da Antonio Iraci | Nov 8, 2016
Una giornata normale in una Roma di oggi. Un autobus percorre le strade dissestate della città eterna dove i sampietrini che le lastricano risultano pure eterni, indifferenti al tempo che scorre. In questo traballante filo conduttore si intrecciano piccole storie, frammenti di una quotidianità osservata da Ettore Scola, con il suo sguardo ironico e malinconico nello stesso tempo, che evidenzia gli aspetti degradanti di una città che mal sopporta la convivenza, conservando invece una persistente dose di sopravvivenza. Pur con un cast ben assortito (Valerio Mastandrea, Sabrina Impacciatore, Arnoldo Foà, Antonello Fassari, Stefania Sandrelli…) il film tuttavia non ebbe una buona accoglienza da parte del pubblico che trovò le storie poco accattivanti, quasi scontate, mentre i personaggi risultavano vignettistici e di basso spessore. Questo film di Scola non regge certamente il confronto con gli altri capolavori da lui sapientemente diretti e che hanno veramente segnato il grande cinema italiano. Qualche critico ebbe a rimarcare che dal film emerge una gente romana che risulta priva di quella genuina romanità che era per esempio emersa nel film Roma di Fellini. Il grande Federico, pur da straniero, era riuscito infatti a cogliere gli aspetti peculiari di un modus vivendi tipico dei romani: tutti pieni di contraddizioni ma che riescono tuttavia a godere delle piccole cose della vita. E se non tutte le ciambelle riescono con il buco, sicuramente riusciremo a preparare queste polpette a base di carciofi dove il carciofo, come nel film, diventa un ottimo protagonista sulla scena.
INGREDIENTI: 200 grammi di cuori di carciofo – 3 uova – 50 grammi di parmigiano grattugiato – 100 grammi di scamorza – 100 grammi di pangrattato – olio di semi per friggere – sale e pepe qb.
PROCEDIMENTO: Sbollentare la patata e i carciofi e passarli con lo schiacciapatate, unire il parmigiano grattugiato, due uova ed un pizzico di sale e pepe. Amalgamare bene l’impasto e formare delle piccole polpette, mettendo al centro un pezzetto di scamorza. Passare le polpette prima nell’uovo rimasto e poi nel pangrattato. Friggere in abbondante olio, scolare bene le polpette su carta assorbente da cucina e servirle ben calde.
da Antonio Iraci | Ott 31, 2016
E’ una favoletta leggera che segna l’esordio di Siani come regista e narra di Letizia (Sarah Felderbaum), giovane Principessa di un principato in Nord Europa, triste ed infelice perché i giornali non parlano mai di lei e anche i sudditi sembrano ignorarla. Su consiglio del Ciambellano di Corte (Christian De Sica), il Re (Marco Messeri) approva un piano strategico per porre la principessa al centro del gossip: dovrà fingere di fidanzarsi con un giovane povero e senza cultura e quindi rinunciare al trono, ma il giorno prima del matrimonio il futuro sposo verrà fotografato tra le braccia di una prostituta e quindi tutto salterà. Viene anche individuato la persona che dovrà prestarsi al gioco e cioè il napoletano Antonio De Biase (Alessandro Siani) proveniente da uno dei quartieri più degradati di Napoli, senza un soldo e che vive scroccando pranzi e cene nei vari eventi mondani pur di mangiare gratis. Dopo tante vicende più o meno grottesche che coinvolgeranno anche i sentimenti del Ciambellano verso Jessica, cugina di Antonio, che fa la fruttivendola (Serena Autieri), alla fine Antonio riuscirà a conquistare veramente il cuore della Principessa tanto da convincerla a trasferirsi a Napoli per poi sposarlo realmente. Con questo film, record inaspettato di incassi, Siani guarda un poco alla comicità tipica partenopea senza però mai raggiungere la presenza scenica di Troisi che sapeva porsi in maniera tragi-comica coinvolgendo emotivamente il pubblico. Quindi una storia piena di buoni propositi, buoni sentimenti e con una innocenza tipica delle fiabe con un risultato tutto sommato apprezzabile e divertente. Lo strudel, tipico dolce nordico, ci viene qui suggerito in una versione più meridionale e certamente di grande effetto perché anziché dolce, con le mele, qui invece è ripieno di broccoli e patate.
INGREDIENTI: 250 grammi di pasta sfoglia già pronta – 300 grammi di broccolo – 250 grammi di patate – 200 grammi di robiola – 1/2 cipolla bianca – 50 grammi di burro – 2 cucchiai di latte – 20 grammi di pinoli e 50 grammi di uvetta di corinto – sale e pepe qb.
PROCEDIMENTO: Pulire i broccoli e lessare in acqua salata. Lo stesso per le patate. Da cuocere entrambe le verdure al dente. Tagliare quindi le patate a fette ed i broccoli a pezzetti. Fare appassire la cipolla tritata nel burro. Aggiungere le verdure, i pinoli e l’uvetta di corinto, sale e pepe e rosolare per 3 minuti. Lavorare la robiola con il latte tiepido e unirla alle verdure. Distribuire il condimento sulla pasta sfoglia distesa, avvolgere il tutto e sigillare bene i bordi. Spennellare lo strudel con burro fuso, adagiarlo su una teglia rivestita con carta forno e infornarlo per 30 minuti a 180 gradi.
da Antonio Iraci | Ott 21, 2016
(11^ FESTA DEL CINEMA DI ROMA – ROMA, 13/23 ottobre 2016)
Michael Grandage, famoso regista e produttore teatrale inglese, arriva alla Festa del Cinema di Roma con Genius, già in programma nell’ultima edizione della Berlinale. Il film è tratto dal romanzo di A. Scott Berg sulla biografia di Max Perkins, uomo di eccezionale talento editoriale per aver scoperto e reso famosi nomi del calibro di F. Scott Fitzgerald, Ernest Hemingway, Thomas Wolfe.
Il film si focalizza in particolare sul rapporto tra Wolfe e Perkins, un rapporto esclusivamente professionale tra uno scrittore ed il suo editore, che tuttavia diviene talmente intenso e totalizzante da arrivare ad urtare la sensibilità delle rispettive famiglie trascurate ed annullate da tanto reciproco impegno. La valanga di parole che esce dalla mano di Wolfe viene ridimensionata dall’esperto editore, che sa come muoversi sul mercato letterario newyorkese, riuscendo in tal modo a creare dal nulla un caso letterario, inimmaginabile anche per lo stesso Wolfe.
Il regista, più che focalizzarsi sulla personalità geniale di Wolfe, sembra concentrasi su quella di Perkins quasi a dimostrare che per la buona riuscita di un romanzo non basta solo la bravura di chi lo scrive, ma è indispensabile la figura dell’editor che sa scoprire intuitivamente i punti di forza dell’intera narrazione. Il ruolo dei due protagonisti è assegnato a Jude Law (Wolfe) ed a Colin Firth (Perkins), che con eccezionale bravura sanno reggere il ritmo, a volte congestionato, della storia; ad interpretare le mogli sono Laura Linney nella parte della signora Perkins, e Nicole Kidman come moglie di Wolfe, ruolo quest’ultimo alquanto stereotipato e non sempre all’altezza.
Film, in distribuzione nelle sale italiane il prossimo 10 novembre, ebbe a Berlino un buon consenso tra il pubblico ed un’ottima valutazione da parte della critica internazionale.
data di pubblicazione: 21/10/2016
da Antonio Iraci | Ott 20, 2016
(11^ FESTA DEL CINEMA DI ROMA – ROMA, 13/23 ottobre 2016)
Zahira (Lina El Arabi) è una bellissima ragazza pakistana che vive da sempre con la sua famiglia in Belgio. La giovane è ben integrata nella mentalità occidentale, pur rispettando in privato le tradizioni religiose e comportamentali del suo paese d’origine. Costretta suo malgrado ad abortire, Zahira si troverà presto a dover accettare un matrimonio con un giovane che vive in Pakistan, imposto dalla famiglia e che ovviamente lei stessa rifiuta perché non lo ha mai conosciuto né tantomeno pensa di amarlo. Il film del regista belga Streker, pur trattando un tema che è stato oramai sviscerato in tutte le sue forme, non sembra voler a tutti costi esprimere un giudizio morale su quel che è giusto o su quel che è sbagliato riguardo ad una certa mentalità, ancora ben salda in molti paesi orientali. Qui si pone in risalto il dramma di questa ragazza che ama profondamente la propria famiglia, osserva in tutto le rigide regole che la governano, ma che comunque sente dentro di sé l’impossibilità fisica di sacrificare la propria vita in virtù di qualcosa che a lei stessa risulta inconcepibile. Poco valgono le parole del fratello Amir (Sébastien Houbani), suo grande amico e confidente, che cerca in tutti i modi di convincerla a mantenere la promessa di matrimonio già data per procura. Come gli altri membri della famiglia anche lui dovrà affrontare una profonda dicotomia tra i propri sentimenti e la cieca accettazione di consolidate regole sociali imposte dalla cultura pakistana: se da un lato persiste un affetto profondo per la sorella, dall’altro sembra fuori discussione il principio dell’obbedienza. Il film si lascia seguire con interesse ed è sicuramente di buon livello la recitazione degli interpreti che ci fanno entrare, con il dovuto rispetto, in un mondo a noi estraneo, ma sicuramente di indiscutibile attualità.
data di pubblicazione:20/10/2016
da Antonio Iraci | Ott 19, 2016
(11^ FESTA DEL CINEMA DI ROMA – ROMA, 13/23 ottobre 2016)
Norman Lewis, affermato scrittore inglese, ritorna a Napoli in cerca di ricordi dopo averla lasciata da ufficiale delle truppe alleate nel ’44, subito dopo la liberazione della città. Man mano che Lewis avanza tra i vicoli, gremiti come sempre di gente, salgono alla sua memoria tutte le atrocità ma anche le bellezze da lui vissute in quel periodo, in una città distrutta dai bombardamenti e con la popolazione allo sbando per epidemie e mancanza di cibo. Il film di Francesco Piperno è un documento insolito, che lascia stupiti per la sua bellezza mista a fascino puro: le immagini di repertorio si confondono con quelle della Napoli di oggi senza soluzione di continuità, ed emerge non tanto una contraddizione di vita quanto piuttosto una coerenza senza limiti riguardo l’arte di arrangiarsi, ieri come oggi e forse anche per domani, come unica via percorribile. Il racconto della storia di Napoli passa anche attraverso spezzoni di film storici, dove Totò e Mastroianni si integrano perfettamente nel tutto per presentarci una città piena di mistero, fanatismo religioso, miseria ma anche nobiltà d’animo. Ne nasce l’immagine di una città martoriata ma che non perde mai la voglia di sorridere e di guardare avanti, verso un futuro che forse cambierà in meglio l’attuale destino. La Napoli di sempre con un cuore grande che non si piange addosso sulla propria miseria ma che si accontenta di quello che il giorno porta con sé, senza perdersi d’animo, anzi con quella innata generosità della gente modesta che sa offrire quello che può. Francesco Patierno è un regista, sceneggiatore e scrittore napoletano doc. Il suo esordio è avvenuto con il cortometraggio Quel giorno alla 53esima Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia, mentre nel 2003 presenta alla Berlinale il suo primo lungometraggio Pater Familias. Dopo anni di esperienza cinematografica nel 2012 pubblica il suo primo romanzo Il Giostraio, thriller-noir al quale ha lavorato con grande passione. Naples ‘44 con cui è presente alla Festa del Cinema di Roma è pellicola di grande spessore e di incomparabile poesia.
data di pubblicazione:19/10/2016
Gli ultimi commenti…