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ING. BACHMANN – REISE IN DIE WÜSTE di M. von Trotta – BERLINALE 2023

ING. BACHMANN – REISE IN DIE WÜSTE di M. von Trotta – BERLINALE 2023

(73 INTERNATIONALE FILMFESTSPIELE – Berlino, 16 – 26 Febbraio 2023)

Nel 1958 la poetessa e scrittrice austriaca Ingeborg Bachmann incontra a Parigi Max Frisch, anch’egli scrittore. I due si innamorano e decidono di vivere insieme a casa di lui in Svizzera. Ma la relazione comincia a diventare insostenibile per entrambi e decidono quindi di separarsi. La salute della Bachmann diventa lentamente sempre più instabile e lei stessa decide di trovare un poco di pace nel deserto egiziano, in compagnia dell’amico Adolf Opel…

 

Per apprezzare in pieno questo film bisognerebbe conoscere almeno qualcosa su Ingeborg Bachmann e come questa scrittrice sia stata una figura di spicco nella letteratura, in lingua tedesca, degli anni cinquanta. Pochi leggono oggi le sue poesie, ma in alcuni ambienti intellettuali di Roma, città da lei amata e che divenne anche la sua residenza preferita, molti la ricordano soprattutto per essere stata una poetessa che lottò per la propria libertà e indipendenza. Lei stessa può essere considerata ante litteram una femminista, proprio in quel tempo quando ancora il termine non era stato coniato ed il mondo era per lo più controllato dagli uomini. Dopo il film su Hannah Arendt del 2012, Margarethe von Trotta ci riprova a portare sul grande schermo la figura di una donna che ha fatto parlare molto di sé. La ben conosciuta regista berlinese mette in evidenza un periodo limitato della vita della Bachmann, tralasciando intenzionalmente di parlare della sua tragica fine, avvenuta proprio a Roma. La regista sa bene come contrapporre due caratteri cosi diversi come quello di Max Frisch (Ronald Zehrfeld) e quello della Bachmann (Vicky Krieps), due figure che non riescono mai ad intendersi sia sul piano letterario, dove erano entrambi impegnati, sia su quello privato. Certamente nulla da obiettare sull’interpretazione come protagonista della Krieps, attrice lussemburghese che al momento è presente in molti film ma forse non perfettamente diretta dalla von Trotta, a causa anche di una sceneggiatura frammentaria e poco coerente. Forse l’errore è quello di essere caduta in alcuni cliché per voler a tutti i costi evidenziare come, proprio in questo viaggio nel deserto che dà il titolo al film, la Bachmann andasse alla ricerca di qualcosa che potesse colmare la propria solitudine interiore. I dialoghi sembrano artefatti e le sue asserzioni sul rapporto uomo-donna appaiono troppo influenzate dalla devastante relazione con lo stesso Frisch. Anche il voler sottolineare come la sua autodeterminazione nei confronti degli uomini passasse comunque da una emancipazione sessuale, rara a quei tempi, sembra portare confusione, più che chiarezza, alla sua vita. Forse un’occasione mancata per dare a questa donna, assolutamente anticonvenzionale, il giusto risalto che meritava…

data di pubblicazione:21/02/2023







MANODROME di John Trengove – BERLINALE 2023

MANODROME di John Trengove – BERLINALE 2023

(73 INTERNATIONALE FILMFESTSPIELE – Berlino, 16 – 26 Febbraio 2023)

Ralphie, rimasto senza lavoro, si adatta a lavorare per Uber, fornendo il servizio di trasporto privato con la sua auto. La sua ragazza Sal lavora in un supermercato e sta per avere un bambino. Il giovane, alla vigilia della paternità, attraversa un periodo di grande turbamento che sta mettendo in crisi anche la sua identità sessuale. Riemergono rancori sopiti e una latente aggressività verso la società dalla quale si sente totalmente escluso e minacciato.

 

John Trengove è un regista sudafricano che proprio qui alla Berlinale nel 2017 ebbe il suo esordio con il film The Wound nella Sezione Panorama. Manodrome ritorna ad affrontare tematiche già presenti nel film precedente, mettendo in evidenza la fragilità dell’uomo di oggi di fronte ad una presa di coscienza e di libertà da parte del genere femminile. Ralphie è di per sé il prototipo dell’uomo taciturno, con un enorme quantità di disturbi della personalità irrisolti e che cerca di compensare i suoi complessi andando a sottoporsi ad estenuanti esercizi fisici pur di diventare un perfetto body builder. La sua eccessiva dose di narcisismo non sembra però essere funzionale al suo riscatto personale di fronte alla propria ragazza che è sul punto di partorire. Il fatto di trovarsi caricato della responsabilità di padre, con cui presto dovrà fare i conti, farà nascere in lui degli istinti da sempre repressi. La sua vita sembrerebbe poter aver un momento di chiarezza quando per caso il giovane incontrerà Dan, capo di un enclave di soli uomini i cui rigidi principi trovano ispirazione in manosphere, un blog che esalta la mascolinità e si oppone al femminismo, manifestando una irrefrenabile dose di misoginia. Diventando figlio di padre Dan, così si fa chiamare il leader spirituale, Ralphie si sente in principio protetto e spalleggiato dagli altri uomini della collettività che rivendicano il diritto di rifiutare le donne e di dedicarsi ad un volontario celibato. Al contrario, l’ingresso nel gruppo invece di sopire i drammi interni del giovane innescheranno presto una reazione omicida che lui stesso non riuscirà a reprimere. Il film, nonostante la buona performance di Jesse Eisenberg, nella parte del protagonista e quella di Adrien Brody in quella di Dan, non riesce a decollare. Sembra addirittura pretestuoso che ci si trovi ad essere testimoni degli impulsi criminali di qualcuno che non solo odia le donne, ma che estende le sue perversioni anche nei confronti degli uomini. Siamo ben lontani dal tratto distintivo dell’interpretazione di Robert De Niro in Taxi Driver di Scorsese, film cult considerato uno dei capolavori del regista e del cinema contemporaneo, con il quale si sarebbe portati a fare un paragone. In Manodrome si affronta, con una buona dose di superficialità, il tema dell’isolamento esistenziale dell’individuo di oggi e l’incapacità di molti di assumersi le proprie responsabilità di uomo e di padre.

data di pubblicazione:20/02/2023







DISCO BOY di Giacomo Abbruzzese – BERLINALE 2023

DISCO BOY di Giacomo Abbruzzese – BERLINALE 2023

(73 INTERNATIONALE FILMFESTSPIELE – Berlino, 16 – 26 Febbraio 2023)

Aleksei fugge dalla Bielorussia in maniera illegale con l’obiettivo di lasciarsi alle spalle un passato scomodo e di recarsi in Francia per arruolarsi nella Legione Straniera, unico modo per ottenere la cittadinanza francese. Superato un duro periodo di addestramento, il giovane viene mandato in missione sul delta del Niger allo scopo di liberare degli ostaggi in mano di alcuni guerriglieri sotto il comando di Jomo. Questi non è altro che un rivoluzionario che cerca di difendere il proprio villaggio dalla rovina ambientale causata dalla presenza di impianti petroliferi altamente inquinanti.

 

Disco Boy è l’unico film italiano in concorso, diretto dell’esordiente Giacomo Abbruzzese. Nato a Taranto, ma quasi naturalizzato francese, ha dovuto aspettare dieci anni prima di trovare una produzione francese che potesse realizzare il suo sogno e portare così a termine il suo ambizioso progetto. Il film parla di tre giovani Aleksei, Jomo e sua sorella Udoka, così diversi tra di loro ma che hanno in comune il fatto di voler raggiungere a qualsiasi prezzo la propria libertà, rifiutando condizionamenti imposti e inevitabilmente subiti. Il loro sarà un incontro scontro in una lotta dove però nessuno, pur impegnato a difendere i propri ideali, ha la volontà di annientare l’altro. Aleksei affronta un viaggio, quasi psichedelico, che inizia nella giungla nigeriana e approda poi in una moderna discoteca in città dove le luci stroboscopiche faranno da sfondo ad una presa di coscienza più profonda. Per lui non è facile adattarsi da esule a un nuovo modo di vivere, tra gente pronta a tutto pur di affrancarsi da un passato, che è meglio cancellare, e rinascere con un’identità nuova, scelta e non ereditata. Sarà proprio ballando che incrocerà per la prima volta lo sguardo magnetico di Udoka, andata via dal villaggio perché non crede più nelle idee rivoluzionarie del fratello. Ecco che Abbruzzese ha dimostrato, in questa sua lodevole opera prima, di avere il coraggio di raccontare di guerriglia e di portare dentro di essa la musica e la danza, due mondi diversi ma che riesce a rendere assimilabili perché entrambi richiedono impegno e disciplina ferrea. Il dramma umano si materializza nello sguardo feroce, ma anche smarrito, di Aleksei, interpretato dall’attore tedesco Franz Rogowski, bravissimo nel suo ruolo soprattutto quando dovrà affrontare una propria sfida interiore che metterà seriamente in crisi la sua permanenza nella Legione Straniera e, conseguentemente, il suo futuro in Francia. Disco Boy è un film che sotto le armi nasconde invece un cuore tenero e sensibile, merito del regista che ha saputo raccontare tutto in maniera genuina convolgendo emotivamente lo spettatore. L’arrangiamento musicale è curato da Vitalic, disc jockey francese che è stato uno dei primi a portare il teatro musicale elettronico nella scena underground. Da un esordio così ci si può aspettare solo grandi cose, a cominciare da questa Berlinale, e siamo tutti curiosi di vedere se quest’opera prima alla fine riceverà un meritato riconoscimento. Distribuito da Lucky Red, nelle sale a partire dal 9 marzo.

data di pubblicazione:20/02/2023








THE SURVIVAL OF KINDNESS di Rolf de Heer – BERLINALE 2023

THE SURVIVAL OF KINDNESS di Rolf de Heer – BERLINALE 2023

(73 INTERNATIONALE FILMFESTSPIELE – Berlino, 16 – 26 Febbraio 2023)

Una donna nera rinchiusa in una gabbia viene lasciata morire in mezzo al deserto. La zona sembra essere infestata da qualcosa di epidemico e coloro che detengono ora il potere finiscono di annientare crudelmente gli indigeni sopravvissuti. La donna, oramai stremata, riesce però a liberarsi e a intraprendere un viaggio ai confini della realtà. Incontrerà gli orrori di questo mondo e la brutalità dei suoi aguzzini, ma lei riuscirà comunque a cavarsela. Tutto ciò è vero o solo pura immaginazione?

  

Rolf de Heer è un regista, sceneggiatore e produttore cinematografico olandese naturalizzato australiano. Nel 1993 il suo film Bad Boy Bubby ottenne il gran premio della giuria alla Mostra del Cinema di Venezia e nel 2006 con 10 Canoe fu premiato al Festival di Cannes nella sezione Un Certain Regard. The Survival of Kindness viene presentato in concorso in questa edizione della Berlinale. Il suo film, il cui titolo in italiano sarebbe “la sopravvivenza della gentilezza”, potrebbe apparire senza senso, ma invece è adatto per indicare un dramma allegorico ambientato nel nulla, in un deserto disseminato di ossa dove i pochi ancora in vita devono sottostare alla spietata violenza di una ristretta classe al potere. I personaggi non parlano, emettono solo rare espressioni incomprensibili che non consentono loro di comunicare. Quando la donna, abbandonata a morire in mezzo al deserto, riesce a liberarsi, non è chiaro se ci troviamo di fronte ad una situazione in contrasto con la realtà del presente, in un futuro distopico oppure in una costruzione simbolica. Il film si basa sulla metafora e gioca sul contrasto tra il reale e il fantastico, raggiungendo in alcuni momenti una dimensione surreale, quasi allucinatoria. Già dalla prima scena introduttiva ci troviamo di fronte ad un quadro apocalittico con figure armate, causa di aberranti atrocità verso vittime inermi. Quel che più lascia lo spettatore disorientato è lo scoprire che tutto ciò non è altro che una torta che sta per essere tagliata e divorata da veri personaggi, irriconoscibili perché indossano tutti maschere protettive antigas. Il ruolo della protagonista è affidato a Mwajemi Hussein, nata nel Congo e poi rifugiata con la sua famiglia in Tanzania ed ora in Australia, dopo aver ottenuto asilo politico. Lei, che mai aveva messo piede dentro un cinema, mai avrebbe immaginato di diventare la figura principale di un film diretto da un regista famoso come Rolf de Heer. Ci si chiede come lei stessa possa rimanere imperturbabile di fronte a scene di inimmaginabile brutalità. Si tratta di una presa di coscienza che nulla potrà essere fatto di fronte alla persecuzione e alla discriminazione, di cui sono ancora oggi vittime i neri, oppure una visione più ottimistica della vita, dove lo spirito buono è tutto quello che non si può ingabbiare ed è destinato comunque a sopravvivere ad ogni costo?

data di pubblicazione:18/02/2023








LAGGIU’ QUALCUNO MI AMA di Mario Martone – BERLINALE 2023

LAGGIU’ QUALCUNO MI AMA di Mario Martone – BERLINALE 2023

(73 INTERNATIONALE FILMFESTSPIELE – Berlino, 16 – 26 Febbraio 2023)

Nel giugno del 1994 moriva prematuramente Massimo Troisi, poche ore dopo la fine delle ultime riprese de Il postino, film per il quale avrebbe ricevuto una candidatura postuma al premio Oscar come miglior attore. A questo indimenticabile regista, sceneggiatore e comico napoletano, che proprio in questi giorni avrebbe compiuto settanta anni, Mario Martone dedica un intero documentario in cui si ripercorre la sua storia attraverso la visione di inediti nonché di interventi di amici e colleghi che lo hanno sempre ammirato e amato.

 

Sembrerebbe forse inopportuno, o quanto meno strano, presentare oggi alla Berlinale e alla stampa internazionale un documentario che si ripropone di ricordare la carriera cinematografica di un attore che ha reso famose le peculiarità di una comicità tutta partenopea. Ma non è così. Troisi è e deve essere considerato uno dei maggiori interpreti nella storia del teatro e del cinema, italiano e internazionale. Come ci si può dimenticare infatti del film Ricomincio da tre? Così si decretò il suo successo, come attore e come regista esordiente, proprio per il fatto che lì veniva fuori palesemente il suo umorismo, semplice e schietto ma anche talvolta amaro, che avrebbe poi caratterizzato tutta la sua carriera. Il tributo di Martone, coadiuvato in questa sorprendente impresa da Anna Pavignano che è stata compagna e da sempre stretta collaboratrice di Troisi, risulta utile non solo per quella generazione che a partire dagli anni ottanta ha potuto gustare quel tipo di cinema, ma anche per i giovani che sanno poco di quel mondo, non essendo stati in contatto con la realtà di quel tempo. Il riportare sul grande schermo frammenti di scene, che molti ricordano a memoria, risulta funzionale a far capire meglio Troisi e i processi mentali che avevano fatto nascere le sue opere. Era il suo modo proprio di essere che si esprimeva con una gestualità goffa e un modo di dialogare timido e impacciato proprio di fronte all’amore e alle donne, temi sempre presenti nei suoi film. Come lui stesso sosteneva: “il tormento peggiore per l’uomo è l’amore perché, nonostante gli sforzi e le buone intenzioni, risulta sempre irraggiungibile”. Interessante l’intervento di Paolo Sorrentino in cui spiega con estrema chiarezza come sia stato da sempre influenzato da Troisi dal quale spesso ha tratto ispirazione per creare il carattere dei propri personaggi. Obiettivo quindi di Martone è di riportare alla ribalta un attore con il quale lui stesso riesce ancora a dialogare e a rinnovare quel rapporto di vera amicizia che esisteva tra di loro. Troisi è stato un grande e come Eduardo e lo stesso Totò è riuscito a creare un proprio stile espressivo che lo caratterizzava sia nei ruoli esclusivamente comici come in quelli più profondi. Il film è stato presentato nella Sezione Berlinale Special alla presenza di un folto pubblico che non si è risparmiato in una standing ovation a fine proiezione. In distribuzione nella sale italiane a partire dal 23 febbraio.

data di pubblicazione:17/02/2023