FINALMENTE L’ALBA di Saverio Costanzo, 2024

FINALMENTE L’ALBA di Saverio Costanzo, 2024

Presentato in Concorso all’ultima Mostra del Cinema di Venezia, Finalmente l’alba di Saverio Costanzo parte da un fatto di cronaca avvenuto nel 1953 per raccontare il cinema di quegli anni. All’epoca la spettacolarizzazione mediatica di un delitto spostò l’attenzione più sugli ambienti in cui si consumò che sulla vittima. Il regista descrive minuziosamente quella Roma bene che si affacciava nell’immediato dopoguerra alla dolce vita e la difficoltà secolare delle donne per affermarsi in certi ambiti lavorativi.

 

È affascinante come il regista riesce a gestire, in maniera assolutamente assolutoria per la vittima e a così tanti anni di distanza, la vicenda dell’omicidio di Wilma Montesi avvenuto nel 1953. Il cadavere della giovane venne ritrovato sul litorale romano e la foto che la ritraeva riversa sulla spiaggia a gambe divaricate con le calze scese, fu pubblicata da tutti i giornali come immagine che accompagnava la descrizione delle sue aspirazioni di attrice. La morbosità mediatica fece così il suo giro. “La stampa speculò sulla vicenda, che coinvolgerà personalità della politica e dello spettacolo, e nel pubblico nacque un’ossessione che presto diventò indifferenza. La vittima scomparve dalle cronache per fare posto alla passerella dei suoi carnefici”. Il reato cadde poi in prescrizione senza colpevoli.

Costanzo riabilita la vittima inventando una storia parallela, ambientata nello stesso anno, avvalendosi di una giovane attrice (Rebecca Antonaci) al suo primo ruolo da protagonista che rappresenta l’immagine di una ragazza ingenua degli anni ’50. Nata in una famiglia umile e promessa sposa ad un poliziotto napoletano, in una lunga notte Mimosa ripercorre le ultime ore di Wilma Montesi in una sorta di ricostruzione comparata. Dopo essere stata selezionata per un provino a Cinecittà come comparsa in un film ambientato nell’antico Egitto, Mimosa alla fine delle riprese verrà invitata dall’attrice protagonista ad unirsi a loro per andare a cena. Ma la serata si trasformerà in qualcosa di molto diverso. Sarà infinita la notte per Mimosa in compagnia degli attori americani del film, di produttori, politici e faccendieri di ogni tipo. E Rufus Priori (un bravissimo W. Defoe che recita in italiano) traghetterà la ragazza in questa sorta di percorso di vita necessario per passare dall’ingenuità all’età adulta.

Un progetto ambizioso quello di Costanzo che tuttavia non regge per tutta la durata del film, con una seconda parte un po’ troppo lunga ed una scena finale che lascia perplessi. Tuttavia il film, a partire dal titolo ironico e salvifico al tempo stesso, riesce a puntare il dito sui veri carnefici e a ridonare alla vittima la giusta centralità.

data di pubblicazione:13/02/2024


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IL COLORE VIOLA di Blitz Bazawule, 2024

IL COLORE VIOLA di Blitz Bazawule, 2024

“È la speranza che ci rende liberi”. Esce nelle sale Il colore viola adattamento cinematografico del musical che ha debuttato a Broadway nel 2005. La pellicola, tratta dall’omonimo romanzo premio Pulitzer di Alice Walker che racconta la storia di una donna nera nel sud post-schiavista, ha per tema principale la redenzione ed il perdono.

1909. Costa della Georgia. Orfana di madre e sorella maggiore di Nettie, Celie è appena adolescente quando partorisce il suo secondogenito Adam frutto assieme ad Olivia degli abusi sessuali di suo padre Alfonso. Questi, dopo averle portato via entrambi i figli alla nascita, la costringe a sposare Albert, un contadino violento ed alcolizzato, vedovo e con tre figli a carico. Ma nella casa coniugale non c’è posto anche per Nettie e le sorelle verranno brutalmente separate. Dopo tanti anni di solitudine e soprusi un giorno il destino di Celie s’incrocia con quello dell’esuberante ed emancipata Sofia e della cantante jazz Shug Avery, che avranno un ruolo determinante nella sua vita. Da allora tutte le sue sofferenze cominceranno a rappresentare un calvario necessario per raggiungere la rinascita che avrà il sapore della pace e del perdono.

La violenza, le molestie, il razzismo e la differenza di genere sono argomenti suggeriti più che mostrati in questa rivisitazione di Blitz Bazawule al contrario di quanto accadde nella versione di Steven Spielberg del 1985. Ricco di luci e colori, vibrante di speranza, il film ripercorre le vicende delle protagoniste con un linguaggio tutto nuovo la cui estrema tragicità è edulcorata dalla musica. Entusiasmanti sono le scene di ballo e da brividi quelle cantate. Le interpreti femminili Fantasia Barrino, Danielle Brooks e Taraji P. Henson sono tutte degne di nota. Spielberg e Quincy Jones tornano come produttori affiancati da Scott Sanders e Oprah Winfrey, che fu candidata all’Oscar per il ruolo di Sofia nel film del 1985. Ritroviamo anche Whoopi Golberg, Golden Globe e candidata all’Oscar con Spielberg per il ruolo di Celie, qui nel cameo dell’ostetrica che fa nascere Adam. Il film è un’operazione grandiosa e per chi ama il Musical con la M maiuscola è imperdibile. Distribuito da Warner Bros.Pictures.

data di pubblicazione:07/02/2024


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DIECI MINUTI di Maria Sole Tognazzi, 2024

DIECI MINUTI di Maria Sole Tognazzi, 2024

“Lo sa cos’è la forza più grande dell’essere umano? La debolezza”. Maria Sole Tognazzi si cimenta nuovamente, dopo Viaggio sola e Io e lei, in un film tutto al femminile attingendo questa volta dal romanzo Per dieci minuti di Chiara Gamberale.

 

Bianca (Barbara Ronchi) viene lasciata dal marito dopo 18 anni di matrimonio. L’elemento sorpresa fa precipitare la donna in un profondo stato depressivo. Com’è potuto succedere che non si sia mai accorta dell’infelicità di Niccolò e del suo progressivo allontanamento? L’abbandono sembra essere la causa del suo stato e del suo tentato suicidio, ma le sedute con una psicologa comportamentale (Margherita Buy) fanno emergere un vuoto, una rottura interiore di tutt’altra natura. L’esercizio che la Dottoressa Braibanti propone a Bianca consiste nell’addentrarsi ogni giorno per 10 minuti in un territorio a lei sconosciuto, provando a cimentarsi in cose mai tentate prima abbandonando per quel tempo limitato la prudenza con cui ha da sempre maneggiato la sua vita. Da quel percorso terapeutico emergerà l’origine di quella crisi esistenziale che l’ha portata alla ricerca costante di protezione, anteponendo su tutto le proprie debolezze ed insicurezze.

Dieci minuti è una pellicola interessante e, rispetto al romanzo da cui è liberamente tratta, aggiunge alla ricerca della leggerezza elementi nuovi atti ad alleviare il dolore esistenziale della protagonista. Uno di questi è sicuramente Jasmine (Fotinì Peluso, bravissima), sorellastra di Bianca, coraggiosa e libera, l’emblema di ciò che ogni donna vorrebbe essere. Si potrebbe pensare ad un passaggio autobiografico inserito dalla regista, sicuramente vincente ai fini della narrazione. La sceneggiatura scritta a quattro mani con Francesca Archibugi tratta l’intera vicenda di Bianca in maniera apparentemente non consequenziale, conferendo all’intera pellicola un valore in più.

Le interpreti sono tutte molto brave e la Ronchi, dopo Fai bei sogni, torna a vestire un ruolo femminile estremamente drammatico, inserendo tuttavia in Bianca qua e là guizzi di goffa comicità.

data di pubblicazione:29/01/2024


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LA PETITE di Guillaume Nicloux, 2024

LA PETITE di Guillaume Nicloux, 2024

Il regista, sceneggiatore e attore francese Guillaume Nicloux ci parla in questo film di maternità surrogata, e di come un padre in lutto per la perdita di un figlio riesca ad instaurare un legame con la madre della sua futura nipote.

 

Fabrice Luchini ci regala un’altra delle sue magnifiche interpretazioni vestendo i panni di Joseph, un restauratore di mobili antichi che vive a Bordeaux in una casa con annesso laboratorio. Un giorno riceve la notizia della morte del figlio Emanuel deceduto in un incidente aereo assieme al suo compagno Joaquin. Nonostante il forte dolore Joseph, contrariamente ai consuoceri che reagiscono intentando una causa contro la compagnia aerea, decide di elaborare il lutto cercando di mettersi disperatamente in contatto con la donna che si era offerta di fare da madre surrogata alla coppia. Frequentatore di aste per ovvi motivi di lavoro, assertore dell’importanza della “bellezza soprattutto nei primi momenti di vita”, l’uomo decide come prima cosa di acquistare una culla dove con molta probabilità hanno dormito i figli di Klimt da neonati. Dopo, scoperto nel pc di Emanuel il nome della donna, Joseph inizierà non solo il suo viaggio verso Gant dove parrebbe vivere la giovane madre, ma anche l’avvicinamento verso quell’ unico legame reale che gli rimane con suo figlio.

Il film è sicuramente una riflessione sul fenomeno della maternità surrogata che viene intelligentemente affrontato dietro il paravento dell’elaborazione di un lutto. Sostituire la vita di un figlio trentenne con la vita di una neonata sembra essere l’unica strada percorribile per Joseph per colmare quel terribile vuoto, appianando anche i dissapori e le liti che hanno segnato le loro vite. Tuttavia, nonostante l’interpretazione vincente di Luchini, il film non lascia una forte traccia di se’. Il tema dell’utero in affitto da parte di una coppia gay fa solo da sfondo alla spasmodica ricerca attuata da Joseph della madre surrogata, autorizzandoci a pensare che la pellicola sia stata pensata prevalentemente per far risplendere il suo interprete principale. E così un impianto originale iniziale diviene nel prosieguo una storia un po’ scontata ed anche a tratti noiosa, che vanifica il vincente esordio lasciando nello spettatore un senso di incompiutezza.

data di pubblicazione:24/01/2024


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FERRARI di Michael Mann, 2023

FERRARI di Michael Mann, 2023

Presentato in occasione dell’ultima Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia, Ferrari di Michael Mann, con Adam Driver e Penélope Cruz, è un affresco della vita familiare del famoso imprenditore modenese in un periodo in cui si rendeva necessario, per evitare il fallimento, un decisivo cambio di rotta dell’azienda che dieci anni prima, lui e la moglie, avevano creato dal nulla.

 Michael Mann, sullo sfondo dei preparativi della Mille Miglia, porta sul grande schermo la storia personale ed intima del grande imprenditore e dirigente sportivo modenese, che fondò l’omonima casa automobilistica. Ex pilota, Enzo Ferrari costruì inizialmente con sua moglie Laura un vero e proprio impero, destinato ad entrare nella leggenda. Il film è ambientato nell’estate del 1957 dietro i fasti della Formula 1 e l’organizzazione della lunga e pericolosa corsa che attraversava l’Italia chiamata Mille Miglia. Ma in quel periodo il commendatore attraversava una profonda crisi personale a causa la fine del suo matrimonio iniziata dopo la prematura morte del loro unico figlio Dino avvenuta nel 1956 a soli 24 anni per distrofia, e dopo l’ufficializzazione di averne avuto un altro, Piero, da Lina Lardi (Shailene Woodley).

Il film è molto coinvolgente per quanto concerne i preparativi della gara, in cui le due aziende principali, Ferrari e Maserati, seppur per differenti ragioni, stanno affrontando il fallimento da cui si risolleveranno solo all’inizio degli anni ’60. Il rombo delle auto d’epoca è quello originale come le vetture stesse, e su una di queste un “biondo” Patrick Dempsey, che interpreta Piero Taruffi, taglierà il traguardo della Mille Miglia. Il regista è stato molto bravo anche nel far percepire il rischio che i piloti correvano sin da quei tempi e, chi è un appassionato di motori, potrà sicuramente cogliere quell’emozionante stato di euforia che fa vincere ai piloti il timore che qualcosa possa non andare per il verso giusto, vivendo molto intensamente proprio quel preciso istante perché la vita stessa dipende da esso.

Ma Ferrari, almeno nelle intenzioni del regista, non è un film destinato esclusivamente ad appassionati della materia, seppur la figura del commendatore non possa prescindere da ciò a cui ha dedicato tutta la sua lunga esistenza. Lo stesso Mann, in conferenza stampa a Venezia, lo ha definito un film intimo, sull’uomo, devastato dal dolore e bisognoso di un rifugio familiare che non riesce più a trovare nella sua casa. Il risultato però è una storia a tratti melodrammatica, di una persona provata, indurita, in un momento in cui i conflitti della sua vita personale collidono con quelli della sua vita professionale, che contrariamente alla intenzioni del regista risulta essere la parte più interessante del film. Adam Driver ha una presenza scenica notevole ed incarna il commendatore in maniera convincente. Risulta anche centrata Daniela Piperno, l’unica attrice italiana del cast, nel ruolo della madre di Ferrari, donna cattiva ma anche profondamente ironica, personaggio che riesce senza troppa difficoltà ad offuscare una scontata e deludente Penélope Cruz.

La pellicola, un po’ troppo americana per trattare una vicenda così tanto italiana, è tratta dal romanzo di Brock W. Yates Enzo Ferrari: The man, The Cars, The Races, The Machine.

data di pubblicazione:18/12/2023


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