da Maria Letizia Panerai | Set 18, 2010
(Festival di Roma 2010- Fuori Concorso)
Presso gli stabilimenti della Ford di Dagenham, piccolo borgo ad est di Londra, 187 operaie addette a cucire i sedili in pelle delle automobili vengono declassate come “non qualificate”. Siamo nel 1968 e queste lavoratrici, al tempo stesso mogli e madri, decidono coraggiosamente di iniziare una lotta per ottenere la parità salariale con i colleghi di sesso maschile: con forza e determinazione riescono ad imporsi sul sindacato, la comunità locale e il management aziendale, sino ad ottenere il sostegno del ministro laburista Barbara Castle. Ispirato ad una storia vera, We want sex è un film ricco di humour, ironico ed intelligente, che affronta con misura e leggerezza problematiche sociali quali la diseguaglianza, ancora oggi molto attuali. Il film, tra i migliori presentati quest’anno Fuori Concorso al Festival di Roma, vanta un cast femminile di alto livello, bei costumi e musiche indovinate. Bravissimi Bob Hoskins e Sally Hawkins.
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da Maria Letizia Panerai | Set 18, 2010
(63^ Festival di Cannes- in Concorso)
Il regista di Segreti e Bugie e de Il segreto di Vera Drake, dopo la digressione con Happy Go Lucky (2008), torna sui temi a lui tanto cari: le persone viste nelle loro dinamiche quotidiane, familiari e di amicizia, osservate nella loro assoluta normalità. Attraverso l’avvicendarsi delle stagioni di un anno solare, Mike Leighci racconta le piccole e grandi gioie, i dolori, le speranze ed i problemi quotidiani, di un manipolo di amici e parenti che interagiscono con il geologo Tom e la psicologa Gerri. I due coniugi, sempre ben disposti ad ascoltare gli altri, accolgono nella loro casa di campagna la segretaria di lei Mary ed il silenzioso fratello di lui Ronnie; l’alcolizzato Ken, vecchio amico di Tom, ma anche il loro unico figlio Joe, avvocato e scapolo, finalmente innamoratosi della la sua nuova compagna Katie. Con Another Year, Leigh ci regala un nuovo, splendido affresco della normalità: un’opera corale, con un cast di attori eccellenti, in cui si respira la vita, quella vera. Jim Broadbent, Ruth Sheen e Lesley Manville semplicemente straordinari.
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da Maria Letizia Panerai | Ott 6, 2009
(Festival di Roma 2009- in Concorso)
The last station è un film drammatico e sentimentale sui conflitti dell’amore: quello appena iniziato tra i giovani Valentin e Masha e quello che si appresta a finire tra la contessa Sofja e Lev Tolstoj, scrittore tra i più grandi della letteratura russa. Ne nasce una storia articolata e complessa, ricca ed emozionante, sulle difficoltà di vivere l’amore a tutti i livelli, esistenziali e culturali, ma soprattutto sull’impossibilità di esistere senza di esso. Tolstoj è sul finire della vita e, dopo 48 anni di matrimonio con Sofja si appresta a firmare un testamento segreto, decidendo di rinunciare alla famiglia, al suo titolo nobiliare e alle proprietà, per vivere in povertà e castità sotto gli occhi del giovane assistente Valentin e tra lo sgomento della consorte. Sofja, donna appassionata e di forte temperamento, grazie ad affannose quanto “rumorose” indagini, scopre che un discepolo del romanziere è tra i responsabili di questo programma così dannoso per lei ed i suoi figli. Il film ha una sceneggiatura ed una fotografia impeccabili ed i coniugi Tolstoj, Helen Mirren (Oscar per The Queen e premiata per questo ruolo al Festival Internazionale del film di Roma 2009) e Christofer Plummer, sono leggendari; tra gli altri interpreti si segnalano i molto convincenti Paul Giamatti e James McAvoy.
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da Maria Letizia Panerai | Ott 6, 2009
(Festival di Roma, 2009- Fuori Concorso)
Teatro Bolshoi di Mosca: nel buio della sala, durante le prove di un concerto, un inserviente si ferma ad ascoltare ad occhi chiusi la musica e, senza essere visto, non può fare a meno di fingere di dirigere gli orchestrali. Quell’uomo non è altri che il grande direttore d’orchestra Andrei Filipov che nella ex Unione Sovietica di Breznev, durante l’esecuzione di un concerto, rimase vittima con i suoi musicisti di un’epurazione politica. Assunto molti anni dopo al Bolshoi come uomo delle pulizie, una sera, mentre si accinge a spolverare la scrivania del Direttore artistico, apprende che il Theatre du Chatelet di Parigi vuole invitare l’orchestra sovietica a suonare per loro: e dunque, perché non sostituirsi assieme ai suoi vecchi orchestrali alla vera orchestra del Bolshoi? Parigi potrebbe diventare in questo modo la degna cornice di quel loro concerto per violino ed orchestra, così traumaticamente interrotto anni prima. Le concert, del regista rumeno Radu Mihaileanu, presentato fuori concorso al Festival Internazionale del Film di Roma tra gli applausi di una platea profondamente commossa dalla ricchezza di sentimenti ed emozioni che la pellicola riesce a trasmettere, cattura lo spettatore con umorismo ed ironia: attraverso la metafora, ci fa regalo dell’idea di quanto sia difficile il raggiungimento dell’equilibrio tra individuo e collettività, soprattutto in presenza di diverse etnie, allo stesso modo di come è per il grande Andrei Filipov riuscire a far arrivare alla suprema armonia il violino ed l’orchestra nel concerto di Cajkovskij. Come in Train de vie, infatti, i protagonisti della storia sono un gruppo di ebrei di diverse etnie in fuga, costretti dalle circostanze a praticare l’imbroglio a fin di bene fingendo di essere quello che non sono; quando “la falsa orchestra” approda a Parigi, per lo spettatore è evidente quante e quali difficoltà nascono dal divario tra la cultura slava e quella francese: soltanto la musica, se ben eseguita, potrà fare da collante tra realtà così diverse, realizzando l’utopico sogno dell’armonia suprema inseguito da Andrei.
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da Maria Letizia Panerai | Set 18, 2009
(Festival di Berlino 2009 – Orso d’Argento)
Ahmad, che vive in Germania da anni, decide di tornare in Iran per un breve soggiorno. I suoi vecchi compagni di Università, un gruppo di trentenni borghesi sposati e con figli, decidono di festeggiarlo organizzando una vacanza di tre giorni sulle rive del Mar Caspio. All’insaputa di tutti, Sephideh invita Elly, la maestra di scuola di sua figlia. Questa occasione, artatamente creata, si palesa ben presto agli occhi dei presenti: conoscendo l’infelicità di Ahmad dopo il recente divorzio dalla moglie tedesca, Elly potrebbe essere la donna giusta al suo fianco. Tutti si mostrano subito gentili con lei, dedicandole mille attenzioni e lodandone platealmente le qualità. Ma un incidente in mare ed l’improvvisa sparizione della giovane maestra, fanno deviare la storia verso un contesto inaspettatamente noir, portando in superficie bugie e realtà nascoste. About Elly è un film d’autore sul potere delle tradizioni, sulle dinamiche di gruppo e sulla posizione della donna in Iran, del giovane regista iraniano Asghar Fahradi, vincitore con questa pellicola dell’Orso d’Argento al 59° Festival di Berlino ed al Tribeca Film Festival. Attori bravissimi. Dialoghi molto curati.
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