da Antonio Jacolina | Mar 10, 2020
Enrico Pandiani ha avuto l’abilità, l’intelligenza e l’originalità con il suo romanzo di esordio nel 2009 Les Italiens di inventarsi e dare poi vita ad una saga narrativa avvincente e di successo centrata su una squadra di flic parigini detti, per l’appunto, les italiens. Una squadra investigativa in forza nella Brigata Criminale con sede nel famoso e fascinoso 36, Quai des Orfèvres di Parigi (colpo di genio nel colpo di genio: la stessa della Polizia Giudiziaria di Maigret!) e tutta formata da poliziotti di origini italiane, dal forte spirito di corpo perché legati fra loro da un senso di comune appartenenza, di amicizia e di “famiglia”. Sono guidati dal commissario Jean Paul Mordentì, intuitivo, spregiudicato, violento ma anche umano e seduttivo: un mix giovanile, una versione 2.0 di Jean Gabin, di Lino Ventura e di Yves Montand, molto francese ma anche italiana al tempo stesso.
Con Ragione da Vendere uscito in libreria lo scorso anno, siamo già arrivati al 7° romanzo della serie ma il fascino tutto particolare ed originalissimo della Storia di Pandiani resta ancora assolutamente vivo, fresco, coinvolgente ed intrigante.
Questa volta il commissario e la sua affiatatissima squadra sono coinvolti in un’indagine complessa dai delicati risvolti internazionali. Un caso tutto particolare legato al traffico e furto di opere d’arte ed ai crimini ad essi collegati, in una caccia senza quartiere nel cuore di Parigi, dei possibili responsabili, fra conflitti a fuoco, uccisioni, donne misteriose, rapimenti e colpi di scena e sottostorie all’interno della Storia principale che alimentano la suspense narrativa.
Le atmosfere sono quelle disincantate tipiche dei gialli americani popolari alla Dashiell Hammett (si veda il Falcone Maltese) e quelle realistiche dei noir classici francesi. Del poliziesco hard-boiled abbiamo i ritmi veloci, i dialoghi autentici e pungenti ed una trama articolata e complessa che riesce a mantenere però la tensione sempre viva e costante fino all’ultima pagina. Pandiani è abile nel miscelare azione ed investigazione, connessioni umane e psicologiche, cinismo e passione. La sua scrittura è chiara, dettagliata ed efficace e la lettura è piacevole grazie ad un susseguirsi di colpi di scena veritieri e mai artificiosi e ad un’ambientazione perfetta e ad un giusto mix di humour e sarcasmo. Ragione da vendere è un polar veramente efficace in cui nulla è superfluo, un poliziesco che non annoia mai con inutili ripetitività e che è trascinante e coinvolgente grazie anche al fascino “franco-italiano” tutto particolare e charmant dei protagonisti i cui caratteri sono vivi ed evolvono con l’evolvere stesso dei fatti e delle situazioni. Un romanzo ben confezionato, credibile ed efficace che fila via liscio e che alla fine dispiace che sia già finito.
data di pubblicazione:10/03/2020
da Antonio Jacolina | Feb 29, 2020
Il “Mistero Louise Penny” prosegue! Come era prevedibile è appena uscito per i tipi Einaudi un nuovo libro dell’autrice canadese, scritto nel 2018 è il 14° dei 15 finora realizzati sulle inchieste dell’Ispettore Armand Gamache. E’ una “rincorsa” molto insolita ed un po’ schizofrenica che costringe il lettore italiano (che abbia letto i tre finora pubblicati) in dinamiche e situazioni in cui spesso si fatica a ricostruire le personalità, le psicologie e le evoluzioni maturate nel tempo sia dei personaggi sia dei fatti narrati, privi come si è degli antefatti sulla vita e sulle vicende dell’Ispettore, del suo mondo e dei suoi amici o stretti collaboratori che l’autrice ha invece narrato di romanzo in romanzo con continuità progressiva. Meraviglie del “determinismo editoriale”! Riusciranno a far scattare l’innamoramento fra lettori e personaggi?? Bella scommessa! Vedremo.
In questo romanzo la Penny ci riporta, come al solito, nell’idilliaco villaggio di Tre Pini, il microcosmo in cui Gamache si rifugia ritrovandovi la sua cerchia di amici, un contrasto fra la pace del piccolo centro ed il duro e violento mondo esterno del Québec. L’autrice gioca con il lettore portando avanti varie storie parallele: da una parte un intrigo legato ad una precedente inchiesta a causa della quale l’Ispettore è momentaneamente sospeso dall’incarico in attesa dell’esito delle indagini interne; dall’altra una storia originale e complessa legata ad un testamento molto insolito di cui Gamache è chiamato ad essere “co-esecutore”. L’atmosfera del libro è molto malinconica (l’autrice spiegherà perché), cupa, quasi una sorta di bilancio esistenziale dei personaggi. Ciò non di meno, pur in un “regno delle ombre”, pur in un quadro debordante di tristezza, aggressività ed amarezza c’è sempre una luce di speranza legata al prevalere della lealtà sul tradimento. Lo stile narrativo della Penny ricorda sempre di più quello di Agatha Christie anche se il suo Gamache non ha però molto a che vedere con Hercule Poirot. Al contrario il nostro è un uomo pieno di dubbi, di umanità e di umiltà. Una forza tranquilla, un uomo forse freddo e flemmatico ma un uomo che sa far squadra con i suoi collaboratori.
La psicologia dei vari personaggi è messa in primo piano, le emozioni e le riflessioni prevalgono sempre sull’azione. Il ritmo narrativo è sobrio e costante, scorrevole senza picchi, con sprazzi di humour per dare respiro al lettore. Un lavoro quello della Penny tutto di scavo in profondità ove dramma ed ironia possono coesistere così come la vita con la morte. Il finale riserva alcune rivelazioni sull’evoluzione della serie. Ma erano prevedibili. Il Regno delle Ombre è una lettura piacevole che mantiene quel gusto “di una volta”, una lettura in cui la tensione resta fino alla fine. La scrittrice infatti, malgrado il numero di libri già dedicati all’Ispettore Capo, non sembra affatto perdere né verve né ispirazione e … continua a procedere al suo dolce “ritmo di … valzer lento”.
data di pubblicazione:29/02/2020
da Antonio Jacolina | Feb 26, 2020
Per quale motivo interessarsi ancora ad un ennesimo libro sulla Seconda Guerra Mondiale? E … chi mai potrà leggere questo libro? Si farebbe un torto enorme far passare via questo lavoro, pubblicato a fine 2019, come un’opera destinata solo e soltanto ad ex militari in pensione, a storici o a pochi altri addetti ai lavori! Tutt’altro, in realtà è un libro accessibile a tutti, compresi i non specialisti, e che può essere letto anche come un romanzo su una vicenda che non è affatto remota, ma è invece ancora attuale e condiziona tuttora la nostra visione del mondo ed i conflitti, le sfide e le realtà che viviamo oggi.
Un approccio del tutto originale e finora unico, quello propostoci dagli autori che han fatto la scelta di spiegarci, attraverso schemi, piantine, grafici e brevi testi le caratteristiche di un evento apocalittico, rendendo comprensibili le grandi sfide strategiche che sottostavano il conflitto, tramite l’analisi (non pedante, non accademica e non di parte) delle tante connessioni fra le problematiche militari, politiche, economiche ed energetiche delle varie forze in gioco.
Il risultato conseguito è veramente rimarchevole perché si tratta di un’opera ben strutturata ed utile, quale che sia il livello di conoscenza di chi legge, e che offre un’opportunità di una visione d’insieme, precisa, semplice, completa ed incisiva. Una panoramica esaustiva ed al contempo una sintesi chiara degli eventi, dei loro antefatti e delle loro conseguenze, grazie soprattutto all’uso dell’infografia che è, a tutti gli effetti, il vero marchio di fabbrica distintivo di tutto questo lavoro. Un risultato che ben pochi altri libri sull’argomento possono offrire ad un pubblico potenzialmente vasto. La visione grafica consente infatti all’istante la lettura e la comprensione di situazioni complesse, un modo del tutto nuovo di leggere e decodificare gli avvenimenti mediante la lettura, la comparazione e l’interpretazione dei dati e delle cifre. Il tutto sostenuto, come accennavamo, anche da testi di accompagnamento non troppo lunghi ma sufficienti per poter contestualizzare i fatti e poter dare un senso ai dati rappresentati, ed anche da alcune pagine tematiche e commenti specifici.
L’intera opera è scorrevolmente articolata in quattro parti:- il quadro umano, produzione e risorse militari ed economiche; – armi ed eserciti; – battaglie e campagne militari; – bilanci finali e linee di frattura, e viene presentata in una forma accessibile ed esauriente, una vera miniera di informazioni, da studiare o anche solo da consultare.
Un libro quindi che può veramente interessare e soddisfare sia gli appassionati sia i neofiti. Un libro arricchente, che ha certo anche qualche difetto di leggibilità di alcune grafiche troppo piccole o troppo difficili da decifrare, ma poco danno vista la qualità generale e, giova ribadirlo, l’assoluta originalità dell’opera.
data di pubblicazione:26/02/2020
da Antonio Jacolina | Feb 23, 2020
La scoperta casuale di un tradimento squarcia il velo ed illumina la realtà: uno scambio di ruoli nella vita coniugale: un lui/lei che fa il bucato, indossa sciatti calzini e rimpiange una passata mancata scelta; una lei/lui sensuale e in carriera che ritiene il tradimento con giovani ragazzi l’unico mezzo per far durare ancora nel tempo un rapporto di coppia ormai stanco. Una notte di riflessione in un hotel in cui si materializzano i tanti se, ma, come e perché del passato e del presente che si rincorrono e si sovrappongono … La presa di coscienza di lei e di lui di quanta amarezza e di quanto squallore rispetto alla vita che scorre ed ai sogni di allora …
Christophe Honoré è un personaggio geniale ed eclettico che con abilità sconcertante e sempre con successo, è sceneggiatore, scrittore, regista teatrale, drammaturgo, critico e regista cinematografico. Un francese di soli 50 anni di cui in Italia sono purtroppo arrivate solo poche opere. Il film il cui titolo originale è Chambre212 (dovendo tradurlo, abominio per abominio, meglio sarebbe stato allora chiamarlo truffautianamente La Donna che amava gli uomini…) è stato presentato all’ultimo Festival di Cannes nella sezione Un certain regard e la protagonista Chiara Mastroianni è stata meritatamente premiata per la migliore interpretazione.
L’opera è una riflessione sulla disgregazione del legame sentimentale sotto l’usura del tempo e del quotidiano, raccontata, però, con singolare originalità, con un tocco di magia surreale e di realismo magico. Una variazione dolce, malinconica e poetica sull’amore e sul disinnamoramento che si sviluppa tutta fra sogno e realtà. Un soggetto intimista ove il realismo si nutre di fantasmi e pensieri che si materializzano in un precario equilibrio fra verità ed artificio sotto il flusso dei ricordi, della fantasia e dei sentimenti. L’intelligenza del regista è stata l’aver scelto la linea della leggerezza, un tono di commedia brillante con tratti poetici per far sorridere senza nulla togliere alla serietà delle riflessioni sul tempo che passa, sulla perennità della coppia e sulle scelte di vita. Un tipo di cinema quello di Honoré che, rendendo omaggio a grandi Registi del passato recente, sa ben indagare nel profondo, un cinema esistenziale rivolto verso un pubblico maturo e che, tra leggerezza e serietà, sa raccontarci però molte Verità.
L’autore, provocatoriamente, gioca nel rovesciare gli stereotipi: ed ecco allora una splendida parigina, libera, determinata, disinibita sposa infedele che ha e vive i suoi desideri fisici, immagine di un cliché femminile che agisce come un cliché maschile, il tutto inserito in un film maliziosamente teatrale con dialoghi deliziosi ed intelligenti cesellati al dettaglio. La messa in scena della vicenda è però ricca di un’inventiva tanto surreale che lo spettatore non indovina mai dove andrà a parare il film e si lascia così trascinare con piacere nella commedia coniugale. L’idea è originale e divertente e la storia è gestita abilmente dal regista che vi instilla continue dosi di magia e poesia. Il tutto è poi sostenuto da un quartetto di attori tutti eccellenti, con una Chiara Mastroianni affascinante e luminosa, mai filmata così bene e che ha qui uno dei suoi migliori ruoli che sa incarnare con una disinvoltura maliziosa, le tiene testa con merito la brava Camille Cotin.
In conclusione abbiamo l’opportunità di vedere una commedia buffa, surreale, intelligente ed infinitamente delicata che pur nella malinconia resta piena di charme ed ironia e che merita più livelli di lettura e di meditazione e sarebbe da vedere e rivedere, uscendone ogni volta intellettualmente arricchiti e, di sicuro, mai delusi.
data di pubblicazione:23/02/2020
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da Antonio Jacolina | Feb 21, 2020
Ancora un Simenon, (un “Romans-Romans”, come li definiva l’autore stesso, scritto tra il 1941 ed il 1942 anno in cui è stato dato alle stampe) appena uscito in libreria per i tipi di Adelphi che meritoriamente sta procedendo alla traduzione e pubblicazione di gran parte delle opere dello scrittore belga. Uno di quei “Romanzi Duri” in cui Simenon, quasi fosse un entomologo, passa sotto la sua lente di attento osservatore la vicenda umana che, di volta in volta, viene da lui rappresentata in tutta la durezza della realtà, quale che essa sia, per raccontare a noi lettori cosa sia avvenuto, perché sia avvenuto e, soprattutto, cosa ciò che è avvenuto abbia poi causato e determinato nell’esistenza delle persone osservate.
Il libro in esame è un piccolo-grande Simenon, la storia è così semplice da apparire banale, e lo sarebbe se fosse raccontata da chissà chi, ma, raccontata dal nostro Simenon essa diviene subito ben altro. Ciò che rende difatti fascinoso il suo narrare, pur sempre nel suo solito stile asciutto ed essenziale, non è infatti l’originalità della storia ma l’acutezza psicologica con cui sono disegnati in tutta la loro commovente umanità i personaggi. Personaggi che sono così veri da essere simili alla realtà quotidiana che i lettori possono incontrare o, temere di incontrare nella Vita.
Il Signor Cardinaud è un marito, un padre, un professionista di provincia convinto di avercela fatta ad emergere, è pago della sua realtà piccolo borghese: la casa, la moglie, i saluti in piazza la domenica dopo la Messa, i dolci prima del pranzo festivo e poi la passeggiata pomeridiana… Ma Marta, moglie e madre all’apparenza irreprensibile, quella domenica non è in casa, è fuggita con un vecchio amico d’infanzia, un poco di buono. Il velo delle illusioni si squarcia e Cardinaud, mentre tutti sanno, tutti lo deridono, resiste alle umiliazioni, alla vergogna e forte del suo amore, ricerca la moglie, scoprendo così un mondo volgare e violento da cui la sua condizione sociale l’aveva tenuto lontano. Può sembrare tutto molto patetico, ma non lo è affatto, al contrario è una consapevole discesa agli inferi di un uomo che forse è un debole ma che scientemente segue il suo destino di innamorato e le sue convinzioni fino all’insolito ma amaro happy-end.
Un eccellente romanzo di atmosfere scritto con incisività incalzante, che fu molto apprezzato all’epoca e da cui fu tratto nel 1956 un film di particolare successo Sangue alla testa con addirittura il grande Jean Gabin nei panni del signor Cardinaud.
data di pubblicazione:21/02/2020
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