FU SERA E FU MATTINA di Ken Follett – ed. MONDADORI 2020

FU SERA E FU MATTINA di Ken Follett – ed. MONDADORI 2020

L’uscita di un nuovo libro di un autore prolifico e di qualità costante come Ken Follett è sempre un avvenimento fin dal suo primo successo La cruna dell’ago nel lontano 1978, soprattutto se poi si tratta, ancora una volta, di un romanzo storico. Se infatti abbiamo amato I pilastri della terra (1989), letto Un mondo senza fine (2007), ed accettato Una colonna di fuoco (2017), non potremo non appassionarci e rallegrarci per questa nuova opportunità che lo scrittore inglese ci offre di viaggiare ancora una volta con lui nel Tempo e in un periodo storico da lui prediletto: l’Inghilterra dell’Alto Medioevo. Siamo fra la fine del X Secolo e gli inizi dell’Anno Mille. I secoli bui del periodo anglo-sassone stanno quasi alla fine, si intravvede già l’epoca dell’influenza Franco-Normanna e dei futuri costruttori di città e cattedrali, l’alba di una rinascita.

Così come tutte le migliori Saghe Cinematografiche hanno, ad un certo punto, il loro inevitabile prequel, ecco che questo quarto libro della “quadrilogia di Kingsbridge” è, di fatto, il prequel di quanto narrato in quel best seller da 22 milioni di copie che fu, a suo tempo, I Pilastri della terra.

Molte e palesemente volute sono le risonanze con quel grande successo, d’altra parte tutta la saga è stata scientemente costruita sulla stessa falsa riga: dei potenti che abusano del loro potere, dei meno potenti che lottano per l’affermazione del Bene e della Giustizia fra piccole vittorie e sconfitte, fino poi alla resa dei conti finale. Non si sfugge mai a questa regola! La capacità di Ken Follett di preparare e far crescere situazioni intriganti e poi di saperle abilmente sciogliere, è, difatti, proprio il suo marchio di fabbrica. Così come lo è anche la sua capacità di immergere, fin dalle prime pagine, il lettore nelle realtà lontane nel tempo facendogli vivere le emozioni e le passioni dei suoi personaggi, in un equilibrio perfetto fra il racconto e la descrizione ricca di dettagli del vivere quotidiano dell’epoca. Un talento inimitabile che ne fa il Maestro incontestabile del genere storico/romanzesco, un talento dietro al quale si percepisce anche tutto il grande ed accurato lavoro preparatorio di ricerca e ricostruzione.

Tre i personaggi principali, i loro destini si incrociano sullo sfondo di guerre contro i Gallesi, di incursioni dei Vichinghi, di crescenti contatti con i Normanni che si sono insediati in Francia, di nobili locali, di vescovi corrotti ed avidi, di monaci e fondatori di abazie e costruttori di cattedrali. Intrighi, amori, lotte per il potere. Temi specifici del contesto storico narrativo ed anche temi universali ed eterni.

Fu sera e fu mattina è un bell’affresco, come un bell’arazzo medievale, che cattura per tutte le sue 781 pagine, un romanzo avvincente ancora degno di elogi e che, come sempre, non deluderà gli ammiratori di Follett. Lo stile è fluido, il ritmo è incalzante in un succedersi di colpi di scena intriganti ma non artificiosi, il plot è ben saldo, ben confezionato e coinvolgente. Un libro che si fa leggere tutto d’un fiato attendendo impazientemente già una nuova storia.

A voler proprio essere maliziosi si potrebbe pensare anche ad un’operazione editoriale tesa a sfruttare al massimo la redditività di un filone di successo e trovare, ad essere pignoli, qualche leggera caduta di stile e momenti di scrittura precipitosa… Se però Ken Follett è intelligente e bravo, come in effetti è… molto probabilmente questo libro è la conclusione della saga ed il prolifico scrittore passerà sicuramente a nuovi progetti.

data di pubblicazione:01/10/2020

RETORICA E PRAGMATISMO – QUANDO UN’ERA FINISCE, NE INIZIA UNA NUOVA

RETORICA E PRAGMATISMO – QUANDO UN’ERA FINISCE, NE INIZIA UNA NUOVA

Alla “quasi ripresa” della quotidianità… scuole/trasporti/uffici/movida…, a circa 8 mesi dall’inizio della vicenda Covid… davanti alle nubi di una possibile “seconda ondata” in arrivo anche in Italia, quanti di noi/voi sono disposti a mettere a rischio la propria salute per andare in una sala cinematografica? in un teatro? o ad un concerto? A giudicare dai primi dati dei box office internazionali ed anche italiani: pochi! molto pochi! troppo pochi! in Italia poi: pochissimi!!

L’ultima coraggiosa Mostra del Cinema di Venezia, seppur ottimamente gestita, è stata, diciamolo pure, (ed io c’ero) fortemente condizionata dagli effetti diretti ed indiretti della pandemia sia a livello di frequenze, di partecipazione, di selezione che di qualità e di rappresentatività ed è stata più un incontro di appassionati ed amanti di Cineclub e di Cinematografie “minori” che non una Mostra, un Festival dei migliori prodotti delle migliori Cinematografie.

L’unico vero blockbuster finora uscito nei non tanti schermi riaperti: TENET di Christopher Nolan, stenta ad incassare, sia nel Mondo che in Italia, di che pagarsi i costi di realizzazione. Il palliativo delle arene e dei Drive in ha consentito ai vari giornalisti di scrivere dei bei “pezzi di colore”, ma, nei fatti, non hanno smosso quasi nulla a livello di recupero di pubblico.

Manca il pubblico, mancano i buoni film!

I grandi nuovi film, d’autore o commerciali che siano, tardano ancora ad uscire! (non parlo di Italia, ove, come si sa, la Stagione già in tempi normali ripartiva ad Ottobre inoltrato, ma parlo di quei paesi ove, al contrario, la Stagione vera inizia con l’uscita dei grandi film fin da Agosto).

Netflix, Amazon e le altre varie piattaforme stanno divorando, come tanti piranha, in un crescendo esponenziale, la massa degli spettatori e sono arrivati ad avere oltre 200 milioni di abbonati ed altri ancora puntano sicuramente ad averne dall’Autunno in poi. Abbonati che si preparano, più o meno rassegnati o ben disposti, ad adeguarsi ai nuovi tempi e a gustarsi il Cinema nelle sue varie e nuove forme, seduti comodamente ed in sicurezza su proprio divano di casa.

Ci siamo, in questi mesi, più volte chiesto e richiesto, fino alla nausea, che fine faranno le sale cinematografiche? Ci siamo ripetuti, come un mantra che: “il grande schermo è un’altra cosa” che “il buio in sala è magico” così come ci siamo detti e ci diciamo e ripetiamo del piacere di sfogliare un giornale, di girare le pagine di un libro, dell’odore della carta, del poter sottolineare i brani che ci colpiscono, eppure… noi tutti conosciamo amanti del Cinema o della Lettura che sono già passati serenamente “al nemico” e non rimpiangono le vecchie sale o i giornali di carta.

Tra non moltissimo sarà un anno dall’inizio della pandemia, la nostra vita quotidiana è già cambiata in modo così radicale (nei gesti, nei comportamenti, nelle relazioni…) da far ormai pensare che le abitudini nuove sembrino destinate ad incistarsi nei processi già in atto da tempo e a perdurare anche oltre la soluzione della crisi.

Il Cinema come industria e spettacolo ha ripreso a produrre ma i film vanno ormai in onda direttamente sulle piattaforme e sempre di più ne verranno programmati nei prossimi mesi autunnali/invernali. Delle sale cinematografiche in genere e di quelle nel frattempo scomparse ricorderemo il fascino ma ci abitueremo alla loro inesorabile rarefazione e marginalità, e… una volta abituati diversamente, senza lagrimosa retorica ma con molto pragmatismo, dovremo prendere atto che andare in sala sarà un “raro evento” perché un’Era è finita e ne è iniziata una nuova!

data di pubblicazione:27/09/2020

UNA VITA COME TANTE di Hanya Yanagihara – ed. SELLERIO 2020

UNA VITA COME TANTE di Hanya Yanagihara – ed. SELLERIO 2020

Stanchi della melassa sdolcinata di quei romanzi appartenenti al genere che oggi fa tanto furore? I vari feel good books? Ecco allora a voi un romanzo intimista, cupo, intenso ed inquietante che si interroga sul senso della Vita, sull’Amicizia, sull’Amore, sul Dolore ed i cui personaggi non cercano smaccatamente l’empatia del lettore. Un romanzo che lascia un forte sentimento di feel bad!

Pubblicato nel 2015 Una vita come tante (1091pagine) è l’imponente “opera seconda” della Yanagihara, giovane scrittrice statunitense che la Sellerio aveva stampato fin da subito, e che sta ora meritoriamente riproponendo al pubblico, sull’onda dei successi che il libro ha, nel frattempo, riscosso in ambito internazionale sia a livello di Critica che di Lettori.

La storia in sintesi estrema potrebbe sembrare molto banale, quasi un cliché: 4 ragazzi che si legano d’amicizia fin dai tempi dell’Università, seguiti poi per quasi 40 anni… Ma non è così! Tutt’altro! Si tratta invece di un romanzo ipnotico, di un libro che non si può ignorare e che per densità, nel bene e nel male, cattura il lettore. Un libro di una intensità drammatica rara che turba profondamente, che disturba e respinge tanto quanto appassiona e coinvolge. Un libro che delude ed entusiasma e che richiede molta consapevolezza e non è certo una lettura adatta a tutti. Di sicuro è però un libro che ti resta dentro, che non si dimentica e che non lascia indifferenti. Un grande romanzo americano dal respiro possente senza essere però un affresco romanzesco conforme a quei canoni del “sogno americano” impregnati di ottimismo, di avventure e vittorie appena scalfite da contrarietà. Tutt’altro, i brillanti successi e New York non sono altro che lo sfondo di un romanzo molto cupo, inquietante ed angosciante, a tratti insopportabile e a tratti affascinante così come d’altronde è la Vita e come sono gli Esseri Umani e che si interroga sulla capacità di ciascuno di noi di resistere e sopportare la sofferenza; sulla fragilità dell’umana felicità, sui traumi dell’infanzia, sull’abbandono, l’omosessualità ed il dolore. Un romanzo che è uno sguardo sulla società americana benestante e di successo, su 4 uomini, bianchi e neri, nati da ambienti diversi che si affermano in diverse professioni, un quartetto la cui amicizia sopravvive agli anni ed al successo, su tutti emerge Jude, segnato da esperienze giovanili nella psiche e nel fisico, attorno al quale tutto e tutti gravitano e che ognuno, a modo suo, ama e vorrebbe aiutare.

Alcune pagine sono violente e dure, altre sono struggenti e delicate. Una storia sulla sofferenza del vivere, inquietante ed affascinante e spesso respingente. Un romanzo ben scritto, in maniera scientemente minimalista, che avrebbe di certo guadagnato ad essere un po’più sottile nell’analisi psicologica, un po’ meno lungo e ad evitare così ripetizioni, inutili digressioni, contraddizioni e cadute di stile. Un libro certo “eccessivo”, ambiguo, duro, violento e cupo, che non fa concessioni alle mode, che è però anche commovente e sconvolgente. Un libro che si apprezzerà o si detesterà senza mezze misure, che ha dei difetti ma che non si può assolutamente ignorare e che lascia il lettore turbato perché, come detto, attrae e respinge al tempo stesso. Una lettura complessa, che, giova ribadirlo, di sicuro non lascerà mai indifferenti e resta dentro a lungo.

data di pubblicazione:25/09/2020

IL QUADERNO DELL’AMORE PERDUTO di Valérie Perrin – ed. NORD 2020

IL QUADERNO DELL’AMORE PERDUTO di Valérie Perrin – ed. NORD 2020

… Una casa di riposo (per il Presente), la II Guerra Mondiale (per il Passato), sono elementi perfetti per un possibile polpettone melodrammatico pieno di cliché, tutti elementi per dissuadere a priori dalla lettura di questo romanzo…

Gli ingredienti per una storia banale e scontata ci sono proprio tutti, poteva uscirne un libro stile Harmony e, invece, come sanno fare solo i veri cuochi ed i veri talenti letterari, Valérie Perrin pur usando una serie di ingredienti normalissimi, riesce a calibrarne le dosi ed a fermarsi al punto giusto e a giocare con i sentimenti senza compiacimenti, regalandoci con una scrittura sensibile un racconto bello, delicato, commuovente, profondo e poetico e, a tratti, divertente.

Solo due libri al suo attivo, entrambi due piccole pepite d’oro.

Non c’è dubbio alcuno, la Perrin è brava e talentuosa! Non c’è da meravigliarsi del suo legame con Claude Lelouch e che sia la sua Musa ed anche la cosceneggiatrice dei suoi ultimi film. Nella messa in scena di questo libro, agli appassionati di Cinema sembrerà infatti di veder scorrere proprio le immagini di un film del grande regista francese: un romanzo corale, flashbacks, storie solide, la forza delle emozioni e dei sentimenti, l’amore fra un uomo ed una donna…

Gli elementi che abbiamo già trovato in Cambiare l’acqua ai fiori, opera seconda della scrittrice, il libro che ha prima affascinato i lettori e poi conquistato anche la critica, li ritroviamo anche in questo suo romanzo di esordio (2016): una ragazza speciale ma un po’ ai margini della Società, un amore ferito, il dolore, una pseudo inchiesta, delle piccole storie ben orchestrate che si ricollegano tutte fra di loro… Justine, 21 anni, lavora in una casa di riposo per anziani, Hélène ci vive anche se passa le sue giornate attendendo colui che esiste solo nei suoi ricordi. Justine parla con gli anziani, i “dimenticati della domenica” (questo il giusto e delicato titolo originale del libro), ascolta le loro confidenze e le riunisce poi in un quaderno blu, tante piccole storie deliziose, come piccoli romanzi nel romanzo.

Il libro della Perrin è un libro sull’importanza della memoria e della trasmissione dei ricordi, sulle relazioni familiari e transgenerazionali, sulle radici, sulla vecchiaia e sulla gioventù, il dolore, gli affetti mancati ed i “non detti”, senza essere mai assolutamente lagrimevole. Due vite che si rispecchiano per drammaticità ed intensità, personaggi principali e collaterali sempre descritti con sensibilità ed autenticità in una narrazione che dopo un avvio un po’ lento prende il suo ritmo alternando riflessioni divertenti a passaggi più seri a volte poetici e romantici. Si farebbe torto definire superficialmente il libro solo come un feel good book. Certo l’autrice ci invita a riflettere su emozioni e sentimenti e può sembrare solo un “balsamo per i cuori”, ebbene che c’è di male? Soprattutto se questo “balsamo” è scritto bene, in modo fluido, moderno e ricco di poesia, a volte buffo, a volte triste ma che sa commuovere ed appassionare. Dunque: una lettura piacevole da gustare, positiva ed ottimista, un racconto di rara bellezza, appassionante e pieno di umanità che ci resterà dentro un bel po’, piacevolmente.

data di pubblicazione:30/08/2020

IL DESTINO DI ROMA. CLIMA, EPIDEMIE E LA FINE DI UN IMPERO di  Kyle Harper,   Einaudi, 2020

IL DESTINO DI ROMA. CLIMA, EPIDEMIE E LA FINE DI UN IMPERO di Kyle Harper, Einaudi, 2020

“… pochi Imperi nella Storia hanno conseguito sia la dimensione geografica sia la capacità di integrazione del “commonwealth” romano. Nessuno come i Romani ha saputo combinare fra loro le dimensioni territoriali, l’unità dello Stato e la sua longevità ultramillenaria…”.

Siamo forse davanti all’ennesima analisi sul declino e sulla caduta dell’Impero Romano?

Niente affatto! Finora hanno sempre dominato come cause: fattori politici, militari, economici, demografici… il libro di Harper è invece uno studio acuto, ben articolato e documentato che offre una chiave di lettura del tutto nuova e stimolante su temi che, a torto, si suppone spesso di conoscere già a sufficienza. Un libro che ci permette di vedere un periodo complesso sotto un punto di vista spesso tralasciato o, del tutto sottovalutato da parte degli storici. Il lavoro dello studioso americano ha infatti l’originalità e l’intuizione di esaminare gli eventi dei secoli cruciali per Roma sotto l’ottica ecosistemica, climatologica ed epidemiologica. Oggi le competenze e le risorse scientifiche dell’Archeobotanica e dell’Archeomedicina consentono cose che fino a 15 o 20 anni fa non si potevano nemmeno immaginare: si può sequenziare il DNA di resti umani e non, ritrovati negli scavi e poi risalire con quasi certezza alle situazioni climatiche, alimentari, sociali e sanitarie e scoprire anche i percorsi e le evoluzioni genetiche di quel nemico occulto del genere Umano che sono stati e sono i Virus Letali. La Storia non è più quindi solo la sequenza di fatti ed azioni compiute dagli uomini in un contesto in cui l’ambiente faceva solo da sfondo stabile ed inerte allo sviluppo storico, ma è invece anche l’insieme di eventi naturali mutevoli, di cicli solari, di eruzioni vulcaniche, di instabilità climatiche, di pandemie devastanti che hanno influenzato e spesso deciso la Storia. La Storia va quindi riscritta e riletta in modo nuovo.

In effetti la risposta a come sia stato possibile il crollo dell’Impero Romano dipende dal maggior o minor grado di focalizzazione dello storico. Su piccole scale: le scelte umane potrebbero sembrare aver avuto un valore dominante, soprattutto se giudicate a posteriori. Su un quadro di maggiori dimensioni: si potrebbero individuare nell’Impero alcuni difetti strutturali (guerre civili, peso fiscale, pressioni sulle frontiere da parte di popoli invidiosi od affamati). Passando ad una visione più ampia ancora: si potrebbe anche definire la caduta di Roma come l’inevitabile destino di ogni impero. Ogni umana creazione è destinata a perire! Tutte cose contemporaneamente vere ma non determinanti in assoluto. In realtà, per l’autore, l’elemento che su tutte è veramente determinante è il trionfo della Natura sulle realtà umane. L’Impero Romano era un impero grandioso ed urbanizzato con ampie reti commerciali che aveva realizzato una sorta di miniglobalizzazione ante litteram. Proprio questa sua ampiezza ha poi aperto le sue porte anche al flusso di elementi patogeni divenuti pandemici e devastanti, provenienti, allora come anche oggi, dall’Asia. La Natura con le sue forze evolutive od involutive era ed è in grado di cambiare il mondo.

Harper è bravo nel documentare con rigore scientifico ricco di riferimenti la sua tesi intrecciando i fatti storici con le ultime scoperte in campo climatico e genetico: basti pensare alle siccità impreviste e soprattutto alle ondate pandemiche virali che scossero l’Impero arrestandone prima la crescita ed il benessere, poi le reazioni e la ripresa sociale ed infine, con la Peste Bubbonica, tagliando definitivamente ogni sua capacità demografica, economica e militare.

Il Destino di Roma è un libro interessante, scritto con prosa scorrevole che genererà polemiche fra gli storici e affascinerà gli appassionati, regalando uno scorcio di visuale del tutto nuovo sul nostro passato che dovrebbe però farci anche molto riflettere sulle analogie con il nostro fragile Presente ed il nostro incerto Futuro.

data di pubblicazione: 24/08/2020