QUASI AMICI di Olivier Nakache, 2012

QUASI AMICI di Olivier Nakache, 2012

Quasi amici è un film francese ispirato ad una storia vera, molto divertente ma anche commovente, che narra dell’insolito rapporto tra un paraplegico ed il suo badante; la pellicola, che ha avuto un enorme successo in Francia, ha incassato moltissimo anche nel nostro paese. Cast di altissimo livello, tra cui emerge una bravissimo Francois Cluzet. A questo film abbiniamo la raffinata marmellata di cipolle della nostra amica Claudia, in onore del personaggio protagonista la cui storia ci ha scaldato il cuore, perfetta da abbinare ai formaggi stagionati…non solo francesi!

INGREDIENTI: 7/8 cipolle bianche e dorate – 1 bicchiere di zucchero semolato bianco – 1 bicchiere di zucchero di canna – 1 noce di burro – 1 bicchiere di aceto di vino bianco

PROCEDIMENTO: Sbucciare e tagliare a spicchi le cipolle (il numero di cipolle dipende dalla loro grandezza: prendete tutte di grandezza media). Farle bollire in acqua x 10 minuti. Scolarle bene. Nel frattempo in una padella larga mettere a sciogliere lo zucchero senza farlo caramellare. Aggiungere le cipolle, un fiocco di burro e una volta amalgamato il tutto, aggiungere l’aceto a filo versandolo intorno alle cipolle sino ad esaurimento. Cuocere a fuoco basso girando spesso per 40 minuti, senza coprire… Mettere la marmellata dentro dei barattoli di vetro e sterilizzare seguendo le regole per le marmellate fatte in casa.. e buon appetito!

UN’OTTIMA ANNATA di Ridley Scott, 2006

UN’OTTIMA ANNATA di Ridley Scott, 2006

Insolita storia per un’accoppiata collaudata, quella tra il regista R. Scott e Russell Crowe, dopo il grande successo de Il Gladiatore. Un’ottima annata è una commedia romantica molto gradevole, e narra la storia tra Max (R. Crowe) e Fanny (una giovanissima Marion Cotillard), ambientata tra i vigneti della Provenza. A questo film, che ha il gusto ed il profumo di un buon bicchiere di vino d’annata, non potevamo che abbinarci una ciambella a base di formaggio e noci, fantastica come aperitivo.

INGREDIENTI: 1 barattolino da 125gr. di yogurt bianco magro – 3 barattolini (dello yogurt) pieni di parmigiano grattugiato – 3 barattolini (dello yogurt) pieni di farina 00 – 3 uova intere – ½ barattolino (dello yogurt) di olio – 2 etti di fontina – 1 e ½ di brie o di taleggio – 10/12 gherigli di noce – 1 bustina di lievito istantaneo per pizze e focacce – 1 cucchiaio da cucina di semini di papavero – noce moscata o pepe nero q.b..

PROCEDIMENTO: Fate scaldare il forno sopra e sotto a 180°, non termo-ventilato. In una coppa rovesciate il barattolo di yogurt da 125 gr, sciacquatelo ed usatelo come unità di misura: pertanto versate nella coppa con lo yogurt 3 barattolini di parmigiano e mescolate, le 3 uova una alla volta sempre mescolando, 3 barattolini di farina e ½ barattolino di olio, la bustina di lievito istantaneo per pizze e focacce, un pizzico di pepe o di noce moscata. Mescolate tutto ed aggiungete all’impasto la fontina tagliata a cubetti ed il brie sempre tagliato a cubetti (o del taleggio, che conferirà alla ciambella un sapore più deciso). Infine sminuzzateci 5/6 gherigli di noce. L’impasto così ottenuto, molto elastico al tatto, adagiatelo in una pentola con il buco nel centro, precedentemente imburrata o unta con poco olio. Sopra la superficie di questa ciambella di formaggio spolverateci il cucchiaio di semini di papavero ed infilzate i rimanenti gherigli di noce come decoro. Infornare in forno ben caldo per 20 minuti e togliere subito dopo, altrimenti si asciuga troppo ed invece deve risultare morbida ed umida. E’ buona fredda o tiepida e, se la avvolgete a della carta argentata, si conserva morbida un paio di giorni. Quando la servite, inserite nel buco centrale delle patatine fritte: contribuiranno a creare un aperitivo buono e bello.

PRIDE di Matthew Warchus, 2014

PRIDE di Matthew Warchus, 2014

(Festival di Cannes – Sezione Quinzaine des Réalisateurs)

LGSM è l’acronimo di Lesbian and Gay Support the Miners, nome che nel 1984 si diede uno sparuto gruppo di attivisti gay; Lesbiche e gay aiutano i minatori divenne anche il loro slogan, urlato per le strade di Londra, allo scopo di rastrellare fondi per i minatori del Galles che, proprio in quell’anno, avevano iniziato uno sciopero in massa per protestare contro lo smantellamento di molti siti estrattivi voluto dal governo di Margaret Thatcher. Il movimento, capitanato dal giovane attivista Mark Ashton che ebbe l’acume di ravvisare una certa – seppur incredibile – assonanza tra la lotta della comunità gay londinese e quella dei minatori, in quanto entrambi vittime dello stesso sistema, dovette ovviamente affrontare diffidenze, pruriginose intolleranze ed inevitabili pregiudizi anche da parte di alcuni gruppi degli stessi minatori, che rifiutavano l’idea di farsi sostenere avvicinando così le loro differenti forme di protesta. Tuttavia LGSM riuscì ugualmente nel suo intento, arrivando ad organizzare un grande concerto di beneficenza per la raccolta fondi, favorendo così anche l’incontro sociale tra queste due realtà così apparentemente distanti.

Pride di Matthew Warchus, vincitore quest’anno a Cannes della Queer Palm e in nomination ai Golden Globe 2015, è una piacevole commedia basata su questi fatti realmente accaduti, capace di narrare un’incredibile storia di solidarietà tra individui in lotta per difendere i propri diritti nell’Inghilterra degli anni ‘80, senza però essere un film di impegno politico. Girato nelle location dell’epoca e parlando di persone realmente esistite, il film seppur scivoli in facili cliché e in un pò di retorica, lasciando sicuramente più spazio al divertimento che all’analisi del periodo storico in cui si svolge l’intera vicenda, risulta tuttavia piacevole perché non ha la pretesa di essere “impegnato”. Pride è intriso di una certa piacevole leggerezza, con un tema centrale orientato più sull’amicizia che sulla denuncia, concetto perfettamente simboleggiato dalle immagini finali che ricostruiscono il Gay Pride del 1985 a Londra in cui, tra lo stupore generale, una moltitudine di minatori gallesi raggiunsero i loro sostenitori per aprire il corteo, a conferma che l’unione e la solidarietà tra individui, anche se molto diversi tra loro, renda forti.

 data di pubblicazione 17/12/2014


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RICETTE D’AMORE di Sandra Nettelbeck, 2001

RICETTE D’AMORE di Sandra Nettelbeck, 2001

Ricette d’amore, il film di esordio della regista tedesca Sandra Nettelbeck, è una vera chicca. Martha, cuoca professionista in un noto ristorante di Amburgo, conduce una vita di totale solitudine, scandita quasi esclusivamente dal suo lavoro che svolge in maniera ineccepibile, quasi maniacale (bellissime le immagini della meticolosità nei gesti mentre indossa il grembiule o quando entra nella cella frigorifera del ristorante per trovare qualche minuto di silenzio e privacy). L’incontro con due persone inaspettate e molto diverse da lei, travolgeranno la sua “normalità”: una di queste è un cuoco italiano (Sergio Castellitto) che piomba nella sua cucina portando disordine ma anche tanto colore/calore. Sarà proprio questo cuoco, con un semplice piatto di spaghetti, ad arrivare diretto al cuore di una persona speciale. Un piatto di spaghetti semplici ma molto raffinati è la nostra proposta, in onore alla Martha del film, donna piena di talento e dotata di tanto coraggio da riuscire a capovolgere tutta la sua vita. Ecco i nostri spaghettoni con pesto di pistacchi e bottarga.

INGREDIENTI:1 pacco di spaghettoni (possibilmente di gragnano) – bottarga di muggine da grattare (non quella in barattoli già grattugiata) – pesto di pistacchi (occorrente:150gr di pistacchi sgusciati- 40 gr di parmigiano- sale e pepe q.b.- olio d’oliva – pinoli q.b.).

PROCEDIMENTO: Preparare il pesto come fareste quello tradizionale con il basilico, tritando in un mortaio i pistacchi, i pinoli, il parmigiano, sale e pepe, olio di oliva; se non volete prepararlo, alcune drogherie molto fornite lo vendono già pronto in barattoli di vetro. Grattugiate a parte della bottarga ed affettatene a lamelle un’altra parte per decorare il piatto. I quantitativi dipendono dalle persone ed anche dal gusto: sicuramente la bottarga non dovrà coprire il gusto raffinato del pesto, che dovrà prevalere nel condimento della pasta. Dopo aver cotto la pasta ed averla condita in una coppa con il pesto di pistacchi, un po’ di acqua di cottura, un po’ di olio d’oliva a crudo e la bottarga grattugiata, disporre gli spaghetti al centro del piatto aiutandovi con un mestolo ed una forchetta per formare un nido, quindi adagiate sopra alcune lamelle di bottarga e irrorare con un filo d’olio d’oliva. E’ un piatto raffinato ma dal gusto deciso.

VIVIANE di Ronit e Shlomi Elkabetz, 2014

VIVIANE di Ronit e Shlomi Elkabetz, 2014

(Festival di Cannes – Quinzaine)

Le proces de Viviane Amsalem è il sottotitolo di Viviane, il film di Ronit e Shlomi Elkabetz, ovvero la sintesi di un vero e proprio processo lungo cinque anni che una donna subisce nell’aula di un tribunale di una non ben identificata località israeliana, per potersi separare da un marito che non ama più e da cui non è più amata.
I coniugi Amsalem, pur essendo sposati da molto tempo e con prole, non sono mai andati d’accordo: la convivenza è divenuta un inferno soprattutto per Viviane, che non intende più stare con suo marito Elisha a causa di un’incolmabile incompatibilità che da tre anni l’ha portata a lasciare il tetto coniugale e a vivere ospite del fratello in un piccolo monolocale situato nel giardino della sua casa; ma Elisha, al contrario, non vuole affatto che la moglie torni ad essere libera e soprattutto non vuole pronunciare davanti ai giudici del tribunale la frase da adesso sei permessa a qualunque uomo, decidendo di prendere tempo non presentandosi alle udienze e riuscendo così a trascinare la vicenda per molti anni tra continui testa a testa e tentennamenti.
La condizione di Viviane descritta nel film è quella di molte donne in attesa di divorzio nello stato di Israele, perché, secondo la legge rabbinica, la moglie può chiedere di divorziare ma non ha il diritto di farlo in quanto spetta esclusivamente all’uomo concedere la libertà alla “condannata”. Ronit Elkabetz, protagonista, sceneggiatrice ed anche regista del film assieme al fratello, disegna ed interpreta un personaggio di rara forza, paziente, con uno sguardo profondo ed intenso, disperatamente ostinata: i suoi splendidi capelli nero corvino che rifiuta di coprire con una parrucca, i vestiti che indossa alle udienze e soprattutto le scarpe sono magnificamente esplicative di ciò che sarà l’epilogo del suo destino più di tante parole, tutte quelle parole che per l’intera durata del film vengono versate in quella squallida ed asfittica aula di tribunale. Anche se per la tematica Viviane può essere accostato allo splendido film iraniano Una separazione, vincitore di un Oscar nel 2012, tuttavia la tenacia con cui questa donna supplica il marito di poter tornare a vivere, rivendicando la sua libertà contro una legge ingiusta, è talmente struggente e centrale da dare a questo film così piccolo, fatto però di poche cose così grandi, un respiro assolutamente originale e meraviglioso, entrando di diritto nella scarna lista dei film necessari da vedere e giustamente candidato da Israele per concorrere all’Oscar 2015 come migliore film straniero.


 data di pubblicazione 2/12/2014


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