da Maria Letizia Panerai | Ott 18, 2015
Federico vive prigioniero nella sua decadente casa oltre che nel suo corpo obeso, corpo che gli impedisce ogni più elementare movimento, ma che soprattutto gli impedisce di socializzare, costringendolo ad una solitudine forzata. Sua sorella, pur di proteggerlo, vorrebbe che Fede non guardasse mai al di fuori della propria finestra non essendo in grado da solo di varcare la porta di casa a causa della pesante mole che è costretto a trascinarsi dietro; e quindi, durante la settimana, fa visite al fratello in compagnia del marito Ramon. Ma un bel giorno Ramon mostra la sua nuova macchinetta fotografica digitale a Federico, facendo nascere nell’uomo un desiderio, forse l’unico dopo tanti anni di solitudine: quello di averne una anche lui, perché averla vuol dire uscire di casa per fotografare ma, soprattutto, desiderare di farlo. Questo oggetto del desiderio, così normale ma così difficile da ottenere per un uomo come Federico che dovrà trascinarsi fuori per poterlo acquistare, accorcerà le distanze tra il suo handicap ed il mondo esterno, consoliderà una amicizia tutta al maschile, e permetterà all’uomo di avere un contatto anche con il proprio corpo perché, fotografandosi i piedi, potrà finalmente vederli. Distancias cortas è un film sulla ribellione, ma quella sana, che nasce dall’amore e dall’amicizia, che ti porta a vivere nonostante le difficoltà.
data di pubblicazione 18/10/2015
da Maria Letizia Panerai | Ott 4, 2015
La psicologa Susanna (Monica Guerritore) e suo marito Alfredo (Antonio Catania), cinquantenni colti, aperti, senza pregiudizi e molto protesi verso gli altri, vivono e lavorano a Roma, lui come architetto e lei come responsabile di un consultorio per donne in difficoltà che subiscono violenze e soprusi; il loro unico figlio (Elio Germano) studia a Londra ed è fidanzato con Flaminia (Myriam Catania), “pariolina” ricca e viziata. Susanna è sicuramente quel genere di persona che identifica nel lavoro i propri ideali non riuscendo a rimanere inerme di fronte a qualsiasi forma di maltrattamento, e per questa sua “ossessione” viene sovente presa in giro da una coppia di amici (Iaia Forte e Giorgio Gobbi), proprietari di un casale in Umbria vicino a quello dove lei ed Alfredo amano trascorrere da sempre i week-end e le vacanze estive. Ma un giorno d’estate, dal finestrino della sua auto, Susanna scorge lungo la strada che la riporta in villa un uomo che picchia una giovane donna: decide istintivamente di voler proteggere la ragazza coinvolgendo il marito, suo vecchio compagno di lotte sociali sin dai tempi del liceo, che inizialmente si mostra contrario.
Il film La bella gente è del 2009, ma è uscito nelle nostre sale solo alla fine del mese di agosto di quest’anno, dopo che il regista De Matteo ci aveva già conquistati con le sue due pellicole successive: Gli equilibristi nel 2012 e I nostri ragazzi presentato a Venezia nel 2014 (Giornate degli Autori). C’è sempre una famiglia, spesso apparentemente felice, con le sue dinamiche e con problemi a volte giganteschi, al centro delle analisi del regista, funzionali per denunciare pecche che si inseriscono in maniera più ampia nel tessuto sociale contemporaneo. De Matteo nei suoi film non giudica mai ma si limita ad esporre dei fatti, lasciando libero lo spettatore di trarre le proprie conclusioni. Ed anche in questo film di “esordio al contrario”, come potremmo definire La bella gente, nel mirino c’è una certa borghesia di sinistra che quando si confronta con la realtà non sempre riesce a tenere alti i propri ideali, trasformandoli all’improvviso in semplice e volgare buonismo, ma che soprattutto mostra un forte attaccamento a quegli agi raggiunti ed ipocritamente condivisibili, che diventano di nuovo fortemente privati quando qualcuno, che non appartiene ad una ben definita e ristretta cerchia di persone, mostra di volerne un pezzetto minandone l’integrità. A quel punto basta chiudere le porte del proprio casale in una fresca serata estiva e tornare ognuno al proprio posto, facendo finta che nulla sia successo e cullando la stolta illusione di aver fatto la cosa giusta, continuando al contrario a coltivare inconsciamente le proprie debolezze e fragilità.
data di pubblicazione 04/10/2015
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da Maria Letizia Panerai | Set 29, 2015
In questo mese di settembre si è svolta, in Piazza dell’Orologio, la presentazione della nuova stagione del Teatro dell’Orologio, intitolata Cambiamento Reale. Questo nome sta ad indicarela creazione di una nuova stagione teatrale a misura per qualsiasi spettatore, rafforzando quel fil rouge che lega questo teatro al fruitore finale, lo spettatore appunto, grazie ad un’idea contemporanea di teatro decisamente più accessibile a chiunque voglia accostarsi ad esso.
La nuova stagione dell’Orologio, che prevede la presenza di 35 giovani compagnie, programmerà in totale 49 spettacoli tra cui 5 eventi speciali e, come novità assoluta, 5 percorsi monografici. Ad aprire la stagione sarà proprio il percorso monografico di Proxima Res (6/25 ottobre), collettivo artistico milanese che si occupa di formazione e di produzione; a seguire Hitchcock. A love story, Emigranti di Giancarlo Fares, dal 3 all’8 novembre Viaggio verso Itaca della compagnia tutta al femminile Kinesisart diretta da Selene Gandini. Subito dopo la compagnia milanese Teatro Scientifico propone “La bambola” e “La putana”, due atti unici dello psichiatra veronese Vittorino Andreoli, e Orfeo ed Euridice di Cèsar Brie (17/22 novembre); per poi concludere con la Compagnia Tedacà e Compagnia Dei Demoni che ci racconta la storia del cinema in 60 minuti grazie allo spettacolo L’invenzione senza futuro.
Da non perdere è il debutto del nuovo lavoro di Filippo Gili, Antigone, interpretato da Vanessa Scalera, Piergiorgio Bellocchio e Barbara Ronchi. Dal 1 al 6 dicembre vanno in scena L’ăge mŭr nié – Lettere di Camille Claudel, tratto dal materiale epistolare della scultrice francese durante l’internamento in un ospedale psichiatrico, e Leonardodicaprio di Riccardo Festa, insieme a Michele Cesari. Si rimane ancora nel territorio del cinema con Carnage. Il dio del massacro, tratto dal capolavoro di Yasmina Reza portato sugli schermi nel 2011 da Roman Polanski, che ci restituisce uno spaccato delle nevrosi della società borghese. Segue Kamikaze Number Five di Giuseppe Matassa che chiude la programmazione del 2015.
Tra gennaio e febbraio, DoppioSenso Unico riapre la stagione con la Trilogia Niente di nuovo sotto il suolo; da non perdere, a seguire, Trilogia di Mezzanotte di Filippo Gili diretta da Francesco Frangipane, Cock per la regia di Silvio Peroni con Sara Putignano, Fabrizio Falco, Jacopo Venturiero ed Enrico Di Troia, concentrato sul tema della consapevolezza sessuale, e la Trilogia del gioco dei Maniaci d’Amore.
Due donne sole è il nuovo lavoro curato di Sara Bertelà: due atti unici tratti dall’opera di Alan Bennett che parlano della consapevolezza delle donne e della loro voglia di cambiare (9/14 febbraio); segue la compagnia CapoTrave con Piero della Francesca. Il punto e la luce, testo di Lucia Franchi e Luca Ricci (16/21 febbraio), e Lourdes, di CapoTrave e Andrea Cosentino (18/28 febbraio).
Nel mese di marzo Siamo tutti buoni, debutto in prima nazionale della compagnia Readarto Officine Artistiche e contemporaneamente W l’Amor-te; mentre dal 8 al 13 marzo Love Bombing, testo di Giuseppe Miale di Mauro, una produzione di Nest – Napoli Est Teatro che da sempre unisce forze artistiche a coscienza civile per un teatro di qualità che sia impegno, comunicazione e crescita culturale.
Dal 15 al 20 marzo per il decimo anno si rappresenterà In punta di piedi, della compagnia Biancofango scritto da Francesca Macrì e Andrea Trapani e interpretato da quest’ultimo, primo capitolo della Trilogia dell’Inettitudine; mentre Vuccirìa Teatro debutta con il nuovo lavoro Yesus Christo Vogue, testo del giovane drammaturgo Joele Anastasi (16/26 marzo).
Una rilettura noir del capolavoro di Carlo Collodi è alla base del lavoro di Andrea Carvelli e Matteo Cusato: Pinocchio vol.1 Redux in scena dal 21 al 25 marzo; a seguire Viaggio a Macondo di Gianni Clementi, diretto da Paolo Triestino e interpretato da Carlo Greco, indagine sulla solitudine, e sulla possibilità di trasformarsi in follia (29 marzo/10 aprile).
La compagnia BluTeatro torna su David Foster Wallace, mentre Daniele Timpano ed Elvira Frosini si cimentano su un testo scritto appositamente per loro da Fabio Massimo Franceschelli, dal titolo Carne; ed ancora il progetto di Mauro Santopietro, Padre Figlio e Sotto Spirito andrà in scena dal 19 al 24 aprile. La stagione si chiude con gli spettacoli Fatelo a pezzi per i suoi brutti versi, scritto e interpretato da Paolo Mazzarelli, e Dark Vanilla Jungle, ultimo lavoro di Carlo Emilio Lerici sul testo di Philip Ridley, interpretato da Monica Belardinelli (26 aprile/8 maggio).
Un’altra novità assoluta è la stagione Teatro Ragazzi, ideata e realizzata in collaborazione con la Compagnia Readarto Officine Artistiche. Infine, per la sezione eventi speciali, in collaborazione con Unicef Italia il Teatro dell’Orologio ospiterà un progetto della campagna Bambini in pericolo, in collaborazione con Associazione Buona Cultura; andranno inoltre in scena Sterili, di Maria Teresa Berardelli, Due Fratelli di Fausto Paravidino, Homicide House di Emanuele Aldrovandi, ed infine Eden – connect the dots, festival di danza contemporanea ideato e realizzato da Gianluca Cheli e Gianni Parrella.
Infine a maggio ci sarà il Festival Inventaria, ideato e diretto da DoveComeQuando, mentre l’ultimo evento speciale è Dominio Pubblico – Under 25, progetto del Teatro dell’Orologio e del Teatro Argot Studio.
Che dire: ce n’è davvero per tutti i gusti!
data di pubblicazione 29/09/2015
da Maria Letizia Panerai | Set 16, 2015
Con un cast di tutto rispetto, Shall we dance? è una commedia americana molto gradevole, di quelle da rivedere con piacere. Chi non ricorda l’arrivo del bel Richard in smoking, con una rosa rossa dal gambo lungo tra le mani, sulla scala mobile di un centro commerciale, per donarla alla moglie che lavora nell’allestimento del settore biancheria e profumi? Ed il sensualissimo tango Gere-Lopez sulle note di Santa Maria del Buen Ayre dei Gotan Project? Richard Gere è John Clark, un avvocato di Chicago che, per rompere la monotonia di un’esistenza che da troppi anni si ripete sempre uguale e senza scossoni, si iscrive ad un corso di ballo da sala di nascosto della moglie Beverly (Susan Sarandon), condividendo segretamente questa passione con un collega (Stanley Tucci) che, dietro un’apparenza insignificante, cela un insospettabile talento per le danze latino-americane! Quando la moglie di John comincia a notare dei cambiamenti nel marito, assolda un investigatore (Richard Jenkins) sciatto ed improbabile che, dopo aver svolto le sue indagini, …si iscriverà alla medesima scuola di ballo di John!
Abbiniamo a questo film, che riesce sempre a strapparci più di un sorriso, una ricetta di pasta al forno, probabile piatto “robusto” con il quale un’ingombrante ed estroversa allieva (Lisa Ann Walter) macchia irrimediabilmente il cappotto di renna della bella e triste Paulina, prontamente soccorsa dal romantico avvocato Clark… “un uomo con un fazzoletto… pensavo non ne facessero più.”
INGREDIENTI: 600 gr di pasta corta rigata (sedani, mezze maniche, penne rigate) – carota, sedano e ½ cipolla per soffritto – salsa di pomodoro – 2 cucchiai di concentrato di pomodoro – brodo vegetale – 700 gr di macinato di vitella – basilico fresco – 2 etti di parmigiano grattugiato – 2 fior di latte – 100 gr di burro – pangrattato – sale, pepe e noce moscata q.b. – olio extra vergine d’oliva q.b..
PROCEDIMENTO:
Come prima cosa prepariamo un bel sugo con carne macinata, mettendo in un tegame il soffritto con una generosa dose di olio d’oliva; appena il soffritto sarà biondo mettiamo il macinato di vitella, correggiamo di sale e noce moscata, e giriamo con un mestolo di legno sino ad ottenere un composto molto fine e senza grumi; quindi versiamo una bottiglia di passata di pomodoro assieme a 2 cucchiai di concentrato di pomodoro allungato con un po’ di acqua calda, qualche foglia di basilico e dopo il primo bollore abbassiamo la fiamma e copriamo sino al raggiungimento della cottura. Per ottenere un risultato migliore allungate il sugo durante la cottura con un po’ di brodo vegetale. Quando il sugo sarà pronto (ma per comodità potete prepararlo anche il giorno prima), accendiamo il forno a 180° in modo che si scaldi bene ed iniziamo a tagliare i due fior di latte a pezzettini mettendoli in una ciotola ed in un’altra ciotola mettiamo il parmigiano grattugiato. Quindi cuociamo la pasta al dente, scoliamola e condiamola con una noce di burro ed un po’ di sugo di carne; a questo punto imburriamo una teglia da forno con i bordi alti e cospargiamola di pangrattato. Siamo pronti per cominciare a fare gli starti di pasta, mozzarella, sugo, parmigiano e qualche fiocchetto di burro, poi si procede con altri strati sino ad esaurimento di tutti gli ingredienti (3 starti in tutto sono il numero perfetto!). Chiudiamo con uno strato di pasta dove sopra metteremo dei ciuffetti di burro, un po’ di sugo ed un misto di parmigiano e pangrattato, per far fare quella crosticina che piace tanto a tutti. Inforniamo a forno fisso sotto a 180° per almeno 30 minuti; poi, per altri 5/10 minuti, accendiamo il grill sopra sino a quando la nostra pasta al forno sarà bella dorata. Toglietela dal forno e fatela riposare coprendola con un panno di cotone per circa 15 minuti. Buonissima!
da Maria Letizia Panerai | Set 16, 2015
“Cosa sono le fate ignoranti? Le fate ignoranti sono quelle che incontriamo e non riconosciamo, ma che ci cambiano la vita. Non sono quelle delle fiabe, perché loro qualche bugia la dicono. Sono ignoranti, esplicite, anche pesanti a volte. Ma non mentono sui sentimenti. Le fate ignoranti sono tutti quelli che vivono allo scoperto, che vivono i propri sentimenti, e non hanno paura di manifestarli. Sono le persone che parlano senza peli sulla lingua, che vivono le proprie contraddizioni e che ignorano le strategie. Spesso passano per ignoranti, perché sembrano cafone, e invadenti per la loro mancanza di buone maniere. Ma sono anche molto spesso delle fate, perché capaci di compiere il miracolo di travolgerci. Costringendoci a dare una svolta alla nostra vita.” – Ferzan Özpetek
Le fate ignoranti fu uno dei grandi successi della stagione cinematografica 2001. Film molto apprezzato da pubblico e critica, ebbe diversi riconoscimenti. La trama originale ed il richiamo ad atmosfere almodovariane, la colonna sonora sapientemente scelta, nonché un finale aperto con le immagini sui titoli di coda della partecipazione degli attori al Gay Pride che si svolse a Roma nel giugno 2000, hanno fatto sì che il film sia rimasto bene impresso nella memoria collettiva. Altro elemento che il pubblico ricorda è l’ambientazione autobiografica e familiare di molte scene sulla terrazza condominiale della casa dello stesso regista, nel quartiere Ostiense di Roma: pranzi solari e gioiosi che ritroveremo, ma in ambienti ed atmosfere più borghesi, anche in Saturno Contro. A questo film non potevamo che abbinare la ricetta di un piatto che invita alla convivialità: una versione un po’ rivisitata delle polpettine speziate che Margherita Buy mangia nel film.
INGREDIENTI: 1 piccola cipolla – ½ kg di macinato di pollo – ½ kg di macinato di vitella – 3 uova – 5 cucchiai di parmigiano grattugiato – la polpa grattugiata di una mela – 100gr di formaggio morbido tipo robiola – il succo di 2 arance e la buccia di metà arancia tagliata a listine sottili – sale e pepe q.b. – 1 pizzico di peperoncino – pangrattato q.b. – olio di oliva q.b..
PROCEDIMENTO:
Versate in una coppa il macinato di pollo e vitella ed unitevi le uova, il parmigiano, il formaggio morbido, il sale ed il pepe, un pizzico di peperoncino, la polpa di mela grattugiata ed il succo di 1 arancia. Impastate il composto sino a farlo diventare elastico ed aggiungete del pangrattato se dovesse risultare troppo umido. Create dunque delle piccole polpette. Prendete una padella e fateci rosolare la cipolla ridotta in pezzettini; dunque unitevi le polpettine, fatele prima ben rosolare e poi le portate a cottura sfumandole con il succo d’arancia rimasto, aggiungendo anche qualche piccola listina di buccia d’arancia, sottile e privata del bianco. Servitele calde una volta evaporato il liquido in eccesso.
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