TATAMI – Una donna in lotta per la libertà, di Guy Nattiv e Zar Amir Ebrahimi, 2024

TATAMI – Una donna in lotta per la libertà, di Guy Nattiv e Zar Amir Ebrahimi, 2024

Leila Husseini, accompagnata dalla sua coach Maryam Ghanbari, si trova a Tbilisi in Georgia per disputare i campionati mondiali di Judo femminile. Sin dai primi incontri riesce a vincere le avversarie senza manifestare alcuna difficoltà. Inaspettatamente arriva l’ordine, da parte delle autorità iraniane, di simulare un infortunio e abbandonare così la competizione. Questo allo scopo di evitare che una donna iraniana possa battersi con una judoka israeliana…

 

Stiamo tutti vivendo un momento molto delicato dove Israele sta innescando le premesse di una escalation del conflitto mediorientale, coinvolgendo anche la dura reazione della Repubblica Islamica dell’Iran. Sembra quanto mai opportuno che entrami i Paesi in questione si presentino uniti almeno nello sport, al di fuori delle mere dispute politiche. Per la prima volta un regista e produttore cinematografico israeliano (Guy Nattiv) e un’attrice iraniana (Zar Amir Ebrahimi) si trovano insieme a dirigere un film per denunciare lo stato di fatto di un Paese in cui sono calpestati i diritti civili più elementari. Al centro del plot una campionessa di Judo che aspira a conquistare la medaglia d’oro ai campionati mondiali di categoria. In Iran è sostenuta da un marito e da un figlio affettuosi, oltre che da un gruppo di amici, riuniti per seguire insieme le sue vicende agonistiche. Per incomprensibili motivi, la massima autorità religiosa ordina all’atleta di non andare avanti nelle competizioni, sovvertendo i principi basilari che regolano le discipline sportive. Con delle superbe riprese in bianco e nero, la regia ha voluto ancora meglio evidenziare la lotta interiore a cui si sottopone la protagonista. Un ricatto morale che le impone di rinunciare a tutto quello in cui la giovane judoka aveva creduto e per cui si era allenata. Una sceneggiatura asciutta e dialoghi ridotti all’essenziale fanno da sfondo ai ripetuti incontri scontri. Ecco che ancora una volta il cinema diventa un valido strumento per denunciare il clima oppressivo presente in un Paese, particolarmente verso le donne. Cast eccezionale composto per la maggior parte di attori iraniani in esilio, con una fotografia curatissima che mette in risalto il pathos dei personaggi. Il film è stato presentato all’ultima edizione della Mostra d’arte cinematografica di Venezia dove ha vinto il premio Brian. Motivazione: “la pellicola ha esaltato i valori del laicismo e del rispetto umano, la libertà di coscienza e di espressione su ogni principio filosofico o di religione”.

data di pubblicazione:09/04/2024


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ENTANGLED, ogni cosa è collegata di e con Gabriella Greison

ENTANGLED, ogni cosa è collegata di e con Gabriella Greison

regia di Emilio Russo, una produzione Teatro Menotti di Milano

(Teatro India – Roma, 4/7 Aprile 2024)

Wolfgang Pauli, vincitore nel 1945 del premio Nobel per aver teorizzato il principio di esclusione, era famoso tra i fisici di quel tempo anche per un altro motivo. Molti ritenevano che, grazie alle sue manifestazioni psichiche, riuscisse a bloccare la strumentazione ogni volta che entrava in un laboratorio. L’effetto Pauli impressionò il mondo scientifico e molti credettero realmente a queste sue capacità tanto che venne soprannominato “flagello di Dio”.

 

Gabriella Greison, che nella vita reale è una fisica, ama raccontare di grandi figure che a loro modo segnarono la storia della meccanica quantistica. Nello spiegare le teorie più astruse che accompagnarono il lavoro di Pauli e di altri grandi fisici, la Greison utilizza un linguaggio semplice e accessibile a tutti. Ecco che con il suo monologo riesce a spiegare e a dialogare, rendendo comprensibile l’incomprensibile. Ci accompagna nell’intimo di un grande studioso, evidenziando i suoi punti di forza e nello stesso tempo i suoi punti di debolezza. Tutto ciò scaturisce dal suo rapporto analitico con Jung e dall’influenza che ebbe su di lui il concetto di sincronicità. Questa astrazione, alla base degli studi junghiani, dimostrava che due eventi non sono mai legati tra di loro per pura casualità. Gli stessi infatti si influenzano a vicenda dando vita a delle vere e proprie coincidenze significative. Concetti questi di non facile intuizione, ma che ci vengono proposti con una lettura particolare. Si riesce a coinvolgere l’interesse del pubblico per un tempo sufficiente a dire tutto quello che è necessario dire. Sulla scena un microfono, una scrivania, un lettino di quelli in uso presso gli psicoanalisti. Dei video, curati da Martin Romeo, accompagnano lo spettatore stesso verso un viaggio onirico dove possa ritrovare se stesso e il senso della propria vita. E proprio in questo contrappunto tra il conscio e l’inconscio, che Pauli trova ispirazione per le sue ricerche sulla fisica quantistica e non solo. Nasce così in lui l’esigenza di una riscoperta interiore, alla ricerca di un amore che possa essere la base di partenza di ogni realtà. Vi è così la certezza che ogni cosa e collegata ad un’altra, in un divenire infinito e senza tempo. Il titolo di questo spettacolo potrà lasciare perplessi, ma Gabriella Greison ancora una volta ci aiuta a comprendere, con la sua abilità divulgativa e la sua simpatia.

data di pubblicazione:05/04/2024


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UN MONDO A PARTE di Riccardo Milani, 2024

UN MONDO A PARTE di Riccardo Milani, 2024

Michele Cortese è stanco e particolarmente stressato dall’insegnamento presso una scuola elementare di Roma. Dopo aver fatto domanda, accetta con entusiasmo il trasferimento in un piccolo paese all’interno del Parco Nazionale d’Abruzzo. La realtà che trova è completamente diversa da quella tanto sognata e l’unica classe raccoglie appena pochi bambini. Quando, per motivi puramente speculativi si deciderà di chiudere definitivamente l’Istituto, insieme alla vice-preside dovrà inventarsi qualsiasi stratagemma pur di tenerlo in vita…

 

Il regista e sceneggiatore Riccardo Milani è oramai avvezzo a regalare al pubblico delle commedie divertenti. Senza ricorso a un eccessivo buonismo, i suoi film fanno stare bene e soprattutto rilassano. Anche in questo lavoro, in presenza di una sceneggiatura ridotta all’essenziale, senza grandi pretese si riesce comunque a dare un messaggio sociale, neanche tanto trasversale. Il protagonista, interpretato da Antonio Albanese, dopo tanti anni di faticoso insegnamento in una periferia romana, aspira a ritirarsi in un posto a contatto con la natura. Il suo desiderio si avvera, ma in situazioni ben lontane da quelle fantasticate. Il paesino è arroccato sulle montagne d’Abruzzo dove circolano indisturbati branchi di lupi e dove d’inverno si rimane isolati per le abbondanti nevicate. A scuola verrà accolto da una vice-preside aggressiva, ma che conosce bene la realtà del paese, e da una classe unica composta da sette bambini. Allo spaesato maestro daranno un caloroso benvenuto dimostrandosi presto tutti forse troppo maturi per la loro età. Situazioni grottesche che fanno sorridere lo spettatore e lo coinvolgono emotivamente nelle vicende proprie dei protagonisti. Il tutto condito da un dialetto abruzzese che, se a volte risulta veramente ostico, tuttavia è quel condimento che rende l’intera storia leggera e gradevole nello stesso tempo. L’intraprendente vice-preside è impersonata dall’attrice comica Virginia Raffaele che ancora una volta mostra grande talento da imitatrice, tanto da mimetizzarsi perfettamente tra la gente del luogo. Il regista qui dà prova di aver intuito che solo la presenza di attori non professionisti locali avrebbe comunque reso le vicende credibili e di facile fruizione. Se ne consiglia la visione per distrarsi un poco dai recenti film, molti dei quali veramente interessanti, che però incupiscono troppo e rattristano.

data di pubblicazione:27/03/2024


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ANOTHER END di Piero Messina, 2024

ANOTHER END di Piero Messina, 2024

Sal non riesce a rassegnarsi per la perdita di Zoe, morta a causa di un incidente per di più causato da lui stesso. Al colmo della disperazione, dopo aver persino tentato il suicidio, si lascia convincere dalla sorella Ebe a ricorrere a una speciale organizzazione. Ciò gli consentirà di rincontrare per poco la donna amata, sia pur nel corpo di un’altra…

 

A quasi dieci anni dal suo film d’esordio L’attesa, il regista siciliano torna a trattare un tema a lui molto caro che è quello dell’amore vero tra due persone. Un amore incondizionato a volte rubato da circostanze imprevedibili e del quale non si riesce a farsene una ragione. Il problema centrale è quindi quello della elaborazione del lutto, per la perdita della persona cara, e delle difficoltà che spesso ci impediscono di attuarla. In Another End, presentato in concorso all’ultima edizione della Berlinale, seguiamo le vicende del protagonista Sal (Gael Garcìa Bernal) che si trova ad affrontare la morte della sua compagna. L’uomo è colpito dal vuoto che le ha lasciato e devastato dai sensi di colpa per essere stato lui la causa dell’incidente mortale. Siamo in un futuro, forse oramai prossimo, in cui la tecnologia può far sì che sia possibile rivivere ancora alcuni momenti con la persona che abbiamo amato. Si è così preparati in qualche modo all’evento ineluttabile, già di fatto accaduto. Quando Zoe (Renate Reinsve) si ripresenta, con il corpo di un’altra donna, l’uomo potrà passare con lei dei momenti speciali e predisporsi così meglio a quel distacco definitivo che il destino gli ha riservato. Il tema affrontato non è certo tra i più originali, ma il regista riesce in qualche modo a trovare la sua strada in un groviglio di situazioni drammatiche che spesso hanno l’effetto di incupire lo spettatore. Il risultato è quello di aver creato qualcosa di ferruginoso, qualcosa che si fa fatica a seguire. Tutto ciò senza per questo voler sminuire la capacità del regista di usare la cinepresa in maniera più che professionale. Al cast si aggiunge anche la presenza della talentuosa attrice argentina Bérénice Bejo, nel ruolo della sorella Ebe. Sarà una presenza determinante per traghettare il protagonista in un mondo nuovo e aiutarlo a elaborare appieno la perdita subita.

data di pubblicazione:20/03/2024


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LA SALA PROFESSORI di İlker Çatak, 2024

LA SALA PROFESSORI di İlker Çatak, 2024

Carla Nowak insegna da pochi mesi in una scuola media tedesca. Riesce presto a instaurare un ottimo rapporto con i propri studenti. Al contrario il corpo insegnante la guarda con sospetto e una punta di invidia per il suo carattere risoluto e fuori dagli schemi tradizionali. Durante la sua permanenza nella scuola si verificano piccoli furti. Tutto il corpo insegnante si mette sulle tracce del colpevole cercandoo anche tra gli stessi ragazzi. La scoperta della presunta verità da parte di Carla, darà adito a una serie di reazioni a catena con conseguenze imprevedibili…

 

Çatak è un giovane promettente regista tedesco, di origini turche, che si è distinto in campo internazionale con questo suo ultimo lungometraggio presentato con successo nella Sezione Panorama della Berlinale del 2023. Il film, girato interamente all’interno di una scuola, non vuole soltanto far capire gli ingranaggi che ne regolano l’attività formativa, ma evidenziare soprattutto gli sforzi di partecipazione emotiva tra il corpo insegnante e quello studentesco vero e proprio. Un pretesto che il regista coglie per raccontare la realtà, parlando anche di sé come uomo che porta ancora il peso dell’integrazione di una famiglia di immigrati turchi in Germania. Ecco che la scuola è lo specchio della società di oggi, dove troviamo la tanto ostentata tolleranza zero tra false verità e insulti alla dignità umana. Carla (Leonie Benesch) è l’insegnante di origini polacche protagonista di una storia molto articolata, dove il senso di giustizia viene messo in crisi dagli eventi che porteranno a sconvolgere completamente gli equilibri all’interno della scuola stessa. Carla è una persona integerrima che però a sua volta commette degli errori. Gli altri colleghi del corpo docente possiedono ciascuno una propria precisa identità a volte in contrasto tra loro. Così come tra i giovani studenti c’è rivalità, pregiudizi razziali ma anche tanta dose di solidarietà. Tutto questo è lo specchio riflesso di una società odierna in cui si fa fatica a raccontare la verità e a farsi rispettare per ciò che si è. Ecco che la scuola diventa un rebus, un cubo di Rubik che ammette un’unica soluzione, difficile da trovare ma che sta lì pronta a essere dimostrata. Ottime le riprese e l’intera ambientazione con un finale sconvolgente, elementi questi che hanno contribuito a far rientrare il film nella cinquina per l’Oscar come miglior film straniero.

data di pubblicazione:17/03/2024


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