ottima qualità che rende giustizia alle immagini uniche nate dalla mano – anzi dall’artiglio come lo definisce Geppy Gleijeses – del suo autore. La bravura di Tommaso Le Pera sta proprio nella capacità di catturare l’anima dell’attore mentre esibisce il personaggio. Rispetto alle precedenti pubblicazioni della collana, la sezione “l’attore si racconta” si aggiunge a quella delle testimonianze e a quella ben più estesa delle foto dei 25 spettacoli ripresi. In appendice le immagini di due spettacoli di prossima rappresentazione ripresi, come di consuetudine, durante le prove: Processo a Gesù di Diego Fabbri e Servo di scena di Ronald Harwood.
Il ritratto di Geppy Gleijeses che viene fuori è quello di un uomo di teatro totale, pratico e senza retorica. Lo definisce così Masolino D’Amico, intervenuto sul palco alla presentazione del volume insieme ai curatori, alla regista Liliana Cavani e alla giornalista Emilia Costantini. Un impresario e capocomico generoso e disponibile, coraggioso e sfrontato nel proporre testi e autori di alto livello. Tra le gioie più grandi che la vita gli ha regalato, Geppy Gleijeses ricorda quella di aver conosciuto Eduardo De Filippo. Da lui ha imparato molto: l’onestà, la verità, la coerenza (specialmente con i compagni di scena). E ancora il rispetto dei ruoli e la passione per un mestiere condotto come un vero artigiano. Mi sia permesso di paragonare il suo lavoro a quello dei presepisti napoletani, che con dedizione e cura realizzano scene meravigliose. Ma anche il rispetto per il pubblico, perché il teatro è il ponte attraverso il quale si viene condotti dagli attori in un sogno, la cui bravura sta nel mostrare il mistero senza però svelarlo del tutto. Un gesto miracoloso e terapeutico. Nel suo intervento Liliana Cavani, che ha conosciuto la regia teatrale proprio grazie all’invito di Geppy Gleijeses a dirigere Filumena Marturano (2016) e Il piacere dell’onestà (2017), sottolinea il potere dell’emozione che genera il teatro, più forte a volte che al cinema. Il rapporto con il pubblico mette a nudo: funziona o non funziona.
La serata è stata un’occasione anche per riaprire le porte del Quirino, chiuso come i due terzi dei teatri privati italiani a causa della pandemia. Ma presto ripartirà il calendario estivo con Lo spettacolo in galleria (serata inaugurale il prossimo 5 giugno). In cartellone una ricca proposta di eventi culturali e incontri il cui tema centrale sarà la parità di genere e la lotta alla violenza.
data di pubblicazione:04/06/2021
da Paolo Talone | Mag 22, 2021
(Teatro Argentina – Roma, 18/30 maggio 2021)
Furore racconta la grave crisi economica e sociale che colpì la classe contadina americana nel decennio successivo alla grande depressione del ‘29. Massimo Popolizio ripropone sul palco dell’Argentina la lettura dell’omonimo capolavoro di Steinbeck. Una cronaca di fatti accaduti ieri che suona ancora attuale nel nostro oggi.
Sulle tavole del palcoscenico si è posata una coltre di sterile e arida polvere. Tutto intorno sono accatastate pile di vecchi giornali. Una macchina da scrivere è pronta su una scrivania appena illuminata. La redazione del San Francisco News è interessata a raccontare le pessime condizioni di vita in cui versa un intero popolo, costretto a una migrazione forzata in cerca di lavoro e pane dalle regioni interne degli Stati Uniti verso l’assolata California. Il giornale commissiona a John Steinbeck l’indagine. Lo stile giornalistico caratterizza la lettura di Furore secondo l’adattamento di Emanuele Trevi e l’interpretazione di Massimo Popolizio. La vicenda della famiglia Joan, sulla quale poggia la trama del capolavoro di Steinbeck, è una storia tra tante ancora di là da venire. Lo spettacolo, una produzione della Compagnia Umberto Orsini con il Teatro di Roma, torna in scena dopo il debutto due anni fa al Teatro India (leggi anche la recensione di Daniele Poto su Accreditati.it). Le implicazioni scaturite dalla grave crisi agricola hanno risonanze attuali. La povertà che arriva all’improvviso a causa di una calamità naturale. L’abuso di poche persone che accumulano grandi proprietà sottraendole alla gestione di tante famiglie. La disperazione, l’indigenza e la fame di chi è costretto a migrare altrove facendo di tutto per sopravvivere. La dignità calpestata a ogni chilometro che si aggiunge sulla strada per la libertà. I sogni infranti di una gioventù che si aggrappa con forza alla speranza e all’utopia (il futuro è un’immagine a colori a contrasto con un presente in bianco e nero). La tecnologia che scalza il lavoro dell’uomo e danneggia irrimediabilmente il pianeta in cui viviamo. Le immagini che appaiono proiettate sullo sfondo riportano la memoria a qualcosa accaduto quasi un secolo fa, ma il dato reale di cui sono cronaca non basta ad allontanare il pensiero da quanto avviene ancora oggi sotto i nostri occhi.
La collera divampa, percorre una parabola ascendente a ogni quadro di cui è composto il racconto. Germoglia da un piccolo seme fino a diventare il frutto di un furore incontenibile (Grapes of wrath è il titolo originale dell’opera). Massimo Popolizio rende palpabile e intensa questa rabbia. Se ne fa un vestito, la canta come fosse un gospel. La sua voce e il suo corpo sono espressione della forza vitale e disperata dell’umanità che lotta. Un’energia sottile che scatena le percussioni di Giovanni Lo Cascio, in scena con lui in un perfetto gioco di risonanze e drammaticità. Poi la musica e le immagini si fermano, rimane solo la magia del racconto e della parola. Un gesto di solidarietà riporta tutto alla calma. Rose, la giovane sposa che nel viaggio perde tutto, il marito e il figlio nato morto, è l’unico personaggio espressamente citato di tutto il romanzo. Il suo latte di puerpera servirà a mantenere in vita uno sconosciuto. Il dramma si risolve così in un momento lirico, che lascia intravvedere in una semplice azione di altruismo, la speranza in un’umanità in fondo pura e generosa. La resistenza di una pianta al potere divorante della polvere.
data di pubblicazione:22/05/2021
Il nostro voto:
da Paolo Talone | Mag 5, 2021
(Teatro India – Roma, 4/9 maggio 2021)
Con la riapertura al pubblico di cinema e teatri riparte dal vivo la stagione 2020/2021 del Teatro di Roma. Dopo il debutto televisivo dello scorso dicembre arriva sulla scena dell’Argentina La Metamorfosi firmata da Giorgio Barberio Corsetti, mentre all’India si riprende con uno spettacolo che nei suoi tre anni di vita è stato tanto apprezzato e premiato: La classe di Fabiana Iacozzilli.
Bastano una lavagna e quattro banchi di legno per ricreare sulla scena la classe delle elementari che la Iacozzilli frequentò quasi quarant’anni fa all’istituto delle Suore di Carità. Il resto lo fanno i ricordi dei veri compagni di scuola, intervistati dalla regista. Con un chiaro intento documentaristico, raccontano le cose tremende che succedevano in classe. In particolare riaffiora il ricordo della terribile maestra dai modi violenti: suor Lidia. Alla loro voce, ormai adulta, fa da contrappunto sulla scena la presenza di quattro bambini/marionetta, animati dai performer Michela Aiello, Andrei Balan, Antonia D’Amore, Francesco Meloni e Marta Meneghetti. Realizzati dall’artista Fiammetta Mandich, i pupazzi hanno occhi grandi che esprimono tenerezza, ma a guardare bene sono sgranati dal terrore. Le dinoccolate giunture tremano alla minaccia di una punizione impartita per un errore grammaticale o per una moltiplicazione sbagliata. I suoni di Hubert Westkemper amplificano la paura, che è così paralizzante da impedire perfino di giocare con la palla nel cortile della scuola a ricreazione. Non te la cavi neanche se, come Antonio, sei un bambino con evidenti difficoltà di apprendimento. Il calore rassicurante dei genitori svanisce in una nuvola di gesso, come un disegno di mamma e papà cancellato troppo presto dalla lavagna. Gli occhi della maestra – un fascio di luce proiettato da una torcia direttamente sulla marionetta – non fanno altro che ingigantire il buio e il vuoto tutto intorno. Suor Lidia è presente nella memoria di uno schiaffo dato con troppa violenza, nel ricordo di un pizzicotto dato con eccessivo vigore sugli zigomi. Eppure fare i conti con la sua durezza apre prospettive inaspettate. Dopotutto, l’infanzia non è che il primo confronto con la vita. La tempesta di vento che sul finale spazza via ogni cosa, in realtà è un banco di prova per testare la tenacia e la forza di chi rimane fedele a sé stesso e alla propria vocazione. La classe di Fabiana Iacozzilli è un lavoro che invita a fare memoria. Uno spettacolo ben costruito e coinvolgente che obbliga a riflettere su come si diventa adulti. Una perfetta fusione di documento reale e di fantasia tradotta nel teatro di figura.
data di pubblicazione:05/05/2021
Il nostro voto:
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