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MARIA di Pablo Larraìn, 2025

MARIA di Pablo Larraìn, 2025

Parigi 1977. Abbandonata la carriera da quattro anni, la Callas (A. Jolie) sogna di poter tornare a cantare. Sullo sfondo di un’affascinante Parigi va in scena l’ultima settimana di vita della Divina. I suoi ricordi, i suoi amici, i fantasmi di un Passato che si fonde con il Presente…

Con MARIA, presentato a Venezia 81, Lorraìn conclude la trilogia delle donne iconiche del ‘900: Jackie (2016) e Spencer (2021). Il regista cileno è un maestro nel disegnare ritratti cinematografici. Sa come realizzare un biopic fuori dal convenzionale che lascia libero spazio alle emozioni e interpretazioni degli spettatori. Fedele alla sua cifra stilistica, il cineasta racconta un destino solo per piccoli tocchi e per frammenti di vita uniti da un velo di fantasia. Fra Realtà e Finzione ci offre quindi splendidi momenti di plausibile Verità. Diciamolo subito, MARIA è un film dove Forma e Sostanza si uniscono. Una rappresentazione formale che non ha però nulla del trip estetico o estetizzante. Al contrario, è una riflessione sullo spazio, i luoghi, il tempo e la memoria. Parigi (quasi una bellissima coprotagonista), la casa, il pianoforte, gli arredi e i costumi di scena sono infatti per la Callas lo stimolo per le sue visioni in cui il Tempo diviene onirico e sospeso fra reale e illusorio. L’accumulo ricercato dei dettagli consente di entrare meglio nella psicologia della protagonista. Un ritratto drammatico ma delicato di una donna dal fragile equilibrio, profondamente ferita nell’anima.

Il regista evita ogni cliché. La messa in scena è elegante, la fotografia è ottima e alterna il colore a uno splendido bianco e nero. Il ritmo e il montaggio sono quasi perfetti. L’intero film è ovviamente immerso nella musica, le arie di Verdi, Bellini, Puccini sottolineano le sensazioni, ci commuovono e ci restano a lungo dentro. Al centro di tutto la magistrale interpretazione della Jolie: magnetica, intensa, ironica e toccante. Una performance che merita per lo meno una nomination agli Oscar. L’attrice scava nel personaggio e ci regala, al di là di una somiglianza fisica che è riduttivo andare a cercare, il rimarchevole ritratto di un’altera fragilità dietro la maschera di Diva. Ottimi anche i comprimari: Favino, Rohrwacher e Golino.

MARIA è un film drammatico, diretto e interpretato con eleganza ed equilibrio. Potrà sedurre ed emozionare ed essere giudicato di rara bellezza. Al tempo stesso potrà anche lasciare disorientati o delusi ed essere giudicato freddo e frammentario. A maggior ragione, è un film che merita assolutamente di essere visto!

data di pubblicazione:06/01/2025


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CINEMA ITALIANI: Non va poi così male, le cifre parlano

CINEMA ITALIANI: Non va poi così male, le cifre parlano

Secondo i recentissimi dati Cinetel il mercato cinematografico italiano sta confermando il costante ritorno alla normalità ante 2019. Certo, non siamo ai livelli precrisi ma conforta vedere almeno una stabilità della linea di tendenza.  Nel 2024 i nostri cinema hanno infatti registrato ca.69,7 mln di spettatori (70,5 mln nel ’23) pari a ca.493,9 mln di incasso (495 mln nel ’23). La leggerissima flessione è dovuta solo ad un anno cinematografico fortemente condizionato da fattori esterni. Un’offerta internazionale limitata a causa dagli scioperi che hanno bloccato per mesi le grandi produzioni americane e la concomitanza di grandi eventi sportivi mondiali.

Comunque sia, nello scenario europeo l’Italia con la Francia – un caso a sé stante con i suoi 181 mln di spettatori – sono i soli due Paesi che confermano una ripresa del comparto cinematografico. Pur ancora lontana dai consuntivi del 2019 (97,5 mln di presenze), l’Italia continua ad essere “un grande paese di Cinema”. Una realtà in cui andare al cinema era ed è rimasta una pratica sia culturale sia sociale indipendentemente dalle fasce di età.

Il Cinema Italiano mantiene la sua quota di mercato pari al 24,5% a fronte di un cinema Americano consolidato sul 54,2% ed attira ben 18 mln di spettatori. Va sottolineato, in proposito, che l’anno appena terminato non ha avuto né il fenomeno Barbenheimer, né tantomeno un film “pigliatutto” come C’è ancora domani. Ci sono stati però giuste alternanze di film sia di qualità sia di discreta fattura commerciale che hanno consentito di diversificare l’offerta e di riuscire così a raggiungere ogni tipo di spettatore. Sicuramente le difficoltà hanno affinato le strategie di produzione e di distribuzione e si è potuto apprezzare una migliore offerta con meno proposte ma una maggiore qualità media ed un positivo minor affollamento di titoli nei momenti clou dell’anno.

I migliori incassi del 2024 sono stati realizzati prevalentemente da film di animazione; Inside out 2 (46,5 mln di Euro), Oceania 2 (19,4 mln), Deadpool & Wolverine (18,1 mln), Cattivissimo me 4 (17,6 mln), Mufasa (14,7 mln).

I film italiani si attestano tutti sotto la soglia dei 10 mln di incasso. I top sono: Il ragazzo con i pantaloni rosa (9,07 mln), Parthenope (7,52 mln) ed Un mondo a parte ((7,38 mln).

Non male visto il breve periodo in cui i film sono stati in sala. Infatti il primo è uscito ad ottobre ed il film di Sorrentino, pur se presentato a Cannes, solo in autunno. Le previsioni per il 2025 sono molto ottimistiche. La crescita ha alte probabilità di avere una significativa impennata perché sono attese uscite molto significative per storie, interpreti e autori.

data di pubblicazione:05/01/2025

MOSTRE A PARIGI, 4°: Musée de l’Orangerie – Heinz Berggruen, un marchand et sa collection

MOSTRE A PARIGI, 4°: Musée de l’Orangerie – Heinz Berggruen, un marchand et sa collection

Dove concludere questo breve girovagare, questa autentica flânerie fra Cinema e Mostre di Parigi? Cosa di meglio allora di un piccolo gioiello, un’oasi di pace, un angolo appartato dei giardini delle Tuileries: l’Orangerie. Un posto ove, via dalla pazza folla, (perché un po’ marginale rispetto ai grandi flussi) si possono ammirare con la dovuta calma ed attenzione sia i capolavori della collezione permanente del Museo (le ninfee di Monet, il fondo Guillame con i suoi Gauguin, Renoir, Cézane…) sia le Mostre temporanee. In questi giorni è esposta la Collezione Heinz Berggruen. Tedesco di origini ebraiche, fuggito per tempo dalla Germania nazista, è stato un protagonista rilevante nel vivace ed effervescente mondo artistico della Parigi dell’immediato dopoguerra. Collezionista appassionato, mecenate, gallerista influente, editore dei propri cataloghi e critico d’arte, è stato attivo fino al 1998, poco prima della sua morte. La Mostra è ben articolata su aree artistiche monotematiche. Punta a sottolineare e contestualizzare il gusto del tutto originale e personale di Berggruen, i suoi ampi rapporti con l’ambiente mondano e culturale francese di quegli anni. Evidenzia, soprattutto, la sua chiaroveggenza nell’individuare e promuovere gli artisti “moderni” e talentuosi. Forte e significativa quindi la sua influenza sul senso estetico e sul mercato dell’arte della seconda metà del XX Secolo. La sua collezione personale ricca di ben oltre trecento opere di Maestri del ‘900 è stata donata alla Germania e si trova a Berlino.

L’Orangerie ne espone oggi un’ampia parte. I pezzi più emblematici e più significativi, soprattutto i capolavori dei “suoi favoriti”: Picasso, Paul Klee, Matisse e Giacometti. Una esibizione temporanea coinvolgente, ampia, ricca, ben documentata ed articolata. Una Mostra che consente di apprezzare alcune delle più importanti opere d’arte moderne. Un’occasione da non perdere! Un’opportunità anche per rivedere la collezione permanente del Museo visto che il complesso dell’Orangerie resterà poi chiuso per lavori per buona parte del 2025. (fino al 27 Gennaio 2025).

data di pubblicazione:20/12/2024

CONCLAVE di Edward Berger, 2024

CONCLAVE di Edward Berger, 2024

Vaticano. Il Papa è morto all’improvviso. Il Cardinal Decano (Ralph Fiennes) ha l’onere di gestire il Conclave fino alla nomina del nuovo Pontefice. Fra dubbi personali, devozione e dovere dovrà far fronte a segreti, intrighi e giochi di potere tra i maggiori candidati…

Berger è un regista tedesco già premio Oscar per Niente di nuovo sul fronte occidentale (2022). Conclave, presentato alla Festa di Roma, suo primo film in lingua inglese, ci mostra il dietro le quinte di uno degli eventi più misteriosi del mondo: l’elezione di un Papa. I segreti indicibili, le varie fazioni, le ambizioni, i giochi di potere dei cardinali e gli avvenimenti imprevedibili. Lo fa in modo felpato ed accattivante con un film ricco di echi socio-religiosi. Un lavoro elegante e distaccato che ha però i tempi incalzanti di un thriller e le ambiguità graffianti di un racconto morale. Un thriller politico in un contesto particolare ed autoreferenziale che soffre però degli stessi mali che affliggono la Società contemporanea. Il film cattura abilmente lo spettatore sia come suspense che come incisivo ritratto di un’Istituzione tormentata quale è la Chiesa Cattolica. La realizzazione ha un taglio classico, un ritmo ed un montaggio impeccabili. La colonna sonora è incalzante e contribuisce a conferire al film sfumature a metà strada fra il giallo ed il poliziesco. Buono il gioco di luci ed inquadrature. La fotografia è ottima ed apprezzabili sono i virtuosismi di piani di ripresa dall’alto, quasi fosse uno “sguardo dal cielo”. La messa in scena, tutta in ambienti chiusi, sfiora la teatralità ma accentua in tal modo il carattere di inchiesta poliziesca.

Al centro della vicenda c’è il Cardinale Decano quasi schiacciato, riluttante e sconfortato nella lotta con i dubbi della propria coscienza ed il peso dei doveri e dei poteri che il suo ruolo gli conferisce. Un dilemma fra modernità e tradizione. Fiennes incarna con intensità recitativa i tormenti psicologici del personaggio. Lo circonda uno stuolo di attori collaudati che danno carattere e personalità ai loro singoli ruoli. Su tutti spicca Stanley Tucci.

Peccato non aver meglio adattato cinematograficamente il sottofinale che stona con l’equilibrio e la narrazione asciutta fin lì tenuta dal regista. Un sottofinale eccessivo degno di Dan Brown quasi segno soprannaturale alla Angeli e Demoni che determina un repentino cambiamento degli eventi. A parte queste considerazioni, Conclave è comunque un bel momento di Cinema. Non certo un capolavoro, ma di sicuro un’opera ben curata, elegante e ben recitata. Da vedere ed apprezzare.

data di pubblicazione:18/12/2024


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MOSTRE A PARIGI, 3°: Centre Pompidou – Surréalisme, l’exposition du centenaire

MOSTRE A PARIGI, 3°: Centre Pompidou – Surréalisme, l’exposition du centenaire

Il 15 Ottobre 1924 André Breton pubblicava a Parigi il Manifesto del Surrealismo. Parigi celebra il centenario di questo movimento artistico rivoluzionario, non dogmatico e libertario con una Mostra eccezionale al Centro Pompidou. Un’ultima occasione per visitare l’insieme del Beaubourg di Renzo Piano prima della sua totale chiusura per ristrutturazioni dal 2025 al 2030. Un’opportunità per vedere ed apprezzare un’esposizione coinvolgente, ampia, ricca e documentata e cogliere così, fra i tanti movimenti di avanguardia, l’assoluta unicità ed irripetibilità del Surrealismo. Oltre quaranta anni di vita, dal 1924 al 1969 quando ne fu annunciata la “fine” con un articolo su Le Monde. Articolata su percorsi cronologici e tematici con esperienze sensoriali, visive e multimediali, la Mostra pone in risalto tutta la complessità e la ricchezza creativa del Movimento. Un’immersione totale, intensa ed inedita in cui il visitatore si può liberamente perdere nei meandri dell’immaginario onirico surrealista. Un’estetica visiva unica che ha rovesciato i codici creativi artistici proponendosi di sostituire il razionalismo con il sogno, la fantasia, il meraviglioso e l’assurdo. Sono esposte le opere emblematiche ed i capolavori dei più grandi nomi: Dalì, Bunuel, De Chirico, Max Ernst, Dora Maar, Mirò, Magritte e se ne possono ammirare tutta la “folle” creatività e la geniale diversità. Un vero viaggio fuori dal Tempo! Conoscitori o neofiti resteranno affascinati da questa ricca Esposizione. (fino al 13 Gennaio 2025).

data di pubblicazione:18/12/2024