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IL QUADERNO DELL’AMORE PERDUTO di Valérie Perrin – ed. NORD 2020

IL QUADERNO DELL’AMORE PERDUTO di Valérie Perrin – ed. NORD 2020

… Una casa di riposo (per il Presente), la II Guerra Mondiale (per il Passato), sono elementi perfetti per un possibile polpettone melodrammatico pieno di cliché, tutti elementi per dissuadere a priori dalla lettura di questo romanzo…

Gli ingredienti per una storia banale e scontata ci sono proprio tutti, poteva uscirne un libro stile Harmony e, invece, come sanno fare solo i veri cuochi ed i veri talenti letterari, Valérie Perrin pur usando una serie di ingredienti normalissimi, riesce a calibrarne le dosi ed a fermarsi al punto giusto e a giocare con i sentimenti senza compiacimenti, regalandoci con una scrittura sensibile un racconto bello, delicato, commuovente, profondo e poetico e, a tratti, divertente.

Solo due libri al suo attivo, entrambi due piccole pepite d’oro.

Non c’è dubbio alcuno, la Perrin è brava e talentuosa! Non c’è da meravigliarsi del suo legame con Claude Lelouch e che sia la sua Musa ed anche la cosceneggiatrice dei suoi ultimi film. Nella messa in scena di questo libro, agli appassionati di Cinema sembrerà infatti di veder scorrere proprio le immagini di un film del grande regista francese: un romanzo corale, flashbacks, storie solide, la forza delle emozioni e dei sentimenti, l’amore fra un uomo ed una donna…

Gli elementi che abbiamo già trovato in Cambiare l’acqua ai fiori, opera seconda della scrittrice, il libro che ha prima affascinato i lettori e poi conquistato anche la critica, li ritroviamo anche in questo suo romanzo di esordio (2016): una ragazza speciale ma un po’ ai margini della Società, un amore ferito, il dolore, una pseudo inchiesta, delle piccole storie ben orchestrate che si ricollegano tutte fra di loro… Justine, 21 anni, lavora in una casa di riposo per anziani, Hélène ci vive anche se passa le sue giornate attendendo colui che esiste solo nei suoi ricordi. Justine parla con gli anziani, i “dimenticati della domenica” (questo il giusto e delicato titolo originale del libro), ascolta le loro confidenze e le riunisce poi in un quaderno blu, tante piccole storie deliziose, come piccoli romanzi nel romanzo.

Il libro della Perrin è un libro sull’importanza della memoria e della trasmissione dei ricordi, sulle relazioni familiari e transgenerazionali, sulle radici, sulla vecchiaia e sulla gioventù, il dolore, gli affetti mancati ed i “non detti”, senza essere mai assolutamente lagrimevole. Due vite che si rispecchiano per drammaticità ed intensità, personaggi principali e collaterali sempre descritti con sensibilità ed autenticità in una narrazione che dopo un avvio un po’ lento prende il suo ritmo alternando riflessioni divertenti a passaggi più seri a volte poetici e romantici. Si farebbe torto definire superficialmente il libro solo come un feel good book. Certo l’autrice ci invita a riflettere su emozioni e sentimenti e può sembrare solo un “balsamo per i cuori”, ebbene che c’è di male? Soprattutto se questo “balsamo” è scritto bene, in modo fluido, moderno e ricco di poesia, a volte buffo, a volte triste ma che sa commuovere ed appassionare. Dunque: una lettura piacevole da gustare, positiva ed ottimista, un racconto di rara bellezza, appassionante e pieno di umanità che ci resterà dentro un bel po’, piacevolmente.

data di pubblicazione:30/08/2020

IL DESTINO DI ROMA. CLIMA, EPIDEMIE E LA FINE DI UN IMPERO di  Kyle Harper,   Einaudi, 2020

IL DESTINO DI ROMA. CLIMA, EPIDEMIE E LA FINE DI UN IMPERO di Kyle Harper, Einaudi, 2020

“… pochi Imperi nella Storia hanno conseguito sia la dimensione geografica sia la capacità di integrazione del “commonwealth” romano. Nessuno come i Romani ha saputo combinare fra loro le dimensioni territoriali, l’unità dello Stato e la sua longevità ultramillenaria…”.

Siamo forse davanti all’ennesima analisi sul declino e sulla caduta dell’Impero Romano?

Niente affatto! Finora hanno sempre dominato come cause: fattori politici, militari, economici, demografici… il libro di Harper è invece uno studio acuto, ben articolato e documentato che offre una chiave di lettura del tutto nuova e stimolante su temi che, a torto, si suppone spesso di conoscere già a sufficienza. Un libro che ci permette di vedere un periodo complesso sotto un punto di vista spesso tralasciato o, del tutto sottovalutato da parte degli storici. Il lavoro dello studioso americano ha infatti l’originalità e l’intuizione di esaminare gli eventi dei secoli cruciali per Roma sotto l’ottica ecosistemica, climatologica ed epidemiologica. Oggi le competenze e le risorse scientifiche dell’Archeobotanica e dell’Archeomedicina consentono cose che fino a 15 o 20 anni fa non si potevano nemmeno immaginare: si può sequenziare il DNA di resti umani e non, ritrovati negli scavi e poi risalire con quasi certezza alle situazioni climatiche, alimentari, sociali e sanitarie e scoprire anche i percorsi e le evoluzioni genetiche di quel nemico occulto del genere Umano che sono stati e sono i Virus Letali. La Storia non è più quindi solo la sequenza di fatti ed azioni compiute dagli uomini in un contesto in cui l’ambiente faceva solo da sfondo stabile ed inerte allo sviluppo storico, ma è invece anche l’insieme di eventi naturali mutevoli, di cicli solari, di eruzioni vulcaniche, di instabilità climatiche, di pandemie devastanti che hanno influenzato e spesso deciso la Storia. La Storia va quindi riscritta e riletta in modo nuovo.

In effetti la risposta a come sia stato possibile il crollo dell’Impero Romano dipende dal maggior o minor grado di focalizzazione dello storico. Su piccole scale: le scelte umane potrebbero sembrare aver avuto un valore dominante, soprattutto se giudicate a posteriori. Su un quadro di maggiori dimensioni: si potrebbero individuare nell’Impero alcuni difetti strutturali (guerre civili, peso fiscale, pressioni sulle frontiere da parte di popoli invidiosi od affamati). Passando ad una visione più ampia ancora: si potrebbe anche definire la caduta di Roma come l’inevitabile destino di ogni impero. Ogni umana creazione è destinata a perire! Tutte cose contemporaneamente vere ma non determinanti in assoluto. In realtà, per l’autore, l’elemento che su tutte è veramente determinante è il trionfo della Natura sulle realtà umane. L’Impero Romano era un impero grandioso ed urbanizzato con ampie reti commerciali che aveva realizzato una sorta di miniglobalizzazione ante litteram. Proprio questa sua ampiezza ha poi aperto le sue porte anche al flusso di elementi patogeni divenuti pandemici e devastanti, provenienti, allora come anche oggi, dall’Asia. La Natura con le sue forze evolutive od involutive era ed è in grado di cambiare il mondo.

Harper è bravo nel documentare con rigore scientifico ricco di riferimenti la sua tesi intrecciando i fatti storici con le ultime scoperte in campo climatico e genetico: basti pensare alle siccità impreviste e soprattutto alle ondate pandemiche virali che scossero l’Impero arrestandone prima la crescita ed il benessere, poi le reazioni e la ripresa sociale ed infine, con la Peste Bubbonica, tagliando definitivamente ogni sua capacità demografica, economica e militare.

Il Destino di Roma è un libro interessante, scritto con prosa scorrevole che genererà polemiche fra gli storici e affascinerà gli appassionati, regalando uno scorcio di visuale del tutto nuovo sul nostro passato che dovrebbe però farci anche molto riflettere sulle analogie con il nostro fragile Presente ed il nostro incerto Futuro.

data di pubblicazione: 24/08/2020

CAMBIARE L’ACQUA AI FIORI di Valérie Perrin – ed. E/O 2020

CAMBIARE L’ACQUA AI FIORI di Valérie Perrin – ed. E/O 2020

Una piacevole scoperta! Valérie Perrin sa veramente costruire e raccontare le sue Storie in un progressivo crescendo di interesse e coinvolgimento del lettore, è innegabile! Non scrive delle semplici parole o frasi, ma scrive delle emozioni. La sua è una scrittura sensibile e realista, sensuale ed intimista, moderna, essenziale e delicata, viva e toccante, a tratti sentimentale senza però essere sdolcinata, a tratti triste senza mai essere desolata o lagrimosa, spesso con tocchi di humour e momenti di poesia. Una scrittura che coglie gli istanti e va dritta al cuore dei lettori tutti, siano essi donne, siano essi uomini. Cambiare l’acqua ai fiori è giustamente il libro più letto degli ultimi mesi, un meritato successo, un successo reale, autentico, fatto con il “passaparola” dei lettori colpiti da questo bel libro uscito nel luglio 2019 e che proprio grazie al “passaparola” ha progressivamente scalato le classifiche italiane ed occupa ormai da settimane i primi posti fra i più venduti e, soprattutto, fra i più apprezzati. E’ un’opera seconda che conferma il talento di Valérie Perrin, (da anni attiva nel mondo del cinema francese come fotografa di scena, partner dal 2006 del grande regista Claude Lelouch ed anche cosceneggiatrice dei suoi ultimi film) che ha esordito con successo in Francia nel 2016 con “Il quaderno dell’amore perduto” di cui è ovviamente già in corso, in Italia, la ripubblicazione.

Questa volta la scrittrice ci regala un romanzo al cui centro è Violette (guardiana di un cimitero in una piccola città della Borgogna): un personaggio straordinario, una donna semplice, enigmatica e coraggiosa, rivolta verso la Vita nonostante tutto e tutti; una donna che ha conosciuto le durezze della Vita, il rifiuto, il lutto, il silenzio, un’infanzia segnata dall’abbandono, un matrimonio segnato dalla disillusione, un amore materno distrutto. Una donna che veste i colori dell’Inverno ma sotto porta però i colori ed il sapore dell’Estate. Attorno a lei, come dei satelliti o piccoli pianeti, gravitano tanti piccoli splendidi personaggi, uno spaccato di umanità, ognuno con le sue piccole storie, piccole cose della Vita, quelle tante sfaccettature della Vita che scorre intorno a noi. La tristezza, la gioia, la vita , la morte, le Estati, gli Inverni, le amicizie, l’Amore, gli amori mancati, gli amori persi, l’odio, il rancore e l’ostinazione perché nulla è mai veramente perduto…la resilienza…il possibile. Una moltitudine di emozioni: storie di vivi, di ricordi, di rimpianti, di speranze, di andate e ritorni nel passato e dal passato, in un intreccio di piani temporali e di Vite diverse tutte ben legate fra loro. Un equilibrio perfetto ed in armonia con i vari personaggi, tutti assolutamente autentici. Un intreccio in cui non ci si perde, che non ci lascia indifferenti, ma semmai, ci fa riflettere, piangere, ridere. Una storia ben articolata ed a tratti poetica che si fa quasi subito accettare ed amare e che tiene il lettore avvinghiato fino all’ultima pagina perché è una scoperta progressiva di elementi, di dettagli e di indizi.

Cambiare l’acqua ai fiori è una lettura da raccomandare, semplice ma autentica, un romanzo di fattura classica che si gusta con piacere: toccante e resiliente, una scrittura sensibile, poetica ed intimista. Un libro da non classificare assolutamente solo come un feel good book perché sarebbe banale, non corretto e riduttivo, al contrario, è un bel libro, vero ed autentico, di una scrittrice che usa magnificamente il Semplice ed il Bello. Un vero piacere!

data di pubblicazione:11/08/2020

I TESTAMENTI di Margaret Atwood – ed. Ponte alle Grazie 2020

I TESTAMENTI di Margaret Atwood – ed. Ponte alle Grazie 2020

La Atwood è una gran signora della letteratura internazionale, di gran successo ed anche di gran talento, autrice, fra l’altro, dell’ottimo L’Assassino Cieco (2000) e ovviamente de Il racconto dell’Ancella (1985). Il suo stile è sempre fluido, la prosa sempre gradevole ed espressiva, una penna veramente bella ed elegante. L’autrice ci regala un nuovo bel romanzo, un racconto forte, potente ed intenso che torna a parlarci del mondo distopico già immaginato 35 anni fa nel libro che la rese famosa: Il racconto dell’Ancella. Chi non ha già letto questo libro o non ne conosce la storia? se non altro per aver visto l’omonima serie televisiva o averne almeno sentito parlare per i risvolti e le speculazioni politiche e sociali che ha messo in moto la sua pubblicazione.

C’era proprio bisogno di un suo seguito dopo 35 anni? Forse sì forse no, certo, forti devono essere state le pressioni dei tanti lettori, forti quelle editoriali, forti le spinte derivanti dalle evoluzioni/involuzioni della realtà politica di questi anni … la Distopia stava, in effetti, quasi divenendo realtà! La Atwood ha però avuto l’intelligenza di non lanciarsi in un banale seguito, troppo tempo è infatti passato dall’uscita del primo romanzo! Più che di “seguito” sarebbe infatti più corretto parlare allora di “sviluppo”. Il libro del 1985 è stato e resta un unicum a tutti gli effetti per intensità emotiva e per forza di impatto, assolutamente ineguagliabile ed irripetibile. Si tratta quindi, a ben vedere, di due romanzi ben distinti per qualità e spessore anche se basati sulla stessa base storica. Pur ritrovando le stesse situazioni, il tono ed il racconto sono ovviamente diversi.

Siamo 15 anni dopo nella realtà distopica immaginata, cambia il soggetto narrante, questa volta tre testimonianze femminili, complementari fra loro, raccontano da diversi ruoli sociali e da diversi punti di vista, gli ultimi giorni della terribile teocrazia, basata sulla purezza dei costumi e sulla sottomissione delle donne, che ha preso il potere in parte degli Stati Uniti. Quindi, non più lo studio psicologico e claustrofobico di una donna asservita e che sognava la libertà che dava vigore e spessore al primo romanzo, ma, al suo posto, un brillante studio sociologico del mondo creato dalla fantasia visionaria e premonitrice della scrittrice. L’utopistica Società di Gilead dietro la cui apparente facciata di virtù puritane collettive si nascondono le peggiori turpitudini e diseguaglianze individuali.

Mentre nel primo libro il fascino era nella visionarietà, nell’ambiguità e nel non definito, ne I Testamenti tutto è invece ben più definito, il lettore sa che l’incubo è fallito e ciò toglie indubbiamente parte del fascino del mistero, ma restano ancora tutte le emozioni e la forte umanità dei personaggi e la loro progressiva presa di coscienza. La Atwood, l’abbiamo già detto, è una narratrice senza pari e la sua scrittura conferisce vigore e forza alle situazioni ed ai caratteri anche se nella narrazione c’è un’ovvia riduzione dell’originalità, alcune ridondanze e vari sviluppi narrativi più formali che sostanziali. Ciò non di meno il libro è buono e resta una lettura piacevole, coinvolgente e scorrevole che è stato giustamente premiato da critica e pubblico, ma che, sia ben chiaro, non può, né tanto meno intende o suppone di riproporre le emozioni di cuore e di mente già suscitate tanti anni fa da Il Racconto dell’Ancella.

data di pubblicazione:29/06/2020

I SUPERSTITI DEL TÈLÈMAQUE di Georges Simenon – ed. Biblioteca Adelphi 2020

I SUPERSTITI DEL TÈLÈMAQUE di Georges Simenon – ed. Biblioteca Adelphi 2020

Commentavamo, appena pochi giorni fa, come sia una Festa per gli appassionati di Simenon l’uscita di un suo libro, sia pure un’operetta minore come in effetti è “La Linea del deserto”. A maggior ragione dobbiamo oggi fare una grande Festa perché il 18 Giugno, graditissima sorpresa, è uscito, fresco di traduzione, per i tipi Adelphi un bel romanzo del 1936. Un vero Roman Dur o Roman Roman, come amava definirli l’autore stesso, appartenente, per periodo ed ispirazione, proprio a quella stagione creativa dello scrittore belga che ha dato i migliori frutti letterari. Quindi, uno di quei romanzi in cui, come abbiamo già annotato in precedenza, Simenon osserva magistralmente e freddamente da par suo, quasi fosse un antropologo, le umane vicende, le pene dell’esistere, tutta la durezza della realtà quale che essa sia, per raccontare cosa sia avvenuto, perché sia avvenuto, e, soprattutto, cosa ciò che è avvenuto abbia poi causato e determinato nell’esistenza delle persone da lui osservate. Il Destino ed il Caso segnano le vite degli esseri umani anche oltre le generazioni e, per Simenon, il Destino ha un potere ineluttabile, non ci si può mai sottrarre al suo volere nonostante e per quanto ci si possa sforzare e quale che sia il tempo trascorso.

I Superstiti del Télémaque è dunque un “romanzo duro”, un libro duro come duro è l’antefatto drammatico nel 1906 del naufragio del Télémaque con i terribili sospetti di cannibalismo a carico dei 4 sopravvissuti fra i 6 naufraghi costretti in mare su una scialuppa per giorni senza viveri, come duro è l’ambiente marinaro descritto e dure le regole non scritte ma rigorose che governano sia la piccola comunità di pescatori di Fecamp sia le piccole realtà familiari. Una vicenda tenebrosa ed allucinante pervasa di sospetti, di lutti non sanati, di rancori e dell’odio feroce dei parenti dei naufraghi morti. Ci sono dei morti, c’è l’uccisione, trenta anni dopo, dell’ultimo dei sopravvissuti al naufragio e c’è anche un probabile colpevole, ma è solo un pretesto, tutto quel che conta per Simenon non è tanto conoscere il movente dell’accusato né tantomeno se le indagini personali condotte dal fratello del sospettato conducano o meno verso il vero colpevole. L’interrogativo che lo scrittore si pone e pone anche ai lettori è capire quali siano le posizioni ed i ruoli che ciascuno dei suoi personaggi ha nel suo piccolo mondo, nella propria piccola cittadina delle coste della Normandia, nella propria ristretta cerchia, e fare, nel contempo, un’analisi minuta della pesantezza dei vincoli familiari, degli affetti fraterni, degli odi e dei rancori e del diritto alla vendetta. L’autore con il suo stile asciutto ed essenziale ci regala una galleria di personaggi: avvocati, giudici e commissari di provincia, armatori e marinai… una umanità piccola, piccola travolta da una forza superiore: il Destino. L’acutezza dell’analisi psicologica con cui ce li descrive tutti: i loro caratteri, i loro sentimenti, i loro ambienti, sia quelli principali sia quelli secondari, li rende così vivi ed autentici da aspettarci quasi di incrociarli per strada anche noi .

Veramente un bel romanzo di atmosfere, piacevolmente retrò, molto coinvolgente, ma, insolitamente per Simenon, dal ritmo un po’ lento, pieno di meandri, come del resto infiniti sono però proprio i meandri dei tipi umani osservati dallo scrittore. Un libro da divorare e che non si riesce a lasciare se non quando lo si è finito di leggere, anche se non si è appassionati di Simenon.

data di pubblicazione:24/06/2020