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ROME FILM FEST, 16/27 Ottobre 2024

ROME FILM FEST, 16/27 Ottobre 2024

Salvatore Nastasi, neo Presidente della Fondazione Cinema per Roma, insieme a Paola Malanga, direttrice artistica della Festa del Cinema di Roma, hanno presentato la diciannovesima edizione della kermesse cinematografica romana che aprirà ufficialmente i battenti giorno 16 Ottobre con il film Megalopolis di Francis Ford Coppola, già presentato in concorso al Festival di Cannes. Come si è voluto sottolineare, l’identità di questa Festa si è trasformata negli anni diventando adesso un vero e proprio Festival, riconosciuto per importanza accanto agli altri di fama internazionale. Ci sarà un giuria, composta da professionisti del cinema, e lo stesso pubblico sarà chiamato a dare il proprio voto per l’assegnazione dei vari premi. Saranno proiettati, anche in varie Sezioni collaterali, un centinaio di film e verranno assegnati anche due premi alla carriera e precisamente uno a Viggo Mortensen che presenterà The Dead Don’t Hurt, un western femminista dove lui stesso reciterà accanto a Vicky Krieps. Il secondo a Johnny Deep anche lui alla regia con il film Modì, sulla vita di Modigliani e interpretato da Riccardo Scamarcio. 18 sono i film in Concorso Progressive Cinema – Visioni per il mondo di domani, provenienti da 29 Paesi. Di seguito l’elenco completo.

  • 100 LITRES OF GOLDdi Teemu Nikki, Finlandia, Italia, 2024, 88’ |World Premiere
  • LALBEROdi Sara Petraglia, Italia, 2024, 92’| Opera prima | World Premiere
  • LART DÊTRE HEUREUXdi Stefan Liberski, Belgio, Francia, 2024, 109’
  • LA GRANDE AMBIZIONEdi Andrea Segre, Italia, Belgio, Bulgaria, 2024, 122’| World Premiere
  • BRING THEM DOWNdi Christopher Andrews, Irlanda, Regno Unito, Belgio, 2024, 105’| Opera prima
  • LE CHOIXdi Gilles Bourdos, Francia, 2023, 77’| World Premiere
  • ES GEHT UM LUIS(ABOUT LUIS) | Opera prima |di Lucia Chiarla, Germania, 2024, 97’
  • GREEDY PEOPLEdi Potsy Ponciroli, Stati Uniti, 2024, 115’
  • LISOLA DEGLI IDEALISTIdi Elisabetta Sgarbi, Italia, 2024, 114’| World Premiere
  • JAZZYdi Morissa Maltz, Stati Uniti, 2024, 86’
  • KUN BANG SHANG TIAN TANG(BOUND IN HEAVEN) di Huo Xin, Cina, 2024, 109’| Opera prima
  • READING LOLITA IN TEHRAN(LEGGERE LOLITA A TEHERAN) di Eran Riklis, Italia, Israele, 2024, 108’| World Premiere
  • LA NUIT SE TRAÎNEdi Michiel Blanchart, Belgio, Francia, 2024, 91’| Opera prima
  • POLVO SERÁNdi Carlos Marques-Marcet, Spagna, Italia, Svizzera, 2024, 106’
  • QUERIDO TRÓPICOdi Ana Endara, Panama, Colombia, 2024, 108’| Opera prima
  • SPIRIT WORLDdi Eric Khoo, Francia, Giappone, Singapore, 2024, 105’
  • PARADISO IN VENDITAdi Luca Barbareschi, Italia, Francia, 2024, 107’| World Premiere
  • THE TRAINERdi Tony Kaye, Stati Uniti, 2024, 95’| World Premiere

L’edizione di quest’anno sarà dedicata a Marcello Mastroianni per ricordare i 100 anni dalla sua nascita. Si prospetta quindi un programma molto intenso anche per l’interessante rassegna di film in Alice nella Città. Come negli anni passati verrà dato risalto alle opere prime di autori italiani, ai temi sociali e di attualità e anche alle serie tv. Come di consueto Accreditati sarà sempre presente alla manifestazione e vi terrà costantemente aggiornati sui film visionati.

data di pubblicazione:20/09/2024

FINALEMENT – storia di una tromba che si innamora di un pianoforte di Claude Lelouch, 2024

FINALEMENT – storia di una tromba che si innamora di un pianoforte di Claude Lelouch, 2024

Lino Massaro è un valente avvocato parigino con una bella moglie, attrice di successo, e due giovani figli: una cantautrice, e uno con la velleità di diventare cineasta. Ogni cosa sembra andare per il verso giusto quando improvvisamente viene colpito da una strana forma di demenza fronto-temporale che gli ha tolto ogni freno inibitorio. Da quel momento deciderà di abbandonare tutto e tutti per girovagare per la Francia senza fissa dimora, accompagnato solo dalla sua tromba…

Pochi sono i registi che raggiungono dei traguardi così significativi come Claude Lelouch che al suo film n.51ancora una volta riesce a raccontare di sé e in generale dell’uomo di oggi. Una sua prerogativa è infatti quella di portare sullo schermo le proprie esperienze di vita, il vissuto di un uomo che ha abbondantemente superato gli ottanta anni e che ha ancora la forza e la voglia di parlare. Lui è essenzialmente rivolto al presente, dimenticando il passato perché morto e evitando il futuro perché lo rende ansioso. Quest’ultimo film, decisamente musicale, si concentra sulla validità dei sentimenti e sprona chiunque a rinunciare a ogni tipologia di razionalismo sterile per lasciarsi invece andare a tutto quello che c’è di irrazionale in noi. Il protagonista (un’incredibile Kad Merad) si inventa una fantomatica malattia per trovare la forza di abbandonare la professione e la famiglia e lasciarsi dietro le spalle tutte quelle forme convenzionali che la vita gli imponeva. Per questo motivo il regista parla dell’individuo che è privo della libertà di esprimere realmente ciò che pensa ed è costretto dalla società a giocare un ruolo che per natura non gli compete. La musica, in ogni sua forma, potrà essere un fattore determinante perché dialoga direttamente con il cuore e trascura gli stereotipi che ingabbiano l’uomo. Viene suggerito di affrancarsi dall’ossessione del denaro che, quando c’è, va usato e condiviso con gli altri perché altrimenti non genera felicità. Finalmente, come recita il titolo, ci si potrà esprimere come meglio si vuole e Lino, che il regista intenzionalmente chiama così per ricordare e riverire il grande Lino Ventura, con il suo atto di rifiuto intende proprio seguire questa strada. Un percorso che gli farà incontrare l’amore, forse proprio quello sincero. Un film pieno di musica e di sentimento, una commedia leggera, interpretata da un cast di prim’ordine, che spinge alla riflessione, a prendere una pausa dall’inarrestabile frenesia del vivere quotidiano. È stato presentato in anteprima fuori concorso durante l’ultima edizione della Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia.

data di pubblicazione:18/09/2024


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LOVE LIES BLEEDING di Rose Glass, 2024

LOVE LIES BLEEDING di Rose Glass, 2024

Lou, ragazza ribelle e anticonformista, gestisce per conto del padre, trafficante d’armi, una palestra frequentata da bodybuilder fanatici del proprio corpo. Un giorno si presenta, per allenarsi, la giovane e bella Jackie con il sogno di esibirsi a Las Vegas in un concorso di culturismo femminile. Già da subito tra le due scatta una profonda intesa, ma per salvaguardare a tutti i costi il loro amore cadranno in una trappola di violenza e morte…

 

Questo film della regista britannica Rose Glass è stato presentato al Sundance Festival negli USA e successivamente a Berlino, fuori concorso nella Sezione Berlinale Special dove ha riscosso ampi consensi. Certamente è rivolto a un pubblico d’élite, sia per gli argomenti trattati che per i contenuti altamente violenti. Oramai siamo più che abituati alle scene di sesso esplicito tra due persone dello stesso sesso e tutto rientra nella normalità. Qui quello che colpisce è come l’amore, in ogni sfumatura venga concepito, sovrasti ogni cosa e come, pur di salvaguardarlo, si sia disposti a subire violenza e a fare violenza. Quando tra le due ragazze nasce questa forte attrazione fisica, Lou (Kristen Stewart) non immagina assolutamente quanto la sua compagna Jackie (Kate O’Brien), oramai perdutamente dipendente da steroidi, possa essere feroce e rissosa. Entrambe saranno pian piano coinvolte nei traffici illeciti del padre di Lou (Ed Harris), in un vortice di efferati omicidi dove loro stesse dovranno pagare a caro prezzo una possibile via di scampo. Se nella prima parte del film si riusciva in qualche modo a seguire con un certo interesse la storia descritta a tinte più che noir, nella seconda parte invece si rimane un poco sorpresi dal ricorso a scene fantasy che in qualche modo rendono il tutto meno apprezzabile. Certamente una caduta di stile da parte della regista che ha voluto mettere troppa carne al fuoco mescolando una serie di generi non sempre in accordo tra di loro. Un lavoro quindi non perfettamente riuscito e fruibile solo in parte. Tutto appare eccessivo, dai muscoli di Jackie alle situazioni proposte, tutte in buona parte prevedibili come la sua rabbia repressa per un’infanzia poco felice. Con una buona sforbiciata di scene alla Hulk, il film avrebbe potuto avere il suo perché… ma rimane solo una bella occasione perduta!

data di pubblicazione:15/09/2024


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LA SCOMMESSA – UNA NOTTE IN CORSIA di Giovanni Dota, 2024

LA SCOMMESSA – UNA NOTTE IN CORSIA di Giovanni Dota, 2024

Notte di Ferragosto presso l’Ospedale Santi Martiri di Napoli. Angelo e Salvatore, entrambi infermieri, sono di turno in corsia. Il ricovero del sig. Caputo, già in coma per un ictus cerebrale, li spingerà a scommettere sulla sua sopravvivenza o meno a quella notte. La posta in gioco: la settimana di ferie tra Natale e Capodanno che solo uno potrà aggiudicarsi. Strano a dirsi, ma dopo una serie di vicende rocambolesche, nessuno dei due vincerà la scommessa…

 

Solo un napoletano doc, in questo caso il giovane regista Giovanni Dota, può parlare e rappresentare la morte con ironia, esorcizzando così qualcosa che rende ognuno di noi pieno di paura e di superstizione. Come si sa, la stessa morte aleggia principalmente tra le corsie di un ospedale dove, per la più o meno grave sofferenza altrui, può fare incetta più agevolmente. Le vicende che hanno come protagonisti i due infermieri Angelo (Carlo Buccirosso) e Salvatore (Lino Musella) si possono certamente considerare di routine visto che si accavallano in maniera per niente surreale in un tipico ospedale, in una tipica notte afosa d’agosto, in una tipica realtà tutta italiana. Certo meglio non generalizzare, anche perché il film non è certamente una critica studiata o una palese accusa alla nostra malasanità, quanto piuttosto uno strumento per parlare di morte con fatalismo e spirito distaccato, proprio dell’umorismo napoletano. Sono vari i personaggi che accompagnano i due protagonisti della fatidica e quanto mai inusuale scommessa sulla sorte di un malcapitato paziente. La dottoressa di turno alle prime armi, incerta sulle decisioni da prendere, il chirurgo in reperibilità, completamente incapace di affrontare un’operazione perché strafatto di cocaina. Senza contare la moglie di Angelo che irrompe in ospedale per fondati sospetti di tradimento del marito con la giovane e attraente impiegata del comparto socio sanitario. La storia è limitata nel tempo, una notte, e nello spazio, l’ospedale, ma senza arrecare alcun senso di claustrofobia allo spettatore che si troverà ad affrontare con il sorriso, una situazione nella quale lui stesso potrebbe venire a trovarsi. Una tragedia quindi che fa riflettere, un modo di esprimersi profondo e ridanciano che solo la grande commedia di De Filippo era riuscita prima a rappresentare. Una storia che parla soprattutto di noia, caldo, deviazione ai propri compiti per insoddisfazione alla propria vita: ognuno non è per niente felice di quello che è e di cosa fa. Il film è stato presentato nell’ultima edizione della Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia nella Sezione dedicata alle Giornate degli Autori.

data di pubblicazione:14/09/2024


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DOSTOEVSKIJ di Damiano e Fabio D’Innocenzo, 2024

DOSTOEVSKIJ di Damiano e Fabio D’Innocenzo, 2024

Il detective Enzo Vitello è a capo delle indagini che stanno seguendo gli spietati omicidi, apparentemente senza un nesso logico tra di loro, di un serial killer a cui hanno dato il nome Dostoevskij. Alla base di questa scelta c’è il fatto che, dopo ogni esecuzione, l’omicida lascia sempre una lettera in cui manifesta la sua cupa visione del mondo. La polizia cerca di interpretare questi messaggi criptici per costruire un identikit credibile che possa rivelare la personalità dell’assassino…

 

Dopo il successo di Favolacce, presentato alla Berlinale nel 2020 dove ha vinto il premio per la migliore sceneggiatura, e dopo l’insuccesso di America Latina, flop ammesso dagli stessi autori, ecco che i fratelli D’Innocenzo ritornano al grande pubblico questa volta con una serie televisiva. In anteprima mondiale al Festival di Berlino di quest’anno, è stata proposta per pochi giorni al cinema, dividendo i sei episodi in due parti, prima di andare in autunno su Sky. Ancora una volta i due enfant prodige del cinema italiano si trovano impegnati in qualcosa che va al di là di ogni plausibile aspettativa. La trasgressione, in tutte le forme immaginabili, sembra essere il punto di forza di questi giovani registi, per niente convenzionali, che hanno imparato a trasmettere sensazioni sgradevoli con un tono e una leggerezza a volte disarmanti. Probabilmente condizionati dalle proprie origini, i D’Innocenzo amano descrivere un’umanità di disadattati che vivono in miseria estrema, ai margini della società. Così, anche in questa storia, troviamo che i personaggi coinvolti devono fare i conti con la propria realtà nel tentativo di rappacificarsi con un passato scomodo, tutto da seppellire. Il racconto tiene ovviamente conto della figura di un killer seriale senza scrupoli, ma ciò in cui si concentra l’attenzione riguarda il personaggio del poliziotto (Filippo Timi) e del suo ruolo, di padre fallito e assente, nei confronti della figlia (Carlotta Gamba), oramai tossica all’ultimo stadio. Proprio questo tentativo di recupero di un rapporto irrecuperabile è ciò che tiene sveglio l’interesse dello spettatore. Il killer da protagonista diventa a questo punto l’attore secondario della scena. L’unica immagine di lui ci arriva tramite le sue lettere, lasciate accuratamente accanto ai cadaveri, in cui si manifesta un disadattamento sociale, e dove si concretizzano quelle che gli stessi registi definiscono “le estreme conseguenze di essere vivi”. Un film in cui ritroviamo di tutto, tra squallore e degrado estremo, dove si evidenziano gli archetipi di una società, oramai alla deriva, che non li riconosce più come suoi. Si rimane stupiti e conquistati dalla recitazione di Carlotta Gamba dove a Berlino era presente quest’anno, oltre che nella serie Dostoevskij, anche nel film in concorso Gloria di Margherita Vicario. Dopo aver interpretato l’eterea figura di Beatrice nel film di Pupi Avati su Dante, risulta difficile immaginarla nel ruolo di una ragazza istintiva, con una grande fragilità e con un enorme trauma da superare.

data di pubblicazione:05/08/2024


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