da Antonietta DelMastro | Lug 30, 2016
Un libro breve ma intenso, la mano che scrive è quella di una regista e le scene che si susseguono ai nostri occhi, descritte quasi fossimo su un set cinematografico, ne danno ampio merito.
È un romanzo tagliente questo della Comencini, che scava dentro di noi con storie e personaggi cupi e nevrotici.
La voce narrante è quella di Caterina, alle sue spalle due vite: la prima che si interrompe a sei anni con un tragico incendio in cui perderà tutta la famiglia, una vita fatta di povertà sia materiale che affettiva, di malattia e ignoranza; la seconda con Graziella che la adotta e, con l’ottimismo e la forza che la contraddistingue in ogni battaglia in cui si getta, riesce a costruirle un futuro. Ma l’ottimismo e l’ipercinesi della madre adottiva sono troppo ingombranti, Caterina non può mai dubitare, non può mai tentennare, non può mai tirarsi indietro.
Guidata dall’amore ingombrante di Graziella, Caterina diventerà donna, si sposerà e avrà dei figli, restando comunque nel suo profondo una donna irrequieta e irrisolta che dubiterà sempre del proprio amore verso gli altri.
Quello che per Graziella sembrava essere stato, per anni, un punto di arrivo – la figlia “realizzata” – in realtà la riporterà al suo vuoto interiore lo stesso che l’aveva portata verso Catarina. Ha bisogno di un’altra lotta da intraprendere, di un altro obiettivo che trova in Sebastiano, un pittore bipolare, per cui Graziella lascerà la famiglia e si butterà a capo fitto in una storia totalizzante e che purtroppo si concluderà in una camera d’albergo di Atene in cui i loro corpi verranno ritrovati senza vita.
E Caterina si recherà ad Atene per l’ultimo gesto che la legherà alla madre e, ad Atene, conoscerà Daniele, il figlio di Sebastiano, per qualche giorno saranno uniti dal dolore, dai loro problemi irrisolti, dai loro passati analoghi.
Caterina è schiva e riservata, Daniele iperattivo e non conosce filtri, una strana coppia che affronterà insieme un percorso che li porterà a capire, e accettare, le proprie radici e i comportamenti dei loro genitori questo percorso li aiuterà a comprendere cosa li ha portati a essere gli adulti che sono diventati.
Questi giorni passati insieme, queste confidenze, queste scoperte li ricondurranno ai loro affetti come fossero nati una seconda volta, come una farfalla da una crisalide avranno una nuova forza e una nuova consapevolezza che li porterà a: Essere vivi.
data di pubblicazione: 30/07/2016
da Antonietta DelMastro | Lug 24, 2016
Dodicesimo incontro con Lincoln Rhyme famosissimo ex capitano tetraplegico della NYPD. Questa volta però non lo incontriamo nelle vesti di detective consulente della scientifica di New York, ha messo un punto alla sua precedente carriera e si è trasformato in un tranquillo professore di criminologia; sarà ingaggiato dalla detective Amelia Sachs sua compagna di vita che, durante l’inseguimento di un efferato omicida, si trova testimone di un terribile incidente: la morte tra atroci sofferenze di un uomo intrappolato tra gli ingranaggi di una scala mobile. Compito di Rhyme sarà quello di analizzare la scena e valutare se ci siano gli estremi per intentare una causa per danni tanatologici e, nel caso, contro chi.
Deaver ci incatena alla storia che si trasforma sotto i nostri occhi, le ricerche di Lincoln e le indagini di Amelia si intrecciano, l’incidente che si è verificato è stato in realtà causato dall’omicida che Amelia stava inseguendo e che si rivela essere un serial killer che continuerà a colpire New York attraverso la domotica.
Tornano quindi in campo le lavagne con tutti i dati di cui siamo a conoscenza per poter trovare il nascondiglio del Sosco 40 e per porre fine agli omicidi.
Non è certo il miglior romanzo di Deaver in cui appare Lincoln, ma dopo così tante puntate sono francamente sorpresa che sia ancora in grado di scrivere con una tale fluidità e di sorprenderci con un serial killer caratterizzato in modo decisamente avvincente. Ritengo che si sarebbe potuto fare senz’altro a meno della parte centrale riguardante le indagini effettuate da Ron Pulansky e la comparsa dell’ex compagno di Amelia, Nick Carelli, che francamente nulla avevano a che vedere con la storia principale e danno l’idea che siano servite solo per arrivare al numero di sedicesimi richiesti dall’editore.
Colpita molto positivamente dal nuovo personaggio che spero di incontrare nuovamente: la tirocinante di Lincoln, Juliette Archer; sicuramente una buona idea per dare una ventata di novità e di freschezza alle prossime storie.
Attendiamo un nuovo episodio e vediamo cosa ne sarà della decisione di Rhyme di non collaborare più con la NYPD e che parte avrà verrà riservata alla Archer.
data di pubblicazione:24/07/2016
da Antonietta DelMastro | Lug 10, 2016
Non so dire quali siano i motivi che spingono una persona ad acquistare un libro.
I miei, tolti i classici letti “per dovere” nel corso del liceo, di solito sono il passa parole tra amiche, le copertine e/o (J)il titolo da cui resto affascinata e, chiaramente, gli incipit.
Tre donne vivevano in un paesino.
La prima era cattiva, la seconda bugiarda e la terza egoista.
Il paese aveva un grazioso nome da giardino: Giverny.
Queste tre righe sono quelle dell’incipit di Ninfee nere di Michel Bussi, appena tradotto in italiano per E/O. Come fare a resistere?
Cenere sul capo: ammetto che non conoscevo questo scrittore, ho preso in mano il libro solo perché ne avevo letto in anteprima ed ero rimasta impressionata dalla lista di premi che aveva vinto in carriera, e in particolare con questo volume.
La copertina non mi aveva particolarmente affascinata, ma quando ho preso in mano il libro, quando ho letto le prime tre righe… non sono più riuscita a lasciarlo!
Ora ho messo in lista tutti gli altri titoli di Bussi e, uno alla volta, li farò tutti miei!!!
Dunque, la vicenda si svolge a Giverny, il villaggio dell’Alta Normandia a pochi chilometri da Parigi dove ha vissuto e dipinto Claude Monet fino alla sua morte. Il titolo del romanzo ricorda proprio le sue Ninfee, la serie che ha prodotto in varie forme e colori per gli ultimi trenta anni della sua vita e di cui dovrebbe far parte anche il Ninfee nere del titolo.
Ci troviamo di fronte a un giallo: tre donne di età diversa, Fanette, di 11 anni appassionata e talentuosa pittrice in erba; Stéphanie, l’affascinante maestra del villaggio; la terza è la voce narrante della vicenda, una vecchia acida e bisbetica che spia il villaggio dall’alto della sua torre. Le tre donne sono in qualche modo coinvolte nella serie di omicidi che hanno luogo nel tranquillo villaggio tra turisti che si avvicendano nella villa di Monet per godere della vista del famoso stagno delle ninfee; attraverso i loro occhi saremo testimoni di alcune vicende che potranno fornirci un quadro a tutto tondo di quel che sta accadendo a Giverny, preziosissime saranno le indagini e le deduzioni dell’ispettore Laurenç Sérénac, che ci accompagnerà tra le pagine di questa storia.
Un libro magistrale, ricco di colpi di scena, in cui gli attori sono costruiti con forza e passione e descritti con grande maestria, il tempo non ha quasi significato e il confine tra passato e presente è labile e si confonde in continuazione; è un giallo veramente avvincente, la trama è intricata e di non facile soluzione, il lettore resta avvinghiato alle pagine, ogni nuova sfumatura stravolge tutto quello che si era pensato fosse fino ad allora chiaro e non si può far altro che continuare a leggere sempre più intrigati dalla storia e della splendida scenografia impressionista che si apre ai nostri occhi.
data di pubblicazione:10/07/2016
da Antonietta DelMastro | Lug 2, 2016
Centesimo romanzo di Andrea Camilleri, che ha voluto festeggiare questo notevolissimo traguardo pubblicando una inchiesta del suo personaggio più amato: il commissario Salvo Montalbano.
Camilleri non perde l’occasione di renderci partecipi del suo manifesto politico, attraverso i pensieri, le parole, le azioni di Montalbano: il romanzo inizia infatti con gli sbarchi dei migranti che ogni notte arrivano sulle coste di Vigata. In questo compito di accoglienza il commissario è come sempre aiutato dai suoi uomini, tutti con turni doppi sulle spalle, tutti sfiniti, tutti stanchissimi.
Come se la stanchezza di questi turni di lavoro extra non fosse “bastevole”il commissario dovrà affrontare un compito ancora più arduo: farsi fare un vestito su misura da Elena, sarta di Vigata dalla quale lo indirizza la sua eterna fidanzata Livia, in modo che lui possa degnamente accompagnarla alla festa per le nozze d’argento di una coppia di amici.
Quest’opera di sartoria non vedrà mai la luce: in una notte di sbarchi Elena verrà uccisa nel suo atelier con 22 colpi di forbice. Salvo accorrerà sconvolto “ Di colpo le gamme gli erano addivintate di ricotta. Ebbi ‘na speci di virtigini che l’obbligò ad appuiarisi con una mano al muro, po’ addimannò….” e si metterà alla ricerca dell’efferato omicida.
Il mio, con Salvo Montalbano, è stato un vero colpo di fulmine, un amore a prima “letta”; l’ho conosciuto poco meno di 20 anni fa e non l’ho più lasciato, mi sono gettata su ogni sua indagine con ammirazione, con gioia, con la consapevolezza che avrei navigato nelle sue indagini psicologiche, nel suo continuo scavare, che mi sarei trovata davanti a quelle intuizioni misteriose che sempre mi hanno lasciata sgomenta e che, fatte da lui, erano così semplicemente perfette. Non potevo quindi non notare che, questa volta Salvo è stanco, così come sono stanchi tutti gli altri attori. In una nota alla fine del romanzo Camilleri ci spiega che, a causa dell’inesorabile scorrere del tempo, è stato costretto a chiedere aiuto nella stesura del testo… e purtroppo la storia ne ha risentito, è venuta meno la profondità e la forza che gli erano caratteristiche, l’intreccio è, in alcuni tratti, confuso, il procedere è lento, gli scambi di battute scontati: si sente la mancanza della sua genialità narrativa.
Sono combattuta tra il dire che forse sarebbe stata l’occasione adatta di mandare in pensione Salvo e il desiderio di continuare a incontrarlo a frequentarlo perché l’amore non si cancella perché si invecchia…
data di pubblicazione:02/07/2016
da Antonietta DelMastro | Giu 13, 2016
Un nuovo libro del Re.
Questa volta è un libro di racconti. In genere non amo le raccolte di racconti perché appena si inizia ad addentrarsi nella storia, ad amare e conoscere i personaggi, tutto finisce e si resta sempre con un po’ di amaro in bocca.
Ma il Re è il Re non si discute, si ama! Ergo ho letto subito anche questo nuovo libro e, come sempre, ne sono rimasta entusiasta!
Già solo l’introduzione valeva il prezzo del volume: “Ho preparato un po’ di cose per te, Fedele Lettore; ce le hai davanti agli occhi sotto il bagliore lunare. Però, prima di curiosare tra i piccoli tesori fatti a mano che offro in vendita, parliamone un attimo, d’accordo? Non ci vorrà molto. Forza, siediti accanto a me. Avvicinati. Tanto non mordo. Però… ci conosciamo da secoli e forse sai che non è proprio vero. O mi sbaglio?”
Scherza con il suo lettore, lo irretisce, istrionico come solo lui sa essere, gli offre la sua “merce” da scegliere tra gli scaffali di un immaginario Walmart.
Sono 20 le storie che ci ha preparato, ognuna delle quali è introdotta da una pagina di presentazione in cui si diverte nella spiegazione della nascita o, in alcuni casi, di come qualche avvenimenti gli abbia offerto l’idea iniziale oppure di come un qualche accadimento improvviso gli abbia chiarito come sviluppare un’idea inizialmente accantonata. In alcune di queste pagine ci aiuta a compiere anche una piccola analisi del testo in cui sottolinea le sfumature del racconto che riportano, in qualche modo, le influenze delle sue letture del momento.
Non è possibile fare un sunto perché si svelerebbe troppo della magia dei racconti che ci ha “dedicato”, ne cito qualcuno di quelli che mi più mi sono piaciuti: Miglio 81 in cui ritroviamo un il classico di Stephen King, la macchina “infernale”, il mostro che vuole impossessarsi del nostro mondo e l’innocenza e il coraggio di alcuni bambini che sconfiggono un simile flagello.
La Duna in cui un anziano Giudice racconta di come si sia reso conto che le Dune della spiaggia dove andava in barca da piccolo gli parlavano scrivendogli messaggi che annunciavano stragi e morti premature, e il tocco di macabra ironia dell’autore che non posso assolutamente svelare…
Geniale Ur, un racconto che King scrisse su ordinazione, l’amore per la scrittura “non paga le bollette” ci spiega – anche se nel 2009 non credo che fosse ormai più il suo problema!!! – scritto in esclusiva per Amazon in occasione del lancio del Kindle, il suo eReader. Un professore di inglese, Wesley Smith, attaccato alle “tradizioni” per dimostrare di essere aperto alle novità ordina un Kindle eReader che Amazon gli consegna in 24 ore, l’unica differenza da quelli che stanno cominciando a circolare sembra essere il suo colore: rosa. Ma Smith troverà un menù molto particolare sul suo “lettore”, un menù che gli permetterà di leggere libri che sarebbero stati scritti da Hemingway se non fosse morto nel 1961, oppure da Shakespeare se fosse deceduto diciamo nel 1630… e la storia continua ma va letta, assolutamente.
Ne ho citati tre, non che gli altri diciassette non siano mitici, ma mi conosco, se comincio a parlare di racconti, novelle, libri di King mi entusiasmo e non mi fermo più!
data di pubblicazione: 13/06/2016
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