da Antonietta DelMastro | Ott 30, 2017
Lo ammetto, non avevo mai letto nulla del premio Nobel per la Letteratura 2017 Kazuo Ishiguro, e quindi mi sono precipitata a prendere qualche cosa e il primo libro che ho trovato è stato Quel che resta del giorno: ne sono rimasta folgorata! Un libro raffinato, delicato, struggente.
È la prima settimana di vacanza di Stevens, un inappuntabile maggiordomo inglese, che decide di utilizzarla per recarsi a trovare Miss Kenton, la governante che per tanti anni lo ha affiancato nella cura di Darlington Hall, dimora di Lord Darlington.
Il romanzo è una sorta di diario della vita di Stevens, creato attraverso i ricordi che affiorano alla sua memoria nel corso del viaggio verso la Cornovaglia; forse proprio l’opportunità di allontanarsi dal fulcro della sua vita permette a Stevens di analizzare più obiettivamente i lunghi anni in cui ha servito Lord Darlington – siamo nel 1956 e lui prese servizio negli anni ’30 – una sorta di elucubrazione della propria vita ripercorrendo gli avvenimenti cruciali che si sono svolti a Darlington Hall, e che finalmente riesce a guardare in modo più oggettivo e critico.
La descrizione dei vari accadimenti, che Ishiguro racconta in modo così essenziale e perfetto, ci presentano uno Stevens ottuso, anaffettivo, il cui unico obiettivo è la maniacale ricerca della perfezione della sua professione nel rispetto dei canoni imposti dalla Hayes Society, che stabilivano i canoni del buon maggiordomo. A volte fa quasi rabbia il suo atteggiamento stolido, mirato solo a servire senza mai avere un pensiero proprio: “vi sono cose che voi ed io (Stevens e Miss Kenton, ndr) non siamo semplicemente in grado di capire… Laddove invece Sua Signoria, vorrei permettermi di dire, è in certo modo in posizione più consona a giudicare.”
Tuttavia, la presa di coscienza di Stevens durante questo viaggio introspettivo in cui, obbligato a riflettere, prende atto di essersi di fatto totalmente annullato come persona e che, forse, è ormai troppo tardi per iniziare una nuova vita, ce lo rende caro, finalmente “umano”, finalmente riscattato dalla freddezza del suo ruolo, anche se è un riscatto effimero perché resta l’amaro di sapere che la sua presa di coscienza gli apre il baratro della consapevolezza della solitudine.
data di pubblicazione:30/10/2017
da Antonietta DelMastro | Ott 23, 2017
Nuovo godibilissimo romanzo di Alice Basso con la ghostwriter Vani Sarca che, anche in questa occasione, mi ha regalato grasse risate!
Enrico Fuschi, direttore delle Edizioni “L’Erica”, si è basato sul Pares cum paribus facillime congregantur di Cicerone e ha affidato a Vani un compito a dir poco arduo, trovare il ghostwriter che si cela dietro uno dei romanzi storici più importanti della letteratura italiana pubblicato proprio per i loro tipi a firma di Ruggero Solimano: l’obiettivo è quello di presentarlo al pubblico come vero autore per rilanciare il testo con la nuova edizione a sua firma.
Con una indagine degna del miglior Poirot, Vani riesce a scovare il suo omologo, Edoardo Marotta, professore di storia del figlio di Solimano, il quale non è esattamente quello che sperava fosse il dott. Fuschi: “Pazzesco. Quest’uomo è totalmente incapace di rilasciare dichiarazioni pubbliche. Come apre bocca, offende qualcuno, Wow.”
Fuschi incarica Vani di un ulteriore compito, far diventare Marotta un ottimo comunicatore: a tal fine le affianca Riccardo Randi, lo scrittore che in L’imprevedibile piano della scrittrice senza nome le ha spezzato il cuore.
Mentre si svolgono tutte queste vicissitudini Vani è in realtà completamente presa dalla sua consulenza presso la Polizia di Stato; la sua collaborazione con il commissario Berganza la porta a scoprire come un boss della malavita, malato e agli arresti domiciliari, possa comunque guidare i suoi traffici illegali… i colpi di scena di susseguono una via l’altro e Vani si troverà anche a dover salvare la vita al commissario!
Pur conscia che il mio commento sarà praticamente una fotocopia di quelli fatti per i libri precedenti, ma l’usus scribendi di Alice Basso è assolutamente godibile, ironico, fluente, brillante; Vani ha un sarcasmo incomparabile che non può non farla apprezzare.
Insomma, come per i precedenti romanzi, non vedo l’ora di avere tra le mani il prossimo libro!
data di pubblicazione: 23/10/2017
da Antonietta DelMastro | Ott 9, 2017
Assurto alla notorietà per essere la serie TV The Handmaid’s Tale che ha sbancato gli Emmy Awards 2017, conquistandone addirittura otto come migliore serie drammatica, migliore attrice drammatica con Elisabeth Moss, migliore attrice non protagonista con Ann Dowd, migliore sceneggiatura, migliore regìa, migliore attrice “guest star” con Alexis Biedel, migliore scenografia e fotografia, ne ho letto il libro a giugno, fresco di stampa, e l’ho amato immediatamente.
È un racconto di utopia negativa in cui, in un prossimo futuro, le radiazioni atomiche avranno devastato la vita come la conosciamo ora: la storia si svolge nella Repubblica totalitaria di Galaad, gli “ex” Stati Uniti, in cui per la necessità di garantirsi una discendenza e una crescita demografica, vengono sfruttate le uniche donne che ancora sono in grado di procreare, le Ancelle.
In questa epoca distopica il controllo del corpo femminile, per la ricerca di un innalzamento della natalità, è totale, le libertà personali sono completamente annullate, vige una sorta di patronimia in cui nessuna della ancelle ha più una propria identità e un proprio nome, e ognuna di loro viene riconosciuta in base al Comandante di cui sono una proprietà.
La storia della vita a Galaad a noi viene raccontata dall’ancella DiFred, che ci inizia alle caste della repubblica, al cui apice sono i Comandanti ai quali appartiene tutto il potere e che hanno, al loro fianco, le Mogli, donne con qualche piccolo diritto in più rispetto alle altre donne, a seguire ci sono le ancelle e poi le zie, le marte, i custodi, gli occhi, le economogli e infine, nel gradino più basso, le non-donne, ormai non più fertili e quindi completamente inutili, abbandonate a vivere nelle colonie.
Nel suo racconto DiFred alterna presente e passato e ci descrive come i primi segnali del cambiamento non abbiano allarmato immediatamente la popolazione, narra del suo tentativo di fuga verso il Canada ancora libero insieme al marito e alla figlioletta, del fallimento e della cattura, e di quello che viene ritenuto ormai normale: che le donne possano uscire solo in coppia, che sia loro vietato leggere e scrivere, tanto che le insegne dei negozi sono state sostituite con delle figure… “Esiste più di un genere di libertà, diceva zia Lydia. La libertà di e la liberta da. Nei tempi dell’anarchia, c’era la libertà di. Adesso vi viene data la libertà da. Non sottovalutatelo.”
Un romanzo, scioccante, sconvolgente che turba e disorienta e che va assolutamente letto!
data di pubblicazione:09/10/2017
da Antonietta DelMastro | Set 25, 2017
Un romanzo molto coinvolgente, perlomeno lo è stato per me che spesso transito, per ragioni di lavoro, dalla stazione di Bologna passando sotto all’orologio per sempre fermo alle 10,25 andando a prendere il taxi davanti a quella che un tempo era la sala d’attesa di II classe, dove esplose l’ordigno che causò la morte di ottantacinque innocenti e il ferimento di duecento persone.
Il romanzo di svolge nell’arco di una unica giornata, appunto quella del 2 agosto 1980, e inizia alle 8 del mattino in una periferia romana dove Matilde e Marta, due amiche e vicine di casa, stanno salutandosi prima della partenza per le agognate vacanze estive.
Matilde sta finendo gli ultimi preparativi prima di partire per il mare con il marito e i suoi due figli adolescenti; ha già preparato tutte le provviste che verranno stipate ordinatamente nella macchina così come verranno caricate, con ordine millimetrico, le valige sul portabagagli sopra al tettuccio dal suo pignolo e grigio marito.
In quel momento si sofferma a pensare a Marta e a l’invidia che prova per la vita della sua amica, per la sua famiglia numerosa, le cinque figlie che creano confusione e allegria nella loro casa senza sapere che, nello stesso tempo, Marta le sta invidiando proprio la tranquilla routine senza scossoni nella quale vive, priva di tutte le preoccupazioni in cui lei si deve barcamenare proprio a causa delle sue figlie, soprattutto per Gianna che ha scelto di andare a studiare all’università di Bologna.
Alle dieci di mattina Matilde e la sua famiglia partono per il mare, in quel momento Gianna, a Bologna, è in una delle aule dell’Università per assistere all’ultima lezione prima della pausa estiva: dopo poco il suono acuto delle sirene squarcia la pesante afa estiva, il professore interrompe la lezione preoccupato, e poco dopo entra in aula il preside di facoltà, stravolto; i due si parlano e gli studenti apprendono che è successo qualche cosa di veramente grave per la città: “C’è stato un incidente alla stazione centrale, pare sia scoppiata una caldaia o una bombola di gas. L’università sta organizzando un gruppo di volontari per portare aiuto, se qualcuno se la sente ci vediamo tra cinque minuti nella sala professori. Il preside si è proposto per coordinarci. La lezione, come capirete, è sospesa”. Gianna, in un secondo, si rende conto che la presenza a quella sua ultima lezione ha cambiato per sempre la sua vita.
L’Italia apprende la notizia dalla voce dagli speakers radiofonici. Il marito di Matilde si china sulla radio della macchina per alzare il volume e sentire la notizia che ha interrotto la programmazione radiofonica, si rialza e viene abbagliato da un riflesso sull’asfalto, per evitare la luce accecante negli occhi si porta all’estrema sinistra della carreggiata, nel senso opposto sta arrivando una macchina di grossa cilindrata impegnata in un sorpasso… per un assurdo scherzo del destino alle undici e dieci di quel 2 agosto anche la vita di Matilde cambierà completamente.
Intanto dalla stazione di Bologna si alza una colonna di fumo, nel piazzale antistante gli autobus vengono utilizzati come ambulanze e voci diverse da quelle di una disgrazia cominciano a circolare: “È un disastro, non può essere una caldaia. È un disastro”.
Una valigia con 23 chili di tritolo è stata lasciata su un tavolino portabagagli, a circa 50 centimetri di altezza, proprio sotto il muro portante dell’ala Ovest: la potenza dell’esplosione è stata tale da investire anche il treno Ancona-Chiasso in sosta al primo binario e il parcheggio dei taxi antistante la stazione.
Una terza storia si aggiunge a quella di Matilde e Marta ed è quella di Marina Gamberini, reale il nome e reale la sua esperienza di sopravvissuta alla strage. Marina ha solo vent’anni, è stata appena assunta nell’ufficio di contabilità della Cigar, l’azienda di ristorazione della stazione centrale che aveva gli uffici esattamente sopra la sala d’attesa della seconda classe, è l’unica superstite.
Le sue colleghe, Euridia, Rita, Mirella, Franca, Nilla e Katia, sono perite nel crollo del loro ufficio e i loro nomi rimarranno scolpiti per sempre in una targa affissa, dai colleghi della ristorazione, nell’ala ricostruita della stazione.
La scrittura empatica della Ammirati ci incatena alle sue pagine, non si può interrompere la lettura del suo libro; la costruzione dei personaggi, la descrizione delle loro ansie, delle paure, delle sofferenze è straziante e le loro storie non possono non farci riflettere sull’importanza che ha il “caso” nella vita di ognuno di noi.
data di pubblicazione:25/09/2017
da Antonietta DelMastro | Lug 18, 2017
Nuova indagine della polizia di Tanumshede che vede protagonista la squadra guidata da Patrik Hedström, con il fondamentale supporto dalla moglie, la scrittrice Erica Falck.
Erica sta facendo ricerche per il suo nuovo libro, che ha per oggetto l’omicidio, avvenuto negli anni Ottanta, della piccola Stella di quattro anni, ritrovata cadavere in uno stagno nel bosco dietro casa: ree confesse, vennero condannate le due tredicenni Hellen e Marie alle quali era stata affidata Stella e che, in seguito, ritrattarono le loro dichiarazioni proclamandosi innocenti.
Hellen non si è mai allontanata da Fjällbacka, se non per un limitato periodo di tempo subito dopo la sentenza di colpevolezza, si è sposata ed è tornata a vivere nella casa avita con il marito; Marie è la prima volta che torna “a casa” dopo essere andata via da Fjällbacka all’indomani del processo ed è la carriera di star hollywoodiana che la riporta nel suo paese natale per le riprese di un film.
Proprio quando le due “omicide” sono di nuovo contemporaneamente a Fjällbacka avviene un nuovo omicidio, quello di Linnea, una bambina della stessa età di Stella che viveva con i genitori in quella che era stata proprio la casa di Stella: il suo corpicino viene ritrovato nel bosco dietro casa, vicino allo stagno dove era stata ritrovata Stella…
Troppe le coincidenze per non pensare che i due casi siano correlati; ma per questa seconda morte Hellen e Marie hanno un alibi e i dubbi che sorgono a Patrik sono molteplici: fu un errore non credere alla ritrattazione delle due adolescenti in occasione del primo omicidio? Per tutti questi anni un killer si è aggirato libero fino a scatenare ancora la sua furia omicida al ripresentarsi delle situazioni presenti nel primo omicidio? Oppure si tratta di un semplice emulatore?
Mentre Patrik porterà avanti le indagini sull’omicidio di Linnea con la sua squadra, Erica metterà ancora più impegno nello scavare nel passato, nell’intervistare i testimoni del primo omicidio per riportare a galla qualche verità che, forse, è stata taciuta per troppo tempo.
Nel corso di poco meno di 700 pagine la Läckberg toccherà molteplici argomenti che creeranno un intreccio unico tra le due indagini, i vari personaggi ci presenteranno, con la propria voce, la loro verità fin quasi a costruire un rapporto personale con il lettore; gli argomenti che verranno trattati sono molteplici, dal bullismo all’immigrazione, dal razzismo all’integrazione.
Come sempre sarà presente un doppio piano narrativo che si contrapporrà alla storia presente; questa volta il “secondo piano” è la caccia alle streghe che avvenne nella provincia del Bohuslän nel 1600 e, se nel corso del romanzo può essere sembrato un dipanarsi parallelo del clima di sospetto e paura del “diverso”, nelle ultimissime pagine verrà chiarito come ci si ricollega, dopo circa quattro secoli, agli omicidi perpetrati nella magnifica cittadina sulla costa occidentale svedese.
data di pubblicazione:18/07/2017
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