PALLOTTOLE IN LIBERTÁ di Pierre Salvadori, 2019

PALLOTTOLE IN LIBERTÁ di Pierre Salvadori, 2019

Yvonne (Adèle Haenel) giovane poliziotta in una cittadina del sud della Francia, è vedova inconsolabile ed inconsolata di un poliziotto caduto in servizio ed ora aureolato di una reputazione di eroe. Quando viene a sapere che, in realtà, il marito era un corrotto della peggiore specie e che aveva anche inviato in prigione un innocente, schiacciata dalla delusione e dai sensi di colpa cerca di rimediare ai torti commessi dal padre di suo figlio e … 

 

Pierre Salvadori giovane e brillante regista francese, giunto al suo nono lungometraggio, affronta ancora una volta con gioiosità e vivacità il tema, a lui caro, delle apparenze e delle false verità ingannevoli. Saltando dal comico alla farsa ed alla commedia e poi viceversa, fondendo romanticismo, poesia, qui pro quo, gags e dichiarazioni d’amore, l’autore restituisce valore alla Commedia, giocando abilmente con i codici classici del cinema poliziesco e del noir d’azione.

O meglio, con un occhio chiaramente rivolto a B. Wilder, a B. Edwards ed a tanti altri grandi, Salvadori si reinventa, con buoni risultati, uno stile tutto personale in buon equilibrio fra commedia e pochade, si impadronisce di un tema poliziesco e gioca volutamente, con brio comico e con le risorse della commedia stravagante, proprio sui canoni dei film d’azione, dei polizieschi e dei noir, senza però, e qui è il punto di merito, cadere o scadere nella parodia.

Il film racconta il folle tentativo di Yvonne di rimettere un po’ di ordine nel mondo, un mondo ove tutti però mentono, abbelliscono e trasformano la dura realtà della verità aiutandosi così a vivere. Un mondo quello attorno alla nostra giovane poliziotta (ed attorno a noi) ove ognuno si racconta e racconta la propria storia, un mondo ove la finzione stessa diviene realtà, come nel Cinema che trova la sua ragion d’essere proprio nel rendere reale e credibile l’immaginazione.

Il film è scritto in modo apprezzabile, con un’ottima meccanica narrativa, dialoghi frizzanti, situazioni credibili e perfettamente cesellate, con un ritmo indiavolato e con un montaggio perfetto. Salvadori poi con una regia sofisticata, governa il tutto saldamente e con maestria, giocando con colori vivaci e falsi cieli stellati proprio per infondere l’idea del meraviglioso che può rendere più bella la quotidianità, in quel gran gioco continuo di luci ed ombre che è la finzione. Bravo è il quartetto di protagonisti e coprotagonisti, tutti talentuosi e capaci di commuovere e far ridere sul filo dei loro sentimenti contraddittori e che, a tratti, ricordano con i loro virtuosismi i grandi momenti della Commedia Hollywoodiana. Pur se in un ruolo secondario brilla A. Tatou sempre seducente e brava.

Pallottole in libertà è dunque un piccolo film frizzante e fresco che innova e sorprende uscendo dai sentieri battuti e ribattuti delle commedie nostrane che non sanno far altro che usare clichès narrativi visti e stravisti. Una piccola e buffa commedia poliziesca, originale e vivace, una fantasia delicata ed anche tenera per raccontare la realtà, non solo fra sorrisi e risate ma anche con la poesia e la profondità, a tratti toccante, che accompagna la fine delle illusioni o anche l’uscita dall’infanzia. Il che ci ricorda che le migliori commedie fanno anche piangere un pochino e che, comunque sia, la forza consolatoria della finzione e … del Cinema può anche aiutare a meglio vivere e, che è anche bello lasciarsi “portar via” dalla storia o dalle storie.

Se ci riuscite andate a vederlo, vi divertirete e sarà piacevole lasciarsi “portar via” e vedere flirtare un po’ il reale con l’immaginario.

data di pubblicazione:03/06/2019


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CYRANO, MON AMOUR di Alexis Michalick, 2019

CYRANO, MON AMOUR di Alexis Michalick, 2019

Parigi fine 1800, il giovane drammaturgo Edmond Rostand (Thomas Solivérès) ha famiglia, è oberato di debiti, poco o nessun successo ed è da tempo privo di ispirazione. Per uno strano concorso di circostanze ha un’opportunità, deve però comporre un testo teatrale che andrà in scena entro poche settimane. Non ha alcuna idea di cosa scrivere, fra incertezze, attori capricciosi e scrittori gelosi troverà però la Musa che riaccenderà la sua creatività ed assisteremo allora alla genesi ed al trionfo imprevedibile del suo capolavoro: il Cyrano de Bergerac.

Se avete perso Cyrano, mon amour, per distrazione, per mancanza di tempo, o, non sia mai, per supponenza snobistica, cercate di recuperarlo in qualche saletta cinematografica, non ve ne pentirete e mi darete ragione, in caso contrario, scriverete.

Si tratta di “buon cinema popolare”, il che non significa affatto sciatteria recitativa o creativa oppure banalità narrativa, ma, al contrario, essendo il Cinema essenzialmente Divertimento e Spettacolo, è invece un cinema che unisce grazia, talento, qualità e sano divertimento. Si tratta di una bella commedia elegante, buffa e divertente che conferma che humoured intelligenza possono coesistere con successo, servita per di più, da un castingdalla notevole capacità comunicativa. Un film che, nello scenario di una programmazione dominata solo da Blockbusterse da film insignificanti e stereotipati, avrebbe meritato una visibilità maggiore.

Il giovane autore e regista franco-britannico Alexis Michalick, dopo averla già portata con successo in teatro, trasferisce, con abilità e talento, sullo schermo la storia della genesi creativa del capolavoro di Rostand. Come già aveva fatto J. Madden nel 1999 con Shakespeare in love, anche in questo film, il regista, pur con qualche licenza e fantasia rispetto alla verità storica, ci fa entrare dietro le quinte per illustrarci e farci vivere il caotico, comico ed imprevedibile percorso del processo creativo di un capolavoro. In genere gli adattamenti cinematografici di piècesteatrali producono film imprigionati nella piatta logica del “campo/controcampo” ed in allestimenti con scenografie piatte e limitate. Il nostro autore è invece abile nell’evitare di fare solo del teatro filmato. Il film è infatti tutt’altro che statico, anzi, al contrario, ha un ritmo molto elevato, un montaggio mozzafiato, una scrittura briosa e dialoghi intelligenti e frizzanti ed infine un apprezzabile gusto nell’uso della cinepresa mobile. Per di più arredi, costumi e locationsimpeccabili ci regalano anche un affresco lussuoso e credibile della Parigi della Belle époque.Al buon risultato generale del lavoro contribuisce certamente Thomas Solivérès, eccellente nel rendere la giovanile fragilità, gli imbarazzi e le esaltazioni creative di Edmond Rostand. Con lui bravi tutti i secondi ruoli, tutti perfetti e divertenti nei loro personaggi.

Cyrano, mon amour è dunque un film intelligente e divertente, brioso e ricco di spirito e humourmalizioso che da spazio alla verità delle emozioni, un film in cui ci si può anche commuovere alla fine dell’ultimo atto. Una commedia fresca e vivace, forse poco profonda e con qualche clichè, a voler essere proprio ipercritici, ma sicuramente un puro piacere visivo apprezzabilissimo. Un buon cinema che non ha bisogno di ricorrere ad effetti speciali o di colpire lo spettatore allo stomaco.

data di pubblicazione: 25/5/2019


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L’HOMME FIDÈLE di Louis Garrel, 2019

L’HOMME FIDÈLE di Louis Garrel, 2019

Abel (Louis Garrel)e Marianne (Laetitia Casta) sono separati da più di otto anni. Si ritrovano al funerale del migliore amico di lui, l’uomo per cui lei lo aveva lasciato. Tornano insieme, ma il tempo è passato e le cose son molto cambiate: c’è il piccolo figlio di lei che semina dubbi sulla morte del padre e, c’è soprattutto la giovane e bella Eve (Lily-Rose Depp) da sempre innamorata di Abel.

 

A conferma della poliedrica ricchezza e vivacità creativa e realizzativa del Cinema Francese e della capacità dei suoi giovani autori di saper rappresentare tutte le variegate sfaccettature della realtà sociale e culturale del Paese, siamo passati dalle emarginazioni e preoccupazioni sociali di Les Invisibles di cui abbiamo già scritto, alla rappresentazione di un altro aspetto della realtà francese: quel certo mondo tutto e proprio parigino con personaggi belli e brillanti, presi fra problemi d’amore, appartamenti e lavori di prestigio e locations da cartolina della città. A tal proposito, abbiamo visto ieri in anteprima nazionale, in occasione di questa IX edizione del Festival del Nuovo Cinema Francese, L’homme fidèle, l’opera seconda di L. Garrel, giovane e già affermato attore, dotato di talento vivace, geniale figlio d’arte nonché marito di Laetitia Casta (cos’altro di più?). Il talentuosissimo Garrel, con questo suo nuovo film di cui è tutto: cosceneggiatore, attore e regista, mette in scena le vicende di un uomo combattuto ed incerto fra le strategie amorose di due donne, incapace di fare le proprie scelte e che si affida al Destino pronto a farsi prendere da colei che l’ama di più. Un triangolo amoroso assai complicato in cui l’alter ego del regista: Abel, sembra una marionetta contesa nel gioco d’amore. Uno studio sentimentale ben cesellato, un gioco di manipolazione intrigato ed intrigante dai risvolti noir, al cui centro è un piccolo uomo apparentemente goffo, innocente e fedele, affascinato dalle donne e dall’eterno mistero femminino, e, nel contempo, incapace di comprenderle e di capire come poter essere amato da loro.

Figlio di un grande regista della Nouvelle Vague il giovane cineasta ci regala un film in cui umori, sapori e tocchi ricordano scientemente e maliziosamente proprio la Nouvelle Vague: il modo stesso di filmare, l’uso della voce fuori campo, le riprese in esterno lungo le strade di Parigi, l’alter ego che ricorda tantissimo l’Antoine Doinet, alter ego di Truffaut, le varie situazioni, il triangolo amoroso… Citazioni e rimandi a non finire, che fanno la gioia dei cinefili. Una Nouvelle Vague però rivisitata, modernizzata con accenti più ironici e comici che non seri, una variazione sui problemi amorosi resa attuale e fatta con il gusto per l’assurdo, un bel po’di humour ed una falsa suspense. In buona sostanza il regista dimostra di saper attraversare abilmente tutti i generi: dalla commedia di costume al thriller fino alla commedia romantica, con un tocco di maestria e di gradevole furbizia, regalandoci alla fine un film brillante e malizioso, da gustare con piacere. Un film che, questione di ritmo, di atmosfere, di chimica visiva, si fa piacere subito, presentandosi con una sequenza iniziale folgorante che incanta lo spettatore e preannuncia ciò che sarà il film.

Garrel filma, come abbiamo detto, con eleganza, furbizia e malizia e con un tocco minimalista, senza enfasi, ma, in ogni caso è bravo e può permettersi di giocare a fare il piccolo Truffaut o a ricreare atmosfere sentimentali/letterarie alla Sautet, aggiungendoci anche un leggero profumo di W. Allen. Un bel gioco che ha anche il buon gusto, o l’intelligenza, di essere breve e di non fare troppo. Il film infatti dura solo un ora ed un quarto!

La gradevolezza del film è alimentata anche dalla recitazione degli interpreti, tutti nel loro giusto ruolo e felici di recitare e recitare bene. Dunque un film ben scritto, con dialoghi, come è tipico dei film francesi, intelligenti e finemente cesellati. Una delicata commedia romantica, leggera e piena di humour. Un piccolo bijou di cinema che fa venir voglia di continuare a seguire le vicende del suo attore regista e che è come un buon bonbon che si gusta e di cui si conserva un piccolo sapore di dolcezza e felicità, sognando di gustarne presto un altro ancora.

data di pubblicazione:07/04/2019


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LES INVISIBLES di Louis-Julien Petit, 2019

LES INVISIBLES di Louis-Julien Petit, 2019

Un centro di accoglienza per donne senza fissa dimora deve chiudere. Alle assistenti sociali che lo dirigono non restano che tre mesi per provare a reinserire nella Società le donne di cui si occupano. A questo punto ogni mezzo è utile, tutto è ormai permesso: equivoci, raccomandazioni, bugie, falsificazioni.

 

Ecco, in anteprima italiana, in occasione del IX Festival del Nuovo Cinema Francese iniziato il 3 Aprile, l’attesa “opera seconda” del giovane e brillante L. J. Petit. Un film che in Francia ha già avuto un eccezionale successo di pubblico ed anche di critica. Il regista lo potremmo definire un Ken Loach à la française. Come il suo modello inglese, si muove infatti nel solco della denuncia sociale, ma in modo molto meno tagliente e per così dire, meno vendicativo. Il suo è infatti uno sguardo lucido ma al contempo più tenero, in una fusione fra sorrisi, risate e lacrime, sull’incapacità della Società contemporanea di prendere in considerazione e di avere cura dei più fragili e degli emarginati, gli “invisibili”.

Dunque una commedia sociale che descrive, con humoure tenerezza e con pari realismo ed accenti di verità, la vita quotidiana di un centro sociale, di un gruppo di donne emarginate e delle loro assistenti sociali e del loro impegno davanti alle necessità. Una cronaca sociale tutta al femminile piena di ironia e speranza per rendere omaggio e dare voce sia alle donne di cui la Società si è dimenticata o vuole dimenticarsi, sia a quelle che provvedono a soccorrerle e cercano di reintegrarle e renderle di nuovo “visibili”.

L’abilità del regista, malgrado la serietà del tema trattato ed i rischi connessi, è proprio nel saper solo sfiorare, senza impelagarcisi, la demagogia, il buonismo, e, nel saper restare sempre ben lontano da approcci moralistici o dall’impegno militante, dandoci però ugualmente una dimensione vera, intelligente e toccante della Realtà. Un giusto e pudico dosaggio fra momenti intensi e struggenti di verità e momenti di autoironia, in cui l’ironia e lo humour sono scientemente il mezzo più efficace per superare le difficoltà. Il buon umore dunque quale alimento nutriente per dare energia alla speranza di farcela nonostante tutto, e dare forza anche alla solidarietà di gruppo.

Sostenuto da una buona sceneggiatura che compensa qualche momento morto nella narrazione, e, a voler proprio essere ipercritici, qualche piccolo eccesso di buoni sentimenti ai limiti quasi dell’autocompiacimento, il film nel complesso funziona bene e procede con ritmo sostenuto appoggiandosi ad un cast composito, e, soprattutto, ad un gruppetto di attrici di talento, giuste e tutte formidabili ed autentiche nei loro diversi ruoli.

Les Invisibles, pur nella differenza di gusti ed abitudini fra il pubblico francese e quello italiano, giustifica in parte il successo riscosso in patria, è un film certamente non nuovo ed originale, ma di sicuro intelligente, impegnato, toccante e molto realistico senza però essere pesante né tantomeno ingenuo. Un film in cui il regista amalgama abilmente toni drammatici e leggeri in una riuscita fusione di generi fra il realismo ed il mero racconto.

data di pubblicazione: 5/04/2019


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IX FESTIVAL DEL NUOVO CINEMA FRANCESE

IX FESTIVAL DEL NUOVO CINEMA FRANCESE

Ha preso il via dal 3 all’8 Aprile, ancora una volta, Rendez Vous, il Festival del Nuovo Cinema Francese. L’iniziativa, come l’anno passato, si svolgerà a Roma presso il Nuovo Sacher e presso la sala cinema dell’Istituto Francese di Roma per poi partire e toccare con anteprime, focus e presenze degli stessi autori, anche varie altre città: Milano, Firenze, Napoli e Palermo.

L’iniziativa è ormai divenuta un appuntamento fisso di Primavera con il Cinema Francese in Italia e ci offre l’opportunità di scoprire alcuni dei nuovi film francesi di successo, di cogliere le nuove tendenze ed anche di incontrare i nuovi protagonisti della cinematografia d’oltralpe.

Questa IX edizione avrà un focus speciale sulla produzione di Jacques Audiard, pluripremiato ed acclamato autore e regista che, fra l’altro, presenterà personalmente, in anteprima nazionale, il suo ultimo ed insolito lavoro in lingua inglese: il western The Sisters Brothers, vincitore del Leone d’Argento all’ultimo Festival di Venezia e di ben quattro Césars in Francia. Un western atipico ed anomalo, con un ricco cast hollywoodiano, che l’autore decodifica radicalmente, sublimando il genere fino a farne una insolita saga ricca di gusto e di humour, con buona pace degli amanti del western classico.

A parte l’incontro con Audiard, la rassegna è, ancora una volta, l’occasione, anzi l’opportunità per gli amanti del Cinema e di quello Francese in particolare,di seguire gli sviluppi più recenti di una cinematografia vitalissima per produzioni, pubblico, qualità, incassi ed apprezzamenti internazionali. Anche l’anno passato gli indici del cinema francese non hanno conosciuto flessioni, e, tutto conferma il suo stato di ottima salute nonchè la validità delle politiche governative di sostegno alla produzione ed alla distribuzione ormai in funzione già da vari anni. Se ce ne fosse bisogno ne sono una conferma anche i tanti film francesi di qualità che sono passati, in taluni casi hainoi troppo velocemente, sui nostri schermi, al punto che si avvicinano quasi a competere con gli USA la graduatoria per numero di film stranieri distribuiti in Italia.

Filo conduttore dell’intera rassegna, pur nella diversità artistica è la capacità autoriale dei giovani cineasti di saper conciliare le esigenze del Vero con il Racconto nei vari generi narrativi. Ricca ovviamente la presenza dei giovani autori e soprattutto delle autrici. La significativa presenza di quest’ultime intende sottolineare quanto l’autorialità e la rilevanza dei ruoli femminili nella cinematografia francese siano ormai una costante di rilievo a differenza purtroppo di quanto avviene in Italia.

In questo contesto, fra i vari incontri con autori, registi ed interpreti, saranno presentati, nelle molteplici proiezioni giornaliere, una ventina di film di cui, oltre a quelli di Audiard, vi segnaliamo quelli di cui è prevista un’uscita sui nostri schermi: Les Invisibles, una commedia corale tutta al femminile, campione di incassi in patria; Tout ce qu’il me reste de la révolution, brillanti ed argute riflessioni di una ragazza nata “troppo tardi”, sull’eredità del Sessantotto nelle nostra quotidianità; l’attesissima opera seconda del giovane e talentuoso regista ed attore Louis Garrel che unitamente a Laetitia Casta, sulle lontane orme di Truffaut, ci racconta dell’amore e delle donne L’Homme fidèle ; ed infine, per chi ama il genere, il discreto thriller Le chant du loup.

data di pubblicazione:04/04/2019