da Antonio Iraci | Giu 26, 2018
(Teatro India – Roma, 25 Giugno 2018)
Se l’artista statunitense Roy Lichtenstein, tra i più celebri esponenti della Pop Art, è riuscito a trasformare i suoi fumetti – ora presenti nei maggiori musei di tutto il mondo – in espressione artistica a tutti gli effetti, con Falafel Express si verifica un analogo processo: il fumetto entra a pieno titolo in teatro. Mahdi e gli altri personaggi della storia interagiscono con l’universo fumettistico disegnato da Chiara Abastanotti, funzionale a rendere visivamente concreta l’azione stessa degli attori. Il protagonista, nato e cresciuto in Italia, di padre egiziano e madre siriana, superata la maturità va a studiare all’Università di Venezia dove per la prima volta viene a contatto con una realtà sociale piena di pregiudizi razziali. Il ragazzo, alla ricerca di una propria identità, si troverà a doversi barcamenare tra due mondi, quello arabo e quello italiano, completamente opposti: per lui non sarà certamente facile operare quelle scelte importanti che determineranno la sua vita futura. Scritto da Roberto Scarpetti, il testo è molto divertente ad al tempo stesso carico di una reale drammaticità, che investe tematiche quali l’identificazione culturale e di inserimento di individui che, seppur nati in Italia, non possono considerasi completamente cittadini italiani. Bravissimi gli attori in scena (Simone Formicola, Gabriele Genovese, Alice Giroldini, Matteo Palazzo) che si sono saputi destreggiare in situazioni tragicomiche conferendo leggerezza allo spettacolo, rendendolo così fruibile da parte del folto pubblico in sala. La pièce si inserisce in una rassegna Roma Città Mondo–Festa teatrale dell’Intercultura che si prefigge di abbattere ogni barriera di discriminazione tra le diverse realtà presenti nel nostro paese e ha trovato il sostegno di diverse associazioni che si sono interessate al progetto. Certamente bisogna meditare sulle parole di Julian Barnes, piuttosto calzanti con lo spettacolo: “ Sul momento è possibile che la gente non se ne accorga, ma non ha importanza. Il mondo è cambiato lo stesso”.
data di pubblicazione:26/06/2018
da Antonio Iraci | Giu 25, 2018
(Teatro Argentina – Roma, 23 Giugno 2018)
In prima nazionale dopo il debutto al Theatre Nationale di Chaillot a Parigi, Fabrizio Favale presenta il suo nuovo lavoro Circeo, spettacolo che si inserisce in un percorso denominato Grandi Pianure, rassegna dedicata alla danza contemporanea in ogni sua sfaccettatura e che troverà allocazione anche presso gli spazi messi a disposizione, oltre che dal Teatro Argentina, dai teatri India, Torlonia e Angelo Mai. Prendendo vagamente spunto dal mitico luogo di approdo di Ulisse, durante le sue peregrinazioni verso Itaca, e del suo incontro con Circe, la scena si apre su un vasto campo soffocato da una fitta nebbia dove si intravedono degli esseri che non sono altro che uomini trasformati in bestie festose dai sortilegi e dai filtri maligni della dea-maga. Denudati della propria apparenza esteriore gli uomini-bestie emergono come rinati e si esibiscono in una danza leggera, quasi senza gravità, mostrando il corpo nudo da ogni forma e spessore. I danzatori della Compagnia Le Supplici tolgono il fiato allo spettatore creando con i loro movimenti figure di una tale plasticità che bastano a arricchire di per sé la scena scarna, invasa solo da un contrasto di luci e ombre in uno spazio inserito in una dimensione temporale non bene identificata. La rassegna prosegue nei prossimi giorni al Teatro India con due lavori del coreografo inglese Jonathan Burrows e del compositore Matteo Fargion: il 3 luglio va in scena Both Sitting Duet-Body Not Fit For Purpose composizione per il corpo basata su For John Cage di Morton Feldman, mentre giorno 4 luglio si avrà Speaking Dance che si fonda sulla stretta correlazione tra il mondo della musica e quello della danza. L’iniziativa curata da Michele Di Stefano verrà poi ripresa a settembre e durerà fino a novembre alternando lavori di giovani coreografi che già hanno avuto modo di farsi notare sui palcoscenici di importanti teatri anche all’estero. Lo spettacolo Circeo è stato realizzato con il contributo del Ministero per i Beni e le Attività Culturali, Regione Emilia-Romagna e Fondo per la Danza d’Autore della Regione Emilia-Romagna. Sfortunatamente portato in scena a Roma solo un giorno, il lavoro è stato sicuramente degno di attenzione da parte del pubblico, ipnotizzato letteralmente dalla bravura dei danzatori durante i sessanta minuti della loro performance.
data di pubblicazione:25/06/2018
da Antonio Iraci | Giu 24, 2018
(Real Academia de España en Roma, 20 giugno/18 ottobre 2018)
Come ogni anno, in estate, esattamente da 145 anni l’Accademia di Spagna, dalla sua splendida location sul Gianicolo, invita il pubblico ad una grande manifestazione che consente di conoscere opere straordinarie, frutto dello studio di accademici – per lo più spagnoli – durante il loro soggiorno romano. La mostra è un interessante percorso interdisciplinare che si rivolge a tutti coloro che sono amanti dell’arte, della musica e del teatro e si presenta come centro di produzione e innovazione per le avanguardie dell’arte contemporanea, avendo come tema la città di Roma e la sua cultura millenaria come ci appare oggi e come la vedranno le generazioni future. L’allestimento è stato curato da Jesùs Donaire, con il coordinamento generale di Angeles Albert de Leòn, e pone ben 23 accademici in una costellazione di pura creatività come si può evincere dall’istallazione in apertura: un tavolo (mesa) che riassume sinteticamente l’opera di ciascuno di loro e la relazione socio-culturale che li ha tenuti uniti durante quest’anno di permanenza presso l’Accademia. I lavori presentati rappresentano un documento importante che oltre ad evidenziare l’estro di giovani artisti, tende ancora una volta a sottolineare l’importanza dell’Istituzione e il suo ruolo per la diffusione della cultura spagnola in Italia, attraverso la sua lunghissima permanenza nello scenario romano. Quest’anno in particolare, la mostra si è arricchita di nuove discipline come le stampe e al disegno industriale, che si sono ben inserite in una sorta di dialogo e di mutuo interscambio con i settori tradizionali. Un percorso, un vero e prorpio taccuino di viaggio, che ci accompagna attraverso l’opera creativa di artisti che ci inducono a riflessioni profonde sui nuovi orientamenti dell’arte contemporanea. Ogni istanza creativa nasce da una cornice storica capitolina, fonte inesauribile di ispirazione per tutti coloro che desiderano elaborare un proprio linguaggio espressivo e lasciare un segno che, per quanto apparentemente irrisorio, contribuisce sicuramente ad affermare l’incomparabile bellezza di Roma.
data di pubblicazione:24/06/2018
da Antonio Iraci | Giu 20, 2018
Mrs. Fairytale vive nella sua casa da sogno circondata dal benessere e dalla inseparabile barboncina (impagliata) con la quale intrattiene lunghi dialoghi e che sembra intendere appieno i suoi mutevoli umori. Siamo negli Stati Uniti, in pieno boom economico anni ’50: tutto deve rientrare nei ruoli sociali prestabiliti all’interno della famiglia che è organizzata per apparire felice e soddisfatta del proprio status; ma, come accade in ogni favola che si rispetti, dietro una apparente armonia si cela una verità che è a volte imprevedibile e non sempre rosea come l’immaginazione comune la vorrebbe.
Filippo Timi firma la sceneggiatura, insieme al regista Sebastiano Mauri, di un film che a buon ragione si può definire sui generis in quanto è veramente difficile dargli una definizione perché di per sé indefinibile. La protagonista (Filippo Timi stesso abbigliato elegantemente in una mise en scène del migliore David LaChapelle) si comporta in modo del tutto surreale come altrettanto surreale è l’azione dei pochi attori che lo affiancano e che assumono comportamenti fuori da ogni normale logica, rasentando quasi uno stato puro… di demenza. A tal punto che la barboncina impagliata rappresenta forse l’unico elemento razionale dell’intera storia: essa sa come e quando agire in soccorso della sua padrona, anche se talvolta si comporta in maniera stizzosa nascondendosi nei punti più impensati della casa o del giardino, quasi a volersi burlare del mondo bizzarro che la circonda. Lo scorrere sereno delle cose viene bruscamente a interrompersi allorquando Mrs. Fairytale si accorge di essere diventata un uomo, o forse lo era già ma questo dettaglio non sembra inficiare il senso dello script che sembrerebbe spronare ognuno a viversi la propria sessualità come meglio crede e con chi più l’aggrada, senza crearsi troppe elucubrazioni mentali. A poco servono i moniti di mother (superlativa Piera Degli Esposti) che suggerisce alla figlia di vivere di nascosto la propria storia d’amore con l’amica del cuore Mrs. Emerald (Lucia Mascino), al fine di non turbare gli equilibri all’interno della famiglia. Il film sembra dirci che, per quello che si sa, la vita è una farsa e menomale, altrimenti ci sarebbe da urlare tutto il tempo per la disperazione!
Film demenziale ed estremamente divertente al tempo stesso, dove la trasgressione non si sa da che parte sia e dove, tra le pieghe di tanta assurdità, troviamo anche un messaggio profondo che vuole farsi largo tra le generazioni presenti e future.
Favola arriverà al cinema solo il 25, 26 e 27 giugno come evento speciale distribuito da Nexo Digital in collaborazione con l’Associazione Arcigay e inaugurerà la nuova edizione del Festival MIX Milano di Cinema Gaylesbico e Queer Culture che si terrà dal 21 al 24 giugno.
data di pubblicazione:20/06/2018
da Antonio Iraci | Giu 16, 2018
Teatro. Le Forme della Verità è il principio su cui si fonda la stagione 2018/2019 del Teatro di Roma – Teatro Nazionale con un programma che si conferma molto ambizioso e che quest’anno allarga i propri confini in Comune (Lido, Quarticciolo, Tor Bella Monaca, Corsini, Globe). Protagonista del progetto artistico è la drammaturgia contemporanea, declinata da generazioni diverse di autori, registi e artisti, in equilibrio tra tradizione e innovazione, che punta sulla valorizzazione dei talenti, in ascolto a quelli che sono i fermenti del territorio e gli stimoli internazionali, con uno sguardo speciale sullo scenario femminile. Tre i teatri cittadini dove si concentrerà l’attività: Argentina, con l’obiettivo di innovare pur rimanendo nella tradizione; India, quale “fabbrica” polidisciplinare di creatività e aggregazione; Torlonia, stazione d’arte tutta al femminile con spazio anche per la musica e la poesia. Su questi palcoscenici passeranno 15 percorsi che compongono, intrecciandosi, una stagione lunga 11 mesi di continua attività, offerta tutti i giorni e con più spettacoli al giorno. Il sipario si alzerà 580 volte su un cartellone di 115 proposte complessive, composto da 25 produzioni – di cui 8 nuove produzioni, 6 nuove coproduzioni e 11 riprese di cui 5 in tournée – con opere di 60 autori viventi di cui 15 stranieri, 60 registi e circa 380 interpreti.
Trasversale l’offerta di titoli all’Argentina: Afghanistan, affresco storico diretto da Bruni/De Capitani; Va’ pensiero di Marco Martinelli e Ermanna Montanari; Questi fantasmi! firmato da Marco Tullio Giordana; Don Giovanni secondo Valerio Binasco; La tragedia del vendicatore prima regia italiana di Donnellan; Turandot diretta da Marco Plini; Enrico IV nella versione di Carlo Cecchi; La Gioia di Pippo Delbono; le riscritture di Giulio Cesare di Fabrizio Sinisi e Tito di Michele Santeramo; Si nota all’imbrunire di Lucia Calamaro, al suo debutto all’Argentina; Toni Servillo incontra le riflessioni di Jouvet sul teatro con Elvira; ritorna il Macbettu di Alessandro Serra; Dieci storie proprio così – terzo atto di Emanuela Giordano e Giulia Minoli.
All’India: quattro spettacoli dell’Accademia Silvio d’Amico firmati da Emma Dante (Studio da Le Baccanti) e Giorgio Barberio Corsetti (Tiranno Edipo!), a cui si affiancano due giovani registi Carmelo Alù (Un anno con tredici lune) e Fabio Condemi (Jakob Von Gunten); Cani, commedia musicale di Armando Pugliese per Officine Pasolini; Lo sguardo oltre il fango di Giovanni Deanna; Il giuoco delle parti, regia di Alessio Bergamo; La scortecata, riscritta da Emma Dante; Petrolio di Ulderico Pesce; Quasi una vita di Roberto Bacci; Amleto take away di Berardi/Casolari; Aminta nella rilettura di Antonio Latella; il trittico di creazioni di Liv Ferracchiati sull’identità di genere (Peter Pan guarda sotto le gonne, Stabat Mater, Un eschimese in Amazzonia); il dittico Nest di San Giovanni a Teduccio (Gli onesti della banda e 12 baci sulla bocca); Gli sposi-Romanian Tragedy di Frosini/Timpano; Racconto d’inverno di Andrea Baracco; Il giardino dei ciliegi di Kepler-452; Immacolata Concezione di Vucciria; il dittico Danio Manfredini (Luciano e Al presente); Gioie e dolori nella vita delle giraffe di Tiago Rodrigues.
A Torlonia: Dux in scatola di Daniele Timpano; La fisarmonica verde di Andrea Satta e Ulderico Pesce; Federico Tiezzi con La signorina Else; Fanny & Alexander con Storia di una amicizia da Elena Ferrante; la trilogia dedicata a Elena Arvigo; Valter Malosti con un trittico su tre donne di fine Ottocento; sulla legalità e memoria Pio La Torre di Leonardo Mancini e Se la rivoluzione d’ottobre fosse stata di maggio di Giovanni Greco; Confirmation di Chris Thorpe diretto da Jacopo Gassmann.
Il programma verrà ulteriormente arricchito da iniziative culturali, alcune in co-produzione con registi e talenti internazionali: una stagione, dunque, veramente interessante per l’altissima qualità degli spettacoli offerti, caratteristica questa che oramai da anni contraddistingue l’attività drammaturgica del Teatro di Roma.
data di pubblicazione:16/06/2018
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