da Antonietta DelMastro | Mag 14, 2017
Dicembre 1944, Ardenne, i tedeschi stanno arrivando. Il parroco di Stoumont deve sbrigarsi a mettere in salvo la piccola Renée, un’orfana ebrea che è stata affidata alle sue cure: insieme scappano verso la campagna e la fortuna sembra assisterli, in quel momento passa una jeep americana, il parroco consegna la piccina ai due soldati e torna nella sua canonica.
Purtroppo i soldati ai quali è stata consegnata la piccola Renée sono in realtà Mathias e Hans, soldati tedeschi dell’operazione Grifone, il cui scopo, travestiti con divise americane, è quello di infiltrarsi tra le linee alleate per compiere azioni di sabotaggio.
La jeep prosegue il suo cammino e si ferma in una radura nel bosco: la bambina viene fatta scendere e avanzare nella neve. Hans alza la pistola e gliela punta alla nuca: Renée si volta, oltrepassa con lo sguardo Hans e fissa i suoi occhi in quelli di Mathias. Uno sparo echeggia nell’immobilità del bosco, il corpo di Hans è riverso al suolo, Mathias è stato agganciato dallo sguardo di Renée e l’ha salvata, insieme risalgono sulla jeep e da quel momento saranno inseparabili.
Una bambina ebrea e un soldato nazista travestito da americano: le cose per loro non possono che complicarsi, e le vicissitudini da superare saranno molteplici. Gli scenari che si susseguono sono vari, la vita nelle Ardenne e durissima e i due trovano inizialmente rifugio nelle cantine della cascina Paquet; Mathias dapprima affida Renée a una famiglia lì rifugiata, ma il loro legame è ormai troppo forte per essere reciso, e ben presto torna su i suoi passi per riunirsi alla piccina. Non saranno i soli ospiti della cascina, vi si alterneranno un sparuto gruppo di soldati americani in fuga e successivamente un commando di SS: le traversie che è costretta ad affrontare questa strana copia sono notevoli, ma il loro legame diventerà sempre più profondo e li unirà sempre di più.
La guerra che si dipana davanti a Renée e Mathias, con tutte le sue brutture e tutti i suoi pericoli, li ha collocati ai poli opposti: un soldato del Reich e un’orfana ebrea, ma l’affetto che li lega supera qualsiasi pregiudizio, qualsiasi preconcetto e il loro legame si dimostrerà essere indissolubile.
Ho amato tutto di questo libro.
La scrittura della Pirotte mi ha irretita, è vivace, diretta, con flashback che ci permettono di entrare nel vissuto dei personaggi e di capire meglio la loro psicologia, ha creato dei personaggi magistrali: Renée così piccina eppure già forgiata dagli orrori indicibili a cui ha assistito… “Ebrea. Cosa significava quella parola? Non aveva mai capito bene in cosa consistesse, il fatto di essere ebreo. Era pericoloso. Punto e basta”,… cresciuta troppo in fretta, ci colpisce per la sua determinatezza a non abbattersi, a voler vivere, con una sana punta di cinismo che un poco la protegge da ciò che la circonda, e Mathias, soldato del Reich …“era un ingranaggio di quella macchina di distruzione: era un organo di quell’orco affamato…” che meccanicamente aveva portato avanti gli ordini che gli erano stati impartiti e che ora si scopre un essere capace dei più profondi sentimenti, sicuramente un uomo affascinante e pieno di contraddizioni.
Il loro è un rapporto che emoziona, un legame profondo che va al di là di tutto ciò che sono e che li circonda.
Un libro assolutamente da leggere.
data di pubblicazione:14/05/2017
da Antonietta DelMastro | Apr 26, 2017
Un libro che va assolutamente letto, scritto con una prosa ricca ed equilibrata a cui McEwan ci ha abituati e con una vis comica godibilissima.
L’idea che la voce narrante sia quella di un bambino ancora Non-nato la trovo assolutamente geniale, tutte le sue descrizioni, i suoi commenti sono magistrali!
“Dunque eccomi qui, a testa in giù in una donna. Braccia pazientemente conserte ad aspettare, aspettare e chiedermi dentro chi sono, dentro che guaio mi sto per cacciare…” eccolo, un nascituro alle ultime settimane di ospitalità del grembo materno che, immobile e scomodo, ci descrive, in modo tal volta esilarante, ciò di cui è testimone non visto.
“Ascolto, prendo appunti mentali, e mi preoccupo. Tra le lenzuola sento discorsi efferati e mi agghiaccia il terrore di quel che mi aspetta, di quel che potrebbe compromettermi.”
Il bimbo è ospitato dal grembo di Trudy che sa essere, dalle poesie che il padre compone e declama alla moglie, una mamma molto avvenente con capelli biondi e occhi verdi: purtroppo lo squattrinato poeta John Cairncross, questo il nome del futuro padre, è stato allontanato dalla sua casa avita di Hamilton Terrace e a prenderne il posto, al fianco di Trudy, è il fratello di John, Claude (non si può non pensare ad Amleto! Nomen omnen), divenuto suo amante.
E’ assolutamente geniale l’escamotage che McEwan trova per far esprimere al Non-nato opinioni su gli argomenti più disparati, dalla politica all’attualità dalla sociologia all’antropologia… il piccino è stato edotto dai podcast e dai programmi radiofonici culturali che la madre ha sempre ascoltato e ha ora opinioni su tutto, opinioni che ci somministra insieme alle preoccupazioni che scaturiscono dai progetti dei due amanti: Trudy e Claude hanno deciso di uccidere John per impadronirsi della prestigiosa casa di famiglia.
Il piccino ci racconta i minimi dettagli del delitto e anche i passi falsi che inevitabilmente i due complici commettono; il suo futuro si sta tingendo di tinte sempre più fosche, perché una volta liberati dalla presenta di John hanno intenzione di sistemare anche lui in qualche luogo dove, con estrema mestizia e scaltrezza, si immagina verrà cresciuto “a digiuno di libri, cresciuto a videogame, zucchero, grassi e schiaffi sulla testa”.
Riusciranno nel loro piano criminoso o in qualche modo il bambino ancora non nato riuscirà a salvare il proprio padre…?
data di pubblicazione: 26/04/2017
da Antonietta DelMastro | Apr 10, 2017
Un nuovo libro della collana di Marsilio GialloSvezia con la scrittrice Liza Marklund e la sua Annika Bengtzon, giornalista de La Stampa della sera, le cui avventure sono diventate nel 2012 anche una serie TV.
Questo sembra quasi essere il tassello finale della storia della giornalista in cui, per godere appieno la sua felicità familiare, sarà costretta ad affrontare tutti i suoi demoni.
Il nuovo libro inizia con l’immagine di un killer che si libera del corpo della sua nona vittima.
Annika è schiacciata tra la nuova indagine sull’omicidio mai risolto di una spogliarellista, il primo caso giornalistico all’inizio della sua carriera, la consapevolezza che il giornale in cui ha lavorato per anni, dove è cresciuta professionalmente ed è diventata la reporter d’assalto che ora è, sta per chiudere i battenti: l’edizione cartacea de La stampa della sera chiuderà e dalle sue ceneri nascerà un quotidiano online in cui confluiranno alcuni dei suoi colleghi, mentre per gli altri… e la misteriosa scomparsa di sua sorella Birgitta che, dopo averle inviato una serie di messaggi inquietanti, è svanita nel nulla lasciando a casa il marito malato e la figlia di pochi anni.
Grazie alla triangolazione dei segnali del cellulare tracciati dalla sua amica ispettrice Nina Hoffman, Annika inizia le indagini che la porteranno sulle tracce della sorella che sembra si nasconda nelle zone in cui sono vissute da bambine. Il ritorno in quei luoghi, l’affrontare l’odio che la madre non ha mai nascosto nei suoi confronti, la famiglia del suo ex fidanzato, il marito violento della sorella, porteranno una profonda crisi in Annika che, costretta ad affrontare i suoi dolori, le sue paure, i suoi rimorsi, catarticamente si trasformerà in un’altra donna.
Le indagini delle due amiche si incroceranno quando Nina Hoffman, in Spagna alla ricerca delle prove di altri omicidi compiuti da Ivar Berglund, un efferato assassino in quel momento in custodia cautelare a Stoccolma, troverà una foto di Annika e Brigitta bambine in uno dei bunker dell’omicida.
Ma la velocità di azione della Hoffman non potrà nulla contro il destino a cui è andata incontro la Bengtzon che, da sola, dovrà affrontare l’alter ego del mostro e dei suoi raccapriccianti racconti.
Il finale sembra veramente essere la conclusione della storia della Annika Bengtzon che abbiamo imparato a conoscere in questi anni: questa volta lei è dall’altra parte “della penna”, rilascia un’intervista su quanto accaduto e accadrà e che annuncia di lasciare il lavoro perché in attesa di un figlio…
Ci abbandonerà così…?
data di pubblicazione: 10/04/2017
da Antonietta DelMastro | Apr 4, 2017
Bello, semplice, struggente, pieno di sofferenza e di dignità: una storia di genitori e figli, insindacabilmente di amore.
La storia dell’Arminuta: mai dalle pagine della Di Pietrantonio trapela il vero nome della ragazzina che, adolescente, viene riconsegnata ai suoi genitori naturali da coloro con i quali aveva vissuto per tredici anni.
L’Arminuta, “colei che è tornata”, perché dopo tanti anni torna in seno alla sua famiglia, con una madre che l’ha lasciata andare neonata e la ritrova quasi donna senza alcuna esperienza comune, senza nessuna confidenza, con un padre che è solo un’ombra, con dei fratelli per i quali diventa oggetto di scherno, ma con una sorella che imparerà ad amarla in tutto e per tutto.
L’Arminuta si ritrova a vivere in una quotidianità che non è la sua: cresciuta da due genitori che l’avevano coccolata e vezzeggiata, figlia unica di una famiglia della media borghesia in una città di mare, si trova improvvisamente ricondotta alla sua famiglia di origine, in un paese a qualche chilometro dalla casa in cui è cresciuta, in un ambiente precario, con poco cibo e scarsa igiene, a dividere il letto singolo con la sorella nella stessa stanza in cui dormono tre fratelli che non ha mai visto, con dei genitori da cui la separa una distanza incolmabile, con una continua sensazione di inadeguatezza.
Saremo colpiti dalla storia della sofferenza dell’Arminuta, dalla sua mancanza di certezze che la scoperta della verità le procura, dal carico che si troverà sulle spalle.
Ma l’Arminuta che scrive è ormai adulta, sono passati anni dalla storia che ci sta descrivendo e, secondo me, vuole anche sottolineare che ha capito che dietro a tutto si muoveva solo ed esclusivamente dell’amore, l’immensità dell’amore che le donne riescono a provare e a dare.
L’amore di una madre che rinuncia a una figlia quando si prospetta la possibilità che possa crescere in un ambiente migliore che le possa far avere dalla vita tutto quello che lei non avrebbe mai potuto offrirle.
L’amore di una donna che alleva la figlia di un’altra donna come se fosse sua, con dedizione, attenzione, affetto e che, anche se a un certo punto se ne deve allontanare, continua ad amarla da lontano e ad accudirla come meglio può per sentirsi ancora parte della sua vita anche se da lontano per non turbarla ancora di più di quando è stata costretta a fare.
L’amore di due sorelle che la lontananza ha reso estremamente diverse, ma che si legano indissolubilmente con un affetto che solo l’universo femminile può capire e contemplare.
Uno splendido romanzo, scritto con la semplicità necessaria per entrare nel cuore di chi legge.
data di pubblicazione:04/04/2017
da Antonietta DelMastro | Mar 20, 2017
Il libro inizia con due ragazzini che camminano su una strada assolata nel sud della Spagna, una scena che si svolge alla fine del libro: la storia in realtà inizia molti anni prima in Sicilia e anche in quel caso è la storia di due ragazzini, la storia di due coppie di fratelli.
Quella di Enzo e Franco inizia a Borgo Vecchio quartiere popolare di Palermo che l’autore ha definito “una enclave senza tempo, incastonata nel cuore della parte residenziale più prestigiosa della città. Cento metri separano il salotto di via Libertà dalla cantina del Borgo, dove vigono regole a sé stanti, e lo Stato riesce a farsi sentire solo di rado. E’ nel vuoto lasciato dallo Stato che prospera l’illegalità.”: una storia dura che li vede abbandonare la scuola nel momento in cui il padre sparisce senza lasciare alcuna traccia e Mela, la madre, ha bisogno del loro aiuto per proseguire la gestione della loro bancarella di frutta e verdura.
“Questi figli, Enzo e Franco, sono molto diversi fra loro. Il piccolo pare più grande del grande, e il grandi più piccolo del piccolo… Mentre per il piccolo grande, Franco, lasciare la scuola significa prendere la responsabilità della propria vita e gettarsi nel lavoro, per il grande piccolo, Enzo, lasciare la scuola significa gettarsi nel far niente”.
La situazione precipita quando Enzo si fidanza con una ragazza ancora più inaffidabile di lui e, nel tunnel della droga, inizia a estorcere soldi alla madre in modo sempre più brutale a cui si aggiungono le violenze cui è vittima il loro figlioletto poco più che neonato; Franco non riesce a trovare altra soluzione che uccidere il fratello e la cognata e, benché l’omicidio venga archiviato come un regolamento di conti tra drogati, madre e figlio decidono di trasferirsi nel sud della Spagna portando con loro Calò, il piccolo orfano Franco, che crescerà come proprio figlio.
E qui inizia la storia della seconda coppia di fratelli: Calò e Kevin, figlio di Franco e Helena la donna che ha sposato in Spagna.
Ma il destino non si è dimenticato di loro e per un imprevedibile avvenimento accaduto in Sicilia, si mette in moto una macchina che porterà Calò a scoprire che l’uomo che lui ha sempre considerato suo padre e che ha sempre infinitamente amato non è in realtà il suo vero padre: da quel momento è palese l’appropinquarsi della catastrofe…
Una storia semplice, raccontata in modo puntuale badando solo ai fatti, che ci prende e ci trascina, scelta dopo scelta, in un continuo alternarsi di disgrazie e felicità verso la catarsi finale.
data di pubblicazione: 19/03/2017
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