da Antonietta DelMastro | Nov 17, 2015
La struttura è abbastanza classica. Tre piani narrativi e temporali che si intrecciano e ci forniscono dati e informazioni presenti e pregresse per avere un quadro completo della storia.
Attrice principale Stella che vive rinchiusa in una splendida villa moderna, soffre di agorafobia e la sua giornata è scandita dall’assunzione dei farmaci prescrittigli dal marito Max, psichiatra, farmaci che le permettono di tenere a bada i suoi demoni.
Una notte, nel corso di una bufera di neve, mentre Stella è sola in casa alla sua porta si presenta Blue una ragazzina paziente del marito, è vestita in modo talmente inadeguato che se Stella non la farà entrare in poco tempo morirà assiderata…
Una volta che Blue è entrata per Stella la vita cambia in modo radicale.
Con i racconti di Blue si dipanano anche gli altri due piani narrativi.
Il secondo è composto dai ricordi di Stella e ci permette scoprire la sua storia, chi fosse pochi anni prima. Stella e Max erano colleghi di lavoro, lei era una promettente psicologa clinica, la sua situazione attuale è frutto di un grave trauma occorsole durante una seduta con un paziente che l’ha trasformata in una fragile donna terrorizzata.
Il terzo piano narrativo ci permette di spiare delle sedute di psicanalisi tra uno psichiatra di mezz’età e una adolescente, sono sedute ambigue ma fino alla fine non si riesce bene a capire fin dove arrivi la realtà e dove inizi un racconto immaginario.
Nelle ore che passerà con Blue, Stella dovrà affrontare i suoi ricordi, dovrà analizzare i racconti della ragazza, dividere la fantasia dalla realtà, i desiderata dai traumi e capirà che le loro storie sono indissolubilmente legate e non solo perché una è moglie e l’altra paziente di Max, c’è ben altro dietro.
Stella dovrà mettere da parte tutte le sue paure per capire qual è il ruolo di Max nella sua storia e in quella della giovane paziente e dovrà prendere una decisione che protegga lei e salvi la giovane.
Lo strillo del risvolto di copertina “La verità è pericolosa. La verità si ammanta di bugie. La verità cambia tutto. Anche te” è assolutamente conformante al thriller che si rivela essere il libro!
da Antonietta DelMastro | Nov 9, 2015
Eccellente romanzo di esordio che mi ha fatto molto piacere leggere, facendomi ricordare libri che ho letto, amato ed apprezzato molti anni addietro, e che mi hanno fatto capire come sia impossibile vivere senza averne costantemente uno tra le mani.
Il protagonista, Antonio M. Fonte, è uno scrittore di grande successo; un successo che non apprezza e che per lui non ha alcun valore.
Vive con la gatta Calliope nella casa di famiglia ormai decrepita, non ha amici e non ne cerca, e se non fosse per il suo agente letterario non riuscirebbe neanche a tenere fede ai suoi impegni letterari.
La sua curiosità viene pungolata da una lettera che torna al mittente. Una lettera indirizzata a una donna che lui non conosce, o pensa di non conoscere, che ha come mittente lui stesso…
Girovagando per le strade di Napoli, mentre riflette sul significato di quella lettera d’amore che non ricorda di aver mai scritto, Antonio viene attirato da un palazzo che non ricordava esistesse in quel luogo, un palazzo in cui si trova un surreale ufficio di Oggetti smarriti il cui custode raccoglie tutto ciò che viene smarrito, compreso le emozioni, i sogni, i ricordi…
Da qui Antonio decide di ritrovare il suo passato per cercare di capire cosa significassero le parole che ha affidato a quella lettera.
Attraverso l’ufficio “oggetti smarriti” arriverà nella città di Tirnail e da lì, con molte peripezie giungerà fino al luogo che Tirnail cerca di proteggere meglio che può: Mnemosia, perché lì sono custoditi i ricordi e “i ricordi rappresentano la nostra vita, la nostra storia, ciò che siamo stati… senza ricordi un uomo non vale più di una scatola vuota.”
Nel lungo percorso che facciamo, 400 pagine, incontriamo personaggi ai quali impariamo ad affezionarci: il pittore Edgar che sembra essere il Cappellaio Matto di Alice, Nechnabel e i suoi Nox che ci riportano alle fosche tinte della Terra di Mezzo di Tolkien, il Grande orologiaio che fa l’occhiolino all’Architetto di Matrix fino alla vecchia strega con l’arcolaio che non può non riportarci alla mente una Maleficent ante litteram.
Un bel fantasy che, al di là dei personaggi e degli ambienti tipici del genere, ci accompagna nella comprensione della psicologia del protagonista.
da Antonietta DelMastro | Nov 2, 2015
Non parliamo sicuramente di un pilastro della letteratura mondiale ma, se la riuscita di un libro si misura dalla velocità con cui si legge e dal desiderio di condividere la lettura con gli altri, questo romanzo è ottimamente riuscito!
Complimenti alla scrittrice Silvia Zucca, il personaggio che ha creato, Alice Bassi, è un vero spasso; autoironica e arguta non si può non affezionarcisi.
Il libro ha un linguaggio veloce e le continue battute ci tengono incollati alle sue pagine per sapere sempre di più della storia di Alice. È un periodo down per lei, single trentenne lavora in una piccola rete televisiva milanese, quando la incontriamo è affranta dalla notizia che il suo ex fidanzato sta per sposarsi e, come se non bastasse, a brevissimo diventerà anche papà. A ciò si aggiunge l’assunzione dalla rete per cui lavora di quello che potrebbe essere il suo uomo ideale, Davide Nardi, affascinante, “voce ruvida”, sguardo magnetico, ironico e prestante… peccato che il suo ruolo sia quello di tagliatore di teste e che sia lì per una ristrutturazione aziendale.
Unico raggio di sole per Alice l’amicizia che stringe con Tio, nuovo attore di una soap in produzione dalla rete, esperto di astrologia cercherà di guidarla nella scelta dell’uomo ideale attraverso l’interpretazione del suo quadro astrale; compito non facilissimo perché, nonostante i suoi consigli, Alice inanellerà una serie di scelte amorose sbagliate che solo la sua ironia e la scorta di VHS di Ghost, Pretty Woman e Il diario di Bridget Jones, le permetterà di superare e andare avanti.
Esilaranti le descrizioni che vengono fatte all’inizio di ogni capitolo delle caratteristiche dell’uomo dei vari segni dello zodiaco.
Forse si avvicina un po’ troppo alla serie di Bridget Jones, è l’unico difetto che riesco a trovare a questo libro per il resto piacevolissimo.
da Antonietta DelMastro | Ott 13, 2015
Un nuovo surreale romanzo di Fred Vargas. Finalmente ritroviamo il commissario Adamsberg con la sua strampalata armata di uomini della squadra anticrimine del XIII arrondissement.
Questa volta il caso sembra essere ancora più complesso del solito.
Il romanzo inizia con un finto suicidio a Parigi: le prime ricerche porteranno il commissario fin tra i ghiacci islandesi dove si è consumata una tragedia circa un decennio prima e dove, Adamsberg e alcuni suoi fidi, sono attesi dalla legenda dello spirito misterioso dell’“Afturganga”; altri indizi ci riportano a Parigi, in una confraternita di fanatici di Robespierre e degli anni del Terrore, e infine una terza pista ci condurrà nella fattoria della famiglia Masfauré.
I finti suicidi continuano e ognuno di loro porta, come firma, una ghigliottina. Le indagini si aggrovigliano sempre di più, Jean-Baptiste Adamsberg le descriverà come “una palla di alghe fatta di migliaia di frammenti intrecciati”, ma per lui nulla è impossibile, per il suo istinto, per il suo sesto senso ineguagliabile, per la passione che lo guida nel lavoro che ama e ci accompagnerà a scoprire, anche questa volta, il bandolo della matassa.
Come per tutti i libri della Vargas il romanzo è un continuo divenire, la tensione è sempre altra. Adamsberg è sempre più sgangherato “….all’Anticrimine tutti sanno cosa significa quella perturbazione. Vagabondaggio, fumosità. In tre parole: spalamento di nuvole”.
Dalla Vargas non potevamo che aspettarci questo, con la sua prosa sempre chiara, i suoi intrecci formidabili, i personaggi descritti in modo puntuale.
Speriamo che arrivi presto un’altra indagine dello “spalatore di nuvole” e anche un nuovo romanzo dei “Quattro Evangelisti”.
da Antonietta DelMastro | Ott 5, 2015
Un “caso editoriale”, un titolo che incuriosisce e le classifiche di vendita scalate in pochi giorni; l’ho comprato per questo.
Il libro racconta la storia di Rachel, single di ritorno e senza amici, che tutte le mattine prende un treno fino al suo ufficio di Londra; la sua vita è decisamente squallida e quel viaggio è il fulcro della sua giornata perché dal finestrino può guardare le case che le passano davanti e immaginare le vite delle persone che le abitano.
In particolar modo si affeziona ad un coppia di sposi che chiamerà Jess e Jason, tutte le mattine li vede nel loro giardino che fanno colazione e fantastica sulle loro vite appagate, serene, tranquille. Ma, una mattina, sarà testimone di una scena che stravolgerà l’idillio che aveva immaginato.
L’idea iniziale è sicuramente interessante, immaginare la vita che si svolge nelle case che si vedono passare mentre siamo su un treno – come non ripensare al racconto di Cornell Woolrich La finestra sul cortile da cui il grande maestro Hitchcock trasse il meraviglioso film -, peccato che non venga sviluppata affatto… il libro diventa il solito giallo di cui si capisce chi è il deus ex machina, e quali siano le motivazioni che ci sono dietro alle sua azioni, poco dopo averne letto la prima metà; prima metà che si raggiunge faticosamente perché il libro si trascina per pagine e pagine senza che nulla accada, in un continuo alternarsi di flashback temporali e autori diversi, sono le tre donne attrici del testo Rachel, Anna e Megan che scrivono, rendendo faticosa e a tratti noiosa la lettura. Il finale, grondate buonismo, è piuttosto scontato.
Un libro decisamente sopravvalutato.
data di pubblicazione 05/10/2015
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