A PROPOSITO DI NIENTE Autobiografia di Woody Allen – ed. La Nave di Teseo 2020

A PROPOSITO DI NIENTE Autobiografia di Woody Allen – ed. La Nave di Teseo 2020

…”Tutto quello che avreste voluto sapere su Woody Allen, (ma non avete mai osato chiedere)”… o, meglio ancora, “Molto rumore per nulla”… difatti non c’è nulla di sulfureo, né di nuovo, né tantomeno di molto ironico nell’ultima tanto attesa e travagliata autobiografia del noto regista dopo le accuse di abusi sessuali rivoltegli recentemente dalla figlia adottiva Dylan Farrow, abusi che sarebbero avvenuti nel lontano 1992 quando lei aveva solo 7 anni. Va precisato che l’autore ha radicalmente smentito le accuse e che non è stato messo sotto inchiesta. Ciò non di meno, la sua reputazione negli USA è stata ancor più pesantemente intaccata a causa di questa nuova vicenda, al punto che, come tutti i cinefili sanno, il suo ultimo (e riuscitissimo) film Una giornata di pioggia a New York è stato rifiutato negli Stati Uniti ed è stato programmato solo in Europa.

Il libro di Allen dovrebbe essere la parola definitiva davanti alla Storia sulla propria vita (l’autore ha 85 anni), un ritratto a volte personale, molto più spesso professionale. In realtà l’opera ricorda molto di più gli appunti per un’arringa difensiva contro le tante critiche mosse negli anni alla sua produzione artistica, alla sua vita, alle sue scelte. Il libro aggiunge poco di nuovo a quel che già si sa dell’uomo e del cineasta, ed è, nei fatti, costellato di piccole annotazioni, citazioni ed aneddoti legati da un esile filo “dolce-amaro”, da qualche battuta ovvia e scontata e da uno stucchevole tono di continua meraviglia sulla propria incredibile fortuna. Lo stile narrativo è troppo distaccato, come se l’autore stesso fosse un disincantato spettatore della propria vita, quasi incredulo ma che invece vuole che il lettore condivida e creda alle sue versioni, alle sue verità sui fatti e sulle persone. Una volontà ben determinata e tagliente, mascherata da buonismo o, peggio, da tolleranza. Allen, con una buona dose di ambiguità e supponenza, gioca infatti sul limite fra ipocrisia e provocazione. Manca poi assolutamente il senso critico, una riflessione emotiva, una motivazione sugli avvenimenti sia artistici, sia affettivi, sia umani. C’è nel libro una continua citazione di nomi, noti o sconosciuti al lettore medio, (quasi un compulsivo name dropping) senza però alcuna aggiunta di elementi salienti ed originali sulle persone evocate o sui fatti narrati, o sui successi e gli insuccessi della sua vita e dei suoi film. Questa visione unica ed egocentrica, alla lunga diviene asfissiante, piatta e meccanica, Allen, si sa, non si sforza minimamente di essere simpatico né di nascondere il proprio egoismo… e ci riesce perfettamente. Fra estimatori e detrattori, fra innocentisti e colpevolisti nessuno cambierà la propria opinione.

L’opera procede cronologicamente ripartita in tre fasi: l’infanzia felice a Brooklyn, la formazione progressiva del commediante ed il debutto nel cinema e le sue relazioni; l’”Affare Mia Farrow”; ed infine la sua produzione cinematografica. Un ritratto al vetriolo quello della Farrow descritta come manipolatrice e proveniente da una famiglia con molte tare mentali. Un elenco dei suoi film senza però nessuna analisi retrospettiva, quale che sia, nessun accenno alle ispirazioni, alle scelte, alle realizzazioni o un suo semplice commento sui successi o gli insuccessi (tanto valeva allora leggersi la sua filmografia su Wikipedia!). Ma, citando un commento di un critico Olandese: “Allen è un narcisista che è immerso nelle sue nevrosi. I suoi film sono sedute psicoanalitiche, interessanti e talora divertenti, ma, alla lunga, possono stancare. Ciò che attira veramente è la vivacità e la vulnerabilità dell’uomo, un uomo tanto dipendente dalle sue partners fino a svuotarle di ogni loro energia”. Beh, nel libro mancano del tutto sia la vivacità sia e soprattutto l’uomo! Mai titolo più esatto… non c’è NIENTE.

data di pubblicazione:09/06/2020

LE LINEE ROSSE di Federico Rampini – ed. MONDADORI 2020

LE LINEE ROSSE di Federico Rampini – ed. MONDADORI 2020

Ogni crisi ci impone di comprendere la peculiarità delle nuove situazioni che si presentano! Proseguiamo quindi il nostro “viaggio letterario” per cercare di meglio comprendere i tanti elementi che influenzano le decisioni politiche ed economiche dei paesi di maggiore rilevanza mondiale. Abbiamo così ripreso il bel saggio di Federico Rampini uscito solo un paio di anni fa, ma tuttora di assoluta attualità ed in alcuni casi anche predittivo, soprattutto se lo si legge ora, alla luce degli sconvolgimenti in atto in queste settimane e pensando agli effetti di questa crisi sulla capacità produttiva di un sistema sociale integrato quale è il Mondo Occidentale. Un libro quello di Rampini che ci serve per salvarci dall’isolamento e, nel contempo, per aprirci a nuovi confini, ampliare i nostri orizzonti e farci comprendere quanto elementi come la geografia, la storia e l’economia convengano e si fondano fra loro nel determinare continuamente, come ieri, così oggi ed anche domani, le scene commerciali, politiche ed economiche del mondo, in una parola la Geopolitica. A ben leggere, non dovremmo meravigliarci più di tanto se l’Europa Unita ha un’impronta fortemente tedesca vista la centralità geografica ed economica della Germania; né, tantomeno stupirci degli ambiziosi obiettivi di penetrazione, non solo commerciali, quanto piuttosto politici, da Oriente verso Occidente perseguiti dalla Cina tramite la “Nuova via della Seta”. Rampini ha viaggiato molto ed ha una cognizione diretta dei luoghi e dei temi trattati ed è un acuto analista politico e ci insegna a leggere la cartografia del mondo per comprendere ciò che si nasconde dietro le apparenze della realtà geografica e dietro le “linee rosse” che attraversano l’Asia, l’Europa e l’America, cioè le linee di forza che stanno ridefinendo gli assetti geopolitici e geoeconomici globali.

Il saggio è interessante e ricco di informazioni ed è scritto in modo fluido con una scrittura piacevole e vivace, con analisi approfondite che talora possono peccare forse di qualche eccesso di autoreferenzialità, ma, si sa questo è Rampini. L’autore ci regala idee originali sulle storie dei vari confini, ricordandoci che “senza saper leggere lo spazio nel tempo ed il tempo nello spazio, non potremo mai riuscire ad orientarci nel Mondo” un Mondo pieno di contraddizioni e di eredità del passato. Ottimi spunti quindi per riflettere sul presente e provare ad immaginare un Futuro che, senza alcun preavviso, è però già cominciato sotto i nostri occhi in queste settimane. Siamo inconsapevolmente già nel Futuro! Rampini con maggiore consapevolezza prova, con questo suo libro, ad aiutarci a capire la complessità degli eventi di cui oggi siamo “vittime”.

data di pubblicazione:22/04/2020

TRE UOMINI IN BARCA di Jerome K. Jerome – Universale Economica FELTRINELLI 2020

TRE UOMINI IN BARCA di Jerome K. Jerome – Universale Economica FELTRINELLI 2020

Le recensioni di Daniele Poto oltre ad avere il raro pregio di una sintesi brillante ed esaustiva hanno anche il merito di stimolare la riscoperta di autori sempre di qualità e mai banali. Così come era stato giorni fa con March Bloch, così è stato questa volta con J. K. Jerome. Chi meglio di lui può infatti farci passare ore piacevoli facendoci amabilmente sorridere e viaggiare nello stesso tempo. Questa volta ho quindi ripescato il buon vecchio Tre Uomini in Barca. Ebbene, per quanto già letto e riletto nel corso degli anni, il libro è tuttora valido e consigliabile per un po’ di piacevole distensione e svago. Tre amici scapoli (per non parlare di Montmorency, il cane …), un po’ ipocondriaci, molto snob, che non amano molto il lavoro nelle sue pur varie manifestazioni e che, tanto per passare il tempo, decidono di trascorrere un paio di settimane in barca sul Tamigi … programmi e realtà sono sempre diversi … Certo non è alta letteratura, ma che c’è mai di male ad essere un libro di gran successo da oltre un secolo? Un libro che continua a far sorridere con tipico humour britannico e che spesso vira anche al comico per sottolineare comportamenti umani tipici dell’era Vittoriana, ma, a ben riflettere, nemmeno tanto lontani da quelli riscontrabili ai giorni nostri. Jerome è un autore che mantiene intatta tutta la sua verve comica e gli si possono di certo perdonare alcuni passaggi un po’ lenti perché immediatamente riscattati con virate sull’assurdo e sullo stravagante che strappano ancora risate di cuore dopo 100 anni. La narrazione scorre piacevolmente fra imprevisti, avventure ed aneddoti divertenti, Jerome viaggia e noi con lui, gentilmente ed ironicamente, con freschezza e leggerezza fra tutto ciò che è umano: pigrizia, vanità, egoismo, ridicolo, noia di vivere, ironia, auto illusioni e routine quotidiana. Si salva solo chi ha il rarissimo dono dell’autoironia! Ahinoi pochi, pochi assai!

Un libro dunque ancora fresco ed irresistibile nonostante gli anni, anzi proprio quel leggero senso di datato delle situazioni, aggiunge come un tocco finale di charme al racconto e lo rende attualissimo. Un classico da tenere sempre a portata di mano nella propria libreria e da consigliare e trasmettere quasi come un “testimone” fra generazioni di lettori. E … riprendendo quella splendida espressione d’antan che ha usato il nostro Daniele Poto e che già da sola è tutta una filosofia di Vita: … un bel livre de chevet!

data di pubblicazione:15/04/2020

 

L’ALTRA META’ DI PARIGI di Giuseppe Scaraffia – ed. BOMPIANI 2020

L’ALTRA META’ DI PARIGI di Giuseppe Scaraffia – ed. BOMPIANI 2020

Davanti all’insoddisfazione del Presente ed all’incertezza del Futuro, cosa c’è di meglio che lasciarsi andare alla fantasia del Viaggio, un viaggio della mente e dello sguardo, utilizzando il “transfert magico” di un bel film o di un bel libro. Il bel film è Midnight in Paris di Woody Allen, il bel libro è invece quello di Giuseppe Scaraffia edito per i tipi Bompiani appena pochi mesi fa. Entrambi in modo originale ed efficace ci trasportano a Parigi (e non sono solo queste le somiglianze). “… Ci sono solo due posti al mondo ove possiamo vivere felicemente: a casa e a Parigi” diceva Hemingway che proseguiva poi asserendo che ”… a Parigi si finisce sempre per tornarci … Parigi ne vale sempre la pena e qualsiasi dono tu le portassi ne avevi sempre qualcosa in cambio”. Non basta infatti averla visitata più volte o averci potuto vivere a lungo, Parigi fa scoprire, ogni volta, qualcosa di nuovo e di intrigante di se stessa, che così ancora di più accresce il suo fascino ed il suo mito. E così è, ancora una volta, anche con questo ultimo lavoro di Scaraffia, francesista colto e brillante nonché acuto ricercatore e scrittore che, in modo insolito ed intrigante e con stile scorrevole ed elegante, ci fa scoprire, o meglio riscoprire, una parte oggi forse un po’ in ombra di Parigi. Quel “Lato Destro” della Senna che agli occhi di un turista frettoloso può sì sembrare bello ma di sicuro appare meno vivace e frizzante delle zone sull’altro lato del fiume: il Quartiere Latino, Boulevard Saint-Michel, Saint Germain des Prés, MontParnasse … luoghi ove si concentra ancora il fervore ed il dinamismo intellettuale e mondano della città stessa. Si potrebbe pensare che sia sempre stato così, nulla di più profondamente sbagliato! Dalla Belle Epoque, e, soprattutto, dal 1919 al 1939, quando Parigi era veramente la capitale della cultura europea e mondiale, il vero centro vitale, il cuore pulsante, politico, economico, culturale ed artistico era invece radicato tutto sulla “Rive Droite”. Lì erano i palazzi del Potere, lì erano i teatri, i ritrovi, i ristoranti, i night e gli alberghi di lusso, i Grand Boulevards, i negozi e le gioiellerie di moda, lì i bordelli e le garconieres, lì si concentrava l’alta borghesia e la gran vita mondana e quella del demì monde, lì sognavano di andare a vivere artisti e borghesi. Tutti indistintamente con una gran voglia di divertirsi e di trasgredire.

L’autore con il preciso supporto di piantine dei vari arrondissements interessati e di due sobborghi ci fa ripercorrere il cammino dei personaggi che avremmo potuto incontrare in quei luoghi, anzi, proprio come Woody Allen, ce li fa vedere nelle loro quotidianità, nelle loro abitazioni, nelle loro alcove, nei locali: ecco Hemingway, Picasso, Proust, Gide, Céline, la Dietrich… Di ognuno, con un lavoro di notevole ricerca, collocandoli nei luoghi reali ove sono vissuti, ci racconta storie pettegolezzi, aneddoti e vicende, Un ritratto vivo, affascinante, originale di un mondo, di un ambiente, dei luoghi. Un itinerario fatto di tanti piccoli episodi e frammenti di vita che, in modo suggestivo ed evocativo ci trasporta fisicamente nelle vie di Parigi e nei contesti storici reali raccontandoci con fare malizioso i tanti vizi e le poche virtù. Un buon libro che può essere letto come un romanzo e come un itinerario di vite vissute e come una guida di una parte della città che è già affascinante di per se stessa. Un modo insolito ed originale per vedere con occhi diversi una parte di Parigi, con la stessa malinconia, nostalgia e fascinazione del protagonista del film di W. Allen quando, a sua volta, di notte incontrava nelle loro realtà: Hemingway, Picasso, Fitzgerald …

data di pubblicazione:14/04/2020

MORTI I CINEMA, VIVA IL CINEMA!

MORTI I CINEMA, VIVA IL CINEMA!

C’era una volta … tanto tempo fa, in una galassia lontana lontana … un mondo i cui abitanti amavano il contatto sociale, condividevano emozioni e sensazioni psico-fisiche stando quanto più possibile insieme in gruppi e addirittura si riunivano spesso in sale buie, seduti vicini fra loro, a stretto contatto di gomito, per guardare attoniti, per ore, come in uno stato di trance collettivo … uno schermo luminoso! L’incipit questo di una storia distopica a firma di George Lucas che sarebbe potuta scorrere sugli schermi di una sala cinematografica fino a qualche mese fa; ora invece questa storia è realtà ed è non sugli schermi ma in sala, fra noi.

C’era una volta un mondo in cui i grandi Studios spendevano miliardi per realizzare, commercializzare e distribuire nei cinema di tutto il mondo i loro film. All’inizio c’era solo il cinema, poi ci fu la Tv, poi la prima rivoluzione dei film da noleggiare e portare a casa con le cassette VHS, poi con i DVD poi infine sul computer. Il cinema era ormai arrivato a casa! Poi ancora l’ultimo grande sconvolgimento: lo streaming on demand con le varie piattaforme on line. Si era così compiuto, così sembrava, il ciclo di trasformazione del modo con cui si fruivano e guardavano i film. Se il Futuro era senza dubbi lo Streaming, si prospettava comunque una fase lunga di convivenza agguerrita fra le due realtà: le sale e le piattaforme. I cinema avrebbero sempre offerto quel qualcosa di magico che era il condividere insieme certe esperienze ed inoltre anche tutte quelle opportunità che non si potevano cogliere a casa; grandi schermi, effetti sonori speciali, alta qualità visiva e fattori collaterali imponderabili come il sottile piacere di vedere subito un film e non dovere aspettare i previsti tre mesi dalla sua prima uscita in sala. Ma … Ma il Coronavirus ha avuto un impatto violento sul nostro stare insieme, ci toglie il contatto umano, impone distanze da amici, figli ed amori, ci impone guanti e mascherine. Pur non volendoci nascondere la drammaticità del momento e facendo ricorso all’ottimismo della volontà, il pensiero va già al Dopo, quando il peggio sarà passato o quasi, quando lentamente, con prudenza e non dichiarata paura dovremo e potremo riappropriarci di quel che era la nostra vita e riprendere le nostre abitudini sociali. Limitandoci strettamente al solo mondo del cinema, gli affezionati al rituale della sala buia e del grande schermo troveranno mai più il coraggio e la voglia di tornare in sala? E, nel caso, quali condizionamenti potranno accettare? Quanto diverso sarà andare al cinema e quale sarà la soglia di accettazione dei limiti imposti? Dopo il Coronavirus sarà tutto da ricostruire o da costruire ex novo?

Ogni grande catastrofe ha sempre inciso sulle interazioni umane ed ha generato nuovi modi di stare in contatto modificando radicalmente le culture sociali. Probabilmente la frequentazione delle sale cinematografiche, in assenza di un vaccino che ci immunizzi tutti, non tornerà più ai livelli “antevirus”! Non vedremo più il Cinema con gli stessi occhi. Come si può immaginare il Cinema senza la folla e la presenza fisica? Può essere senz’altro l’inizio accelerato di una “Nuova Era”, vedremo i film in casa con i nostri fidati amici piuttosto che fra sconosciuti, sceglieremo ciascuno di noi il proprio film on demand mentre le sale resteranno vuote. Del resto i giovani sono già su questo trend, sono svincolati dal luogo di fruizione e sono abituati ad avere i film “a portata di clic” e guardarseli quando, come e dove vogliono ed è probabile che anche gli spettatori più maturi, anche per i possibili condizionamenti economici, si porranno nella scia di questa tendenza ormai irreversibile. Ciò che fino a ieri appariva forse ineluttabile ma ancora molto lontano è invece ciò cui stiamo assistendo e che stiamo subendo partecipi passivi alla distruzione di un mondo quale era quello della vecchia e cara sala cinematografica ove lo spettatore si “rifugiava” per poter stare un paio d’ore a sognare e fantasticare lontano dai problemi che lo aspettavano a casa. Un divertimento immersivo totale, un’esperienza assoluta non certo replicabile a casa.

Dunque …”Morti i cinema, Viva il Cinema!”… La domanda quindi è: il Futuro PostPandemico inciderà come e quanto sul luogo di fruizione dei film e sul modo di vederli? Ricorderemo e rimpiangeremo l’esperienza ineguagliabile delle sale? O sarà solo un vezzo di pochi nostalgici che evocano antichi ricordi ed emozioni? Avremo superato il “punto di non ritorno”? oppure la natura sociale dell’essere umano tornerà a prevalere? E’ forse arrivato il momento di accendere un dibattito…

data di pubblicazione:08/04/2020