MARIA PER ROMA di Karen Di Porto – Selezione Ufficiale

MARIA PER ROMA di Karen Di Porto – Selezione Ufficiale

(11^ FESTA DEL CINEMA DI ROMA – ROMA, 13/23 ottobre 2016)

A Roma è celebre un detto romanesco che attraverso un’iperbole vuole ben rappresentare la difficoltà di trovare qualcosa che ci si affanna a cercare. Quante volte, i romani soprattutto potranno capirmi, abbiamo sentito dire oppure detto “ma mi sembra di cercà Maria pe (per) Roma”? Eppure, oggi con la XI Festa del Cinema di Roma, Maria per Roma è anche il titolo di un film. E se l’iperbole romanesca sta a indicare qualcosa di raro, che non si riesce a trovare, per Karen Di Porto – debuttante sceneggiatrice e regista alla sua prima opera cinematografica, dopo una laurea in legge -, Maria per Roma è un atto di amore alla sua città che riflette non una Maria bensì tante Maria che abitano Roma, ma anche il resto d’Italia. Maria, è un’aspirante attrice, ha studiato, fa teatro ma non ha ancora avuto l’occasione che le ha fatto fare il salto di qualità e non ha mai recitato in un lungometraggio. Per sopravvivere passa le sue giornate affannata nella gestione dei check-in delle case vacanza disseminate tra le più belle strade del centro storico romano. La sua giornata tipo da “key-holder” inizia alle 7,00 di mattina con il primo check-in e si protrae finanche a mezzanotte con i soliti turisti ritardatari. In oltre 12 ore di lavoro Maria corre da una parte all’altra della caotica, fredda, frenetica città alla guida della sua Vespa blu con al fianco la cagnolina Bea – che anche nella vita reale non si separa mai dalla protagonista, regista e sceneggiatrice Karen Di Porto – che si ritrova a “respirare” e vivere all’unisono con lei le ansie, lo stress, i nervosismi, i malumori, le delusioni e le discussioni che pervadono gli incontri tra Maria e i clienti più strambi, il padrone dell’agenzia immobiliare e la madre, rimasta vedova a gestire un negozio di antiquariato in liquidazione che si preoccupa per la figlia sola senza un compagno e un vero lavoro Il precariato, la società in crisi economica e di sentimenti, l’assenza di meritocrazia, la fatica di arrivare a fine mese e la susseguente incapacità di amare ed essere amati e di avere una famiglia, temi ormai a noi fin troppo noti, non rendono banale o ripetitivo questo film. Seppure con una regia esordiente, Maria per Roma convince e proprio le scene interpretate da persone comuni, e non da attori, quelle persone che Maria/Karen Di Porto spesso incrociano nella loro quotidianità, creano un legame diretto tra lo spettatore e la storia che a tratti emoziona perché incredibilmente vera e vicina a tutti quei trentenni e quarantenni romani e non. Nel film si ride anche grazie a delle gags fulminee davvero intelligenti e divertenti. Roma, nel suo caos dispersivo che sembra abbandonare le sue “Maria” a se stesse e ad amari destini, al tempo stesso irrompe nella sua magnificenza di mamma rassicurante, con i suoi angoli suggestivi e magici in cui rifugiarsi e trovare anche solo dieci minuti si pace e sollievo per ricaricarsi e ripartire nella lotta della “jungla”, ma pur sempre continuando a sognare, perché sognare non costa nulla e ci aiuta a sopravvivere.

data di pubblicazione:21/10/2016








MARIA PER ROMA di Karen Di Porto – Selezione Ufficiale

AL FINAL DEL TUNEL di Rodrigo Grande – Selezione Ufficiale

(11^ FESTA DEL CINEMA DI ROMA – ROMA, 13/23 ottobre 2016)

Al finale del tùnel del giovane regista argentino Rodrigo Grande regala al pubblico di questa edizione della Festa del Cinema di Roma una pellicola davvero ben strutturata. Un film che, come nelle ricette ben riuscite, è la perfetta combinazione della giusta dose del noir con un pizzico di thriller, macchiato qua e là da un discreto quantitativo di splatter ed un sottostante velo di storia d’amore. Joaquìn è un ingegnere, ancora giovane e affascinante, costretto a vivere sulla sedia a rotelle che, per far fronte alle ingiunzioni di pagamento e agli atti di pignoramento del Tribunale, decide di affittare il piano alto della sua grande casa, ormai in decadimento come i suoi sentimenti. Ecco che fanno ingresso nella sua vita e in quella del suo fedele Casimiro, un cagnolino meticcio anziano e malato che trascorre le sue giornate immobile nella sua cuccia – tanto che Joaquìn ha deciso di provvedere a breve alla sua triste dolce morte – Berta e sua figlia Betty. L’arrivo di madre e figlia riaccende note di colori, musica, passione nella vita ingrigita di Joaquìn il quale però, proprio quando inizia ad abituarsi e a lasciarsi andare alla ventata di vita che le ospiti hanno portato con sè, scopre dal suo laboratorio informatico situato nella cantina, che una banda di malviventi sta realizzando un tunnel sotto la sua casa, allo scopo di rapinare le cassette di sicurezza della banca adiacente la sua villa. Ma la vera sorpresa è un’altra: Berta fa parte del piano criminoso. Da questa scoperta inizia un metodico piano di Joaquìn, un piano quasi perfetto (che tiene lo spettatore incollato allo schermo in costante stato di ansia per tutta la durata del film), durante l’attuazione del quale si susseguiranno “rivelazioni” amare che uniranno e divideranno Joaquìn e Berta fino all’epilogo di tutta l’intrigata vicenda, al quale si arriva passando per una serie di colpi di scena, l’ultimo davvero geniale!

Una sceneggiatura ben articolata e interpretata da un buon cast di attori. Pellicola decisamente da non perdere se riuscirà ad arrivare nelle Sale italiane!

data di pubblicazione:21/10/2016








MARIA PER ROMA di Karen Di Porto – Selezione Ufficiale

SNOWDEN di Oliver Stone, 2016 – Selezione Ufficiale

(11^ FESTA DEL CINEMA DI ROMA – ROMA, 13/23 ottobre 2016)

Dopo i clamori e gli scandali sollevati da Wikileaks, nell’era del digitale e della cyber security dove si tenta di dare attenzione e clamore ai recenti tentativi normo-legislativi di garantire una globale ed effettiva sicurezza al trattamento dei dati personali – dal cd. “Safe Harbour Principles” al cd. “Privacy Shield”, fino al nuovo Regolamento U.E. e alla Direttiva europea “Big Data” -, passando per l’ultimo episodio di hackeraggio di Yahoo, irrompe nella Selezione Ufficiale della XI Festa del Cinema di Roma Snowden di Oliver Stone.  Il grande regista ha riportato con coraggio, in 134 minuti, i nove anni più importanti – per ora – delle vita di Edward Snowden (interpretato da Joseph Gordon Levitt), il tecnico informatico – cresciuto in una famiglia conservatrice di stampo militare al servizio degli Stati Uniti d’America – che da ideatore di sistemi informatici per la CIA creati per la sicurezza del proprio paese assiste alla silenziosa manipolazione delle sue idee e delle sue invenzioni fino al loro abuso/uso distorto da parte della CIA e poi della NSA e dei suoi uffici “tentacolari” diffusi nel mondo. Dalla graduale e devastante presa di coscienza da parte di Snowden del conflitto di tale abusi con i suoi principi e ideali, il giovane tecnico – grazie anche al sostegno dell’unico “essere umano” estraneo ai lavaggi di cervello impartiti nella CIA e in NSA rimastogli accanto, la compagna Lindsay Mills (Shailene Woodley) – da “primo della classe” e miglior tecnico della NSA diviene la voce di una delle più grandi denunce che abbiano mai colpito il sistema di intelligence americano e l’amministrazione Obama. Non era facile raccontare la storia del giovane Snowden e Oliver Stone ha sicuramente tentato il suo meglio per condensare nove anni di storia complessa (rivelata dal protagonista solo ai giornalisti del The Guardian e poi al regista in occasione di segretissimi incontri in Russia dove è esiliato per scampare alle condanne per altro tradimento e antispionaggio), articolata prevalentemente su un linguaggio prettamente informatico/tecnico/ingegneristico, in una pellicola di poco più di 2 ore. Se nella prima parte lo spettatore può appunto soffrire la complessità del sistema in cui Ed. Snowden si ritrovò prima a operare orgogliosamente e attivamente e poi sofferente prigioniero, negli ultimi 40 minuti il thriller si fa decisamente più dinamico e avvincente fino al sovrapporsi di “finzione” cinematografica e frammenti di quanto poi i Media riportarono dal 10 giugno 2013 quando il “più grande spionaggio di massa” venne denunciato al mondo intero. Emozionate l’irrompere dell’applauso della Sala Sinopoli durante la scena del film che narra appunto un altro applauso, quello dell’ovazione del pubblico che assisteva alla prima intervista di Ed. Snowden dopo al difficile fuga in Russia dove è riuscito ad avere una seconda vita. Bellissimi i titoli di coda del film – alternati alla descrizione di come la vita di Eduard Snowden è proseguita fino ad oggi – accompagnati dalla canzone composta per Oliver Stone da Peter Gabriel “The Veil” (“il velo”): come a voler sottolineare il protettivo tentativo che con questo film Oliver Stone ha reso affinché gli americani tolgano dai propri occhi, dalle proprie orecchie e dalla propria intelligenza quel velo di affidamento e cieca fiducia in un sistema che per anni ha violato i principi e i diritti di libertà e riservatezza fondamentali di ogni cittadino sotto l’altro “velo” della “giustificazione” della minaccia del Terrorismo.

data di pubblicazione:15/10/2016








LA VITA POSSIBILE di Ivano De Matteo, 2016

LA VITA POSSIBILE di Ivano De Matteo, 2016

Lo sguardo attento alle vicissitudini familiari di Ivano De Matteo porta sul grande schermo due grandi attrici italiane come Margherita Buy (Anna) e Valeria Golino (Carla) per parlare di una “famiglia” segnata dalle violenze domestiche.


La vita possibile muove dall’ennesimo episodio di aggressione su una donna, Anna, da parte del marito sotto gli occhi del figlio tredicenne (Valerio interpretato da Andrea Pittorino). L’episodio di violenza sulle donne che si consuma tra le pareti domestiche è fugace, rimane marginale per lasciare spazio alla “fuga” verso una possibile vita migliore. Anna e Valerio si rifugiano da Carla, un’amica storica di Anna che vive a Torino dove – grazie al sostegno economico dei genitori – si concede il lusso del difficile mestiere di attrice di teatro di nicchia.

A Torino le solitudini di Anna e di suo figlio si intrecciano con la solitudine di Carla – single dagli occhi sognanti e dai buffi atteggiamenti leggeri di un’adolescente -, di Mathieu (Bruno Tedeschini) – ex calciatore francese che gestisce una locanda sotto casa di Carla e Anna, vittima anche lui di un episodio che lo ha segnato -, e di Larissa (Caterina Shulha) – una giovane prostituta -. In una sequenza di scene che talvolta appaiono disorganiche, la storia della ricerca di un riscatto tocca fugacemente alcuni drammi dei nostri tempi difficili: la difficoltà per chi ormai non è giovanissimo a trovare un lavoro e la disperazione e la forza di una madre sola che, costretta ricominciare da zero una nuova vita, accetterà un lavoro durissimo, i traumi psicologici dei minori vittime anche solo di riflesso di violenza psicologica e fisica, la troppo frequente inidoneità delle misure e delle azioni penali a tutela delle donne vittime di violenza, il pregiudizio nei confronti dello “straniero”.

Tutti temi importanti e delicati che però sono toccati in modo superficiale perché nessuna di queste tematiche emerge in modo chiaro o viene adeguatamente messa in luce, tutte rimangono velate, marginali. Maggiore spazio viene, invece, dato all’innamoramento del tredicenne Valerio per la giovane prostituta ventenne che attende i suoi clienti al parco vicino casa: due solitudini che si incontrano per poi perdersi senza alcuna sorta di redenzione o rinascita nè dell’uno, né dell’altro. Infatti, il vero deus ex machina della storia, che consente una riappacificazione tra madre e figlio, separati dalla rabbia e dal malessere interiore del minore, che aiuta Valerio ad ambientarsi a Torino ed Anna ad aver fiducia negli uomini è Mathieu, il quale chissà, forse, sarà accanto ad Anna per questa sua nuova Vita Possibile. Sempre impeccabile l’interpretazione di Margherita Buy, con i suoi occhi profondi e liquidi, e perfetta, dai gesti fino ai costumi, Valeria Golino nel suo personaggio naïf. Se invece l’interpretazione del bambino, il personaggio di Valerio, non convince – se non per la forte somiglianza con Anna (Margherita Buy) – meritano la scenografia, la fotografia (bellissima la scena finale della mongolfiera giallo pastello nel cielo di Torino) e le musiche di Francesco Cerasi.

data di pubblicazione: 24/9/2016


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PIACERE, ETTORE SCOLA – Mostra

PIACERE, ETTORE SCOLA – Mostra

(Museo Carlo Bilotti – Roma, 16 settembre 2016/8 gennaio 2017)

A quasi otto mesi dalla scomparsa di Ettore Scola, il 16 settembre 2016 è stata inaugurata presso il Museo Carlo Bilotti di Villa Borghese la tanto attesa mostra dedicata ad uno degli artisti italiani più completi, profondi e umani degli ultimi 60 anni.

La mostra – articolata su due filoni, quello privato e quello professionale – è un’autentica passeggiata tra le stanze di “casa Scola”. Per quasi un paio d’ore, il visitatore si perde nella storia di questo grande uomo – disegnatore, sceneggiatore e regista -, e impara a conoscerlo meglio e a sentirlo ancor più familiare. Nella prima sezione delle Mostra si sfoglia “l’album di famiglia”: dai primi anni di infanzia trascorsi nella natia Trevico, dove c’è stato l’indelebile primordiale incontro con il “cinema”, a quelli che seguirono il trasferimento a Roma, passando per il rapporto in famiglia con il fratello maggiore, il padre medico e la madre che subito assecondò la passione e il talento del futuro cineasta accompagnandolo dopo scuola a vedere due film al giorno. E poi, il primo incontro tra i banchi con colei che sarebbe divenuta l’unica donna della sua vita, Gigliola, la nascita delle due figlie Paola e Silvia, e in parallelo i primi lavoretti per la scanzonata e affascinante redazione del settimanale umoristico Marc’Aurelio. Accanto alla vita privata si muovono parallelamente gli esordi del cineasta come vignettista, poi come dialoghista, sceneggiatore e infine come regista. Un’evoluzione professionale che si fonde con la sua vita privata grazie ai forti legami che Scola fu capace di stringere e mantenere nel tempo anche fuori dalle redazioni e dai set con autori come Metz, Marchesi, poi Macari, con artisti come Alberto Sordi – suo testimone di nozze – Risi, Pietrangeli, Vittorio Gassman, solo per citarne alcuni. Attraverso il file rouge dei disegni inediti di Ettore Scola – ritraenti momenti di vita privata, lo scambio di idee o la creazione della battuta geniale all’interno della redazione de Marc’Aurelio, la concettualizzazione grafica della trama o dell’inquadratura di una scena di un film, la caricatura di un amico o del Maestro Fellini –, ci si addentra nella bellezza di un uomo sensibile, timido, profondamente rispettoso dell’uomo e della condizione della donna, dei cd. “deboli” e degli emarginati del boom del dopo Guerra italiano, affettuoso con le figlie e con i compagni di lavoro e di vita. Una persona genuina, schietta. Un regista attento, meticoloso che sia come sceneggiatore, sia come regista non assecondava passivamente l’idea o i timori dei produttori, assumendosi il rischio di scelte talvolta audaci e, soprattutto, il rischio di non piacere a tutti i costi a tutti. Il rapporto con i suoi collaboratori, con gli attori durante le prove e fuori dal set, il legame con Federico Fellini, tutto filtrato e reso per la prima volta così completo e a noi vicino grazie a foto inedite, file audiovisivi, ricostruzioni con pezzi originali dello studio del Regista, l’esposizione di pezzi unici di alcuni dei suoi set, le locandine dei suoi film, le dichiarazioni delle persone con cui ha lavorato e vissuto, i vinili delle colonne sonore dei suoi lungometraggi, i premi. Al termine del percorso lungo i corridoi e le apparenti stanze della Mostra, inevitabilmente evocative dell’appartamento del quartiere Prati de La Famiglia, all’amarezza per la scomparsa del cineasta prevale la gioia del privilegio regalatoci dalla sua famiglia: poter trascorrere con il Maestro Ettore Scola qualche ora in compagnia delle sue parole, del suo sguardo attento e pulito, degli aneddoti che hanno segnato e colorato i suoi anni di carriera poliedrica. Ettore Scola, indimenticabile, grazie a questa esposizione diviene nuovamente parte della nostra vita, della storia del nostro paese e ci lascia come un amico al quale dire arrivederci, perché lo andremo a trovare rileggendo e sfogliando il Libro “Piacere, Ettore Scola” e rivedendo ciclicamente i suoi film, mai banali, ma sempre innovativi ed attuali.

data di pubblicazione:19/09/2016