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SYRO SADUN SETTIMINO, o il trionfo della Grande Eugenia

SYRO SADUN SETTIMINO, o il trionfo della Grande Eugenia

Operina Monodanza in un atto di notte di Sylvano Bussotti, 2024. Poema di Dacia Maraini, Voce recitante di Manuela Kustermann, Danzatore Carlo Massari, Ensemble Roma Sinfonietta, Direttore Marcello Panni, Coro Evo Ensemble

(Teatro Vascello – Roma, 25 novembre 2024)

Settimino, proprio perché nato così prematuro, sin dalla nascita ha delle aspirazioni che lo portano a desiderare di diventare un giorno un grande ballerino. Già dai primi anni, quando inizia a prendere consapevolezza di sé, non sa bene che posizione prendere in società. Sarà meglio identificarsi con il genere femminile o con quello maschile? In tutta la sua vita si porrà questo amletico dilemma, adattandosi come meglio può, ora di qua ora di là…

 

In occasione del Festival di Nuova Consonanza, il Teatro Vascello ripropone un’opera del compositore fiorentino Sylvano Bussotti. Per la verità trattasi di un’operina, così come la definisce l’autore, rappresentata solo una volta nel 1974 al Festival di Royan e poi archiviata definitivamente. Forse il tema trattato era considerato scabroso, quando parlare di sesso era sempre pericoloso, addirittura proibito quando si alludeva alle così dette devianze. Bussotti non ha bisogno di grandi presentazioni e tutti sanno che era un artista alquanto poliedrico a cui piaceva fare un po’ di tutto. Ogni cosa veniva fatta però in maniera innovativa e di rottura con gli schemi e gli stilemi tradizionali. Anche in questo spettacolo lui osa molto e pone il protagonista fuori dalla scena, anche se lo spettatore ne percepisce costantemente la presenza. Come cinquant’anni fa, anche oggi Dacia Maraini cura la parte narrativa e poetica in un testo ora riveduto e corretto. Se l’argomento era tabù, ora lo stesso viene sdoganato e riproposto senza tanto scalpore. Oggi parlare di fluidità di genere non crea più tanto imbarazzo, quanto piuttosto curiosità.

In Syro Sadun Settimino troviamo un po’ di tutto: Musica – Coro a Cappella – Danza – Poesia. La voce narrante questa volta è lasciata all’interpretazione della grande attrice Manuela Kustermann. Sulla scena, fa da sfondo, il filmato RARA realizzato alla fine degli anni sessanta con immagini statiche di giovani nudi e piangenti. Ognuno fa la sua parte in maniera eccellente in uno spettacolo che in 50 minuti esprime ciò che bisogna esprimere, senza raggiri e inutili tortuosità. Una serata dove ancora oggi si percepisce il valore di un’avanguardia che ha veramente fatto a pezzi il concetto di musica e teatro. Almeno così come lo si intendeva in alcuni contesti di artefatta tendenza.

data di pubblicazione:27/11/2024


Il nostro voto:

IL CAVALIERE INESISTENTE di Italo Calvino

IL CAVALIERE INESISTENTE di Italo Calvino

adattamento di Matilde D’Accardi, regia di Tommaso Capodanno con Francesca Astrei, Maria Chiara Bisceglia, Evelina Rosselli e Giulia Sucapane

(Teatro India – Roma, 22/30 Novembre 2024)

Sotto le rosse mura di Parigi era schierato l’esercito di Francia. Carlo Magno doveva passare in rivista i paladini. Ecco apparire al cospetto dell’imperatore un nobile cavaliere con la sua candida armatura. Si tratta di Agilulfo Emo Bertrandino dei Guildiverni, devoto servitore pronto a combattere per la causa del sovrano. Più volte sollecitato a mostrare il suo volto, il misterioso condottiero confesserà di non averne uno. Lui è proprio un cavaliere inesistente…

Italo Calvino, di cui si è celebrato il centenario della nascita in maniera alquanto silenziosa, è stato sicuramente uno dei narratori più importanti del Novecento. Il suo genere letterario è variegato e si è sempre rivolto al percorso interiore che l’uomo, per sua natura, dovrebbe perseguire con onestà e fede. Il cavaliere inesistente è un romanzo quasi fantastico che si ispira liberamente alle gesta dei mitici paladini di Francia al servizio di Carlo Magno. La storia, densa di avvenimenti cavallereschi e di intrighi amorosi, è raccontata, in un manoscritto, da una certa Suor Teodora. Trattasi di una religiosa molto colta che aveva ricevuto questo singolare incarico dalla madre superiora del convento. I personaggi si muovono tra campi di grano oramai maturo, ma una fitta nebbia sembra rende tutti i contorni sbiaditi, quasi evanescenti.

Sulla scena prevale l’armatura di Agilulfo, coinvolto in mille imprese. Ma la sua natura in fondo che cos’è? Come può esistere un’esistenza in un cavaliere inesistente? In un mondo in cui l’apparenza è ciò che conta, Calvino si sofferma sull’essenza. Un valore che conta di più in ogni singola scelta. Il ritratto quindi dell’uomo di oggi che tra mille ostacoli deve in qualche modo inventarsi un futuro, credibile essenzialmente a sé. Due ore di spettacolo con attrici che si inseguono in dialoghi picareschi per narrare le gesta di un eroe destinato a dissolversi nel vuoto esistenziale. Una recitazione perfetta come perfetta è tutta la gestualità che accompagna l’intera azione. Un omaggio dovuto a un grande scrittore che con il suo impegno morale ha posto l’uomo al centro della storia e della società di oggi.

data di pubblicazione:22/11/2024


Il nostro voto:

UNA TERAPIA DI GRUPPO di Paolo Costella, 2024

UNA TERAPIA DI GRUPPO di Paolo Costella, 2024

Il Prof. Stern, affermato psicoanalista, convoca nel suo studio romano sei dei suoi pazienti, lo stesso giorno alla stessa ora. Trattasi di un banale equivoco o di una semplice burla nei loro confronti? Ognuno è affetto da un disturbo compulsivo che si manifesta in modi diversi. Ma come conciliare le loro palesi idiosincrasie in una sala d’attesa diventata claustrofobica? Parlando inevitabilmente di sé, la stramba compagnia mette in atto una sorta di terapia di gruppo con effetti a dir poco singolari…

Paolo Costella dirige per il grande schermo un’opera cinematografica senza pretese tratta da un soggetto decisamente non originale. La storia infatti nasce come pièce teatrale di Laurent Baffie dalla quale, a sua volta, lo spagnolo Vicente Villanueva aveva già realizzato il film Toc Toc. Il regista genovese ne ricava ora una commedia tutta all’italiana con un cast leggero e ben assortito. I personaggi impegnati in questo singolare incontro/scontro sono Claudio Bisio, Claudio Santamaria, Margherita Buy, Valentina Lodovini, Leo Gassmann, Ludovica Francesconi e inoltre Lucia Mascino, quest’ultima come segretaria dell’atteso professore. Dopo l’iniziale disappunto, ognuno manifesterà i propri disturbi di natura ossessiva che diventeranno motivo di attenzione e di condivisione da parte degli altri. Una vera e propria terapia di gruppo spontanea dove verranno affrontati i propri traumi e le proprie paure. Alla fine si arriverà alla conclusione che tutto si può affrontare e risolvere, basta parlarne. Un tema che il regista affronta con sottile ironia, in un’epoca nella quale lo stesso concetto di psicoanalisi è messo in crisi dall’opinione generale. Se si va in analisi si è spesso considerati se non proprio pazzi, almeno schizoidi da tenere alla larga. La commedia va avanti tra battute non proprio al massimo dell’originalità, spesso sopra le righe per alleggerire volutamente una situazione paradossale. Partendo da un’idea che poteva essere frizzante si è arrivati a un finale confuso e neanche scontato. Nonostante la buona volontà dell’intero cast, il soggetto stesso perde via via di tono per approdare a un risultato poco convincente. Una commedia agrodolce che ci suggerisce solo una benché minima considerazione dei traumi altrui, nella vaga speranza che siano prima gli altri ad accorgersi dei nostri.

data di pubblicazione:20/11/2024


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LE DELUGE – gli ultimi giorni di Maria Antonietta di Gianluca Jodice, 2024

LE DELUGE – gli ultimi giorni di Maria Antonietta di Gianluca Jodice, 2024

1792, in piena rivoluzione francese Maria Antonietta, ultima regina di Francia, insieme al consorte Luigi XVI e ai due figli, viene arrestata e tenuta segregata nella Torre del Tempio, alla periferia di Parigi. La monarchia è stata definitivamente abolita e la famiglia reale deve subire costantemente i soprusi inflitti dai carcerieri. La sovrana si comporta in maniera esemplare e affronta con dignità il destino che le ha riservato il tribunale rivoluzionario…

Gianluca Jodice è un regista napoletano, classe 1973, già segnalato dalla critica per alcuni lungometraggi che hanno ottenuto importanti riconoscimenti. In Le Déluge, coproduzione italo-francese, ripropone il periodo estremo della vita di Maria Antonietta, ultima esponente dell’ancien régime, quando, rinchiusa insieme alla famiglia, in stato di assoluta segregazione, mantiene intatta la sua dignità di sovrana. Il film si divide in tre capitoli con l’intento di voler rimarcare le tre distinte fasi della sua vita passata dai lussi sfarzosi di Versailles all’isolamento totale nei locali putridi dove è confinata. Tutto in attesa della fase finale quando la sentenza la giudicherà colpevole di alto tradimento nei confronti della causa rivoluzionaria. Nello specifico il regista non mette volutamente in scena il prima e il dopo, il fasto della corte e l’esecuzione per ghigliottina, ma si concentra su quei giorni di attesa proprio per mettere in luce i caratteri dei singoli protagonisti. Luigi XVI (Guillaume Canet) ha un’indole debole e forse troppo remissiva, anaffettivo per natura cerca invece di presentarsi all’altezza della situazione di fronte al destino a cui dovrà andare incontro. Maria Antonietta (Mélanie Laurent) risulta invece essere il personaggio chiave dell’intera storia. La sua fredda determinazione nasconde invece un cuore tenero e affettuoso verso il consorte e i due figli, consapevole che anche loro sono segnati da un tragico epilogo. La rivoluzione e la definitiva caduta della monarchia infatti cambierà radicalmente il carattere di Maria Antonietta che da altezzoso si convertirà in protettivo verso i figli e indulgente verso il marito. Il film è essenziale nelle scene, la fotografia mette in risalto la sporcizia e il degrado delle stanze in cui vengono segregati gli ex sovrani, ma dove ancora paradossalmente si ripropongono le dinamiche regali. Un’opera tutto sommato ben riuscita, da un lato pertinente ai fatti storici ben noti, dall’altro rivelatrice di un’umanità sorprendente e sicuramente coinvolgente.

data di pubblicazione:20/11/2024


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QUELLO CHE RESTA regia di Daniele Trombetti

QUELLO CHE RESTA regia di Daniele Trombetti

drammaturgia di Daniele Trombetti e Daniele Locci con: Daniele Trombetti, Daniele Locci, Francesca Anna Bellucci, Beatrice de Luigi e Federico Capponi

(Teatro Lo Spazio – Roma, 19/24 Novembre 2024)

Il giovane Antonello muore di cancro. Silvano ed Enrico, suoi amici del cuore dai tempi del liceo, si fanno carico di eseguire le ultime volontà: spargere le sue ceneri in un posto in cui si possa vedere l’aurora boreale. I due insieme a Linda, ex di Silvano e adesso la ragazza di Enrico, intraprendono in auto questo lungo viaggio da Roma a Stettino. Un percorso insidioso e turbolento ma anche pieno di bei ricordi, quando l’esuberante Antonello era ancora in vita e rendeva i loro incontri allegri e trasgressivi…

Una compagnia teatrale, sgangherata e divertente che riporta sulla scena uno spettacolo più che collaudato. I protagonisti, tutti giovanissimi, ci parlano di sé e dei propri problemi esistenziali e affettivi. Un mix di risentimento e rimbrotto reciproco, sovrastato da musiche a tutto volume che spesso si sovrappongono alle voci. Ma va bene così. Quello che conta è rendere l’atmosfera giusta e portare lo spettatore a ridere delle situazioni estreme che si sovrappongono senza soluzione di continuità. Creare una grande confusione, una valanga di parole sconnesse per far emergere l’intimo di ognuno di loro. Ci sono problemi sentimentali ancora da risolvere e certamente Silvano non può facilmente digerire gli otto anni di fidanzamento con Linda, andati in fumo proprio quando già si parlava di matrimonio. Tradito per giunta con il suo miglior amico che è costretto a sopportare durante il lungo e faticoso viaggio in auto verso la destinazione finale. Ora che è radicalmente dipendente da farmaci come potrà affrontare questa ulteriore prova di forza contro se stesso e trovare il giusto equilibrio? L’incontro casuale con Manuela, anche lei in fuga da una società che rifiuta la parità di genere, metterà Silvano definitivamente in crisi senza lasciargli alcun margine di manovra. Uno spettacolo ora riproposto al Teatro Lo Spazio-Roma che diverte in maniera seria perché fa riflettere sul concetto di amicizia, un qualcosa che al di là delle possibili interferenze è destinato a rimanere per sempre. Un messaggio che gli attori sanno ben trasmettere al pubblico e che il pubblico è disposto a recepire in toto. Atmosfera piacevole e leggera, creata apposta per intrattenere su un tema fondamentale, spesso trascurato per una dilagante forma di eccessiva superficialità.

data di pubblicazione:20/11/2024


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