da Maria Letizia Panerai | Set 16, 2015
L’appartamento spagnolo del francese Cèdric Klapisch, cui farà seguito Bambole russe nel 2005, è una commedia leggera, di quelle di facile visione. Il film racconta la storia di alcuni studenti dell’Erasmus, partendo dalle vicende del giovane Xavier (un giovanissimo ma già bravo Romain Duris) che pur desiderando di diventare scrittore, accetta di andare a vivere Barcellona per acquisire una particolare specializzazione finalizzata all’ottenimento di un posto al Ministero delle Finanze a Parigi. Xavier, lontano dalla fidanzata Martine (Audrey Tautou, già famosa per aver interpretato Amèlie) e dalla sua vita, si trova a dover dividere “l’appartamento spagnolo” con altri studenti europei (una belga, un tedesco, una inglese, un danese, un italiano e una spagnola), con i quali dovrà affrontare non solo problemi linguistici ma anche di convivenza e di vita. Il ritmo incalzante e divertente con cui questa commedia racconta le storie del protagonista e dei suoi “coinquilini” e soprattutto la città di Barcellona che fa da sfondo alle loro vicende, non potevano che suggerirci un piatto tipico spagnolo: la “paella de mariscos”.
INGREDIENTI (x 4 persone): 400gr di riso (Arborio o Carnaroli) – 1 cipolla – 1 spicchio d’aglio – 1 piccolo peperone rosso – 1 piccolo peperone verde – 1 cucchiaio colmo di paprica dolce – 3 calamari medi o seppioline – 4 scampi – 8 gamberi – ½ kg di cozze – ½ kg di vongole veraci – 1,2 lt di fumetto di pesce – olio extra vergine d’oliva e sale q.b.. – 2 bustine di zafferano – 200 ml di passata di pomodoro.
PROCEDIMENTO: Facciamo aprire cozze e vongole; non appena saranno aperte toglietele subito dal fuoco e raccogliete la loro acqua, filtratela ed aggiungetela al brodo di pesce: il liquido così ottenuto in totale non dovrà superare 1,2 lt circa. Prepariamo quindi il trito di cipolla ed aglio che dovrà soffriggere nella medesima “paella” (possibilmente di ferro o anche antiaderente, ma che non abbia manici di bachelite o altro materiale che ne impedisca poi la messa nel forno), dove poi aggiungeremo via via tutti gli ingredienti che completeranno la confezione del piatto. Aggiungiamo ai pezzettini di cipolla ed aglio, 4/5 cucchiai abbondanti di olio extravergine di oliva e mettiamo il trito sul fuoco per farlo imbiondire appena; quindi aggiungiamo i calamari e/o le seppioline tagliati ad anelli, dopo qualche minuto aggiungiamo anche i peperoni che abbiamo precedentemente tagliato a pezzettini regolari. Rimestiamo il tutto regolarmente e facciamo cuocere lentamente a fiamma bassa e con pazienza, sino a quando le verdure non saranno completamente morbide e amalgamate tra loro: è un risultato che solo il nostro occhio potrà dire di aver raggiunto! Aggiungiamo quindi la paprika dolce, lo zafferano (2 bustine) ed altri due cucchiai di olio extravergine di oliva per mantenere il condimento alto, portando il tutto a temperatura; quindi versiamo il riso e con molta cautela facciamolo tostare per alcuni minuti rimestandolo bene con una spatola di legno. Quindi è il momento di aggiungere la passata di pomodoro ed infine il brodo ben caldo di pesce che avevamo preparato in precedenza. Non appena cominciano ad affiorare le prime bollicine, sistemiamo cozze e vongole aperte dentro al riso in modo che rimangano umide e decoriamo con gamberi e scampi. Mettiamo quindi in forno (già preriscaldato) a 180/200° tutta la paella con il suo prezioso carico di bontà per venti minuti senza mai mescolare. Appena sfornata la paella va fatta riposare 5/10 minuti coperta (alcuni dicono avvolta in un canovaccio di cotone) e quindi servita, sperando che si sia creata quella meravigliosa crosticina sul fondo!
da Maria Letizia Panerai | Set 10, 2015
Riccardo Scamarcio e Daniela Ramirez interpretano in modo molto intenso i ruoli di Marco e Martina, genitori in crisi del piccolo Mateo, nel lungometraggio di Vincenzo Marra che ha inaugurato le Giornate degli autori a Venezia. Il film ha alla base una storia semplice ma profondamente radicata nel tessuto contemporaneo. Martina, di origini cilene e grafico pubblicitario, sceglie di trasferirsi a Bari per seguire Marco che lavora come avvocato; ma dopo la nascita del figlio inizia a sentire, anno dopo anno, il bisogno sempre più forte di “tornare a casa”, desiderio che diviene incalzante allorquando alla crisi personale con Marco si aggiunge anche quella economica del paese che la ospita, che paradossalmente le offre ora minori possibilità del suo paese d’origine: Marco, qui non c’è futuro. Martina, il futuro ce lo facciamo noi, giorno per giorno. Ma tra di loro c’è Mateo che diviene, da figlio profondamente amato da entrambi, il figlio conteso, un bambino figlio della globalizzazione come lo definisce il regista.
Marra, se da un lato cuce addosso ai protagonisti una storia personale che a tratti cattura lo spettatore, dall’altro lato ne distoglie l’attenzione operando una scollatura alquanto inverosimile tra il percorso interiore dei protagonisti ed i loro ruoli nel tessuto sociale in cui si muovono: Marco ad esempio sembrerebbe non conoscere la città natale della compagna con cui convive da otto anni né alcun familiare di lei, né sembra troppo preoccuparsi di alcun aspetto legale circa la tutela di minori da parte di genitori non coniugati, anzi, pur essendo un avvocato ambizioso ed intraprendente, sembra essere completamente digiuno di tutte le implicazioni legali che possano scaturire da una separazione da Martina. È dunque palese che il regista voglia concentrarsi esclusivamente sulla psicologia di questo padre a cui viene sottratto il figlio, sulla sua vita che si ferma all’improvviso, scavando nel suo dolore e nella sua incredulità, non spiegando troppe cose e lasciandone alcune in sospeso, allo scopo proprio di catturare l’attimo dello sconcerto e del disorientamento.
data di pubblicazione 10/09/2015
da Maria Letizia Panerai | Set 4, 2015
L’ultimo Gangster di Boston non poteva che essere interpretato dal trasformista per eccellenza, Johnny Depp. Attesissimo al Lido come la vera guest star di questa edizione del Festival meneghino, ci regala un’interpretazione di alto livello all’interno di una pellicola che rispecchia tutti i clichè per ottenere un ottimo risultato al botteghino e, per questo, anche intrisa di una serie di luoghi comuni che la rendono assolutamente prevedibile. Black Mass, basato sulla biografia del gangster James “Whitey” Bulger (attualmente 86enne che sta scontando due ergastoli), è il classico lungometraggio sul malavitoso dal cuore tenero, tutto crimine e famiglia, con un amico di infanzia agente speciale nell’FBI che lo fa agire indisturbato per aver condiviso con lui la strada e l’orgoglio da immigrato irlandese, tutto in cambio di informazioni sulle famiglie mafiose italo-americane che si spartiscono il territorio, ed un fratello maggiore senatore del Massachusetts.
Depp, che ci aveva già abituati a ruoli simili nei panni di Dillinger in Nemico Pubblico del 2009, questa volta fonde insieme trasformismo e recitazione conferendo al suo personaggio un certo spessore, all’interno di un film che non brilla certo di originalità, e durante la conferenza stampa dichiara di aver sempre ammirato la capacità di trasformarsi in attori del passato come Marlon Brando, volendo anche lui divenire un caratterista allo scopo di sorprendere il pubblico senza annoiarlo, sfida pericolosa per un attore ma importante.
data di pubblicazione 05/09/2015
da Maria Letizia Panerai | Set 3, 2015
Inaugura la Sezione Orizzonti della 72^ Mostra di Venezia il film di Rodrigo Plà. Una donna, con un figlio adolescente e un marito gravemente malato, si trova a dover lottare contro il “mostro dalle mille teste” rappresentato dalla burocrazia e dalla corruzione, sintomi di una società altrettanto malata e basata su regole violente che non possono che scatenare a loro volta violenza. Sonia Bonet, dopo l’ennesima quasi fatale crisi del marito malato di cancro, tenta di mettersi in contatto con il Professore che lo tiene in cura; ma questi non vuole riceverlo prima dell’appuntamento già fissato di lì a un mese. La donna insiste e tenta di avere subito un incontro, ma scopre che il professore si fa negare e quindi decide di affrontarlo. Il medico in realtà non vuole più prescrivere al marito della donna dei farmaci che, seppur in grado di alleviarne le sofferenze, essendo molto costosi non sono coperti dalla loro polizza sanitaria; si scoprirà anche che il grande gruppo assicurativo di cui fa parte il medico ha tra i propri regolamenti interni, assolutamente top secret, il riconoscimento di bonus a quei professionisti che riescono a raggiungere una certa percentuale di pratiche di rifiuto nel prescrivere cure a persone del ceto medio che non possono permettersi di pagare premi assicurativi molto elevati.
Il film, girato in modo molto interessante mostrando ogni scena dal diverso punto di vista dei vari protagonisti con l’accompagnamento di commenti musicali che fanno presagire l’arrivo imminente di una tragedia, è un’immagine spietata della nostra società contemporanea che non ha più nulla di umano, al punto da porci violentemente di fronte alle regole di un sistema cieco che riduce gli esseri umani a belve feroci, anche se per urlare al mondo i propri diritti. Solo l’abbraccio di un’infermiera e la comprensione di un poliziotto ci richiamano ad uno scenario di “normalità”…
data di pubblicazione 03/09/2015
da Maria Letizia Panerai | Lug 10, 2015
Film francese ispirato alla vita di Danièle Mazet-Delpeuch, che fu la cuoca personale del Presidente Francois Mitterand dal 1988 al 1990, La cuoca del Presidente non ha riscosso molto successo di pubblico, seppur si sia avvalso dell’interpretazione di un’attrice come Catherine Frot nelle parte della protagonista, Hortense Laborie. Di genere molto affine alla commedia romantica, il film narra della difficile vita a Palazzo di questa donna talentuosa dal carattere forte che, seppur riuscendo a poco a poco a sedurre con la propria cucina il Presidente, dovette tuttavia superare le inevitabili gelosie degli chef che operavano nella cucina centrale dell’Eliseo. Ma il vero protagonista di questo film è il cibo, di cui oltre alle splendide immagini, a tratti sembra di sentirne anche i profumi e le innumerevoli ricette, i metodi di cottura, i condimenti e gli utensili da cucina prendono decisamente il sopravvento sull’aspetto biografico della storia.
Considerata la raffinatezza delle ricette descritte minuziosamente nel film, non potevamo che abbinare a questa pellicola una “non usuale” parmigiana di zucchine, dal gusto insolito e molto raffinato, che consigliamo di provare.
INGREDIENTI: – 2kg di zucchine – 1lt di besciamella – tanto basilico – 3 etti di parmigiano grattugiato – 1/2kg di mozzarella di bufala affumicata – olio di arachidi per friggere – noce moscata q.b..
PROCEDIMENTO: tagliare longitudinalmente le zucchine e friggerle in olio di arachidi ben caldo, metterle a scolare in un colino a trama larga e poi su di un piatto con carta assorbente, avendo cura di cambiarla un paio di volte in modo da assorbire tutto l’olio in eccesso. Preparare quindi un litro di latte a besciamella cercando di farla venire densa, aggiungendo sul finale una generosa grattata di noce moscata. Tagliare la mozzarella di bufala affumicata fresca a cubetti, quindi cominciare a fare gli strati di zucchine, besciamella, mozzarella, foglie di basilico fresco e parmigiano. Terminare con strato di zucchine, besciamella e parmigiano.
Infornare a 180° per 20/30 minuti. Tirare fuori e far riposare; si consiglia di consumarla tiepida. E’ squisita e molto, ma molto raffinata.
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