ORO BRETONE – SCOMPARSA A GUERANDE  di Jean-Luc Bannalec – ed. ISBN 2021

ORO BRETONE – SCOMPARSA A GUERANDE di Jean-Luc Bannalec – ed. ISBN 2021

Oro Bretone è l’ultimo dei tre libri di J. L. Bannalec finora tradotti in italiano e recentemente “rilanciati” per i tipi ISBN. In realtà, dal suo esordio nel 2012 ad oggi, l’autore ha pubblicato con successo crescente ben 9 romanzi con al centro le inchieste del suo Commissario Dupin. Non sappiamo quindi come siano nel frattempo evoluti il romanziere ed il suo personaggio, possiamo solo constatare per ora, sul filo di questi suoi primi tre racconti, che sia lo scrittore sia Dupin hanno indubbiamente e progressivamente assunto una loro ben definita personalità, le storie sono narrate con mano sempre più sicura e realistica, il ritmo e l’azione hanno una crescente dinamicità ed efficacia e … la Bretagna, pur restando il magico sfondo di tutte le indagini, è divenuta sempre meno banalmente cartolina illustrata e sempre più parte delle storie stesse.

In quest’ultima terza inchiesta Dupin si trova, suo malgrado, coinvolto in una sparatoria e poi costretto ad operare fuori dalla sua zona; a Guérande. La vicenda gira infatti attorno all’Oro Bianco delle sue saline naturali, celebri per il fleur de sel. Un caso dalle caratteristiche molto diverse e molto più dinamico e d’azione dei precedenti. Un’indagine in cui poi si inserisce autorevolmente (mettendo quasi in ombra lo stesso Dupin) un nuovo personaggio femminile dalla forte personalità,  efficiente, dinamico, intelligente, sornione e determinato: la Commissaria Sylvaine Rose con cui “il nostro” deve fare squadra per poter risolvere le ricerche in corso.

Intelligentemente Bannalec evita la banalità di una relazione fra i due Commissari e privilegia invece il gioco degli opposti o delle somiglianze nella diversità, fra i due e fra i loro diversi ma pur sempre efficaci  metodi di indagine. Dall’incontro le qualità di Dupin non si perdono affatto, anzi, al contrario, la sua figura ne guadagna in personalità, umanità e simpatia. Narrativamente la coppia funziona molto bene e se ne giovano sia il ritmo che diviene più serrato ed avvincente, sia la costruzione ed evoluzione della storia e le sue atmosfere.

In conclusione le inchieste del Commissario Dupin sono una piacevole scoperta/riscoperta, una gradevole lettura e dei buoni piccoli polizieschi. Le storie sono indipendenti l’una dall’altra ma, di sicuro, leggerle in sequenza le rende ancor più avvincenti. Dupin si conquisterà sicuramente anche in Italia il suo pubblico perché di libro in libro diviene più simpatico: un orso un po’ rude, burbero e poco comunicativo ma che è intuitivo, empatico, fascinoso senza saperlo e che sa anche apprezzare le cose belle della vita. E poi c’è la Bretagna … ricca di angoli meravigliosi, di ristorantini, bar sfiziosi, piccoli hotel … affascinante che viene voglia, potendo, di visitarla o di tornare a visitarla.

data di pubblicazione:15/10/2021

THE EYES OF TAMMY FAYE di Michael Showalter, 2021

THE EYES OF TAMMY FAYE di Michael Showalter, 2021

Stati Uniti, anni ’70 ed ’80 del secolo scorso, Tammy Faye (Jessica Chastain) ed il suo carismatico marito Jim Baker (Andrew Garfield) si fanno spazio nel mondo dei televangelisti affascinando l’America profonda e creando dal nulla un network televisivo che estende i suoi interessi in molteplici attività. Un busines che va ben al di là della diffusione delle parole di Fede. Chi manipola? Chi è manipolato?Tutto è ambiguo! Fino a quando …

Pandemia Anno Secondo! Ma, nonostante tutto, la Festa del Cinema di Roma torna per la 16ma volta consecutiva! Certo, a primo acchito, sembra essersi un po’ persa, complici i tanti vincoli imposti dal Covid e l’obbligo di prenotazione on line dei film con relativa assegnazione automatica dei posti, quella bella atmosfera da Kermesse e di Festa, di improvvisazione e di scelte istintuali tipiche di un Festival, di una Festa di popolo, quasi “de noantri” come era poi Roma. Ci si andava per vedere film ma anche per ammirare attori ed attrici e per farsi notare fra la folla. Oggi, almeno per ora, ci sono solo i film! E … non è affatto poco! pensando a quanto abbiamo temuto di perderlo!

Il film con cui si è aperta la nuova edizione, diciamolo subito, non resterà certo negli annali, ma potrà essere semmai ricordato essenzialmente per l’ottima interpretazione della Chastain in uno di quei ruoli “totali ed immersivi” che in America spesso portano dritti, dritti all’Oscar. La Critica autorevole dà infatti già per scontata, almeno una sua nomination per la sua intensa interpretazione.

La Chastain dà infatti vita e sostanza al percorso esistenziale ed alla personalità atipica, complessa, fragile e, nel contempo, determinata di Tammy Faye disegnando un ritratto eccezionale ed affascinante di una donna dal carattere dai tanti risvolti. La Chastain scompare letteralmente sotto il trucco e le protesi per riapparire come Tammy Faye a suo totale agio recitativo. E’ in scena costantemente e tutto il film poggia sulla sua magnifica interpretazione che, a tratti, sembra quasi intenzionalmente sfiorare la caricatura, riuscendo però a discostarsene con un solo sguardo intenso che riesce a far emergere tutta la fragilità ed i tormenti interiori che si nascondono nel fondo di un personaggio complesso le cui esperienze familiari e personali giovanili hanno influenzato le sue attese, la religiosità e la Fede. Una Fede che resta in sostanza, fortemente ingenua ed infantile condizionata da nodi irrisolti. Un essere umano che pur dietro un look ed atteggiamenti eccessivi e caricaturali, merita simpatia piuttosto che pietà e disprezzo, e … gli occhi della Chastain lavorano magistralmente per ricordarcelo! Una performance recitativa ed interpretativa veramente rimarchevole, tutta centrata sul contemperamento degli eccessi della personalità con l’interiorità.

Basato su un documentario di egual titolo il film è un classico dramma biografico sulla storia della coppia di telepredicatori, un ritratto forse troppo lusinghiero e compassionevole, un’ambiguità maggiore avrebbe infatti meglio rispecchiato la realtà, ma, soprattutto, avrebbe dato alla narrazione anche un tocco di complessità e realismo maggiore. La regia, supportata da una forte sceneggiatura, è sapiente ed equilibrata, evita di cadere nelle possibili sbavature od eccessi e dimostra una buona capacità di direzione artistica in un film centrato tutto sulle esuberanze recitative e sa ben evitare, pur rasentandolo, il kitsch.

Sullo sfondo, ma non marginale, la religione dei telepredicatori come business, il ruolo dei circoli religiosi, veri organismi corporativi che operano secondo le regole delle grandi imprese capitaliste. I conflitti di idee, di interessi, le relazioni politiche, il controllo delle masse, delle donazioni, dei voti e le collusioni con il Potere. Oltre ad Andrew Garfield il carismatico marito, ed allo stuolo di eccezionali secondi e terzi ruoli, va segnalata poi anche Cherry Jones (nei panni della mamma di Tammy) che con la sua capacità recitativa fa da contrappunto di concretezza nel delirio di illusioni.

data di pubblicazione:14/10/2021








RISACCA BRETONE – DELITTO SULLE ISOLE GLENAN di Jean-Luc Bannalec –  ed. ISBN 2021

RISACCA BRETONE – DELITTO SULLE ISOLE GLENAN di Jean-Luc Bannalec – ed. ISBN 2021

Il secondo caso del Commissario Dupin!

Tranquillo, elegante, silenzioso come una collaudata “tedesca” BMW, il tedesco Jorg Bong, in arte Jean-Luc Bannalec, finto francese, prosegue le sue storie ambientate nella francesissima Bretagna. Un po’ di suspense, personaggi garbati ed accattivanti, microcosmo umano ed ambientale locale descritto a meraviglia, una trama composita e ben articolata, varie false piste, uno stile elegante, un ritmo narrativo pacato, un’inchiesta sempre più palesemente alla maniera di Maigret. Ingredienti tutti quasi normali ed essenziali per un giallo, eppure così ben amalgamati che producono anche questa volta un piccolo buon noir, molto classico, semplice “alla vecchia maniera” ma proprio per questo interessante ed intrigante. Poca violenza, poca azione ma molto intuito e molto lavoro di indagine. Un romanzo breve, rassicurante, coinvolgente, piacevole a leggersi fino alla fine, non ci si annoia un secondo nell’avanzare verso la conclusione con una tensione che regge fino alle ultime pagine senza mai ricorrere ad artifici.

Il nostro Commissario (parigino confinato in Bretagna ormai da oltre tre anni) questa volta è nelle isole Glénan al largo della costa Bretone. Tre cadaveri lasciati sulle spiagge dalla marea … Un naufragio? Non sarà affatto come può sembrare a prima vista! Famose nel mondo per la scuola di vela, le Glénan sono al centro di questa seconda indagine, isolate, aspre e selvagge sono l’ambiente ideale per morti misteriose. Sempre caratterizzato dalla stretta connessione con la realtà della splendida Bretagna, l’autore sviluppa e migliora ulteriormente il suo stile, le sue storie ed i suoi personaggi. La narrazione si fa infatti più ricca rispetto al romanzo d’esordio, i protagonisti ed i contesti sono ben delineati, reali e coerenti, l’intrigo narrativo è ben sviluppato. Il Commissario Dupin viene caratterizzato ancor di più e meglio, se ne delinea la figura, la psicologia, le piccole manie (le antipatie, le simpatie, l’uso smodato dei caffè, l’amore per il buon mangiare…) e tutto il suo atteggiamento complessivo di “parigino in esilio” che pian piano lo rende più simpatico anche se è un uomo poco comunicativo e scontroso. Come impedirsi di pensare ad un omaggio voluto e ricercato a … Maigret ed a Simenon??

Come detto siamo infatti molto lontani dai polizieschi e dai thriller cupi e machiavellici. Scientemente l’autore ripropone atmosfere e situazioni tipiche proprio dei gialli classici centrati tutti sulle capacità investigative e ne fa una sua personale e riuscita cifra stilistica.

Risacca Bretone è un piccolo polar, ma è ben confezionato, credibile ed efficace. Bannalec si conferma anche in questa “opera seconda” come autore di polizieschi semplici e senza asperità che però coinvolgono piacevolmente il lettore e gli fanno scordare per un po’ le difficoltà di questi nostri tempi. Vedremo come evolverà nell’ultimo libro della trilogia.

data di pubblicazione:19/09/2021

 

INTRIGO BRETONE – OMICIDIO A PONT-AVEN di Jean Luc Bannalec –  ed. ISBN 2021

INTRIGO BRETONE – OMICIDIO A PONT-AVEN di Jean Luc Bannalec – ed. ISBN 2021

A dir la verità i primi tre romanzi sulle inchieste del Commissario Dupin erano già usciti in Italia per i tipi della Piemme rispettivamente nel 2013, 2014 e 2015, ma erano passati quasi inosservati ai più! Ora, sull’onda delle oltre due milioni di copie vendute, del grande successo e di una vera e propria “Dupinmania” che si è diffusa in tutto il Nord Europa ed in Francia e, non ultimo, della popolarità anche della serie tv, la casa editrice ISBN sta tentando un rilancio in Italia riproponendo le inchieste di Dupin con titoli nuovi e ben più mirati. Ecco quindi in libreria Intrigo Bretone, romanzo d’esordio e primo dei tre finora tradotti e pubblicati.

L’autore Jean Luc Bannalec in realtà è lo pseudonimo di uno scrittore tedesco: Jorg Bong che ha trovato la sua seconda patria ed il successo letterario nella francese Bretagna ove sono ambientate le indagini del suo personaggio. Dupin è un quarantenne, scapolo, parigino autentico, ma da oltre tre anni è “confinato” a Concarneau in Bretagna per aver risposto male, quando operava a Parigi, proprio al Sindaco di Parigi divenuto poi Presidente della Repubblica. Il personaggio si sta appena delineando, ma si vede già che è una persona normale, un individualista un po’ burbero, con i tratti fisici e comportamentali un po’ come … Maigret! e … come lui ha i suoi tic, vuole i suoi spazi, i suoi tempi, i suoi caffè, è un bon vivant e non si fa calpestare i piedi da nessuno. Vedremo se, col tempo, avrà anche la vitalità, l’umanità e lo humour del modello di riferimento.

Anche il libro ha lo charme desueto di un poliziesco di papà, sembra infatti proprio un buon vecchio e normale giallo, un Maigret (uno dei tanti), un polar che si basa sul ragionamento, sui metodi investigativi piuttosto che sull’azione o sull’intreccio. Un romanzo piacevole a leggere, dalla fattura classica e con un suo fascino discreto ove l’intrigo è tutt’altro che arzigogolato. Di certo non un thriller palpitante ma piuttosto una buona inchiesta, alla vecchia maniera, alla Simenon, ove la suspense non è di certo elevata e l’interesse vero è tutto sui fatti, sulle indagini e poi sui luoghi ed il paesaggio. Sulla splendida Bretagna e le sue città d’arte, il suo mare, le sue atmosfere e tradizioni. Intrigo Bretone si svolge infatti fra Concarneau e Pont-Aven, paese questo famoso per aver ospitato nell’800, Gauguin ed una comunità variegata di pittori attratti tutti dai suoi colori, dalla presenza dell’acqua dei fiumi e dell’oceano. Una sorta di eredità culturale che continua a caratterizzare la zona e che, in modo sorprendente, sarà al centro della vicenda narrata.

Di romanzi basati sulle indagini di un Commissario con sequel che, senza incidere sulla comprensione delle storie, delineano un personaggio e creano l’affezione dei lettori, ce ne sono tanti. Negli scrittori più dotati il “caso criminale” procede alla pari con le descrizioni della vita quotidiana del protagonista, dei chiaroscuri della sua personalità, delle relazioni amorose, addirittura dei gusti gastronomici: il Calvados di Maigret, le ricette di Pepe Carvalho… Ma, soprattutto ci sono poi i luoghi, presentati spesso con tale dovizia di particolari e ricchezza di atmosfere da divenire a loro volta protagonisti. E’ il caso della Bretagna di Bannalec che lascia nei lettori il grande desiderio di partire per andare a vedere i posti descritti.

Forse qualche cliché di troppo, ma peccati veniali per un romanzo d’esordio che resta comunque un bel piccolo polar, ben scritto ed accattivante, dal ritmo pacato e privo di lungaggini. Vedremo come evolveranno i successivi casi del Commissario Dupin.

data di pubblicazione:13/09/2021

LA MANO di Georges Simenon – ed. Biblioteca Adelphi, 2021

LA MANO di Georges Simenon – ed. Biblioteca Adelphi, 2021

Per i cultori di Simenon, per gli appassionati dei suoi Romans Romans, l’uscita di un suo nuovo libro può mettere in moto delle sollecitazioni psicologiche “pericolose. Pur sapendo infatti che la temporanea soddisfazione di cedere all’impulso del suo acquisto può non essere poi sempre accompagnata dalla qualità della scrittura, si corre lo stesso in libreria, come attratti da una forza irresistibile. E’ probabilmente il caso de La Mano, appena pubblicato per i tipi Adelphi.

Un romanzo “americano” perché, anche se scritto nel 1968, in esso Simenon rielabora ricordi, atmosfere, situazioni ed esperienze assorbite durante il suo soggiorno/fuga negli Stati Uniti (1945-1955). Una stagione creativa considerata dai fans dello scrittore belga fra le meno feconde per ispirazione e qualità!

La Mano, più che un noir è in effetti un’analisi introspettiva, un romanzo psicologico, cupo, senza speranze od illusioni, diretto, inquietante e crudo, “crudele” lo definì lo stesso autore. Come sappiamo a Simenon interessa soprattutto osservare la natura dell’uomo, la pena del suo esistere, capire la realtà degli umani fallimenti ed illusioni, quale che essa sia, indagare sul potere ineluttabile del Destino cui non ci si può sottrarre per quanto ci si possa sforzare. Lo scrittore vuole provare a comprendere, non certo giudicare, le vicende drammatiche dei suoi piccoli uomini. Vicende sempre profondamente umane, e proprio per questo universali ed eterne, che, se questa volta si svolgono in America, potrebbero egualmente aver luogo tanto nella sua Francia quanto ovunque.

Il protagonista Donald Dood è un avvocato di provincia, vive nel Connecticut ed è sposato da 17 anni e padre di due ragazze. Tutto sembra tranquillo ma … qualcosa si rompe in lui quando, al rientro da una festa, il suo migliore amico si è perso in una improvvisa bufera di neve e lui, uscito per soccorrerlo, in realtà non lo cerca affatto … Tutto inizia allora a crollare. In realtà è un uomo disturbato, tormentato, privo di autostima e di fiducia in se stesso. Le sue frustrazioni sono il risultato di un senso di inferiorità profonda verso sua moglie. Quando la guarda vede, vero o immaginato che sia, nello sguardo di lei solo disprezzo silenzioso mascherato da premura. Donald inizia così a guardare il mondo e se stesso in modo diverso, desidera ribellarsi, desidera quel che poteva essere e non è stato né mai sarà. Il male di vivere, l’invidia, la gelosia ed il desiderio di tradire la moglie lo avvelenano lentamente. Inizia un cambiamento che è, nel contempo, un processo di liberazione ed una follia progressiva. Una volta avviato tutto precipita progressivamente ed ineluttabilmente là dove il Destino, inesorabile, ha già deciso che la vicenda finisca … in un dramma! E’ inutile credere di aver superato i limiti, violato gli schemi, rotto le convenzioni, il senso di inferiorità, la pusillanimità restano comunque e lo stato mentale diviene presto ossessione e si degrada ancor più col crescere della tensione fino al punto di massima insostenibilità.

Simenon è un vero maestro, capace di analizzare, con profondità da psicologo, gli sconvolgimenti di una mente allo sbando. La scrittura, come al solito, è scorrevole, lo stile è asciutto ed essenziale senza estetismi letterari. La Mano è un romanzo veramente inquietante che si divora e che non si riesce a lasciare se non quando lo si è finito di leggere, ma che, ciò non di meno, lascia nel lettore una sensazione di leggero turbamento e di sottile ma persistente insoddisfazione del Simenon “americano”.

data di pubblicazione:20/07/2021